martedì 10 giugno 2008

Filosofi: 11. Gianni Vattimo bersaglio prediletto

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Gli attacchi contro Gianni Vattimo si sono intensificati in coincidenza con la campagna di boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, dove si era voluto “onorare” Israele per il 60° anniversario di non si sa bene cosa. O meglio lo si sa, ma è la valutazione stessa dell’evento che riveste senso diverso a seconda delle parti. Per i palestinesi si tratta della Nakba, per gli israeliani è l’evento mitico della fondazione dello stato, addirittura a conclusione di una “guerra di indipendenza”. Naturalmente gli autoctoni, gli indigeni, non hanno storia, allo stesso modo in cui non ne hanno avuto gli amerindi. Ma da allora sono passati dei secoli ed oggi vi è chi preferisce ricordare il 60° della Nakba più che il 60° di Israele. Vattimo è fra questi. L’archivio di «Informazione Corretta» è ricco di pagine su Vattimo. Li passeremo rapidamente in rassegna uno per uno. Vedremo dove sta di casa l’intolleranza e l’«odio» verso il diversamente pensante e senziente.

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Sommario: 1. Flagranza di ipocrisia. – 2. Il dominio della volgarità. – 3. Vattimo e il ’68. – 4. ”Guai a chi si mette contro gli ebrei”! – 5.

1. Flagranza di ipocrisia. – In questo link, non recente, tratto sempre dall’archivio di «Informazione Corretta» Gianni Vattimo è attaccato insieme a molti altri intellettuali non allineati. È da notare che la manifestazione a piazza Navona sul Tibet è stato organizzato dalle stesse persone che pochi mesi più tardi hanno inscenato la manifestazione antiraniana in piazza del Campidoglio alla vigilia della visità di Bush, ancora in Roma mentre scrivo. Scopo del suo viaggio è ottenere l’avallo anche italiano per una guerra funesta e disastrosa contro l’Iran, quasi che la guerra condotta contro l’Iraq non ci avesse insegnato nulla. Non vi è proprio da sperare che Politi, Pacifici ed i radicali abbiano mai ad organizzare una protesta di piazza per denunciare la violazione dei diritti umani dei palestinesi, benché queste violazioni siano state accertare da istituzioni terze e neutrale. E che dire della delegazione italiana “Gaza Vive” (duemila firmatari) alla quale è stato negato l’accesso in Gaza, chiesto solo per verificare l’emergenz umanitaria, non certo per portare armi alla legittima resistenza di un popolo aggredito? L’ipocrisia è qui evidente per chiunque abbia occhi per vedere ed un cervello per capire.

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2. Il dominio della volgarità. – Se si legge il testo dell’articolo prima e solo dopo il “corretto commento” si nota un netto contrasto fra l’«informazione che informa» e la volgarità del commento che disinforma. Il livore e la diffamazione come ambito professionale è ciò che propriamente caratterizza i «Corretti Informatori». Ne registriamo comunque il documento su cui vi è poco da dire che già non sia stato detto in altre parti del nostro implacabile monitoraggio.

3. Vattimo e il ’68. – Ormai Gianni Vattimo è nel mirino della Lobby. Ogni occasione è buona per attaccarlo e svillaneggiarlo. Ogni sua frase è caricata di significato fino a distorcerlo, trasformandolo nel senso contrario. È questa la famosa battuta sull’allineamento dei media – e il “Giornale” di Nirenstein e Giordano entra in primis nella serie – tale da fargli pensare ad una verosimiglianza del programma sionista enunciato nel Protocolli, dove al primo posto veniva indicato il possesso ed il controllo del sistema dell’informazione. Apriti cielo! Perfino Massimo Cacciari ci si è cacciato dentro. Ora viene la diffamazione sistematica del ’68, che ha significato anche scuola pubblica e di massa. L’ottundimento immesso dai media nelle masse vuole far credere agli italiani che se vengono tolti soldi a scuola e università, per darli ad Alitalia, Vaticano, Pacifici, ecc., questo sia un bene per loro. Vattimo ha detto che sarebbe bene tornasse il '68. Ma al Giornale di Nirenstein e Giordano la cosa non va. Eccone in successione il trafiletto della Redazione de il “Giornale” seguito da un mio commento in 1000 caratteri che ho inviato al Giornale. Non so e non controllerò se verrà pubblicato. La regola generale di tutto il sistema mediatico è di pubblicare solo ciò che aggrada e va nel senso voluto.
il “Giornale

