Oggi, 3 luglio 2009, all’Auditorium del Flaminio il ministro Frattini mi ha fatto ridere davanti alle contestazioni di un partecipante al convegno, un coordinatore provinciale del PdL, che ad un certo punto ha gridato il nome “Arrigoni” al ministro che affettava un’aria umanitaria, elencando suoi risibili aiuti alla popolazione di Gaza, una popolazione che ha largamente contribuito a massacrare. Vittorio Arrigoni è l’unico italiano presente in Gaza, in costante pericolo di uccisione da parte degli israeliani. Di lui il governo, italiano, non si è mai occupato, ma Arrigoni fa parte di quegli eroici pacifisti che ha più volte forzato il blocco israeliano per portare aiuti umanitari, non armi, alla gente che in Gaza muore. Si sta consumando un vergognoso genocidio, con la complicità del nostro governo, ed i nostri politici hanno l’ipocrisia di riunirsi per parlare di “persona umana” e simili frescacce. Vittorio Arrigoni è infine entrato nel campionario della «Corretta Diffamazione». E noi ne seguiremo i momenti.
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Sommario: 1. La pirateria israeliana. – 2. Poco credibile per chi? – 3. La cattiva stampa sbugiardata da Vittorio Arrigoni. –
1. La pirateria israeliana. – Ciò che vi è di più incredibile, goffo, ottuso è l’uso del concetto di “legalità” per coprire un’azione infame da parte della marina israeliana. Da una parte vi sono persone che a rischio della propria vita – Rachel docet – cercano disperatamente di portare aiuti a gente rinchiusa in un lager e che ha bisogno di tutto e che muore lentamente perché priva di tutto. È un genocidio che si consuma con la complicità di un Frattini che parla a vanvera di “attici” ai Parioli, ma è complice della marina israeliana. Dicono che l’azione di chi porta aiuti è ... illegale! Ma sono illegali, illegittimi e criminali questi mostri, che la comunità internazionale tollera per il semplice fatto che gli stessi mostri sono insediati nelle stanze del potere. È la logia della Israel lobby negli Usa, in Francia, in Italia! Il popolo italiano non sa, non sente, non vede, ma è tenuto all’oscuro. Ma do la parola a Vittorio Arrigoni.
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2. Poco credibile per chi? – Andando al link si trova nell’Infame Rassegna un Infame Commento che pone in dubbio la “credibilità” della testimonianza di Vittorio Arrigoni d un fatto risalente al 30 dicembre 2005. Che Arrigoni sia un italiano, ad una sola fedeltà ed una sola nazionalità ed una sola cittadinanza, non pare dubitabile. Sulla “italianità” di chi redige, anonimamente, i consueti commenti diffamatori, i dubbi sono invece elevati. Nell’analisi dell’ebraismo, ed in particolare del sionismo, che potrebbe anche essere la degenerazione estrema dell’ebraismo quando non si condivida la tesi che esso sia la peggiore forma di nazionalismo coloniale e razzista, si arriva ad uno scoglio dove la propaganda rischia di infrangersi e andare in rovina: la doppia fedeltà. Nel nostro caso, i Corretti Diffamatori e la Lobby cui si richiamano, attaccando Arrigoni attaccano l’Italia. L’altro giorno, in Roma all’Auditorium, se mi fosse stato concesso di confutare Frattini prendendo il microfono, gli avrei posto il quesito: «Io che italiano e solo italiano lo sono da almeno 1000 anni, chiedo a te, ministro degli esteri italiano, dove e in chi devo riconosce l’Italia: in un Vittorio Arrigoni che in Gaza mette a repentaglio la sua vita per assistere le vittime o in un Frattini che nella sua bocca dice sempre “Israele, Israele”»? La domanda è chiaramente retorica e la risposta scontata. È utile evidenziare l’Infame commento, che dovrebbe essere addirittura del 30 dicembre 2005, cioè tre anni prima di “Piombo fuso”:
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3. La cattiva stampa sbugiardata da Arrigoni. – Che la “stampa” è i “media”, largamente controllati dalla Lobby, siano una parte stessa della guerra e non qualcosa di neutrale, al servizio dei lettori, che desiderano solo conoscere i fatti, per poter autonomante valutare e giudicare, che si tratta ormai di una grossolana bugia, è cosa ormai assodata presso un qualsiasi lettore appena un poco criticamente provveduto. Resta difficile da valutare la percentuale degli “ingenui” in buona fede. Ed è su questo zoccolo duro che i media foraggiati dai governi e dai magnati hanno forse ancora qualche margine di affidamento. Si può stimare però che questi margini siano sempre più erosi dall’armatura leggera di internet, che per molti è diventata la fonte normale di informazione. Non per nulla si sta cercando di imbavagliare anche internet, un internet che si vuole censurare all’interno, ma si cerca di potenziare per quello che riguarda l’Iran. Infatti, l’informazione internet che aggredisce l’Iran è in larga parte diretta e manipolata dalla CIA: i soliti due pesi due misure. Contro Cina, Iran, ecc. una internet libera e non regolata al fine di destabilizzare per questa via i governi. All’interno invece una internet quanto più possibile censurata e controllata per non essere sbugiardati. Oppure come nel caso della testata sionista IC una internet amica del giaguaro. Il caso da segnalare è qui quello delle ambulanze, sulle quale i soliti soldatini israeliani – ai quali concediamo pure la cittadinanza onoraria italiana – si divertono a sparare, come pure si divertono a sparare sulle riserve d’acqua delle loro vittime: per puro divertimento. La scena di un film (Schinder List) dove in un campo di concentramento si vede sparare per divertimento su esseri umani in un lager nazista, è appunto la scena di una fiction. Invece gli spari per divertimento dei soldatini israeliani sono tragica realtà testimoniati dalle loro stesse confessioni, non ottenute sotto tortura o a pagamento. A prescindere da chi stia o possa nascondersi in un’ambulanza, o in una scuola, o in un ospedale, o in altri luoghi simile, l’ordinario senso di umanità e civiltà vorrebbe che contro questi simboli non si sparasse mai. Invece i soldatini israeliani sparano e come se sparano, ridendoci pure. Poi raccontano che dentro le ambulanza c’erano biechi “terroristi”, nome che giustifica ogni cosa: la sicurezza di israele, il suo diritto all’esistenza, all’autodifesa, prevale su ogni cosa, animata e inanimata: pereat mundus! Ma ecco un racconto di Vittorio Arrigoni dall’interno delle ambulanze:
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Sommario: 1. La pirateria israeliana. – 2. Poco credibile per chi? – 3. La cattiva stampa sbugiardata da Vittorio Arrigoni. –
1. La pirateria israeliana. – Ciò che vi è di più incredibile, goffo, ottuso è l’uso del concetto di “legalità” per coprire un’azione infame da parte della marina israeliana. Da una parte vi sono persone che a rischio della propria vita – Rachel docet – cercano disperatamente di portare aiuti a gente rinchiusa in un lager e che ha bisogno di tutto e che muore lentamente perché priva di tutto. È un genocidio che si consuma con la complicità di un Frattini che parla a vanvera di “attici” ai Parioli, ma è complice della marina israeliana. Dicono che l’azione di chi porta aiuti è ... illegale! Ma sono illegali, illegittimi e criminali questi mostri, che la comunità internazionale tollera per il semplice fatto che gli stessi mostri sono insediati nelle stanze del potere. È la logia della Israel lobby negli Usa, in Francia, in Italia! Il popolo italiano non sa, non sente, non vede, ma è tenuto all’oscuro. Ma do la parola a Vittorio Arrigoni.
