domenica 14 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodogia. – Cap III § 8.4: La manodopera dei detenuti.








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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Rinvii:
Testo integrale - Graf -
CAPITOLO III I «centri di sterminio»

8.4
La manodopera dei detenuti


Hilberg apre il paragrafo «Utilizzo della manodopera» con queste considerazioni:
«La ragione principale per la quale si mantenevano in vita dei detenuti, era essenzialmente per utilizzarli come manodopera, anche se, in effetti, l’uso degli Ebrei nei progetti di costruzione, conservazione o nell’industria fu solo una tappa del loro annientamento» (p. 988).
Ciò è smentito dal fatto che, solo nel 1944, da Auschwitz furono trasferiti in altri campi di concentramento non meno di 105.000 Ebrei (422), per i quali dunque il preteso «centro di sterminio» non fu affatto «una tappa del loro annientamento».

Hilberg continua:
«Come nel caso delle operazioni mobili di massacro nell’Est, agli Ebrei si accordava giusto di prendere fiato, o per usare la pesante fraseologia di Pohl:
“Gli Ebrei utilizzabili che emigrano all’Est, devono interrompere il loro viaggio e lavorare nell’industria di guerra (Die für die Ostwanderung bestimmten arbeitsfähigen Juden werden also ihre Reise unterbrochen und Rüstungsarbeiten leiten müssen)” » (p. 988).
Qui Hilberg dimentica un particolare non certo irrilevante, ossia che questa interruzione del viaggio doveva avvenire ad Auschwitz. Riassumo brevemente il documento.
Il 15 settembre 1942 si svolse un incontro tra Speer e Pohl. Il giorno dopo, Pohl ne redasse per Himmler un dettagliato rapporto. La discussione si era articolata in quattro punti, il primo dei quali era l’ «ingrandimento del campo di baracche di Auschwitz in conseguenza della migrazione ad est» (Vergrösserung Barackenlager Auschwitz infolge Ostwanderung). Su questo punto Pohl riferì:
«Il ministro del Reich prof. Speer vuole garantire in tal modo l’impiego a breve scadenza anzitutto di 50.000 Ebrei abili al lavoro in stabilimenti chiusi esistenti che abbiano possibilità di alloggiamento.
La mano d’opera necessaria a questo scopo la raccoglieremo anzitutto ad Auschwitz dalla migrazione verso l’Est (Ostwanderung), affinché i nostri impianti aziendali esistenti non siano disturbati nella loro produzione e nella loro costruzione da un cambio continuo di mano d’opera.
Gli Ebrei abili al lavoro destinati alla migrazione verso l’Est interromperanno dunque il loro viaggio e dovranno eseguire lavori nell’ambito degli armamenti».
[«Reichsminister Prof. Speer will auf diese Weise kurzfristig den Einsatz von zunächst 50.000 arbeitsfähigen Juden in geschlossenen vorhandenen Betrieben mit vorhandenen Unterbringungsmöglichkeiten gewährleisten.
Die für diesen Zweck notwendigen Arbeitskräfte werden wir in erster Linie in Auschwitz aus der Ostwanderung abschöpfen, damit unsere bestehenden betrieblichen Einrichtungen durch einen dauernden Wechsel der Arbeitskräfte in ihrer Leistung und ihrem Aufbau nicht gestört werden.
Die für die Ostwanderung bestimmten arbeitsfähigen Juden werden also ihre Reise unterbrechen und Rüstungsarbeiten leisten müssen»] (423).
La Ostwanderung era la deportazione ebraica all’Est. L’ultima frase, in tale contesto, significa che gli Ebrei inabili al lavoro destinati alla Ostwanderung non interrompevano il loro viaggio - dunque non si fermavano ad Auschwitz - ma proseguivano il loro «viaggio»(Reise) all’Est (424).

Ma se Auschwitz, all’epoca, era già un «centro di sterminio», perché gli Ebrei inabili al lavoro non vi venivano gasati immediatamente? Perché erano inviati verso l’Est?

Sopra ho già documentato il fatto - inspiegabile con la teoria di Hilberg - che almeno 24 trasporti ebraici da Vienna tra il maggio e il novembre 1942 furono diretti a Minsk oltreppassando il campo di Auschwitz e quasi fiancheggiando quello di Treblinka (425).

