venerdì 4 marzo 2011

Corrispondenza da una Lettrice: 7. La giornata di oggi proclamata “Giorno della Collera”. In aggiunta: L’Impero e le politiche della Disinformazione.

Homepage - N° 7
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Benché già stanco da una giornata di lavoro, non voglio indugiare nel pubblicare la corrispondenza della nostra Lettrice alla quale ho dato il nome di Egeria, costruendo una Homepage dove vengono raccolte tutte le sue corrispondenze. Le notizie vengono superata edi ora in ora e non avrebbe senso indugiare nel pubblicare subito quel che domani potrebbe essere già vecchio. Egeria ha piena autonomia ed io ormai ne leggo i testi in corso di editing, pur avendo licenza di intervento sugli stessi. Ho anche avvertito che altre Lettrici o Lettori possono sempre intervenire su una ricostruzione degli eventi in fieri che andiamo facendo a prescindere e contro i media. Stato riflettendo su un testo da sviluppare partendo dall’immagine del “baciomano”, di Berluscono a Geddafi. Mi dicevo ed avrei voluto replicare in qualche talk show, osservando che chi verrà dopo Berlusconi bacerà ben altro che le mani a chi soppianterà Geddafi. Dalla nostra classe politica tutta intera abbiamo poco da sperare ed io mi chiedo se saremo in grado di trarre le logiche conseguenze di quanto osserviamo nel nord Africa. Anche noi dovremmo scendere sulle piazze, non per fare delle passeggiate o dei girotondi infantili, ma per liberarci di questa classe politica che ci opprime e dissangua. Saremo capaci di farlo? Questa è la domanda più interessante che possa farsi.

AC

Oggi “Giorno di Collera”

L’Impero e Le Politiche della Disinformazione

Anche per oggi, 4 marzo, come è stato per ogni venerdì dall’inizio delle rivolte arabe, sono previste manifestazioni massicce in ognuno dei paesi arabi in cui le masse hanno manifestato nelle ultime settimane: Algeria, Tunisia, Egitto, Giordania, Oman, Yemen, Bahrein, Arabia Saudita, Iraq, e Libia. In modo esplicito e ostentato, le manifestazioni sono state denominate dai popoli arabi collettivamente “Giorno di Collera”.

In Egitto e Tunisia le manifestazioni della scorsa settimana erano finite in brutale repressione da parte delle forze dell’ordine. I regimi militari dei due paesi evidentemente non avevano fatto i conti con la determinazione dei cittadini a disfarsi del Vecchio Ordine, che era uscito dalla porta e rientrato dalla finestra. I regimi avevano tentato un rimpasto che garantisse la continuazione del potere militare, ma sia in Tunisia che in Egitto, alla fine, i rispettivi neo-eletti capi di governo si sono dovuti dimettere negli ultimi giorni. Ma non è finita. Come dice un commentatore di PressTV: solo pochi passi sono stati intrapresi delle tante miglia ancora da percorrere.

In merito all’Iraq, poco e niente viene riportato dai media sulle massicce manifestazioni in corso da qualche tempo nelle principali città. Tutti vogliono ignorare l’Iraq. Ma non Press TV che ogni giorno mostra le sommosse nelle città della nazione che ha subìto l’invasione più feroce dalla fine della guerra in Viet Nam. Una guerra, quella contro l’Iraq, voluta dal regime sionista israeliano e condotta dall’Impero pro-sionista al completo, compresi Australia e Canada. E a proposito del Canada, che il grande pubblico vede come uno degli stati occidentali più liberali, vale la pena menzionare che da qualche tempo è diventato uno dei maggiori sostenitori del regime sionista, con politiche fortemente ostili all’Islam e in particolare ai palestinesi.

Termino la breve parentesi sull’Iraq aggiungendo che finora la rivolta ha già provocato almeno 20 morti come risultato di scontri con le forze dell’ordine. Alle manifestazioni aveva partecipato anche l’uomo che era diventato famoso per avere lanciato le scarpe contro l’ex presidente Bush. Anche questa volta, durante una manifestazione, è stato arrestato.