Il Manifesto,
3 luglio 2009, p. 16
3 luglio 2009, p. 16
Vittorio Arrigoni
racconta
racconta
C’è un pericolo incombente per i naviganti nel sud del Mediterraneo, una minaccia se vogliamo più subdola dei corsari somali che assaltano i mercantili nel Corno D’africa. Al largo di Gaza, la marina militare israeliana si è macchiata ancora una volta di pirateria, assaltando la «Spirit of Humanity», una minuscola imbarcazione di legno carica di aiuti umanitari e di attivisti, diretta in soccorso all’estenuata popolazione palestinese. Erano salpati da Cipro lunedì notte, i miei compagni del Free Gaza Movement, 21 fra giornalisti e attivisti per i diritti umani, rappresentati di 11 diversi paesi, fra cui anche un Nobel per la pace, Mairead Maguire, e Cynthia McKinney, candidata per i Verdi alle ultime presidenziali Usa. A circa 70 miglia dalla loro meta designata, la Spirit è stata intercettata da due navi da guerra israeliane, che ne hanno sabotato la strumentazione satellitare minacciando di aprire il fuoco per dissuadere i miei amici dal continuare la navigazione verso Gaza. Derreck, irlandese memore dei suoi avi navigatori celtici, ha tirato fuori bussola, mappe e compasso, e hanno continuato a navigare all’antica. A 23 miglia da Gaza, ancora in piene acque internazionale, commandos dei corpi speciali della marina israeliana hanno assaltato la Spirit saltando a bordo, impossessandosi del timone, di fatto sequestrando la barca e rapendo passeggeri ed equipaggio per condurli fuori dalla loro rotta verso Ashdod, un porto israeliano. In palese oltraggio a ogni legge internazionale e marittima, è la terza volta che la marina israeliana attacca una imbarcazione del Free Gaza Movement in acque internazionali mentre sono reiterati gli assalti ai pescherecci palestinesi colpevoli di voler pescare nel loro legittimo mare. Il 29 dicembre la «Dignity» fu speronata più volte, e dovette attraccare a Tiro, in Libano, seriamente danneggiata. Come accaduto per ogni altra missione, anche la «Spirit of Humanity » era stata accuratamente ispezionata dall’autorità portuale cipriota, che aveva certificato l’assenza di armi a bordo. Trasportavano infatti solo aiuti umanitari: tonnellate di medicinali, giocattoli, alberi d’ulivo e materiali per la ricostruzione. Di ricostruzione se ne parla parecchio a Gaza, da mesi, ma i progetti sono rimasti tali, sulla carta. Israele, con la complicità egiziana, non permette l’entrata nella Striscia di cemento, ferro e vetro, quei materiali necessari per iniziare a rimettere in piedi parte dei 21 mila edifici distrutti e seriamente danneggiati dall’offensiva Piombo Fuso. Mi immagino la scena dell’assalto della Spirit da parte dei commandos israeliani: armati di tutto punto e abituati a fronteggiare feroci guerriglieri si sono trovati dinnanzi delle arzille vecchiette che stringevano fra le braccia pastelli e giocattoli destinati a bambini infelici. Mi chiedo quale timore nutra Israele verso una barca in navigazione umanitaria verso una popolazione che a sei mesi di distanza dalla fine dei bombardamenti è ancora vittima della povertà, senza riuscire a ricostruirsi una vita.Un milione e mezzo di palestinesi che secondo la Croce Rossa Internazionale «stanno scivolando nella più profonda disperazione»: i pirati somali assaltano per avidità, per i soldi, la marina israeliana aggredisce e trasgredisce ogni legge internazionale in chiave di punizione collettiva per un popolo colpevole di aver scelto il suo governo tramite elezioni libere e democratiche. Mi faccio portavoce dei miei compagni tutt’ora imprigionati in un carcere a Tel Aviv, promettendo ai palestinesi di Gaza di non abdicare nel tentativo di spezzare l’assedio che strangola Gaza. Per permettere a chi ha visto la propria casa distrutta la speranza di potersela ricostruire, e per quei cuccioli d’uomo che oggi non possono godere l’innocenza dell’infanzia come qualsiasi altro bambino del mondo. Restiamo Umani.Gli infami idioti tentano affannosamente di mescolare le carte. Non è il Manifesto che la racconta diversamene ma sono gli Infami Mentitori che tentano di travisare un fatto assolutamente evidente: da una parte chi porta aiuto alle vittime dei bombarmenti israeliani, stretti ancora di assedio, e dall’altra parte gli israeliani stessi che tentano di far morire i “sopravvissuti” per fame e mancanza di medicine e di ogni mezzo necessario all’esistenza umana, riducendo i loro prigionieri in condizioni peggiori degli internati nei lager nazisti nell’ultima fase della guerra. Vi è poco da raccontare: è così! E chi sarebbero i sacerdoti dei “vero”? Gli Eletti Mentitori! Illegale? Un c...! Voi siete illegali e criminali! Gli aiuti umanitari sono in buona parte marciti senza poter essere giungere a destinazione. Questi tiritera che Israele si difende con il genocidio è buona solo per Frattini, che tenta di farla passare invano presso i militanti e la base del suo partito. Razza di vipere non vi è mai stata elezione più democratica di quella che ha dato legittima rappresentanza ad Hamas. Voi potete nutrire tutti i dubbi che volete. È un problema che riguarda soltanto la vostra disonestà intellettuale e le vostre gravi deficienze morali. Da notare infine che Vittorio Arrigoni sta lì, fa pure parte dell’equipaggio che ha giò forzato il blocca. Come si dice, è sul campo, sulla scena. I «Corretti Informatori» stanno forse a Torino, da dove ricevono le veline dell’Hasbara. Sono “vere” per definizione le veline, mentre i testimoni presenti ed oculari non dicono il vero! Più sfacciati ed impudenti di così!
