mercoledì 11 giugno 2008

Oggi Bush in Roma: concertazioni di guerra.

Versione 1.1
Testo in progress

Collegando l’evento di oggi che vede l’Imperatore Bush in visita ad una sua marca di confine risultano ovvi i collegamenti con la manifestazione di pochi giorni addietro indetta dal «Riformista». Si era inteso precostituire era una posizione favorevole dell’Italia del governo Berlusconi ad un’aggressione militare all’Iran sul modello dell’Iran e dell’Afghanistan, i cui disastri politici, economici, militari ed umanitari sono davanti agli occhi di tutti. Chiaramente un Pacifici o chiunque altro non può dire che si era indetta una manifestazione per promuovere una guerra all’Iran. La buona retorica insegna che si è sempre a favore del popolo contro cui si fa la guerra e che sarà il primo a soffrire delle sue conseguenze, come sta ancora soffrendo il popolo iracheno dopo la sua liberazione, come stanno ancora soffrendo dopo 60 i palestinesi sul cui territorio è stata instaurata l’«unica» democrazia del Medio Oriente, in attesa che ne seguano presto delle altre, siano esse gradite o meno dagli autoctoni. L’ipocrisia consiste esattamente in ciò: nel portare con la guerra un preteso beneficio, volendo il quale i popoli in questione potrebbero conseguire con il semplice loro diritto all’autodeterminazione. È evidente come la minaccia costituita dall’Iran non sia la presunta atomica che oggi certamente non ha e che si teme possa avere in futuro, mentre un simile timore non si nutre verso Israele, che possiede già oltre 150 testate atomiche nel silenzio colpevole di Europa e Stati Uniti.

Una simile politica non ha altra spiegazione che la capacità lobbistica di Israele di condizionare la politica estera americana e dei suoi servili alleati. Levo alta la mia voce e la mia indignazione morale in segno di contrarietà ed opposizione a questa manovra con la quale si tenta contro la costituzione italiana di condurre in guerra il pacifico popolo italiano. Mi oppongo come cittadino italiano ad una sola identità e fedeltà, come iscritto al Popolo delle Libertà, come elettore di Berlusconi. Non mi sarebbe servito essere elettore di Veltroni per impedire la guerra contro l’Iran. Da destra a sinistra la cecità e l’asservimento in politica estera si distingue poco. Temo che non potrò essere alla manifestazione di popolo vero contro Bush questo pomeriggio per ragioni private, ma non mi stancherò di ricordare a Polito ed altri la loro manifestazione di piazza del Campidoglio nella malagurata ipotesi che centinaia e centinaia di migliaia di morti – come già in Iraq – siano la prevedibile e prevista conseguenza delle loro ipocrisie umanitarie, che non hanno nulla a che fare con i “diritti umani” del popolo iraniano.

Ho potuto partecipare alla manifestazione solo al suo inizio, quando i partecipanti si stavano concentrando in piazza della Repubblica. Chi mi accompagnava non si sentiva bene e siamo dovuti ritornare a casa, dove ho appreso dal tg che la città era blindata per l’arrivo di nostro imperatore Bush. Non sono di buon animo per le prospettive di politica estera e per il ruolo che il nostro governo va assumento. Credo che Frattini sia il peggiore ministro degli esteri che la repubblica abbia mai avuto. Tuttavia, è proprio in momenti come questi che occorre far sentire la propria voce, resistendo oltre il possibile. Mi piace qui citare una frase che prendo da Edgar Morin ma che è di André Chamson:
Resistere significa innanzitutto non arrendersi alla persecuzione,
né alla calunnia, né all’ingiuria…
Significa restare come si è fino alla sconfitta.
Penso però all’eroismo dei palestinesi e degli orientali, la cui resistenza è il presupposto necessario a noi europei per recuperare la dignità persa in oltre mezzo secolo di occupazione americana.

(segue)

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