venerdì 10 luglio 2009

Freschi di stampa: 11. C.Mattogno: «Le camere a gas di Auschwitz. Studio sugli “indizi criminali” di Pressac e sulla “convergenza di prove” di Pelt».

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Autori recensiti: Arrigoni - Caridi - Fisk - Carlo Mattogno - Gian Pio Mattogno - Rabkin.

Davvero fresco di stampa, appena uscito dalla tipografia, questo nuova imponente opera di Carlo Mattogno, che in 658 pagine con 2510 note più Appendice fotografica critica i caposaldi della più recente e agguerrita letteratura sterminazionista legata ai nomi di Jean-Claude Pressac e Robert Jan van Pelt. Tolto Raul Hilberg, al quale Jürgen Graf e lo stesso Carlo Mattogno hanno condotto una critica decisiva, e restando su un piano alquanto più basso Jan van Pelt, tutta la restante, abbondantissima letteratura è quella che Norman G. Finkelstein definisce paccottiglia da supermercato. Il lavoro di storici come Mattogno e Graf si orienta appunto verso un confronto ed una contestazione critica dei caposaldi storici e teorici di quella che viene presentata come una verità storica acquisita, indiscussa e indiscutibile ed è addirittura sancita dal legislatore, sanzionata dall’apparato giudiziario che infligge secoli e millenni di carcere duro nelle prigioni austriache, tedesche, francesi e tutti gli altri paesi dove vigono le “leggi memoriali”, con le quali si tolgono agli storici ogni libertà di condurre le loro ricerche e si fissano i risultati e le “verità” alle quali è loro consentito di approdare.

Il “caso Williamson” ha portato l’attenzione del mondo sulla questione dell “camere a gas”. Tutti ne hanno sentito parlare. Tutti hanno gridato allo scandalo, in verità uno “scandalo” montato ad arte poche settimane dopo di ben altro e ben più grave scandalo: l’operazione “piombo fuso”, che magari si è preteso di legittimare con una massiccia iniezione mediatica di “caso Williamson”, ossia di un pio vescovo al quale in un’imboscata, forse studiata ad arte, si chiedeva cosa ne pensasse delle “camere a gas”. E lui rispondeva che non credeva fossero mai esistite per davvero. Apriti cielo! Se il pio vescovo, assolutamente fermo nella fede della tradizione cattolica, infirmata dal Concilio Vaticano II, avesse negato uno dei tanti dogmi cristiani non avrebbe suscitato tante reazioni e sarebbe passato del tutto inosservato.

L’opera di Mattogno non è stata discussa e non viene né letta né discussa dalla storiografia ufficiale che si lascia intimorire dalle sanzioni penali e dal discredito infamante che viene gettato addosso a chi appena appena avanza la benché ninima riserva critica, poniamo sul mitico numero dei “sei milioni”, ormai divenuti come un titolo per nuovi salmi e una filmistica hollywodiana a getto continuo. Addirittura il sionista Dershowitz annuncia un suo nuovo libro intitolato il secondo “sei milioni”, intendendo che i successivi sei milioni sarebbero le vittime dei nuovi genocidi avutesi durante i 60 anni di Israele, ma attribuibili non a Israele, bensi a diversi regimi che non sono condannati dall’ONU con la stessa prontezza e ritualita con cui viene condannato lo stato ebraico.

Quanto sia pericolo il tema “camere a gas” è cosa nota ad ognuno. Chi pone domande o insinua dubbi va incontro egli stesso ad ostracismi ed accuse di ogni genere. Ma perché su tutto si può discutere e sulle “camere a gas” no? Perché un Faurisson è continuamente incriminato ed altri sbattuti in galera? Perché un convegno sull’«Olocausto» ha dovuto tenersi a Teheran sotto protezione di uno Stato straniero e non avrebbe mai potuto tenersi in un paese europeo? Perché vengono sbattute le porte in faccia a quanti desiderano affrontare scientificamente e criticamente un argomento di carattere storico e relativo ad un evento che la stragrande maggioranza non ha potuto conoscere di persona e sul quale le notizie sono per sentito dire, per detto dalle autorità, per tramandato? Il nostro sistema giuridico si dice fondato sulla libertà di pensiero e di parola. Ma nessuna libertà di pensiero, di ricerca, di espressione, di insegnamento viene concessa in materia di «Olocausto». Non ripetiamo qui cose note e spiegazioni che portano a Tel Aviv ed al sionismo nonche alle lobbies ebraiche attive in ciascuno dei nostri paesi.

Consideriamo invece entrambe le possibilità connesse alla “esistenza” o “non esistenza” delle “camere a gas”, ovvero l’arma del delitto con la quale sarebbe stato consumato il reato di genocidio del popolo ebraico. Che il movimento nazista non amasse gli ebrei in quanto tale è cosa che nessuno pensa di negare. Del resto, nessuno nega la “discriminazione” e la “persecuzione” degli ebrei da parte dei nazisti: in misura non maggiore e non più grave di quella che gli odierni sionisti, costituitisi infine come stato in Israele, praticano oggi contro i palestinesi, scacciate dalle loro case, dai loro villaggi, uccisi e massacrati sotto gli occhi complici, conniventi e tolleranti diella cosiddetta comunità internazionale, ma che in realtà è la comunità delle cancellerie e dei proprietari dei mezzi di comunicazione di massa È vergognoso ed agghiacciante come si tollerino in Palestina un regime di veri e propri lager di concentramento e di veri e propri campi di sterminio. Gaza è una prigione a cielo aperto, un enorme campo di concentramento con dentro un milione e mezzo di persone, sulle quali si sparano armi di ogni genere e nel quali i superstiti vengono lasciati morire di fame e di malattie oltre che ridotti a livelli primitivi di esistenza. Per un marziano che giungesse sulla terra non sarebbe difficile una valutazione comparativa fra l’orrore di oggi, accertabile, e quello degli anni 1943-45 sottratto alla libera ricerca storica.

A pensarci bene, se io fossi un ebreo antisionista o non sionista, mi augurerei che venissero riconosciute come fondate e scientificamente dimostrate le tesi di Mattogno e di altri storici spregiativamente detti “negazionisti”. Ma negazionisti di che o di cosa? Il grande e minuto pubblico non è abituato a distinzioni che sono invece essenziali per capire di cosa si tratta e come lo stesso grande pubblico venga menato per il naso e di come si abusi della credulità e delle buona fede della gente semplice, lasciando perdere quanti possano avere un interesse e un tornaconto anche remoto in tutta questa sporca faccenda. I termine “sionista” ed “ebreo” non sono coincidenti ed intercambiabili, anche se certamente molti “ebrei” sono diventati con il tempo “sionisti». Molti ma non tutti! Rinvio qui ad altra recensione di libro: a Rabkin, dove in una frasetta introduttiva si dice addirittura che la Shoah sarebbe «una tragedia che chiama gli ebrei a pentirsi dei propri peccati, soprattutto dell’appoggio al sionismo che, per alcuni rabbini, avrebbe direttamente causato la Shoah» (p. 13)...

(segue)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Considerazioni sagge. Tanto più che, secondo Edgar Morin, per uscire dal ventesimo secolo si deve, fra le altre cose, "re-vérifier la chambre à gaz dans les camps nazis", verificare nuovamente la questione delle camere a gas naziste.
Non capisco la fissazione della camera a gas. Del resto nella storia sono stati compiuti genocidi anche senza di essa. E quella di genocidio è una categoria giudiziaria, non storiografica.