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2. Poco credibile per chi? – Andando al link si trova nell’Infame Rassegna un Infame Commento che pone in dubbio la “credibilità” della testimonianza di Vittorio Arrigoni d un fatto risalente al 30 dicembre 2005. Che Arrigoni sia un italiano, ad una sola fedeltà ed una sola nazionalità ed una sola cittadinanza, non pare dubitabile. Sulla “italianità” di chi redige, anonimamente, i consueti commenti diffamatori, i dubbi sono invece elevati. Nell’analisi dell’ebraismo, ed in particolare del sionismo, che potrebbe anche essere la degenerazione estrema dell’ebraismo quando non si condivida la tesi che esso sia la peggiore forma di nazionalismo coloniale e razzista, si arriva ad uno scoglio dove la propaganda rischia di infrangersi e andare in rovina: la doppia fedeltà. Nel nostro caso, i Corretti Diffamatori e la Lobby cui si richiamano, attaccando Arrigoni attaccano l’Italia. L’altro giorno, in Roma all’Auditorium, se mi fosse stato concesso di confutare Frattini prendendo il microfono, gli avrei posto il quesito: «Io che italiano e solo italiano lo sono da almeno 1000 anni, chiedo a te, ministro degli esteri italiano, dove e in chi devo riconosce l’Italia: in un Vittorio Arrigoni che in Gaza mette a repentaglio la sua vita per assistere le vittime o in un Frattini che nella sua bocca dice sempre “Israele, Israele”»? La domanda è chiaramente retorica e la risposta scontata. È utile evidenziare l’Infame commento, che dovrebbe essere addirittura del 30 dicembre 2005, cioè tre anni prima di “Piombo fuso”:
«Corretto Commento»
Il Manifesto di venerdì 30 dicembre 2005 pubblica la poco credibile[perché poco credibile? E poco credibile per? Per chi redige il commento o anche per altri che non siano il manipoli di sionisti piemontesi che sta dietro alla testa del Pezzana, fondatore della testa con lo scopo dichiarato di fare pressione sui media?]testimonianza di Vittorio Arrigoni, il “pacifista”[Le “virgolette” che mi stanno a significare? O che aveva in mano bombe, bastoni, coltelli? Il “Corretto Commentatore” a “chi crede”? Ai servizi israeliani o a un italiano ad una sola fedeltà? Lui può credere a chi vuole, ma noi crediamo all”italiano Arrigoni, ad un italiano vero che lui “dubbio” italiano diffama.]italiano espulso da Israele sulla base di informazioni di intelligence provenienti dai nostri servizi segreti.[Qui non si capisce quali sarebbero i “nostri servizi segreti”: quelli di Israele o quelli italiani? E come costoro ne sono a conoscenza? Quali sono queste “informazioni”? Che dicono?]Senza entrare nella valutazione[E chi mai farebbe queste “valutazioni”? Chi quotidianamente diffama la minima voce critica verso i quotidiani crimini commessi dalla stato “criminale” di Israele? E queste siffatte “valutazioni” a chi sarebbero poi destinate? Anche a me che posso leggerle e valutatarle autonomamente o sono destinate ai soggetti stessi della Lobby? La comunicazione delle “valutazioni” è a destinazione riservata o riguardano chiunque le legge e può a sua volta valutare le valutazioni? Il Valutatore ha poi un nome e cognome o è un Valutatore anonimo, magari un agente dei servizi segreti israeliani o un impiegato dell’Hasbara?]delle affermazioni di Arrigoni, smentite da Israele[come a dire che il criminale smentisce il suo crimine e magari pretende pure che gli crediamo! Che crediamo alla sue “smentite”!]e a quanto pare[dove? come? chi ha parlato? Nome e cognome? Il contesto non consente qui di costruire nulla. Sembrerebbe che chi redige il commento abbia lui informazioni riservate che provengono però da Tel Aviv, al cui servizio con tutta evidenza lavorano: l’Italia è per loro solo il corpo vile su cui scaricale le menzogne che vengono da Israele, diffamando degli italiani e magari pretendendo che altri italiani si collochino contro un italiano per la loro bella faccia, che non ha neppure un nome.]anche dall’Italia, ci limitiamo[si noti la sufficienza maiestatica capace di suscitare il vomito senza ricorrere a risorse medicinali. Si “limitano” loro chi nascondono nell’anonimato, mentre diffamano il mondo intero. La patologia specifica è nella loro pretesa di essere compresi ed amati, mentre compiono le più immonde nefandezze. Pensano di avere davanti un pubblico televisivo con tanti clacchisti che applaudono a pagamenti ogni volta che si accende una luce verde o la scritta “applausi”.]a rilevare che il suo stesso racconto non giustifica[E quando allora si giustifica? Chi ce lo dice? Il torturatore o il torturato?]certo l'uso di parole come “torturato”,[e come allora? Accarezzato, consigliato, “corretto”, fatto rinsavire, rieducato?]scelta dal quotidiano comunista per il titolo della testimonianza, o “macello”,[ma è questione di termini o di sostanza? O che forse si deve prima passare all’Ufficio censura dell’Hasbara in Tel Aviv?]adoperata dallo stesso Arrigoni. Inoltre, l’intervento della polizia israeliana, nella testimonianza di Arrigoni sarebbe seguito alla sua resistenza: in ogni caso, dunque, non vi sarebbe stato nessun pestaggio a freddo.[E perché non lo lasci dire al pestato? Se, ad esempio, io dessi un calcio nel sedere a chi scrive il “Corretto Commento” varrebbe o non varrebbe la testimonianza di chi ha preso il calcio nel sedere? O dovrebbe credere che è un approccio sessuale e non un calcio? Assurdità abituali e ordinari in tutti i numeri di «Informazione Corrett», ma in questo caso con l’aggravante che si tratta di diffamazioni ai danni di un cittadino italiano, prigionieri di uno stato estero e “nemico”]Circa le considerazioni politiche del “pacifista”[E cosa allora un guerrafondaio? E dove le sue armi? Le sue atomiche illegalissime?]italiano[su questo, che sia “italiano” per lo meno non vi sono dubbi di sorta. Deo gratias!],secondo il quale Israele avrebbe tutto da guadagnare dalle "conferenze sulla nonviolenza" organizzate dagli internazionali, ci limitiamo[nos maietastis! Mi immagino la vista dello scrivente, ma non la posso scrivere.]a chiedere: perché, tanto per incominciare questi ultimi non inziano una qualsiasi forma di lotta nonviolenta al terrorismo palestinese?