mercoledì 2 marzo 2011

Corrispondenza da una Lettrice: 6. Chissà se la Libia subirà il trattamento riservato agli Stati Africano che hanno la colpa di possedere l’Oro Nero?

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Superato il mezzo del cammin di nostra vita non possiamo più permetterci il lusso di farci menare il naso da quei media che ci presentano gli Usa preoccupati per qualche migliaio di morti libici dopo averne fatti oltre un milione con il loro intervento “umanitario” in Iraq. E non possiamo sareper quanti ne hanno fatti e ne stanno facendo in Afghanistan e in Pakistan. Impossibile avere una statistica completa da Hiroshima e Nagasaki. Senza parlare del “destino”, ormai digerito degli indiani d’America, e di quello di egual natura che si sta infliggendo ai palestinesi, con la fattiva complicità o committenza di Israele, un vero è proprio “Stato criminale”, secondo la concettualizzazione che ne aveva fatto Karl Jaspers, pensando al nazismo, ma non vedendo il sionismo: tipica cecità filosofica! Una grande partita si sta giocando sotto i nostri occhi. I popoli sono sempre stati ingannati e gabbati. Io non riesco a persuadermi che internet sia davvero il grande strumento tecnologico, rivoluzionario, capace di mobilitare le piazze in tutta la loro spontaneità. Sono portato a credere che i governi siano in grado di manipolare e orientare anche queste nuove tecnologie. Occorre perciò molta cautela nel raccogliere le informazioni, nell’interpretarle, nel divulgarle, mettendole in rete con il nostro piccolo valore aggiunto. Non dovremo avere nessuna remora nel correggere le nostre opinioni, se ci accorgiamo di essere stati ingannati ed indotti in errore o di esserci noi stessi ingannati nel valutare ciò che succede e che pur fra tanta apprensione contiene anche tanta speranza. E, dulcis in fundo, è giunto forse il momento per un grande dibattito sulla effettiva consistenza istituzionale di quella che viene indicata come la più grande e la più antica democrazia del mondo, gli USA, un vero paradiso dei diritti, ma dove vengono fuori le più grandi diseguaglianze sociali, dove i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre pi\ poveri, ma soprattutto dove il processo decisionale non ha nulla da invidiare alle “dittature” asiatiche da sempre sul banco degli accusati. Gli stessi “diritti umani”, a ben vedere, sono più un grimaldello per scassare la casa dell’avversario che non un complesso di principi e diritti che si riconoscano ai propri concittadini: tanto più si parla di “diritti umani” quanto più li si violano o si ha animo di farlo, appena “liberati” i popoli che si intendono soccorrere e liberare da una tirannia inefficace da sostituire con altra più efficiente e subdola.

Post Scriptum: Mi è appena giunta altra lettera da altro Lettore, che ha osservazioni critiche sulla “Corrispondenza” della Lettrice, una corrispondenza che resta preziosa e che è un resoconto di ciò che si dice sui canali televisivi esteri, che dedicano all’informazione un tempo maggiore delle nostre tv, impegnati in balletti e futilissime notizie. Sono certo di interpretare il desiderio della Lettrice/Corrispondente, dando la oppurtunità ad altri Lettori di intervenire criticamente sul merito delle notizie qui date. Per pubblicare i Commenti è necessario registrarsi. A questa forma di moderazione ho deciso di ricorrere per arginare il fenomeno dei Troll, spesso direttamente al soldo di Israele, che di recente ha destinato nuovi ingenti stanziamenti destinati a questo scopo, cioè a finanziare l’intrusione di loro agenti nella rete. Interesse di tutti noi è la difficile ricerca della “verità”, non il suo nascondimento o la sua manipolazione. E sappiamo quanto questa ricerca sia difficile.
AC

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CHISSÁ SE LA LIBIA

subirà lo stesso trattamento riservato agli Stati Africani
che hanno la colpa di possedere l’Oro Nero?


Molti gli avvenimenti oggi nelle strade del mondo arabo in rivolta. Alcuni suscitano speranza, altri invece fanno presagire un futuro di forti incertezze e violenze per le popolazioni.

