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I due grossi volumi di Aleksander Solgenitsin sono già stati da me interamente letti, ma devo ammettere che non ne conservo grande memoria. Devo perciò rileggerli per nuovi sollecitazioni che ricevo da altre letture. Mi occorre poi verificare come stiano per davvero le cose su quell’«antisemitismo» orientale che sarebbe poi l’altro grande alibi del sionismo: da una parte lo sfruttamento dell’«Olocausto» - cosa da ultimo ripetuta da Alan Hart, non da me, che mi limito solo a leggere ciò che gli altri scrivono, cosa peraltro già pericolosa -, ma prima ancora l’«antisemitismo» ottocentesco, sul quale in genere si sa poco: se ne sente sempre parlare, come un presupposto accettato e indiscusso, ma di cui poco si sa. Utile e preziosa perciò l’opera di Solgenitsin in due grossi volumi, apparsi in lingua russa nel 2002, e tradotti in italiano nel 2007, per pagine 630 il primo e 652 il secondo. Dalla quarta di copertina si riconosce intanto l’esistenza di un “popolo ebreo”, il cui ruolo “nella lunga e caotica storia umana” sarebbe stato “innegabile” e “persino considerevole”, cosa che varrebbe anche per la storia della Russia. Si tratta però di un ruolo che resta “un enigma storico”, non solo per tutti noi, ma “anche per gli ebrei”. L’Autore aveva da tempo in mente di scrivere questo libro ed ha rimandato finché ha potuto. Giunto però quasi al termine della sua vita, non ha più potuto rinviare. L’intenzione ci sembra molto seria e noi perciò rileggeremo il libro con più attenzione, pur non essendo noi né russi e tantomeno ebrei. Siamo tutti coinvolti.
Un’altra sollecitazione per una rilettura ci viene da questo brano di un articolo odierno di Saker, dove si analizzano fatti recenti della guerra in Siria, dove i russi che sostengono Assad lasciano inspiegabilmente bombardare dagli israeliani le postazioni degli Hizbollah, che combattono in prima linea, sul terreno, contro l’ISIS. Si tratta di qualcosa di sconcertante che ancora non riesce a trovare una spiegazione fra gli analisti. Ma Saker per spiegare il problema risale proprio a Solgenitsin: «Il recente assassinio di Samir Kuntar per mano israeliana ha acceso nuovamente la discussione sulla relazione tra Putin e Israele. Questo è un argomento estremamente complesso e quelli che vogliono risposte semplici o “preconfezionate” dovrebbero smettere subito di leggere. In verità la storia della relazione tra Russia e Israele e, prima ancora, quella tra russi ed ebrei, meriterebbe un libro intero. Infatti, un libro simile lo ha scritto Alexander Solzhenitsyn, dal titolo 200 anni insieme , ma a causa dell’influenza sionista sui media anglosassoni, non è ancora stato tradotto in inglese. Questo dovrebbe già farci capire qualcosa — un autore acclamato in tutto il mondo non riesce a far tradurre in inglese un suo libro, perché il suo contenuto potrebbe minare la narrativa mainstream sulle relazioni russo-ebree in generale e sul ruolo ricoperto dagli ebrei nella politica russa del Ventesimo secolo in particolare. Non sono necessarie altre prove sulla realtà della subordinazione dell’ex impero britannico agli interessi sionisti» (Fonte).
Saker continua il suo articolo con questa sorprendente affermazione: «...La seconda grande differenza è che grosso modo tra il 1917 e il 1939 una specifica sottocategoria di ebrei (ebrei bolscevichi) aveva il controllo quasi totale della Russia». Perché sorprendente? Perchè in Ernst Nolte corrisponde perfettamente all’interpretazione storica secondo cui il nazismo si spiega essenzialmente come reazione al bolscevismo che era dunque interamente ebraico. Nolte è stato fatto ripetutamente oggetto di contestazione da fanatici veterostalinisti, che non leggono libri, pensano assai poco, e si muovono solo per obiettivi e demonizzazioni loro indicati o inculcati nelle loro teste. Sono episodi davvero spiacevoli, pur riconoscendo noi assoluta legittimità ad ogni posizione critica, purché razionalmente fondata e priva di argomentazioni in null’altro fondate che sulla violenza, la censura, l’insulto... Posizioni che mettono a dura prova la nostra fede nell’umanità.
Ma lasciamo ancora a Saker la parola: «Durante quel periodo gli ebrei bolscevichi hanno perseguitato i russi, specialmente i cristiani ortodossi, con un odio quasi genocida. Questo è un fatto storico del quale molti russi sono consapevoli, anche se questo è ancora considerato reato d’opinione in molti circoli occidentali. E’ inoltre importante sottolineare qui che gli ebrei bolscevichi non hanno perseguitato solo dei cristiani ortodossi, ma tutti i gruppi religiosi, tra i quali anche gruppi ebraici. Putin è molto più consapevole di tutti questi eventi che sono stati da lui menzionati mentre parlava ad un gruppo di ebrei a Mosca: Nel secondo degli articoli segnalati sopra ho discusso questi problemi, e ciò che intendo mostrarvi è come Putin sia veramente più consapevole di questo passato, e di come egli abbia l’onestà intellettuale di ricordare ciò agli ebrei russi». Infine, si noti che tutti i libri hanno una data, che non è tanto quella dell’anno in cui il libro è stato stampato, quanto quello in cui è stato terminato di scrivere, considerando che la sua redazione può poi estendersi nell’arco di parecchi anni. Sono importanti due date della prefazione dell’Autore: la prima, anno 1995; la seconda, anno 2000. Anni tragici per la Russia e ormai lontani dall’epoca presente, anno 2016, che vede la Russia impegnata in Siria e con un problema nuovo e inedito, nei rapporti fra Russia e Israele, dove negli ultimi decenni sono emigrati milioni di ebrei dalla Russia.