[Non esiste un terrorismo palestinese. Esiste una resistenza palestinese e l’unico terrorismo cui si puà dare con sicurezza questo nome è quello di stato israeliano nonché quello sionista. E che non ricordiamo tutti l’attentatato al King David Hotel e tutti gli altri innumerevoli attentati di mano ebraica? Vogliamo prendere in giro? In giro chi?]Gandhi, quando voleva bloccare le violenze contro gli inglesi o contro i musulmani da parte degli indù, faceva lo sciopero della fame.[In questi giorni, di luglio 2009, lo sciopero della fame gli strateghi di Piombo Fuso lo stanno imponendo di fatto ai prigionieri del Lager di Gaza. Solo che i palestinesi lo sciopero della fame non avrebbero voluto farlo. La dove non hanno finito i missili e i cannoni, completano l’opera il blocco e lo strangolamento. Arrigoni è ancora oggi a Gaza, come era in Israele nel 2005, nell’episodio di cui qui si parla.]Gli “internazionali”[Anche qui le virgolette sono quanto mai idiote. Di questi “internazionali” faceva parte Rachel Corrie che nel 2003 è stata uccisa da un soldato israeliano che manovrava un bulldozer. I rapporti israeliani dicono che non è stata vista e che non è stata uccisa dal Bulldozer, ma dalla terra e dai detriti ammassati fra la povera Rachel e il Bulldozer che glieli spiengeva addosso. Vera e autentica sapienza talmudica. Si noti, per stare in tema di doppia cittadinanza e doppia fedeltà, ma in realtà subordinazione dell’una all’altra, che i genitori della povera Rachel avevano chiesto che fosse presente all’autopsia un rappresentante diplomatico degli Usa. Avrebbero invece fatto sapere che non era necessario e vi è stato un diniego ad un’espressa richiesta. Chi ha fatto il diniego? E per conto e interesse di chi? Questa storia della “doppia fedeltà” puzza da tutte le parti e fa acqua da tutte le parti]. La povera Rachel era una “internazionale” come lo erano i suoi compagni. I “corretti” Diffamatori mettono le virgolette sulla loro “idiozia”]fanno delle conferenze che sono vetrine dell’odio antiisraeliano[Questo dell’«odio» è tipico cavallo di battaglia della propaganda di guerra israeliana. A parte il concetto filosofico di odio per il quale si rinvia a Spinoza, ma ad ognuno che non sia del giro sionista-ebraico viene spontaneo chiedersi: E tutto quello che avete fatto ai palestinesi, poniamo dal 1948 ad oggi, cosa è un monumento imperituro dell’amore ebraico per il suo prossimo? E l’autista del Bulldozer che ha ucciso intenzionalmente l’«internazionale» Rachael Corrie “amava" intensamente la sua vittima? Ovvero voi che apertamente o con l’inganno commette crimini che in una eguale misura e natura non si riescono ad attribuire neppure ai nazisti pretendete pure di essere “compresi” e “amati”? Volete il nostro amore per i vostri crimini, per la votsra pulizia etncica, per il vostro genocidio di vittima più innocenti degli ebrei perseguitati, che magari cospiravano istigati dai sionisti americani? Ma davvero credete di poterci prendere in giro? Basta documentarsi un pco per smascherare i vostri miserabili raggiri]e per il resto si preoccupano di difendere dai buldozer di Tsahal le case dei famigliari dei terroristi suicidi.[Importante ammissione e copertuta ideologica dei crimini commessi. Questa infame genia crede e pensa di poterci far credere che sia lecito distruggere le case dei familiari di quelli che loro chiamano “terroristi suicidi”. Davvero un unicum nella storia. Gli si può riconoscere tutta l’«unicità» della loro immoralità. Nessuno che non fossero “loro” poteva arrivare a tanta ferocia e disumana crudeltà. Non sono umani: sono degli alieni venuti da chissà dove. ]Non è proprio la stessa cosa. Ecco il testo:
Trattati a dovere costoro – ma ci duole occuparci di tanta bassezza morale e intellettuale –, ecco il racconto di Vittorio Arrigoni del 30 dicembre 2005. La mia conoscenza di Arrigoni è recente e risale agli ultimi mesi del 2009. Non sapevo di un suo precedente impegno come “pacifista internazionale”.
Non conoscevo questo testo di Arrigoni scritto nel 2005. Si tratta di un testo molto lucido. La situazione politica purtroppo non è migliorata. Sintetizzo il mio pensiero con una metafora: quando l’altro giorno mi sono visto in faccia, a pochi metri davanti a me, il ministro Frattini non ho avuto nessuna sensazione che si trattasse di un ministro che rappresenta l’Italia e faccia gli interessi dell’Italia e degli Italiani. Per lui un Arrigoni può essere tranquillamente lasciare in mano agli israeliani. Quando all’inizio della manifestazione del PdL all’Auditorium si è suonato l’inno nazionale italiano mai la cosa mi è apparsa tanto falsa e ipocrita. Costoro hanno consegnato l’Italia allo straniero, al nemico, e cantano pure l’inno nazionale. Proprio ci prendono per coglioni. Quando pagheranno per ciò?Il Manifesto,30 dicembre 2005Vittorio Arrigoni
«Io, pacifista, torturato da Israele»
Sono ancora intorpidito, tornato da qualche ora in Italia, stamane (ieri per chi legge ndr) risvegliandomi a casa, fra la mia famiglia, ho tratto un sospiro di sollievo. Ma permane lo sconforto per non trovarmi laddove avrei dovuto essere. Avevo tutte le buone intenzioni e la ragioni, e il diritto di oltrepassare il confine israeliano, invitato ad una conferenza internazionale sulla non violenza. Avevo raccolto dei soldi per un orfanotrofio di Tulkarem, cui rimango affezionato, e alcune famiglie con cui ho condiviso in passato lutti, disgrazie e speranze, mi aspettano ormai da due anni. Sono stati giorni difficili, di tremendi sacrifici, specie dopo che sono stato messo in una cella in isolamento con una telecamera fissata sulla mia branda, 24 ore al giorno, sottoposto a privazioni fisiche e intimidazioni psicologiche.