Hilberg aveva letto attentamento il documento in questione, che infatti riassume correttamente qualche pagina dopo:
«Il 15 settembre 1942, fu fatto un notevole passo in avanti in questo senso. Il Reichsminister Speer e quattro suoi vice dei più alti livelli - lo Staatsrat dottor Schiebert (SS-Brigadeführer onorario), il dipl. ing. Saur, il Ministerialrat Steffen e il Ministerialrat dottor Briese - ebbero un incontro con Pohl e Kammler. Due erano gli argomenti all’ordine del giorno: l’ampliamento del campo di Auschwitz in seguito alla “migrazione verso l’est” e la “ridistribuzione di tutti i lavori per l’armamento di vaste proporzioni nei campi di concentramento”. Il primo punto non presentava difficoltà alcuna. Speer approvò l’acquisto di materiali (per una cifra di 13,7 milioni di reichsmark) per la costruzione di 300 baracche in grado di ricevere 132000 detenuti ad Auschwitz» (p. 999).
La sua dimenticanza non è dunque casuale.

Discutendo del comportamento delle SS, Hilberg afferma:
«I trasporti che di volta in volta arrivavano, erano trattati con estrema negligenza. Nel periodo in cui c’era carenza di manodopera ad Auschwitz, il medico del campo, spediva la quasi totalità del convoglio alla camera a gas. Questo tipo di incidenti esasperava i responsabili del collocamento della manodopera del campo, lo Standertenführer Maurer, capo del WVHA-D-II, e il suo assistente Sommer. A questo riguardo si possono citare due esempi. Il 27 gennaio 1943, Sommer informò Höss che 5000 Ebrei di Theresienstadt stavano per essere inviati ad Auschwitz. Chiese che fossero selezionati “con cura” (sorgfältig zu erfassen) coloro che potevano eventualmente essere assegnati al lavoro: i servizi di costruzione di Auschwitz e le fabbriche I.G. Farben della zona ne avevano bisogno. Dei 5022 Ebrei provenienti da Theresienstadt, 4092 erano stati mandati alle camere a gas (gesondert untergebracht)[sottoposti al trattamento speciale]. Gli uomini erano troppo “deboli” (gebrechlich); le donne erano essenzialmente delle bambine.
Il 3 marzo 1943, Maurer faceva sapere che trasporti di operai qualificati stavano cominciando a lasciare Berlino. Ricordò a Höss che questi operai avevano lavorato nell’industria di guerra; potevano, dunque, essere utilizzati nel campo. La I.G. Farben poteva approfittare di quelli di cui aveva bisogno prendendoli da questo convoglio. Per assicurarsi che la selezione fosse fatta il più accuratamente possibile, questa volta Maurer suggerì di scaricare i treni “non nel solito posto” (il crematorio), ma in modo più appropriato (zweckmässigerweise), in prossimità della fabbrica della I.G.Farben. Due giorni più tardi, l’Obersturmführer Schwarz rispose in tono burbero. Un totale di 1750 Ebrei erano arrivati da Berlino; 632 erano uomini, il resto donne e bambini. L’età media degli uomini selezionati per il lavoro si collocava tra i cinquanta e i sessant’anni. Delle 1118 donne e bambini, 918 avevano subito il “trattamento speciale” (SB).
“Se i convogli provenienti da Berlino continueranno a essere composti di donne, bambini e vecchi ebrei, scriveva, non vi posso promettere grandi cose riguardo al rifornimento di manodopera”.
I quattro trasporti seguenti non diedero molta più soddisfazione dei precedenti (20398 uccisi, 1689 risparmiati per l’industria» (pp. 988-989).
La fonte è la raccolta documentaria già citata Dokumenty i materiały, tomo I, pp. 108-110, 115-117 (note 197-199 a p. 1060).

Hilberg interpreta questi documenti in base al presunto «linguaggio in codice», sicché le espressioni «gesondert untergebracht» (che non significa «sottoposti al trattamento speciale», bensì «alloggiati separatamente»), «S.B.» (Sonderbehandlung, trattamento speciale) e «sonderbehandelt wurden» (furono trattati in modo speciale) che vi appaiono sarebbero impliciti riferimenti all’uccisione.

