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Il libro non è proprio fresco di stampa, ma è qui fra le mie mani nella edizione BUR dell’aprile 2004, arricchita con un saggio inedito scritto per questa nuova edizione. Il libro è stato già da me letto, quindi trasformato in pdf con OCR e assunto come base di studio e ricerche testuali. Mi accingo ora ad una sua rilettura, anche per prenderne le difese nel “Processo” che Alan Dershowitz ha iniziato ad intentargli in un recente libro della Eurilink, che noi “demoliamo” a parte. Il libro di Finkelstein, che io sappia, non è stato minimanente confutato nella sua tesi di fondo ben enunciata dal titolo. Finkelstein è stato soltanto volgarmente diffamato, insultato ed insolentito in ogni modo, ostracizzato e perseguitato come non avevano fatto i fascisti quando votarono le leggi razziali del 1938, ma ostracizzato e perseguitato ad opera di ebrei o dichiarantesi tali. Il problemi qui delicato, che possiamo solo accennare, è la distinzione fra ebreo, sionista e lobbista, per il cui approfondimento dobbiamo rinviare ad altro libro da noi qui recensito. A Rabkin, che in 284 pagine spiega l’opposizione al sionismo da parte di componenti ebraiche che proprio nel sionismo vedono la più grande minaccia mai esistita per l’ebraismo.
Va detto subito che il libro di Finkelstein non è un libro “revisionista” o “negazionista”. Finkelstein non è uno storico che abbia fatto specifiche ricerche di archivio, studiate fonti, analizzato gran parte di quella letteratura che egli stesso, tolto Hilberg e qualche altro, considera paccottiglia da supermercato. Finkelstein si limita a dire e documentare come sull’«Olocausto» ci abbiano fatto un vero e proprio affare, ci abbiano campato e lucrato in molti. È da aggiungere che lo sfruttamento non va inteso in senso puramentre economico, ma in senso principalemente politico. Le leggi memorialistiche, le iperprotezioni delle minoranze ebraiche si trasformano in regime di privilegio a discapito del fondamentale principio di eguaglianza che dovrebbe ad esempio assicurare a tutti i cittadini eguale libertà di pensiero e di espressione. Ed invece troviamo da una parte crescenti e più articolate verità di stato, che avvantaggiano una parte, e dall’altra una sempre più pesante criminalizzazione di cittadini la cui unica colpa è di essere critici o non convinti delle verità di stato. Il caso del povero vescovo Williamson, sul quale si è riversata un’operazione “piombo fuso” di carattere mediatico, lungamente preparata, è un vistoso esempio. Si tratta non di Ivan il Terribile, ma di un pio uomo di chiesa, dedito alla preghiera e alla carità.
Il libro di Finkelstein è destinato a rimanere un classico. Non possiamo sapere quanto durerà la cappa della censura e della diffamazione sistematica. Sappiamo però che finché saremo liberi di pensare con la nostra testa il nostro giudizio in ordine ai fatti storici è abbastanza chiaro. Altrettanto ferma è la nostra condanna morale e politica per chi ha fatto strage delle più elementari libertà dei cittadini, proprio da politici e governi che del nome della libertà e della democrazia hanno fatto il loro vessillo.
(segue)
Va detto subito che il libro di Finkelstein non è un libro “revisionista” o “negazionista”. Finkelstein non è uno storico che abbia fatto specifiche ricerche di archivio, studiate fonti, analizzato gran parte di quella letteratura che egli stesso, tolto Hilberg e qualche altro, considera paccottiglia da supermercato. Finkelstein si limita a dire e documentare come sull’«Olocausto» ci abbiano fatto un vero e proprio affare, ci abbiano campato e lucrato in molti. È da aggiungere che lo sfruttamento non va inteso in senso puramentre economico, ma in senso principalemente politico. Le leggi memorialistiche, le iperprotezioni delle minoranze ebraiche si trasformano in regime di privilegio a discapito del fondamentale principio di eguaglianza che dovrebbe ad esempio assicurare a tutti i cittadini eguale libertà di pensiero e di espressione. Ed invece troviamo da una parte crescenti e più articolate verità di stato, che avvantaggiano una parte, e dall’altra una sempre più pesante criminalizzazione di cittadini la cui unica colpa è di essere critici o non convinti delle verità di stato. Il caso del povero vescovo Williamson, sul quale si è riversata un’operazione “piombo fuso” di carattere mediatico, lungamente preparata, è un vistoso esempio. Si tratta non di Ivan il Terribile, ma di un pio uomo di chiesa, dedito alla preghiera e alla carità.
Il libro di Finkelstein è destinato a rimanere un classico. Non possiamo sapere quanto durerà la cappa della censura e della diffamazione sistematica. Sappiamo però che finché saremo liberi di pensare con la nostra testa il nostro giudizio in ordine ai fatti storici è abbastanza chiaro. Altrettanto ferma è la nostra condanna morale e politica per chi ha fatto strage delle più elementari libertà dei cittadini, proprio da politici e governi che del nome della libertà e della democrazia hanno fatto il loro vessillo.
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