[Perché mettere in dubbio questa affermazione riscontrabile? Arrigoni era stato forse alloggiato in un albergo a quattro stelle con servizio in camera? Esisteranno per lo meno negli archivi criminali riscontri documentali sulla prigionia in cella di isolamento? E siffatte celle israeliane sono forse un luogo di villeggiatura, una sauna, una terme, una cura dei fanghi? Non mi sembra difficile riscontrare se Arrigoni sia stato o non sia stato in una prigione israeliana. E quale crimine mai? Cosa può mai aver fatto per meritare una prigione? È questo il trattamento che Israele riserva ai cittadini italiani ad una sola fedeltà e a una sola cittadinanza. È da supporre che i cittadini italiani con una cittadinanza israeliana stiani tutti dalla parte di Israele contro il mono italiano Arrigoni, il quale parla di “privazioni fisiche” e “intimidazioni psicologiche” subite. Il corsivo che segue nel testo è nostro e vale come commento.]Il mattatoio mercoledì 21. Nonostante avessimo più volte comunicato al capo del centro di detenzione in cui siamo stati rinchiusi, la nostra ferma intenzione di non lasciare Israele prima di apparire dinanzi alla corte, e che un avvocato stava lavorando per far sì che ciò avvenisse in tempi brevi (cosa che poi puntualmente è accaduta) il pomeriggio di mercoledì poliziotti con fare molto aggressivo si sono presentanti nella cella per portare via Michael, rispedirlo in Inghilterra. Michael allora si è accucciato nel centro della stanza, rifiutandosi di collaborare, richiedendo più volte - e io con lui - di contattare il nostro avvocato. A questo punto i poliziotti ci hanno urlato che erano autorizzati[anche i soldatini che guidavano i Bulldozer e i carri armati erano “autorizzati" ad uccidere Rachael Corrie: le uccisioni e i massacri sono sempre “autorizzati”. Le inchieste che qualche volta si fanno sono solo una farsa per accreditare il modello propagandisto di israele stato democratico secondo gli schemi concettuali e manulaistici dello stato borghese di diritto, uscito fuori darra rivoluzione francese ed articolato sulla divisione dei poteri in amministrativo, giudizia e legislativo. In realtà, anche questo schema concettuale naufraga interamente davanti alla nozione di stato “ebraico” che discrimina il non-ebreo. Il Lager di Gaza, creato per punire i palestinesi i quali democraticamente hanno eletto Hamas, non gradito da Israele, il quale fa di tutto per produrre regimi fantoccio e quisling ai propri confini. Con l’aiuto del faraone USA, dove Giuseppe fa il suo lavoro, la politica estera americana è orientata all’abbattimento dei governi di ogni stato del medioriente per sostituirlo con uno che per prima cosa sottoscriva un trattato di pace con Israele, e magari stanzi nei suoi bilanci la creazione di tanti Musei dell’Oloacausto alla stregua di edifici religiosi di un nuovo culto, Il fatto che polizia e soldati siano “autorizzati” a compiere veri e propri “crimini contro l’umanità” giustifica pienamente l’applicazione ad Israele di quel concet]to di “Stato criminale” che Jaspers aveva conoiato pensato di poterlo applicare alloo stato nazista o forse a quello fascista, che però avevano un senso della legalità e del diritto ben superiore a quello di Israele]a portarlo via con la violenza. Io so che Michael, sulla cinquantina, ha problemi alle ossa delle gambe, per cui ero molto preoccupato non si facesse male.[Delle ossa del povero Michael figuriamoci quanto poteva fotteglierne ai poliziotti israeliani, magari venuti dalla Russia o discendenti degli ebrei russi massacratori di contadini: da dieci a quindici milioni inghiottiti nel nulla, dice Solgenitz. Ben più dei mitici «sei milioni». Le tradizioni si mantengono. Per capire ciò che i soldati israeliani fanno abitualmente ai palestinesi bisogna fare un’escursione storica nella Russia bolscevica. Sul tema l’industria holliwoodiana, tutta o quasi in mano ebraica, nem si guarda dal produrre fiction sul modello dell’«Olocausto». Ma caspita se vi sarebbe la materia!]Nel momento in cui i poliziotti provavano ad afferrarlo, mi sono interposto fra lui e loro, richiedendo a gran voce il mio diritto di contattare il consolato italiano. La risposta di un poliziotto è stato una ginocchiata ai testicoli. Hanno cercato allora, ammanettandomi un polso, di trascinarmi via dalla stanza ed io con tutte le mie forze, in maniera non violenta, ho cercato di impedirglielo, aggrappandomi agli angoli del muro, ai piedi del letto.
Hanno cominciato a colpirmi duramente, con calci e pugni, soprattutto sulla schiena. Una volta riusciti a trascinarmi nel corridoio, la violenza da parte dei poliziotti è aumentata (Michael mi dirà in seguito che erano sette a «occuparsi» di me). Nonostante il mio fisico atletico sono cardiopatico, (seguo una terapia che prevede l'assunzione di 2 pillole al giorno).
Schiacciato a terra e malmenato da diversi poliziotti, ho iniziato ad avere problemi di respirazione, gridavo di lasciarmi, ma loro non demordevano. Quando infine ho avvertito una fitta al cuore, la mia preoccupazione si è fatta panico. Sono riuscito ad allungarmi e ad afferrare un vetro dal pavimento, una cornice di un quadro che nel frattempo cadendo era andata in frantumi. Essendo una persona non violenta, piuttosto che muovere violenza verso qualcuno sono disposto a infliggermela a me stesso. Allora ho iniziato a tagliarmi, prima il viso, poi un braccio, infine la mano, pensando che la vista del sangue placasse la ferocia dei mie aguzzini. E così infatti, dopo alcuni minuti, i poliziotti hanno mollato la presa, mi hanno permesso di prendere la mia medicina per il cuore e un’ambulanza mi ha condotto in ospedale, dove accertamenti concluderanno poi che la fitta non è il cuore ma uno strappo al muscolo pettorale dovuto ai maltrattamenti subiti.
Mi hanno ricucito anche alcuni tagli sulla mano, ma in maniera rozza, senza disinfettare le ferite, tanto che il giorno dopo si sarebbero infettati. Ma quando ho mostrato la mano ai poliziotti dall'oblò della mia cella, questi mi hanno risposto che loro non erano dottori, che mi arrangiassi. Coi denti sono stato costretto allora a rimuovere da solo i punti di sutura. Per tutto il tempo prima, durante, e dopo l'«incidente» ho continuamente richiesto di esercitare il mio diritto a contattare il mio avvocato e il consolato italiano, inutilmente. «Adesso non è possibile», la risposta ai miei continui appelli.
Di ritorno dall'ospedale, a cui sono stato condotto incatenato braccia e gambe a una barella manco fossi un pericoloso criminale, un poliziotto mi ha detto che potevo telefonare al mio console, sì ma una volta arrivato in Italia! I medicinali per curare la mia cardiopatia mi sono stati requisiti dalla polizia e mai più restituiti. Per due giorni ho subito privazioni di cibo, e nella mia cella è stato spento il riscaldamento. Non ho potuto né lavarmi né cambiarmi i vestiti incrostati di sangue. Sino a quando il console italiano, avvertito dal mio avvocato a suo volta avvisato da uno dei miei compagni reclusi che hanno assistito alla scena, non è arrivato al centro di detenzione a ristabilire i miei diritti. Sono grato per tutto l'operato del console Andrea de Felip a mio favore, nel difendere i diritti di un cittadino italiano non incriminato per nulla.