Di tutte le insurrezioni arabe in atto, quella che attualmente desta più preoccupazione è ovviamente la rivolta della Libia, ormai già nel mirino delle navi dell’Impero appostate nei pressi delle coste. Le ho viste l’altra mattina, al risveglio, passare il Canale di Suez, in diretta su PressTV. Risveglio nell’incubo: passavano esibendo tutto l’orrore che sanno suscitare, queste macchine da guerra dall’aspetto terribile. Lo spettacolo era spettrale.

Desta preoccupazione, la Libia, perché è ormai chiaro che è stata orchestrata ad arte una campagna mediatica che giustificasse agli occhi del mondo un intervento militare esterno. Si teme una ripetizione dell’Iraq.

Veniamo a sapere per mezzo degli esperti che collaborano con PressTV che l’Impero ha sfruttato (oppure causato) il black-out mediatico durato alcuni giorni in Libia per spargere informazioni fraudolente. Emerge questo fatto: per mancanza di filmati e reportages dalla Libia da parte di giornalisti accreditati, tutti i canali di news internazionali, e in particolare quelli che da sempre seguono le vicende del Medio oriente, hanno attinto da informazioni che venivano trasmesse dalla BBC International, dalla BBC Araba e da Al Jazeera Internazionale. Essendo Al Jazeera un canale con sede principale in un paese arabo, il Qatar, e con agenzie di rappresentanza sparse in giro per la regione, nessuno si meravigliava che il canale potesse avere accesso a informazioni anche in Libia. In più, i media si fidavano dei filmati “amatoriali” che venivano inviati ai servizi di “I-Report” a disposizione degli spettatori sui siti internet per le segnalazioni di notizie – filmati che poi si sono rivelati ingannevoli.

In un mio post precedente, nel quale spiegavo che PressTV è di fatto l’unico canale di news internazionale attendibile, aggiungevo anche il seguente: “Anche Al Jazeera English è interessante, ma non sempre: fa delle distinzioni in merito alle verità da raccontare, evidenziando forti pregiudizi nei confronti di alcuni paesi islamici, come l’Iran, ma anche il Libano. I giornalisti sono gli stessi che un tempo vedevo sulla BBC International (soprannominata nella blogosfera anglo-sassone “Bush & Blair Corporation”). Al Jazeera English si discosta in questo senso dall’emittente ammiraglia, Al Jazeera Araba, molto più vicina alle strade arabe.”

Un articolo del 1° marzo, scritto da un collaboratore di Press Tv, Stephen Lendman, autore anti-sionista e conduttore radio di Chicago, inizia con queste parole: “I media americani, la BBC e Al Jazeera stanno disseminando informazioni false o comunque non verificate riguardo alla Libia.”

Stephen Lendman ne era stato informato da un collega, Mahdi Darius Nazemroaya, esperto in questioni mediorientali, che in un articolo intitolato “Washington sta promuovendo una guerra civile per giustificare un intervento militare USA-NATO?” scriveva il seguente nella colonna intitolata “Le Politiche di Al Jazeera”: “Il governo libico ha oscurato Internet e linee telefoniche ed è in atto una guerra dell’informazione. Nonostante sia un’emittente molto professionale, è importante mettere sull’avviso che Al Jazeera non è un attore neutrale. E’ subordinata all’Emiro del Qatar e al suo governo, che è un’autocrazia. Nel fare una selezione sulle notizie da trasmettere e su come trasmetterle, i reportages di Al Jazeera sono di parte. … Le notizie in merito a presunti aerei che avrebbero sparato sui manifestanti di Tripoli e altre città sono sospette e non verificate. Non si sono visti filmati sugli attacchi aerei, mentre venivano mostrati filmati riguardo alle manifestazioni e altri eventi che succedevano in Libia.”