Lascia l’università con un rimpianto: non poter andare in piazza a menar le mani. Perché Gianni Vattimo (nella foto), il filosofo più debole d’Italia, ora che va in pensione può solo sognare un nuovo ’68, come ha detto ieri agli studenti, «un grande sogno che adesso possiamo riprendere». È un peccato, per Vattimo, «che il ’68 non sia continuato». Altri 40 anni di contestazioni avrebbero fatto bene al Paese. Ma che volete farci, Vattimo non è un «non violento assoluto» (ha spiegato lui), ma un «non violento prudente». Cioè quando serve, mena pure. Contro il governo, per esempio, la sua tattica non è proprio gandhiana: «Io sarei per la presa del Palazzo d’inverno. Armi in pugno».

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Mio Commento inviato

Il '68 non merita di essere diffamato, come mi pare si stia facendo, anche da parte del Giornale diretto da Giordano. Cosa vi dispiace del 68? Vi era tanto voglia di giustizia e democrazia. Almeno io che ne sono stato partecipe così lo ricordo e così mi ci sono rapportato. C’è stata purtroppo l’involuzione terroristica che non aveva sbocchi fin dall’inizio e che comunque non era il ’68. Dopo è venuta l’epoca d’oro dei ladri. E quelli ci sono ancora e ne avete tanti, ma proprio tanti. Ho assistito al salvataggio in difesa della “italianità” dell’Alitalia, sui cui aerei non sono mai salito. Il governo non ha esitato a metter mano al portafoglio dei contribuenti per salvarne l’italianità. Ad un’altra italianità, quella della scuola e dell’università, questo governo sembra rinunci volentieri, dando un altro duro colpo al sistema della scuola pubblica italiana, un prodotto appunto del '68. Gli sprechi? Ma certamente: eliminiamoli! Ma conserviamo ed accresciamo i fondi a scuola e università!
Si osservi che in contemporanea su «Informazione Corretta» per la penna di Luciano Tas si tenta una diffamazione di tutto un periodo storico, quello successivo al ’68, colpevole di non essere stato filosionista e filoisraeliano. L’episodio culminante di quegli anni fu la bara lasciata dai sindacati davanti alla sinagoga. Credo che volesse ricordare i morti palestinesi da cento anni a questa parte, tutti riconducibile alla riconquista coloniale della “Terra Promessa”, una bufala che uno storico ebreo, Shlomo Sand, ha rivelato esser tale proprio in un libro che esce ora in traduzione francese.

4. “Guai a chi si mette contro gli ebrei!” – La lettera di Vattimo ha un chiaro contenuto ironico, facile da riconoscere. Era lo stesso per la citazione di Vattimo a proposito del controllo ebraico della stampa, di cui si parlava già nei “Protocolli” (1906), ma ricordo che ancor prima ne parla Drumont. Il ragionamento era: se dobbiamo giudicare da come si comporta la stampa, ne dobbiamo concludere che qualche fondamento di verità c’era già allora. Naturalmente, basta uscite ironiche come queste per far scattare l’accusa rituale di antisemitismo. Non dobbiamo però aver paura. Vengo adesso da un dibattito con Jeff Halper, il quale conviene che la lotta contro il genocidio del palestinesi, già programmata fin dal 1948, la si puà combattere e vincere non in Israele, dove gli occupanti non andranno mai contro i loro interessi di occupanti, ma la si deve combattere nei paesi dove sono presenti comunità ebraiche che fanno opera di sostegno e progaganda al genocidio che si compie ogni giorno in Palestina. Dobbiamo dunque mobilitarci nelle nostre piazze, contestando le comunità ebraiche che sostengono Israele, autentico stato criminale.

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