In realtà questi documenti vanno inquadrati nella politica di deportazione ebraica all’Est con sosta ad Auschwitz per prelevare manodopera che ho esposto sopra. Dal rapporto di Pohl a Himmler del 16 settembre 1942 risulta inequivocabilmente che gli Ebrei inabili al lavoro destinati alla «Ostwanderung» non si fermavano ad Auschwitz, ma proseguivano il loro «viaggio» all’Est. E su questo punto Hilberg stesso non ha nulla da eccepire: si limita soltanto a tacere che il centro di selezione della manodopera era Auschwitz.

Alla luce di questo documento, il «trattamento speciale» consisteva nel fatto che gli Ebrei inabili al lavoro non erano trattenuti a lavorare al campo e l’«alloggiamento separato»(Sonderunterbringung) consisteva letteralmente nel fatto che i trasporti appena arrivati dovevano essere tenuti separati dagli altri detenuti per evitare l’impidocchiamento. Ciò risulta esplicitamente dalla lettera di Bischoff al WVHA del 4 giugno 1943 relativa alla progettazione della Zentralsauna (Bauwerk 32), l’impianto centrale di disinfezione, disinfestazione e bagno del campo di Birkenau, in cui si dice:
«I grossi locali per vestirsi e per spogliarsi (An- und Auskleideräume) sono assolutamente necessari, perché i nuovi arrivati di un intero trasporto (circa 2.000), i quali generalmente arrivano di notte, devono essere rinchiusi in un locale fino al mattino seguente. L’attesa dei nuovi arrivati nei campi occupati è esclusa a causa del pericolo di impidocchiamento (Verlausungsgefahr)»(426).
Un altro caso esemplare di interpretazioni infondate di Hilberg è la sua affermazione che «Maurer suggerì di scaricare i treni “non nel solito posto” (il crematorio)». La lettera di Maurer in questione è datata 3 marzo 1943 (427), ma, come è noto, la prima presunta cremazione omicida in un crematorio di Birkenau (il crematorio II) avvenne (per la storiografia olocaustica) la notte del 13-14 marzo 1943 (428). Senza contare che, all’epoca, esisteva soltanto la cosiddetta vecchia rampa, che si trovava all’esterno del campo di Birkenau, vicino alla stazione ferroviaria di Auschwitz, sicché l’affermazione di Hilberg risulta ancora più infondata.

A p. 992 Hilberg scrive:
«Ad Auschwitz, la DAW beneficiava della protezione attenta di Höss. La Bauleitung gli fornì due laboratori e gli commissionò porte e finestre per le camere a gas» (p. 992).
La fonte è il rapporto dell’SS-Hauptsturmführer Mey dell’11 giugno 1942, NO-1216 (note 205-206 a p. 1061). Il documento in questione parla invece semplicemente di «consegna delle officine alla Zentralbauleitung»(Übernahme der Werkstätten der Zentralbauleitung); queste officine, due, si trovavano «presso i Deutsche Ausrüstungswerke [DAW]». Nel documento inoltre non vi è alcun riferimento ad un’ordinazione di «porte e finestre per le camere a gas». In un solo punto vi si parla di porte e finestre, ma in questi termini:
«I colloqui che il sig. dott. Hohberg ha avuto col capo degli acquisti della IG-Farbenindustrie AG. Auschwitz, sig. dott. Heinz Savelberg, ha fatto risultare che la capacità dei Deutsche Ausrüstungswerke per la fabbricazione di porte e finestre (für die Tür- und Fensterfabrikation) per la fabbrica di idrogenazione e di caucciù sintetico (Hydrier- und Bunawerkes) è troppo esigua» (429).
Queste porte e finestre erano dunque destinate agli impianti di Monowitz e non avevano nulla a che fare con i crematori di Birkenau, che del resto, all’epoca, ancora non esistevano. I lavori per il crematorio II erano infatti iniziati il 2 giugno (430) con lo scavo di fondazione (Baugrube) (431), che fu portato a termine nel mese di luglio (432).