Durante un interrogatorio nel quale insistentemente mi si chiedeva, il perché avessi preso le difese di una persona che non è un mio amico, che conosco solo da pochi giorni, la mia risposta è stata più volte per «umanità», per «senso di umanità». Insistevano a non capire.[Infatti, di “umanità” non ne hanno e non ne hanno mai avuta. Di conseguenza non possono sapere cosa sia l’«umanità». Resta un problema aperto, ancora da indagare in questo blog, se questa ignoranza sia propria del solo sionismo o appartenga intrinsecamente all’ebraismo in quanto ideologia religiosa di tipo razzista – ad esempio lo sterminio del Cananei, cui venne anche sottratta la terra per “promessa divina” – ovvero sia un retaggio dell’epoca bolscevica trapiantato in Palestina, dove vi fu e vi è una prevalenza di immigrazione russa, fin dai tempi del bolscevismo. En passant, si ricorda l’interpretazione noltiana del nazismo come reazione al bolscevismo, al cui interno la componente ebraica è cosa nota, anche se non molto divulgata.]Sono seguiti giorni difficili di isolamento sino a martedì 27, quando ci siamo presentati dinanzi alla corte israeliana.[Cosa da ridere. Si mantiene però la farsa democratica sopra accennata. La propaganda ripete spesso: Israele l’unica democrazia del Medio Oriente. Ma quale democrazia e cosa è una democrazia? Magari proprio perché esiste una “corte israeliana” si avalla la favola di una parvenza di diritto in un sistema essenzialmente criminale nel senso di Jasper, già detto. Personalmente, eviterei di comparire davanti ad una corte israeliana e preferirei affidarmi al sistema dell’ordalia: è più sicuro e affidabile. Le corti avallano cià che polizia ed esercito fanno. Quindi passano alla stampa e ai media.]Ma la sentenza era già scritta, storia vecchia. Ho avuto sentore di tutto questo il giorno prima, quando nella mia cella, ho ricevuto la visita, sgradita visita, di un uomo in borghese che con fare arrogante ha iniziato a tempestarmi di domande. Alla mia richiesta di identificazione, l'uomo dopo qualche tentennamento si è definito un membro dei servizi (intelligence).[Ecco l’intelligece di cui si parla sopra nell’infame commento: magari è la stessa persona che ha redatto il commento. Non essendo mai firmati siffatti commenti redazionali li si possono tutti formalmente attribuire ad Angelo Pezzana, direttore e titolare dell’infame baracca, ma anche a chiunque altro. Ritornando al tema dell’«italinità», si noti come la testa, formalmente “italiana” di IC, stia tutta dalla parte dell’intelligence israeliana, la cui parola vale di più di fronte alla argomentata denuncia di un italiana, vittima di maltrattamenti e torture. Magari, non gli avranno applicato le scosse elettriche ai testicoli, ma una ginocchiata ai testicoli l’hanno pur data. Può certamente darsi che per “tortura” si intenda un grado ancora più raffinato di ospitalità israeliana. Ma a noi bastano le cose descritte e denunciate già nel dicembre 2005 da Arrigoni per poter parlare di “tortura”. Per noi che non siamo così esigenti e raffinati come i «Corretti Diffamatori» basta anche una minima coercizione morale, una minima coercizione fisica perché tortura vi sia. Ancora non esiste un codice della tortura ammessa, sancito da accordi internazionali. Si è spinto su questa strada l’ebreo americano Dershowitz (vedi)]E ha concluso il suo interrogatorio chiedendomi se realmente mi illudevo che l’indomani il giudice avrebbe potuto emettere una sentenza a nostro favore.
Le motivazioni con cui il giudice ci ha rifiutato un visto per entrare in Israele, rasentano il ridicolo. Dalla sentenza del giudice infatti si desume che dall’Italia siano giunte informazioni a riguardo di un mio coinvolgimento attivo in una rete internazionale radicale vicino agli anarchici.[Qui arriviamo al “quanto pare” del «Corretto Commento», cui cui sopra. Chi avrebbe mandato queste informazioni? La polizia italiana? O gli stessi Corretti Delatori? O le comunità ebraiche italiane? Se queste informazioni «dall’Italia» vi sono effettivamente state sarebbe di estrema e capitale importanza sapere chi le abbia date e a quale titolo. Se poi il giudice israeliano ha mentito, abbiamo così una conferma di quel che dicevano della giustizia israeliana, la cui migliore prestazione in assoluto resta forse il trattamento inflitto a Mordechai Vanunu, colpevole di aver rivelato il segreto dell’atomica israeliana. Contro ogni diritto Vanunu fu rapito in Roma e portata in Israele, dove giudici come quelli che si sono occupati di Arrigoni hanno trattato anche il loro stesso concittadini Vanunu. L’ingenuità che ognuno di noi può avere non è però né un crimini né una dabbenagine, ma una forma di umanità, di quel restare umani che sia Arrigoni sia Rachael] Corrie, uccisa dagli israeliani nel 2003, ancora possiedono. E ciò non torna loro a disonore].Premesso che abbracciare un'ideologia anarchica, non mi risulta essere di per sé un crimine, non ho mai avuto a che fare nella mia vita con movimenti anarchici.
Vivo un vita tranquilla, sono una persona piuttosto solitaria che trascorre le ore libere dal lavoro con gli amici, o accompagnandomi a un buon libro. Non svolgo alcuna attività politica qui in Italia, se si esclude la gestione di un blog in cui cerco di riflettere sui temi della cronaca quotidiana. (http://guerrillaradio.iobloggo.com/) Una volta all'anno parto per partecipare a progetti umanitari fuori dall’Italia in cui presto il mio lavoro volontario. Sono stato in Europa dell’Est e in Africa, a costruire orfanotrofi, ostelli per senza tetto, ristrutturare ambulatori, centri comunitari. In Palestina aderisco ai progetti dell’International Solidarity Movement (Ism),[Ed è forse questo il punto. Sono da poco informato su questo movimento che però esite dal 2001 e di cui si parla nel filmato documentario su Rachael Corrie, dove viene intervistato lo stesso fondatore dell’ISM, il quale spiega cosa è il movimento è: un movimento non violento di assistenza e sostegno alle vittima, ad esempio a tutti quei palestinesi cui è stata distrutta la casa per ottenere uno spazio vuoto per 800 metri dirempetto al Muro. Quella terra, come giò il Muro, del tutto illegale, è stata sottratta all’abitazione all’agricoltura dei palestinesi. Rachael , pure lei dell’ISM, è stata uccisa perché totalmente inerme aveva contrato due Bulldozer di 65 tonnellate ciascuno ed un carro armato che quel giorno, come il giorno prima e il giorno dopo, demolivano le case dei palestinesi e distruggevano i loro campi agricoli. Per questo è morta Rachael Corrie. Per questo hanno impriogionato, torturato, umiliato, offeso l’italiano Vittorio Arrigoni, e con lui ogni altro italiano che porti con dignità e senso politico il nome di italiano: non possiamo dimenticarlo e ci sentiamo personalemnete coinvolti. A Frattini ho gridato dal pubblico il nome Arrigoni per esprimere tutto questo: l’Italia è con Arrigoni, non con Frattini ed i “suoi” (non “miei”) amici israeliani.]perché li ritengo al momento i migliori per lo stato di urgenza dovuta all’occupazione israeliana, ma mi sento libero anche in futuro di partecipare ad altri progetti con altre organizzazioni.
