mercoledì 8 luglio 2009

Ne parlano male: 71. Raed Salah che però a sua volta riesce a parlare.

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Se a parlare male di una qualsiasi persona è Deborah Fait si può essere quasi matematicamente certi che si tratta di un galantuomo. Posso certamente confermarlo per Ilan Pappe, che ho potuto vedere ed ascoltare di persona in Roma nello scorso gennaio durante un intenso e proficuo Seminario di studi. Di Raed Salah il nome mi giunge nuovo, ma se di lui ne parlano male sulla testata sionista «Informazione Corretta» si tratta di buona referenza, mentre è cattiva referenza avere il plauso e gli elogi della stessa testata. Seguiremo quindi le notizie che riguardano questo nuovo ingresso nella nostra Rubrica, attingendo dove possibile e senza lasciarci traviare da ciò che al personaggio è attribuito. Di certo sta dalla parte delle vittime palestinesi e non da parte degli aggressori coloniali: è già un discrimine sufficiente.

Versione 1.0 / 8.7.09
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Sommario: 1. Deve trattarsi di un galantuomo. –

1. Deve trattarsi di un galantuomo. – Se Deborah Fait parla male di qualcuno, si può essere certi che si tratta di diffamazione e che le persone infangate meritano invece tutto il rispetto dalle persone dabbene. Ricordo il caso di Avraham Burg e tutto il male che Deborah Fait ne aveva detto con la lingua, lo stile e il fascino che la contraddistinge nel panorama sionista. Burg aveva parlato di Israele come uno stato alla nitroglicerina ed aveva deciso di riprendersi il suo passaporto francese. Ricordo poi tutto il fango rovesciato addosso ad una lista di ebrei che si erano firmati “Ebrei per la pace”. Fra questi nomi si trovava anche quello di un mio compagno di liceo che certamente non meritava le angherie di cui fortunatamente non si è neppure accorto: non è un lettore del Corretto Sionismo. Adesso è la volta di Raed Salah. Cerchiamo di intuirne il profilo in mezzo al fango che gli viene lanciato addosso ma che colpisce più i lanciatori, come un boomerang, che non il destinatario. Delinquente Salah? Senti chi parla! In Roma l’incredibile Dershowitz non si accorgeva della comicità che suscitava quando lui stesso ammetteva che Israele da sola ha capitalizzato all’ONU più condanne di tutti gli altri stati messi insieme! Non vi è nessuna speranza che a capire ciò siano i diretti interessati, ma tutti noi altri abbiamo di che meditare di fronte a giudizi come quelli che possono leggere andando al link, dal quale risparmio a me stesso ed ai miei lettori di farne estratti esemplificativi. La solita islamofobia volta a trascinarci per la bella faccia di Deborah ad una guerra senza quartiere con oltre un miliardo di musulmani nel mondo. Per raggiungere questo scopo si servo delle Lobbies sioniste dislocate nei vari paesi. Uno dei successi più vistosi è stata la disastrosa quanto illegalissima guerra contro l’Iraq. Proprio in questi giorni si soffia all’impazzata per ripetere lo stesso copione con l’Iran. Iddio ci scampi dalla follia sionista che incombe sul mondo. Sorvolo su molte cose che appartengono alla bocca e al cervello della redattrice di IC. Dunque Raed Salah sarebbe uno “sceicco” e leader del movimento islamico in Israele. Da notare l’espressione deborettiana: “fondamentalismo neonazista islamico”. Ho già detto e ripeto che è preferibile usare le parole e i termini con proprietà, ma rilevo che alcune estate fa in Italia gli islamici vennero denunciati, e poi assolti, per aver associato la politica di Israele al nazismo. Qui la reciprocità non è rispettata, ma ormai è chiaro dove stia il peggio nel confronto. Ecco, un dato che non è chiaro: Raed è stato in galera per una raccolta di fondi, non importa a chi destinati, mentre in Italia