Continua l’articolo: “Anche i media dell’Arabia Saudita sono di parte nel narrare le vicende della Libia. Asharq Al-Awsat è una testata saudita allineata con gli interessi americani nella regione. Il redattore capo sta scrivendo editoriali in cui glorifica la Lega Araba per la decisione di sospendere la Libia, in ragione degli attacchi contro i manifestanti. Viene da chiedersi: Perché la Lega Araba non ha sospeso anche gli altri paesi che hanno usato violenza sui manifestanti come Egitto, Tunisia, Bahrein, Yemen? Sia dall’interno che dall’esterno del Mondo Arabo, i media mainstream stanno manipolando le condizioni per l’intervento militare in Libia. …

“ … I governi di USA, GBR, Francia, Germania, Italia sapevano bene che Gheddafi fosse un tiranno, ma questo non ha impedito ai paesi di fare affari lucrativi. Quanto ai media, nel mostrare le violenze dovrebbero anche sottolineare che le armi sono fornite da USA ed Europa, sollevando domande come: vendere armi fa parte della loro campagna per promuovere la democrazia?”

Ma la conferma diretta e concreta della campagna mediatica in atto per preparare le condizioni per un’invasione (a iniziare dalla Libia) arriva dall’emittente RT, il primo canale Russo che trasmette news in lingua inglese 24H/24.

“RT” Riporta quanto segue in un servizio del 1° marzo: “L’Intelligenza Militare Russa dichiara false le notizie sugli attacchi aerei contro i cittadini della Libia. … Hanno monitorato la regione araba dallo spazio e le immagini raccontano una storia totalmente diversa. Secondo la BBC e Al Jazeera, il 22 febbraio il governo libico avrebbe inflitto attacchi aerei su Bengasi e Tripoli. Ma l’esercito russo afferma che sta monitorando da vicino gli eventi arabi via satellite fin dall’inizio delle rivolte, e i presunti attacchi aerei non sono mai avvenuti. Stanno inoltre monitorando anche gli impianti di produzione del petrolio.”

Stephen Lendman, di cui parlavo in alto, è anche uno degli esperti che ho sentito in questi giorni avanzare l’ipotesi che l’Impero stia tentando di sostituire i despoti a capo dei regimi arabi, ormai vecchi, difficili da gestire, e spesso oggetto di lotte di successione interne perché prossimi a dovere consegnare le redini del governo agli eredi che costituiscono un’incognita. E l’obiettivo dell’Impero, secondo gli analisti politici, è di sostituirli con personaggi di loro fiducia individuati negli anni. Gheddafi, poi, a capo del paese africano con la produzione di petrolio più importante, rappresenta comunque una spina nel fianco perché imprevedibile.

Scrive S. Lendman: “Gheddafi è, indiscutibilmente, un despota odiato e temuto dal popolo. Sicuramente è in atto una rivolta da parte dei cittadini, ma tutto fa presumere, che la rivolta sia stata anche manipolata dall’esterno.” Che tra l’altro è una supposizione che gli esperti avanzano anche in merito a tutte la altre rivolte in atto. Mi sono riproposta di fare presto un riepilogo delle ipotesi e analisi in tal senso da parte degli esperti che leggo e vedo su PressTV. Tutti professionisti di primo piano, anti-sionisti e fortemente critici nei confronti dell’Impero occidentale. In genere PressTV mette poi online nel sito la trascrizione dei singoli interventi di analisi.

Intanto fervono le attività dietro le quinte del mondo diplomatico. Ogni nuova notizia sembra smentire, o comunque mettere in discussione, la precedente. L’invasione della Libia da parte della Nato sembrava già decretata, ma arrivano, inaspettate, dichiarazioni del contrario. Il segretario generale della Nato, Rasmussen, ha rilasciato oggi una dichiarazione secondo cui un intervento immediato – e comunque un’invasione militare – non sembra al momento “opportuna”.

Infatti i paesi membri della Nato non sono tutti allineati tra loro in merito ad un intervento militare. La Turchia, da tempo ormai apertamente schierata con il fronte arabo e in aperto conflitto con Israele in merito all’occupazione illegale della Palestina, si è anche di recente alleata con l’Iran e alcuni leader sud-americani per formare un nuovo asse contrapposto a quello apertamente pro-sionista occidentale. La Turchia, appunto membro della Nato, dichiara di opporsi all’intervento militare in Libia.