Le speranze sono riposte nella chiamata a raccolta messa online dai giovani dell’Arabia Saudita, che hanno annunciato sul social network “Facebook” una mega-manifestazione indetta per il 13 Marzo e hanno pubblicato un documento molto articolato in cui illustrano una serie di modifiche che intendono apportare alla società saudita, tra cui l’abolizione delle misure di oppressione delle donne: una prova ulteriore che non sono i popoli a sostenere quelle ideologie oscurantiste come il wahabismo, che vengono falsamente confuse con la filosofia islamica, di cui si servono le classi dirigenti arabe per mantenere i popoli in soggezione e sottomissione, e vengono sfruttate dai neo-con/sionisti per screditare l’Islam agli occhi del mondo.

La cattiva notizia di oggi riguarda il Bahrein. Le manifestazioni continuano ininterrotte. Ma si viene a sapere che ieri l’Arabia Saudita ha inviato nel Bahrein 30 carri armati che stanno per arrivare nella capitale Manama.

Ma la notizia principale di oggi riguarda la conferenza stampa indetta al Pentagono. Sono sotto gli occhi del mondo intero le operazioni di avvicinamento militare USA-GBR-FRANCIA attualmente in atto nei confronti della Libia, e la stampa vuole informazioni.

Messi sotto pressione dall’opinione pubblica, in questo momento, mentre scrivo, 1° Marzo ore 20:45, il ministro alla Difesa americano e il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Mike Mullen, stanno tenendo un briefing nella sala stampa del Pentagono per fare conoscere al mondo il destino della Libia.

Basta guardare la cartina qui accanto per vedere dove sono posizionate al momento le navi americane (USS = US-Ship) provenienti dalla flotta statunitense di stanza nel Golfo Persico, due delle quali, dice Mullen, stanno per raggiungere la Libia, con alcune migliaia di soldati americani a bordo che “dovranno appoggiare i ribelli nella lotta contro Gheddafi e il suo esercito di mercenari”. Quale espediente migliore di questo, per convincere gli americani e il mondo della presunta buona fede della santa america nel suo ruolo di benevolo soccorritore degli oppressi? La USS Enterprise mostrata nella cartina sotto al Canale di Suez, è una portaerei finora di stanza al largo della Somalia. La cartina mostra le posizioni delle navi di oggi, 1° marzo.

Come sempre in queste situazioni scottanti, le risposte di Robert Gates e Mike Mullen sono state laconiche ed evasive: “niente è ancora deciso definitivamente, bisogna attendere le decisioni dell’ONU (come se contassero davvero). E ovviamente la solita frase di rito “All options are on the table” – vengono vagliate tutte le opzioni.

L’unico commento dal tono deciso è la risposta ad un giornalista che chiedeva quale sarebbe stata la risposta americana nei confronti delle altre rivolte in atto nel mondo arabo. “E’ chiaro che le risposte saranno individuali, vanno differenziate di caso in caso. Ad esempio ai nostri stretti alleati sovrani di Giordania e Arbia Saudita dobbiamo garantire il nostro pieno appoggio, in tutti i sensi, di qualunque tipo”.

Perché mai avranno nominato proprio quei due paesi – dittature come tutte le altre nella regione? Perché sono pedine chiave per mantenere il potere dell’Impero. Come facevo notare nel mio ultimo “post”, se cadono Giordania ed Egitto, cade Israele; se cadono Arabia Saudita e Bahrein, l’America perde il controllo sull’intera area del Golfo Persico, compreso l’Iraq.

La Giordania, come spiegavo, in altro post di qualche giorno fa, è in realtà territorio palestinese, sottratto alla Palestina dopo la Prima Guerra Mondiale quando Gran Bretagna e Francia hanno riorganizzato l’intera regione a proprio uso e consumo, suddividendo e consegnando i territori a quei leader arabi che avevano appoggiato l’Occidente nella lotta contro l’Impero ottomano. La popolazione giordana, di cui il 60% è ancora oggi imparentata direttamente con i palestinesi al di là del fiume Giordano, spingono per la caduta di Israele e la riunificazione con i fratelli palestinesi.

Lo avevano temuto tutti, gli esperti che intervengono su PressTV, che prima o poi l’Impero avrebbe colpito ancora in Medio Oriente o nel Nord Africa. Alcuni, come Ralph Shoenman, Stephen Lendman, Wayne Madsen e.a. lo hanno detto forte e chiaro fin dal momento in cui la rivolta si è propagate dalla Tunisia verso l’Egitto.