Qualche riga dopo, Hilberg afferma:
«Himmler decise di creare un’azienda speciale a Sobibór. Il campo fu selezionato per lo smontaggio delle munizioni prese al nemico e il recupero del metallo e degli esplosivi. L’impresa non sarebbe stata incorporata nella rete delle industrie del WVHA, perché era progettata per lavorare esclusivamente per l’SS-Führungshauptamt. Il progetto cadde nel nulla» (p. 992).
Egli adduce come riferimento una lettera di Himmler a Pohl del 5 luglio 1943, documento NO-482 (nota 207 a p. 1061). A p. 1028 Hilberg ritorna poi su questo documento, in termini completamente diversi, nella esemplificazione del presunto «linguaggio in codice»:
«Quando era assolutamente necessario nominare un campo di sterminio, si parlava dell’Arbeitslager (campo di lavoro) o del Konzentrationslager (campo di concentramento). Birkenau, il luogo di sterminio di Auschwitz, si chiamava Kriegsgefangenenlager (campo dei prigionieri di guerra), in base alla sua prima destinazione d’uso, e più tardi KL Au II (campo di concentramento di Auschwitz II). Sobibór aveva la ingegnosa denominazione di “Durchgangslager” (campo di transito) (433). Dal momento che era situato vicino al Bug, alla frontiera con i territori occupati all’est, questo appellativo coincideva con il mito della “migrazione all’Est”. Quando Himmler propose, un giorno, che al campo fosse assegnato il nome di Konzentrationslager, Pohl si oppose»(corsivo mio).
La fonte include anche la risposta di Pohl a Himmler del 15 luglio 1943 (nota 374 a p. 1067).

In realtà Himmler non propose affatto che «al campo fosse assegnato il nome di Konzentrationslager», bensì ordinò di «trasformar[lo] in un Konzentrationslager» (in ein Konzentrationslager umzuwandeln), e la differenza non è irrilevante.

In questo campo di concentramento doveva sorgere «uno stabilimento per il disinnesco di munizioni catturate» (eine Entlaborierungsanstalt für Beutemunition) (434). Pohl rispose a Himmler che per costruire questo stabilimento non c’era bisogno di trasformare Sobibór in un campo di concentramento (435). Non era dunque una questione di «nome», ma di burocrazia, come ha ben spiegato Hilberg stesso:
«L’impresa non sarebbe stata incorporata nella rete delle industrie del WVHA, perché era progettata per lavorare esclusivamente per l’SS-Führungshauptamt».
Ciò non ha nulla a che vedere con il presunto «linguaggio in codice».

Passiamo al termine «Durchgangslager», campo di transito. La lettera di Himmler del 5 luglio 1943 reca la scritta «Geheime Reichssache!», affare segreto di Stato. Il punto 1 dice:
«Il Durchgangslager di Sobibór nel distretto di Lublino dev’essere trasformato in un Konzentrationslager».
La risposta di Pohl ha come oggetto «Durchgangslager Sobibor», termine ripetuto qualche riga dopo. Come si può credere seriamente che Himmler e Pohl usassero un preteso «linguaggio in codice» perfino in documenti segretissimi?

La spiegazione psicologica di Hilberg, il preteso «processo di rimozione» che «consisteva nell’omettere di nominare i “massacri” o le “installazioni di sterminio”, persino nella corrispondenza segreta che rendeva conto delle operazioni»(p. 1097, corsivo mio), ha il medesimo valore storico di tutte le sue altre spiegazioni freudiane: nessuno.

Quanto al presunto «mito della “migrazione all’Est”», avvalorato dal fatto che il campo «era situato vicino al Bug», in un rapporto del comandante distrettuale di Pulawy al governatore del distretto di Lublino del 13 maggio 1942 si legge:
«Nel periodo dal 6 al 12 maggio incluso, per ordine del Capo delle SS e della Polizia, 16.882 Ebrei del distretto di Pulawy sono stati espulsi oltre il Bug» (436).
Infine, da nessun documento risulta che «il progetto cadde nel nulla», che è una semplice congettura di Hilberg non suffragata da alcuna prova.

In una lunga e pedante descrizione dell’organizzazione della IG-Farben, Hilberg scrive:
«Circa 35000 detenuti passarono da Buna; 25000 circa morirono» (p. 999).
Come al solito, egli si affida a testimonianze (nota 238 a p. 1062). Dai documenti, invece, risulta che al campo di Monowitz morirono complessivamente 1.625 detenuti (437).

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