domenica 26 luglio 2009

C. I cartografi della pulizia etnica: 4. Moshe Pasternak, ricognitore di dati.

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La pulizia etnica del 1948 non avrebbe potuto svolgersi con la rapidità ed efficacia che ebbe se non fosse stata preceduta da un accurato lavoro topografico e cartografico. Era necessaria una pianificazione scientifica. Scrive Pappe: «Il suggerimento venne da un giovane storico occhialuto dell’università ebraica, di nome Ben-Zion Luria, allora impiegato nel Dipartimento dell’istruzione dell’Agenzia ebraica. Luria sottolineò l’utilità di un registro dettagliato di tutti i villaggi atabi e propose che tale inventario fosse gestito dal Fondo Nazionale Ebraico» (op. cit., 30). «Questo sarebbe stato di grande aiuto alla redenzione del paese», scriveva al JNF19 il giovane storico dell’università ebraica.
19Il Bollettino degli Archivi dell'Haganà, nn. 9-10, (preparato da Shimri Salomon) “The Intelligence Service and the Village Files, 1940-1948”, 2005.
Come una semplice schedatura di villaggi arabi potesse servire alla “redenzione” occorre essere nella testa di un sionista per poterlo capire. Fatto sta che il suggerimento venne accolto ed «i migliori fotografi professionisti del paese furono invitati ad aderire all’iniziativa. Furono reclutati anche Yitzahk Shefer di Tel Aviv e Margot Sadeh, moglie di Yaitzak Sadeh, comandante del Palmach (le unità speciali dell’Haganà). Il laboratorio cinematografico operava nella casa di Margot dove una compagnia di irrigazione serviva da facciata: il laboratorio doveva restare nascosto alle autorità britanniche che avrebbero potuto considerarlo come un’iniziative di intelligence illegale diretta contro di loro. Gli inglesi sapevano della sua esistenza, ma non riuscirono mai a individuare il nascondiglio segreto. Nel 1947 l’intero Dipartimento cartografico fu trasferito alla Casa Rossa25.
25Archivi dell’Haganà, Village Files, doc. 24/ 9, testimonianza di Yoeli Optikman, 16 gennaio 2003. - Nota 25 di pag. 32 nel libro di Pappe, che indica la fonte archivistica.
Gli sforzi dei topografi e degli orientalisti diedero come risultato finale delle schede dettagliate che gli esperti sionisti misero gradualmente insieme per ciascun villaggio della Palestina. Entro la fine degli anni Trenta questo “archivio” era quasi completo. Furono registrati precisi dettagli sulla collocazione di ogni villaggio, le vie di accesso, la qualità della terra, le sorgenti d’acqua, le principali fonti di reddito, la composizione sociopolitica, le affiliazioni religiose, i nomi dei mukhtar, il rapporto con gli altri villaggi, l’età degli uomini (dai sedici ai cinquant’anni) e molti altri dettagli. Una categoria importante era l’indice di “ostilità” (verso il progetto sionista), stabilito dal livello di partecipazione del villaggio alla rivolta del 1936. C’era un elenco di chiunque avesse preso parte alla rivolta e delle famiglie di coloro che avevano perso qualcuno nella lotta contro gli inglesi. Veniva riservata una particolare attenzione alle persone che si presumeva avessero ucciso ebrei. Come vedremo, nel 1948 queste ultime informazioni alimentarono le peggiori atrocità nei villaggi portando a esecuzioni di massa e torture. I membri regolari dell’Haganà a cui era affidato il compito di raccogliere i dati nei viaggi di “ricognizione” nei villaggi si resero conto, fin dall’inizio, che questo non era un semplice esercizio accademico di geografia. Uno di questi era Moshe Pasternak, che nel 1940 si unì a una delle prime escursioni e operazioni di raccolta dati.

Sommario: 1. Le memorie di Paternak. –

1. Le memorie di Pasternak. – Non si tratta del famoso scrittore, ma di un attivo operatore della pulizia etnica di Palestina. Di lui così ci riferisce Ilan Pappe nel brano che riportiamo, completo di annotazioni:
[Moshe Pasternak] Molti anni dopo ricordava:
Dovevamo studiare la struttura fondamentale del villaggio arabo. Ciò significa la sua conformazione e come meglio attaccarlo. Alla scuola militare, mi avevano insegnato come attaccare una moderna città europea, non un villaggio primitivo nel Vicino Oriente. Non potevamo confrontarlo [un villaggio arabo] con un villaggio polacco o austriaco. I villaggi arabi, a differenza di quelli europei, erano costruiti topograficamente sulle colline. Ciò significava che dovevamo individuare se era meglio avvicinarci al villaggio da sopra o entrarvi da sotto. Dovevamo addestrare i nostri “arabisti” [gli orientalisti che gestivano una rete di collaboratori] su come meglio lavorare con gli informatori.26

26 Archivi dell’Haganà, doc. 1/080/451, 1° dicembre 1939
In effetti il problema rilevato in molte schede dei villaggi era come creare un sistema di collaborazionisti con persone che Pasternak e i suoi amici consideravano primitive e barbare: «Per, sane a cui piace bere caffè e mangiare riso con le mani, era molto difficile usarle come informatori». Nel 1943, ricordava, si aveva l’impressione di aver costruito una rete adeguata di informatori sul posto.
I. Pappe, op. cit., 33
Ci sarebbe da chiedersi se questi criminali verranno mai ricercati, perseguiti, giudicati, condannati, demonizzati con la stessa tecnica, efficacia e determinazione con cui fino ad oggi i sionisti vanno a caccia di ottuagenari. Considerato che la seconda mondiale finì nel 1945, calcolata la probabile età dei superstiti, quindi datando i crimini sionisti dal 1948 fino all’operazione “piombo fuso” del dicembre 2008-gennaio 2009, vi sarebbe una ricca cacciagione per i cercatori di criminali di guerra e di criminali contro l’umanità. Ma questo genere di ricerche non godono di molto interesse.

(segue)

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