Non ho fatto in tempo a scrivere queste poche righe, che ecco arriva la diretta del collegamento con le Nazioni Unite. Sono in atto le votazioni per sospendere la Libia dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. E quindi ora ai coraggiosi cittadini libici viene anche sottratto il diritto di appellarsi al Consiglio per i Diritti Umani. Oltre al danno anche la beffa. A cosa dovrebbe servire? Personalmente ho una mia opinione a riguardo, ma credo che ognuno sia in grado di trarre le proprie conclusioni.

L’Onu, si sa, è un’istituzione impotente: uno stato di cose, questo, che si riflette nelle sue irrilevanti azioni. Nell’Onu contano solo gli Stati Uniti. Neanche i suoi alleati occidentali con diritto di Veto contano. Lo abbiamo potuto constatare per l’ennesima volta proprio la settimana scorsa, quando il Consiglio di Sicurezza era chiamato ad approvare l’ennesima Risoluzione nei confronti di Israele, questa volta per dichiarare illegali le continue espansioni di Israele nel territorio palestinese, ormai quasi interamente occupato, come mostra la grafica: Colore Bianco = Israele, Colore Verde = Palestina.

Tutti i paesi con diritto di Veto avevano votato a favore della Risoluzione, oppure si erano astenuti, compresa incredibilmente la Germania. Solo gli Stati Uniti hanno espresso un chiaro NO alla sanzione contro Israele! Il primo ministro di israele, Netanyahu, aveva in seguito telefonato alla cancelliere tedesca Merkel per esprimere le sue rimostranze, ma la Merkel ha risposto a tono. Non che la Risoluzione avrebbe fatto alcuna differenza: Israele non ha MAI rispettato alcuna Risoluzione e ha sistematicamente e impunemente agito in contravvenzione a tutte le Leggi Internazionali, compresa la Convenzione di Ginevra.

Anche questa volta il Pentagono – la Difesa americana – agirà secondo quello che l’apparato militare ritiene essere nell’interesse degli Stati Uniti, o meglio nell’interesse della Lobby americana pro-Israele e dell’industria militare bellica, come ha fatto nel caso dell’Iraq, quando l’America ignorò con pieno disprezzo le decisioni dell’Onu, e si inventò il “diritto alla guerra preventiva” per invadere Iraq e Afghanistan illegalmente.

La Libia è importante per la quantità e qualità del petrolio. E’ un petrolio “pulito”, che richiede poco intervento di raffineria. E la produzione è la più copiosa dell’intero continente africano.

Si teme che la Libia possa fare una fine analoga a quella di altri paesi africani con risorse di petrolio importanti – o comunque con altre materie prime altrettanto importanti.

Un caso eclatante è quello del Sudan, a sud di Libia ed Egitto, che ha due zone distinte ricche di petrolio. Una è la regione nord-occidentale, e cioè il Darfur. Suona familiare, il Darfur, ma il grande pubblico non è informato sulle vere cause del conflitto in quella regione devastata, e pensa che sia in atto una guerra civile. Ma non è così. Si tratta di una guerra di aggressione dei sionisti per il controllo del petrolio, che poi si traduce, come sempre, in conflitto tribale di stampo ideologico-religioso (cristiano-giudaici contro musulmani), con situazioni di sopravvivenza disperate e centinaia di migliaia di morti.

Anche il Sud del Sudan è ricco di petrolio, e i sionisti sono riusciti a prenderne il controllo, operando conversioni di massa al cristianesimo, con predicatori che convincono il popolo a credere che la Palestina sia la Terra Promessa dal dio cristiano-giudaico agli ebrei.

Risultato: nel gennaio di quest’anno il Sudan del Sud, in prevalenza di fede cristiano-giudaica (mentre il resto del Sudan è ancora di fede musulmana), si è reso indipendente dal resto del Sudan per mezzo di referendum ed è ora sotto il controllo diretto dell’Impero israelo-americano.

Non voglio dilungarmi nel raccontare il ruolo fortemente mediatico che ha avuto l’ignaro (oppure no?) George Clooney nell’intera faccenda, affinché tutto si svolgesse con il consenso della comunità internazionale.

L’impero ha inoltre l’obiettivo di cacciare i cinesi che fanno affari con il Sudan ricco di petrolio in modo pacifico e regolare. I cinesi sono molto amati dai paesi africani con cui hanno accordi commerciali per l’estrazione o la compravendita di materie prime. In cambio dell’accesso al petrolio, i cinesi costruiscono strade, scuole e altre infrastrutture; scavano pozzi di acqua e creano know-how tecnico per la popolazione locale. E soprattutto sono equi e leali nelle transazioni.

