domenica 19 luglio 2009

Freschi di stampa: 14. Aleksandr Solgenitsin: «Due secoli insieme. Ebrei e Russi prima della rivoluzione».

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Un primo problema che mi se presenta nel parlare di questo libro di Solgenitsin è se posso rubricarlo come “fresco di stampa” e quindi apporre la corrisponde etichetta che consente al Lettore del blog di avere tutti insieme in successione i post della serie. Vi è cioè un problema tecnico informatico. I post di questo blog hanno superato quota 700 e viaggiano speditamente verso quota 1000 che prevediamo sarà raggiunta entro poco tempo, anche per una frantumazione in testi più piccoli di post alquanto lunghi. Ciò mi è stato espressamente richiesto ed ora posso soddisfare questa esigenza del lettore senza venir però meno alle mie esigenze di compiutezza espressiva e quindi di spazio illimitato per lo svolgimento del singolo argomento. Il modello di scrittura a cui mi richiamo è quello dell’Enciclopedia del diritto, opera monumentale alla quale ho lavorato a tempo pieno per sette anni. Avverto quindi i miei lettori che in questa serie “freschi di stampa” essi potranno trovare recensioni e studi su libri, il cui anno di edizione italiana o straniera è dal 2000 in poi. Non si tratta di una recensione promozionale, ma di testi omogenei che vado leggendo e studiando e sui quali ritornero per attingere citazioni o per riflettere. Ad esempio, mi avvarrò di questi testi per demolire le corbellerie di un Dershowitz, che servendosi di un editore italiano pensa di poter mettere il circolazione le sue corbellerie senza trovare forze di contrasto.

Veniamo dunque al libro. Di Solgenitsin ricordo che il nome era assai in voga negli anni Sessanta, quando veniva presentato soprattutto come uno degli oppositori e dei dissidenti del regime sovietico. Non mi incuriosiva allora e mi andava allora di leggerlo. Ricordo però che ne consigliavo la lettura a chi mi chiedeva quali libri acquistare e leggere. Era poi lui a parlarmene. Il Solgenitsin che invece vado adesso scoprendo e che mi interessa non poco è un profondo conoscitore della cultura russo. È certamente lui stesso un russo, un russo che vuol essere tale ed è consapevole di esser tale e che non si vergogna di esser tale, ma che rivendica con orgoglio di essere russo. Il bolscevismo aveva inteso distruggere la nazione russa. Il nome “russo” era diventato odioso ai bolscevichi. Strano. Ho un collega che si è sempre occupato di storia russa e dell’Europa orientale, uno dei pochi invero, o meglio uno dei pochi di area non comunista. Credo che avrò con lui molte conversazioni in futuro e gli farò molte domande, ricevendo da lui certamente preziose indicazioni.

Il volume di 630 pagine esce in traduzione italiana presso l’editore «controcorrente», non credo notissimo, nel 2007, ed il copyright pe la lingua russa è del 2002, per quella francese del 2003. Il volume ha una bella rilegatura e vale certamente i 30 euro del costo di copertina. Ho già letto da diversi mesi il libro. Devo dire che l’ho difficile. Ma perchè? Contiene molti nomi e riferimenti che non mi sono familiari. Se si fosse trattato di un libro sulla storia del nostro Risorgimento ognuno di noi avrebbe tanti riferimenti scolastici che ne renderebbero agevole la lettura pagina dopo pagina. Qui invece è già impegnativo tenere a mente la traslitterazione dei nomi russi in caratteri latini. E dunque perché ho letto un libro difficile? Perché mi ha interessato al punto da avergli dedicato il mio tempo per giungere fino all’ultima pagina. Mi era stato consigliato e devo dire che il consiglio è stato utile e prezioso.

Non credo che altri abbia la stessa competenza e onestà intellettuale di Solgenitsin nello scrivere e parlare della relazione esistita fra russi ed ebrei nell’arco di due secoli. Tralasciando i dettegli su cui ritorneremo all’occorrenza in fase di studio posso dire che l’immagine dello zarismo, soprattutto in relazione agli ebrei, è stata alquanto diffamata alla luce di ciò che Solgenitsin racconta e documenta in modo inconfutabile. Ad esempio, ben ricordo la relazione degli ebrei con lo spaccio di vodka, cui ha alluso un cardinale Rodriguez subito assalito dal sionista Dershowitz per aver semlicemente riferito realtà storiche che possono leggersi in Solgenitsin, ma che certamente erano note per altre fonti. Complessivamente il ruolo dello zarismo fu protettivo verso l’ebraismo a fronte di reazioni che potevano venire dalla società russa e che avevano cause e motivazioni sociologiche. È ben documentato nel volume il ruolo che i magnati ebrei americani ebbero nel 1905 nella guerra russo-giapponese come anche in tutte le vicende che portarono al potere i bolscevichi.

Il libro è stato da me già letto, ma verrà riletto per studiarne meglio i dettagli in relazione alla nascita e alla formazione del sionismo. Credo che la principale componente dell’odierna società israeliana abbia provenienza russa o europea orientale. Il “ritorno” di questi russi, sempre stati russi, benché di religione ebraica, non ha nulla a che fare con la nozione di “Risorgimento” nazionale – altra bufala messa in circolazione e di cui ci andiamo occupando altrove con un’impegnativa rivisitazione dei 100 volume dell’opera omnia di Mazzini –, ma che si tratta di vera e propria conquista coloniale sul modello della distruzione e del genocidio degli indiani di America. L’inconveniente per i conquistatori è che gli arabi non possono essere sterminati con la stessa facilità e nel silenzio con cui è stato fatto con gli indiani d’America. Naturalmente, anche Solgenitsin si è preso la consueta patente di antisemita, ma chi legge il testo non trova altro che un pacatissimo tono narrativo rispettoso dei fatti e dei documenti.

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