Tutto ciò mi fa pensare alla vera utilità svolta dai servizi di intelligence nei vari paesi, a quella mano oscura di così arguti da non riuscire a sventare clamorosi attentati, tutti intenti a redigere dossier palesemente inventati per donare una parvenza di giustificazione che dia il via a questa o quella guerra. Gli stessi servizi, che dall’Italia hanno passato informazioni totalmente false a Israele riguardo alla mia persona.[A meno che Arrigoni non abbia speciali informazioni, io dubito che a passare al giudice israeliano i dati che lo riguardano possano essere stati i servizi italiani, magari il SISDE. Per una serie di ragioni e restando comunque sempre gravi e gravissime tutte le ipotesi possibili e immaginabili. Intanto, i dati sono erronei e falsi. Anche per rispetto alla professionalista degli agenti italiani si dovrebbe per lo meno aspettarsi che i dati forniti fossero veritieri. Solo chi aveva motivi per osteggiare Arrigoni poteva confezionare dati falsi. Che degli agenti dei servizi italiani confezionismo dati falsi ai danni di un cittadino italiano, da servire ad un giudice israeliano, è certamente possibile ma mostruoso. È contrario ad ogni logica giuridica e politica che dei servizi italian di intelligence rispondano ad un giudice israeliano. Al massimo possono farlo, tramite il relativo ministero, ad un giudice italiano che li interpelli per una specifica indagine e sempre che non venga opposto il segreto di stato. Mi sembra molto più verosimile, se davvero esiste un’informativa dall’Italia, che questa venga o dalla comunità ebraica o da agenti segreti israeliani che operano in Italia, ma per raccogliere quel genere di informazioni non è necessario che i servizi segreti israeliani dispongano di agenti nascoti in Italia. Se come penso e temo le informazioni vengono da ambienti lobbistici italiani si pone allora il tutta la sua drammaticità la questione della doppia fedeltà e della doppia cittadinanza delle comunità ebraiche italiano. Un italiano non può ammettere o accettare che si manchi di solidarietà verso un italiano come Arrigoni, che non ha commesso nessun crimine, venga trattato in Israele nel modo in cui è stato trattato nel 2005, nel 2008, nel 2009. Il ministro Frattini che fa? Acchiappa farfalle? Vuol davver farci credere che lui rappresenta l’Italia ed italiani, ad una sola cittadinanza e fedeltà, come Arrigoni? Non dovremmo sacrificare Arrigoni ad uno Shalit che non ci riguarda e non ci appartiene in nessun modo? Arrigoni in quanto italiano ci onora. Uno Shalit – al quale Alemanno ha dato la cittadinanza onoraria – ci offende ed umilia.]Il giudice ha anche sentenziato che in passato io e i miei compagni avremmo partecipato a manifestazioni violente nella West Bank. Anche questo è falso; alle uniche manifestazioni in Palestina contro il muro dell’apartheid a cui ho assistito, la mia presenza era in loco solo come osservatore di diritti umani, e in questi casi ho dovuto denunciare che le violenze giungevano dai soldati israeliani armati, piuttosto che da civili palestinesi disarmati.
Nonostante l'esito negativo della sentenza emessa dalla corte, continueremo a percorrere ogni via legale e lecita per cercare di spezzare questa catena di apartheid, questa continua illecita e illegale discriminazione promossa da Israele verso attivisti pacifisti e operatori umanitari. Israele deve capire che la presenza di internazionali in Palestina, che lavorano per la pace, non è una minaccia, ma appunto un incentivo al processo di pace fra palestinesi e israeliani. Che da una conferenza internazionale sulla non violenza Israele ha tutto da guadagnare, allorché la resistenza palestinese decidesse di adottare strategie ghandiane. Non è isolando la Palestina che Israele costruisce la sua sicurezza. Israele deve capire che la presenza di cittadini italiani, inglesi, spagnoli o americani in Palestina funge da deterrente alle continue violazioni dei diritti umani da parte dell'esercito israeliano, e da ciò ne trae beneficio Israele stesso, perché violenza genera sempre violenza, e una Palestina libera dall’occupazione militare sarebbe la migliore garanzia di sicurezza per i cittadini isrealiani.
Mentre alcuni media, rappresentano una visione del conflitto in cui Sharon e il suo governo avrebbero bruscamente virato per una politica di pace, noi che in Palestina ci mettiamo costantemente piede, sappiamo che il muro dell’apartheid continua a essere costruito, che la terra palestinese viene continuamente confiscata, che alle colonie evacuate da Gaza è corrisposta una maggiore espansione coloniale nella West Bank, che l’occupazione militare è causa di miseria e morte a tutte le ore nella vita di ogni palestinese. La criminalizzazione della pace deve essere impedita. Per questo non abdichiamo, continueremo a cercare di varcare i confini israeliani con il nostro messaggio pacifista, e in questi giorni altri volontari si stanno muovendo, pronti a partire, ben consci che i giorni di prigionia a cui siamo esposti non sono nulla in confronto alle atroci sofferenze che i detenuti palestinesi subiscono nelle carceri israeliane illegali sparse su territorio palestinese.
Dopo questi giorni per me così probanti, raccolgo ciò che di positivo se ne è tratto. Perché se sia qui in Italia, che in Australia, che in Inghilterra, questo problema è stato risollevato, se qualche coscienza è stata risvegliata, se l'ingiusta giustizia israeliana si è trovata imbarazzata nel dichiarare colpevoli dei pacifisti innocenti, il nostro «sacrificio» non è stato per niente vano. Soprattutto, se uomini politici, senatori e parlamentari attualmente all’opposizione, si sono interessati al mio caso, ciò è di buon auspicio per possibile nuove azioni qualora ci sia un passaggio di potere al governo. Perché ciò che mi ha più sconsolato, più delle umiliazioni e delle intimidazioni nel mio periodo di detenzione, è stata proprio l'immobilità dell’attuale governo nei confronti di un suo cittadino ingiustamente incarcerato. Dovessi trovarmi in futuro in una situazione simile, voglio sperare di poter essere assistito da un governo meno interessato a interessi strategico-militari e più coinvolto nella lotta per il rispetto dei diritti umani.