Da anni, migliaia di Sudanesi in fuga dal conflitto cristiano-giudaici vs. musulmani si sono riversati in Egitto e molti sono poi passati in Israele, ma Israele non li vuole più i Sudanesi, perché sono diventati scomodi in quanto molti tra loro si rivelano essere musulmani e simpatizzanti dei Palestinesi. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito a massacri di interi convogli sudanesi da parte dei sionisti mentre erano in fuga verso l'Egitto.

E' sempre la stessa storia: quando le maggiori potenze nel mondo vogliono appropriarsi delle risorse di altre regioni, mettono in moto la terribile macchina propagandistica per scatenare l'arma letale del razzismo religioso - come è successo nei Balcani, ormai ridotti in staterelli tutti controllati e sfruttati dai miliardari delle multinazionali USA-ISR-GBR, e come succede nelle regioni islamiche, in cui i musulmani sunniti (tradizionalisti) e i musulmani sciiti (progressisti) hanno convissuto pacificamente fino a quando sono arrivati gli occidentali per appropriarsi del petrolio e di altre risorse importanti.

Questi misfatti non vengono raccontati nei media occidentali. Come non viene raccontato che molti egiziani e sudanesi disperati vendono i reni ai sionisti per pochi soldi. Sono 2 i motivi per cui Israele compra organi per trapianto (o li estrae illegalmente dai palestinesi, come sappiamo da tanti casi che hanno riempito le cronache in tempi recenti). La religione giudaica non permette l’espianto di organi dal corpo del morituro. Quindi gli organi devono provenire da persone non di fede giudaica. L’enorme quantità di reni umani che i sionisti reperiscono in giro per il mondo, specie in paesi economicamente depressi come Ukraina, Romania, e stati dei Balcani, spesso estratti da persone che vengono rapite in strada e mai pagate, servono per il mercato illecito degli organi da trapianto, che funziona per mezzo di una vera e propria “borsa degli organi” che procura profitti astronomici.

Un altro caso è quello della Nigeria. Sappiamo che la regione del Delta del fiume Niger, appunto in Nigeria, è ricca di petrolio e, per questo motivo, teatro di conflitto cosiddetto tribale. In realtà sono sempre i sionisti e i loro complici occidentali che hanno le mani sporche su tutte le aree africane ricche di materie prime. Proprio il mese scorso un mio amico che per diversi mesi all’anno lavora all’interno di una squadra che opera nell’area del Delta, mi informava di questo. Era preoccupato per il fatto che gli operai nigeriani che lavorano sotto la sua supervisione sembravano essere in costante difficoltà finanziaria, nonostante percepissero uno stipendio regolare e di buon livello. Il mio amico non sa niente del sionismo, ma mi diceva che molti dei suoi dipendenti regalavano due terzi dello stipendio ai predicatori cristiani che convincono la popolazione praticamente analfabeta a comprarsi il diritto al regno dei cieli supportando la causa di Israele, la terra designata per la discesa finale di Gesù prima del giudizio universale.

L’infinito numero di stragi in Nigeria di cui si sente regolarmente parlare nei media consiste nello scontro tra musulmani e convertiti cristiani. L’area del Delta è abitata in prevalenza da convertiti cristiano-giudaici. Il resto della Nigeria, nella parte più a Nord, è in prevalenza di fede musulmana.

Durante la trasmissione settimanale “Comment”, condotta da George Galloway negli studi di PressTV a Londra, il famoso fondatore dell’organizzazione di aiuti umanitari per Gaza “Viva Palestina” parla in diretta con gli spettatori che chiamano da tutto il mondo. Quando si parla di Gaza e Palestina, spesso arrivano telefonate da parte di nigeriani furiosi perché “i palestinesi devono capire che la Palestina appartiene di diritto agli ebrei e se ne devono andare dalla terra santa”. Arrivano poi altre telefonate di nigeriani musulmani che si scusano “per l’ignoranza” dei loro connazionali “evidentemente manipolati dai sionisti”.

Il Sudan, la Nigeria e molti altri paesi Africani potrebbero vivere in pace e prosperare. Ma l’Impero non lo permette. Chissà se anche la Libia subirà il trattamento riservato agli Stati Africani che hanno la colpa di possedere l'Oro Nero.

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