Anche il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, ha dichiarato oggi che la Germania si oppone ad azioni militari nei confronti della Libia e non prenderà parte ad una eventuale invasione da parte della Nato. (Non pensavo che i paesi membri della Nato avessero la scelta di non partecipare).

Visto questo stato di cose, dal Pentagono arriva la dichiarazione che bisogna comunque attendere le decisioni dell’Onu. Viene da commentare: e da quando in qua gli americani si sono regolati secondo le indicazioni dell’Onu, in particolare dopo l’11 settembre del 2001? Per non parlare del fatto che comunque è l’America ad avere sempre l’ultima parola nell’Onu.

Intanto, con l’ipocrisia che caratterizza le istituzioni internazionali, oggi il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno-Ocampo ha indetto una conferenza stampa, dichiarando di avere formalmente rinviato Gheddafi a giudizio. Perché, mi chiedo, proprio quel dittatore e non anche gli altri, come Mubarak, ad esempio? E perché vengono sempre deferiti alla Corte Internazionale i dittatori caduti in disgrazia agli occhi dell’occidente, mentre i capi di governo occidentali che li hanno sostenuti quei dittatori (africani o slavi o sud-americani) fanno sempre la parte dei giudici e giustizieri? E come mai, ad esempio, i capi sionisti che due anni fa hanno bombardato gli abitanti di Gaza, sotto assedio totale e senza possibilità di fuga, non sono mai stati incriminati? Inutile continuare, la lista delle ipocrisie è troppo lunga.

Ma in quanto a Mubarak, è di oggi la notizia che ha trovato asilo presso il suo collega tiranno dell’Arabia Saudita. Quindi ora sono in tre, presso quella corte degli orrori: il re saudita Abdullah, l’ex presidente della Tunisia, Ben Ali, e ora Mubarak. Chissà chi altro si aggiungerà alla compagnia man mano che la rivolta si fa più accesa e collettiva.

Non hanno alcun problema, le potenze occidentali, a dare appoggio ai despoti, finché fanno comodo. Nei salotti politici dei canali di news americani a diffusione mondiale (CNN, MSNBC, FOX News, ecc.), ci si chiede in questi giorni “come mai l’occidente abbia tollerato questi Mostri al potere per tanti anni, anzi decenni”. Se quelli sono Mostri, come definire i Mostri che li hanno creati e appoggiati, e cioè i nostri paesi, le nostre società occidentali? Che dire di noi, che distogliamo lo sguardo e trattiamo con disprezzo i cittadini oppressi in quei paesi quando vengono a chiedere asilo nelle nostre belle società libere occidentali, che si godono i frutti dello sfruttamento delle risorse di quei paesi – risorse naturali e umane.

Stephen Lendman, un autore che leggo da anni, perché da anni mette pubblicamente il dito nella piaga palestinese, termina l’articolo menzionato in alto, con queste parole: “Per decenni Gheddafi ha negato al popolo libico le libertà democratiche. Ma l’occupazione Imperiale sarebbe anche peggio: ha creato condizioni da incubo per gli Iracheni, gli Afgani, e altri che hanno conosciuto il dominio stile USA, che fa sembrare i tiranni di casa benevoli a confronto.

Le sue parole mi fanno ricordare il lamento disperato di una donna nei primi mesi dell’invasione americana dell’Iraq, quando Saddam era fuggito e non si sapeva dove fosse. Vedendo le telecamere dei giornalisti, la donna era scoppiata in pianto dicendo: “Prima avevamo Saddam che ci opprimeva e ora che gli americani ci hanno invaso, quel vigliacco è fuggito senza neanche combattere e ci ha lasciato nelle mani del nemico.”

Mentre sto terminando questo scritto, sono già tutti in piazza, i nostri fratelli arabi, e sono in tanti. Li vedo dalla mia “finestra sul medio oriente”. E speriamo che oggi non ci siano violenze.

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