venerdì 17 luglio 2009

Filosofi del linguaggio: 73. Noam Chomsky ed il sionismo

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Il nome di Noam Chomsky mi è stato da sempre noto per la sua posizione centrale nella filosofia del linguaggio, una branca della filosofia che mi ha sempre affascinato. Ma il suo nome mi è ora sempre più ricorrente per le sue analisi della politica ed in particolare del sionismo. Vi è una stretta connessione fra linguistica, filosofia del linguaggio e politica, giacché oggi il potere ha invaso il linguaggio. In un’epoca in cui deve essere prodotto il consenso di massa ecco che la capacità di mistificazione da parte dei governi e dei centri di potere chiama direttamente in causa le suddette discipline, le quali scoprono di colpo la loro grande importanza civile: devono testimoniare la verità davanti alle sofisticazione della menzogna. Nel caso poi del sionismo vi sono capitoli importanti: il concetto stesso di sionismo non disgiungibile dal concetto di antisemitismo, lo stranissimo “odio di se” che dovrebbe descrivere ogni ebreo che in quanto ebreo non si riconosca nel sionismo, nella politica di Israele e nei maneggi privi di scrupoli delle lobbies ebraiche che agiscono nesi singoli, facendo ricorso ad una doppia cittadinanza e una doppia fedeltà che è ordinariamente a discapito di chi di cittadinanza, fedeltà e patria ne ha una sola. Il livoro che contro Chomsky ricorre recentemente anche nel “Processo” di Dershowitz, sbarcato in Italia dove più star certo della sua autereferenzialità finché si muove dentro il ghetto, ma dove può star certo di raccogliere ortaggi ed uova non freschissime se appena si azzarda a tirare fuori il naso. Inauguriamo perciò una necessaria scheda su Chomsky, dove però terremo registro indistinto degli abituali insulti in quanto elementi di un tipologia e dove daremo anche rilievo alle critiche più serie, se mai ne troveremo.

Versione 1.0 / 17.7.09
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Sommario: 1. Si incomincia dal grado più basso: da Deborah. – 2. Osama bin Laden uomo colto. –

1. Si incomincia dal grado più basso: da Deborah. – Mettere il nome e il livore razzista di Deborah Fait accanto a quello di Noam Chomsky è una specie di bestemmia come quando si mettono insieme due cose incomparabili, di proporzione, qualità e serietà sideralmente distanti. Quindi non una vera e propria comparazione, ma una registrazione del topos secondo cui anche Noam Chomsky entrerebbe nella categoria dell’ebreo che odia se stesso. Si tratta di qualcosa di assurdo, ma tuttavia nella sua assurdità deve essere rilevato e studiato nella sua genealogia e nei suoi sviluppi. In questa nuova fase del nostra monitoraggio, ormai giunto ad una fase matura, evitiamo i toni accesi ed indignati, che un testo come quello linkabile certamente suscita, e cerchiamo di procedere cum studio et sine amore. In fondo, è nella strategia del sionismo e dei suoi agenti provocatori il suscitare ad arte reazione morale, far accendere gli animi e quindi poter finalmente gridare all”antisemitismo. È un gioco nel quale non bisogna lasciarsi trascinare, una trappola da evitare. Esistono tanti libri e studi seri da leggere e meditare. Certamente, Noam Chomsly è sempre istruttivo ed illuminante in ogni sua frase, in ogni suo giudizio. Nel link si trova il nome di un giovane di belle speranze, la cui performance ho avuto occasione di apprezzare dal vivo. Opporre tanta superficialità, chiamata in soccorso anche da Dershowitz, a nomi come quelli di Chomsky, Mearheimer e Walt, Sando Finkelstein ed altri significa che il sionismo è a mal partito e deve ringraziare le sue 264 testate atomiche e l’AIPAC, fino a che riesce a tenere in pugno quanti aspirano in America e altrove a fare carriera politica ed hanno bisogno di chi finanzi le loro ambizioni e la loro sete di potere. Se verranno meno questi pilastri non ci sarà bisogno di nessun Ahmadinejad – il mostro della favola – perché l’edificio crolli come la torre di Sauron.

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2. Osama bin Laden uomo colto. – Andando al link si trova un articolo della Farkas che specula su una comunissima e banalissima citazione che Osama bin Laden fa del notissimo linguista Chomsky. Magari i nostri parlamentari sapessero appena chi è Chomsky. La loro ignoranza è diventata oggetto di un filmato che ogni giorno fa ridere migliaia di cittadini ed elettori italiani. È fuor luogo imbastire speculazione politiche su una mera citazione. Come giustamente risponde Chomsky, il fatto rileva solo per l’analisi che è in tal modo possibile fare della strategia dei media. Osama bin Laden è il Cattivo della favola e per questo Chomsky dovrebbe sentirsi in difficoltà per essere stato apprezzato dal Terrorista.

(segue)

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