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3. La cattiva stampa sbugiardata da Arrigoni. – Che la “stampa” è i “media”, largamente controllati dalla Lobby, siano una parte stessa della guerra e non qualcosa di neutrale, al servizio dei lettori, che desiderano solo conoscere i fatti, per poter autonomante valutare e giudicare, che si tratta ormai di una grossolana bugia, è cosa ormai assodata presso un qualsiasi lettore appena un poco criticamente provveduto. Resta difficile da valutare la percentuale degli “ingenui” in buona fede. Ed è su questo zoccolo duro che i media foraggiati dai governi e dai magnati hanno forse ancora qualche margine di affidamento. Si può stimare però che questi margini siano sempre più erosi dall’armatura leggera di internet, che per molti è diventata la fonte normale di informazione. Non per nulla si sta cercando di imbavagliare anche internet, un internet che si vuole censurare all’interno, ma si cerca di potenziare per quello che riguarda l’Iran. Infatti, l’informazione internet che aggredisce l’Iran è in larga parte diretta e manipolata dalla CIA: i soliti due pesi due misure. Contro Cina, Iran, ecc. una internet libera e non regolata al fine di destabilizzare per questa via i governi. All’interno invece una internet quanto più possibile censurata e controllata per non essere sbugiardati. Oppure come nel caso della testata sionista IC una internet amica del giaguaro. Il caso da segnalare è qui quello delle ambulanze, sulle quale i soliti soldatini israeliani – ai quali concediamo pure la cittadinanza onoraria italiana – si divertono a sparare, come pure si divertono a sparare sulle riserve d’acqua delle loro vittime: per puro divertimento. La scena di un film (Schinder List) dove in un campo di concentramento si vede sparare per divertimento su esseri umani in un lager nazista, è appunto la scena di una fiction. Invece gli spari per divertimento dei soldatini israeliani sono tragica realtà testimoniati dalle loro stesse confessioni, non ottenute sotto tortura o a pagamento. A prescindere da chi stia o possa nascondersi in un’ambulanza, o in una scuola, o in un ospedale, o in altri luoghi simile, l’ordinario senso di umanità e civiltà vorrebbe che contro questi simboli non si sparasse mai. Invece i soldatini israeliani sparano e come se sparano, ridendoci pure. Poi raccontano che dentro le ambulanza c’erano biechi “terroristi”, nome che giustifica ogni cosa: la sicurezza di israele, il suo diritto all’esistenza, all’autodifesa, prevale su ogni cosa, animata e inanimata: pereat mundus! Ma ecco un racconto di Vittorio Arrigoni dall’interno delle ambulanze:
Vittorio Arrigoni
Cronaca dall’interno di un’ambulanza
Cronaca dall’interno di un’ambulanza
Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, ha molto da insegnare alle nuove leve del giornalismo col suo articolo del 21 gennaio, pure troppo. Io che non ho mandanti se non una morbosa ricerca della verità, e non sono un giornalista professionista, per la casacca che ho indossato durante tutto il massacro, non con la scritta press bensì l’emblema della Mezza luna rossa, dico a Cremonesi che le bugie hanno le gambe corte. Anche io posso benissimo trovare persone disposte a dirmi che è stato Hamas e non l’esercito israeliano a sterminare più di mille palestinesi, e vi assicuro che ve ne sono, specie fra coloro che mangiavano nel piatto ricco dei corrotti di Fatah. Sta a un serio ricercatore distinguere una fonte attendibile da un attentato all’informazione. Nessuna ambulanza durante queste 3 settimane è stata utilizzata dai miliziani di Hamas e ai loro alleati della Jihad islamica. Ne sono assolutamente certo, perché sulle ambulanze c’eravamo io e i miei compagni dell’Ism. Su quella ambulanze abbiamo rischiato la pelle, e un nostro amico paramedico, Arafa, ci è rimasto. 14 paramedici sono stati uccisi. I soldati israeliani sparavano alle ambulanze certi di quello che facevano, ovvero uccidere civili. Non abbiamo mai concesso a un solo membro dell’almukawama, la resistenza palestinese, di salire a bordo di uno dei nostri mezzi. Quelli che ci provavano erano spintonati giù, anche quando (è accaduto) il guerrigliero era il marito di una donna che portavamo di corsa in clinica a partorire. All’ospedale Al Quds sono tutti di Fatah, lo sanno pure i muri (le pareti infatti sono tappezzate di Arafat, neanche una icona di Ahmed Yassin), così come allo Shifa. Al Awada di Jabilia invece parteggiano quasi tutti per il Fronte Popolare. E’ un’impresa trovare personale medico pro-Hamas in tutta la Striscia, tanto che quando Fatah chiamò allo sciopero generale, incrociò le braccia l’80% dei dottori. Se la resistenza avesse utilizzato gli ospedali come postazioni per combattere, i medici li avrebbero fatti evacuare rifiutandosi di curare i feriti. Un atteggiamento come quello descritto da Cremonesi equivarrebbe a un suicidio politico per Hamas, e Hamas non vuole suicidarsi, è un movimento ben radicato che vuole ampliare i suoi consensi. Scudi umani? A Tal el Hawa durante il massacro io c’ero, e nella zona abita il mio migliore amico, Abu Nader. Suo padre e i suoi amici sì sono stati usati come scudi umani: ma non da Hamas, bensì dai soldati israeliani che andavano casa per casa a caccia di combattenti.Mi sembra, e me ne occuperò in altro post, che a questo riguarda l’ineffabile Alan Dershowitz, alanamente calato in Italia per «processare i nemici di Israele» faccia riferimento, nella registrazione, di un giornalista del Corriere della Sera che sarebbe stato attendibile a differenza di altri. Potrebbe trattarsi della stessa persona.[Si rinvia qui al filmato documentario di Fulvio Grimaldi dove si vedono le foto di siffatti scudi umani, che io ancora non sono riuscito a trovare il rete. In una si vede un palestinese bendato e in ginocchia davanti a un israeliano, in un cantone, dove l’israliano spara avendo come scudo umano il palestinese bendato, legato, inginocchiato. Ormai, capita di rilevare sistematicamente come gli israeliano facciano proprio loro quello che imputano agli altri? L’Iran vorrebbe cancellare dalla carta geografica Israele? Ebbene Israele ha cnacellato dalla carta geografica la Palestina ed in particolare ha raso al suolo oltre 400 villaggi, letteramente cancellandone il nome arabao dalla carta geografica e sostituendolo con altro nome ebraico. Vedi Pappe: La pulizia etnica della palestina. Stesso discurso per gli “scudi umani”. Stesso discorso per il “terrorismo”. Stesso discorso per il “genocidioe” e l’«Olocausto»: il vero grande, continuo Olocausto è quello dei palestinesi, ossia gli antichi cananei, che ogni giorno vengono immolati sull’altare di Jahvè, con plauso controllo e bendedizione dei rabbini. Per la bibliografia sui moderni cananei si vada al recente libro di Blanrue.]E’ possibile che il conto delle vittime diminuisca di qualche decina di unità, o che invece aumenti. Nel raccogliere i dati per le mie corrispondenze da questo inferno non aspettavo certo l’imboccata di Hamas, come non accetterei l’imboccata di un giornale che imponga di scrivere contro il movimento radicale islamista per porre in secondo piano il massacro. Le mie fonti erano quelle utilizzate da giornalisti palestinesi e attivisti per i diritti umani locali: fonti ospedaliere indipendenti. Se poi i morti saranno anche cento in meno, non derubricherò il massacro come meno efferato. Al momento è l’esercito israeliano a smentire Cremonesi: un suo portavoce ha dichiarato al Jerusalem Post che le vittime palestinesi dell’offensiva «Piombo Fuso» su Gaza sono circa 1.300. E poi: 5 giornalisti palestinesi sono stati uccisi durante i bombardamenti, diversi i feriti. Distrutta la sede della tv Al Aqsa, e più volte attaccato il palazzo al centro di Gaza City che ospita Reuters Cnn e Al Jazeera. Si dice che la verità è la prima a morire durante una guerra. Qualcuno in via Solferino profana il suo cadavere. Restiamo umani.
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