si possono raccogliere fondi che vanno poi a beneficio degli insediamenti dei coloni israeliani in terre sottratte ai palestinesi. Si capisce nella prosa della redattrice il tipo di prurito che la agita: sorvoliamo. Non evidenziamo le consuete bugie, già rilevate una tantum. Non sapevo dell’accoglienza riservata a Beniamin Netanyahu nel 2002 alla Concordia University di Montreal. Decisamente interessante. Neppure di Daniel Pipes nel 2004 a Berkely sapevo. Ancora più interessante. Il mondo non è schierato in modo corale a favore del sionismo e le Lobbies non riescono ad operare al di fuori della stanze che le sono proprie, stanze solitamente al riparo di occhi indiscreti. Anche a Londra nel 2007. Ma questo Pipes! Certo, se mi capitasse davanti nella mia università, dove non credo nessuno pensi di invitarlo, qualche parolina gliela direi. E veniamo all’Italia, dove le università di Torino, Bologna e Firenze avrebbero impedito di parlare a rappresentanti di Israele. Mi chiedo cosa avrebbero mai potuto dire. L’«odio» è proprio un elemento paranoico della propaganda israeliana. Era stata chiesto perfino a Edward Said se nutriva “odio” per gli i sionisti. Saggiamente ha risposto che questo sentimento gli è estraneo, come è estraneo ad ogni persona moralmente sana. Ha invece confermato di avere molta “rabbia” in corpo per tutto quello che lui e la sua famiglia hanno subito. Dunque, la “rabbia” è perfettamente comprensibile. L’«odio» invece è insito nella natura stessa del sionismo. Ma con le inversioni morali e concettuali che sono proprie a costoro attribuiscono ad altri ciò che loro hanno fin nelle viscere: un odio profondo che ha consentito quella “pulizia etnica” (Pappe) e tutte quelle nefandezze che nessun popolo della terra avrebbe mai concepito e attuato. La verdura fresca fa bene alla salute ed il lancio di verdura marcia non fa male a nessuno. Antisemiti? Ha senso? Vi è qualcuno ancora seriamente disposto a prendere in considerazione quest’accusa strumentale? Certo, amare Deborah Fait è cosa umanamente impossibile. Ma sarebbe questo l’«antisemitismo» di cui parla tanto? Caspita, leggo le parole: “ipocrisia” e “stupidità”. Beh! Il minimo che si può fare è di rinviare ai capitoli sul relativismo, dove ognuno si forgia un mondo ed un universo morale a propria immagine e somiglianza. Bisogna rassegnarsi. Solo che normalmente una persona intelligente, non “stupida”, ha percezione della relatività dei giudizi, propri e altrui. La comunicazione, per essere possibile, richiede necessariamente una zona di oggettività. Non credo che di queste cose si abbia in una testata sionista, deputata alla propaganda più becera, il minimo sentore o bisogno. Una barzella a questo punto, raccontatami da un gesuita polacco: di due amici, di cui uno ebreo, questi chiede in prestito all’altro ogni cosa, fino alla spazzolino da denti. Al rifiuto: “no, questo è personale”, subito risponde: “Antisemita!”.

Quanto alla libertà di parola accenno solo di sfuggita alle tantissime persone che sono in galera per meri reati di opinione. Parlare? Magari, un sionista riuscisse a parlare, dicendo qualcosa di sensato. Lo ascolteremmo molto volentieri. Ma abbiamo perso ormai ogni speranza. Si noti il nuovo termine diffamatorio: euroarabico! Per adesso mi pare che le ricorrenze linguistiche si trovano concentrate nella testata sionista IC. «Apologia di terrorismo?» bah! E che dire dell’apologia di sionismo, di pulizia etnica, di genocidio, di aggressione coloniale, di “insediamento illegale”, di apartheid, di “Muro di Sharon” a scopi non già difensivi, ma di decontaminzazione razzista. Insomma, volevamo apprendere qualcosa su Raed Salah, ma non abbiamo cavato un ragno dal buco. Dobbiamo cercare altrove.

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