Sto rileggendo il testo dei due volumi, in modo sequenziale. Sono alla pagina 100 circa del primo volume. Ne viene fuori un quadro interessante che fa poi meglio capire tutta la narrativa sull’«antisemitismo» ottocentesco... Sarebbero già numerosi gli spunti su cui soffermarsi e scrivere delle riflessioni in margine al testo, ma il rischio è di non arrivare alla fine della lettura di tutta l’opera, in due grossi volumi. Alcuni brani, come quello che segue, sono però troppo suggestivi per non trarne subito delle citazioni. Così a pagina 99 del primo volume, dove si parla della particolare propensione degli ebrei ad arricchirsi con le bettole e la produzione di vodka che produceva alcolismo, indebitamente e rovina sui contadini russi, una piaga a cui il governo russo tentava di porre rimedio.
Saker continua il suo articolo con questa sorprendente affermazione: «...La seconda grande differenza è che grosso modo tra il 1917 e il 1939 una specifica sottocategoria di ebrei (ebrei bolscevichi) aveva il controllo quasi totale della Russia». Perché sorprendente? Perchè in Ernst Nolte corrisponde perfettamente all’interpretazione storica secondo cui il nazismo si spiega essenzialmente come reazione al bolscevismo che era dunque interamente ebraico. Nolte è stato fatto ripetutamente oggetto di contestazione da fanatici veterostalinisti, che non leggono libri, pensano assai poco, e si muovono solo per obiettivi e demonizzazioni loro indicati o inculcati nelle loro teste. Sono episodi davvero spiacevoli, pur riconoscendo noi assoluta legittimità ad ogni posizione critica, purché razionalmente fondata e priva di argomentazioni in null’altro fondate che sulla violenza, la censura, l’insulto... Posizioni che mettono a dura prova la nostra fede nell’umanità.
Ma lasciamo ancora a Saker la parola: «Durante quel periodo gli ebrei bolscevichi hanno perseguitato i russi, specialmente i cristiani ortodossi, con un odio quasi genocida. Questo è un fatto storico del quale molti russi sono consapevoli, anche se questo è ancora considerato reato d’opinione in molti circoli occidentali. E’ inoltre importante sottolineare qui che gli ebrei bolscevichi non hanno perseguitato solo dei cristiani ortodossi, ma tutti i gruppi religiosi, tra i quali anche gruppi ebraici. Putin è molto più consapevole di tutti questi eventi che sono stati da lui menzionati mentre parlava ad un gruppo di ebrei a Mosca: Nel secondo degli articoli segnalati sopra ho discusso questi problemi, e ciò che intendo mostrarvi è come Putin sia veramente più consapevole di questo passato, e di come egli abbia l’onestà intellettuale di ricordare ciò agli ebrei russi». Infine, si noti che tutti i libri hanno una data, che non è tanto quella dell’anno in cui il libro è stato stampato, quanto quello in cui è stato terminato di scrivere, considerando che la sua redazione può poi estendersi nell’arco di parecchi anni. Sono importanti due date della prefazione dell’Autore: la prima, anno 1995; la seconda, anno 2000. Anni tragici per la Russia e ormai lontani dall’epoca presente, anno 2016, che vede la Russia impegnata in Siria e con un problema nuovo e inedito, nei rapporti fra Russia e Israele, dove negli ultimi decenni sono emigrati milioni di ebrei dalla Russia.
Sto rileggendo il testo dei due volumi, in modo sequenziale. Sono alla pagina 100 circa del primo volume. Ne viene fuori un quadro interessante che fa poi meglio capire tutta la narrativa sull’«antisemitismo» ottocentesco... Sarebbero già numerosi gli spunti su cui soffermarsi e scrivere delle riflessioni in margine al testo, ma il rischio è di non arrivare alla fine della lettura di tutta l’opera, in due grossi volumi. Alcuni brani, come quello che segue, sono però troppo suggestivi per non trarne subito delle citazioni. Così a pagina 99 del primo volume, dove si parla della particolare propensione degli ebrei ad arricchirsi con le bettole e la produzione di vodka che produceva alcolismo, indebitamente e rovina sui contadini russi, una piaga a cui il governo russo tentava di porre rimedio.
«Nel 1817, la Società missionaria inglese inviò in Russia l’avvocato Louis Weil, militante dell’uguaglianza dei diritti per gli ebrei, con lo scopo specifico di familiarizzarsi con la situazione degli ebrei russi: ebbe un colloquio con Alessandro I al quale consegnò una nota “Profondamente convinto che gli ebrei rappresentavano una nazione sovrana, Weil affermava che tutti i popoli cristiani, poiché avevano ricevuto la salvezza dagli ebrei, dovevano rendere loro i più alti omaggi e testimoniare loro la loro riconoscenza attraverso dei benefici”».Esilarante! Incredibile, ma Solgenitsen così prosegue: «In quest’ultimo periodo della sua vita, colmo di disposizioni mistiche, Alessandro doveva essere a tali argomenti...».
(Segue)
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