sabato 7 giugno 2008

Il “purtroppo” di Marco Taradash rassegnista radicale e sedicente liberale dello Stato di diritto: sul mancato colpo di stato in Iran

È appena terminata la rassegna stampa di radio radicale, oggi tenuta da Marco Taradash, che era fra gli eroi della manifestazione indetta dal Riformista in piazza del Campidoglio, per un “Free Iran” (cliccando sulla foto si ottiene un ingrandimento ed appare Marco Taradash proprio sotto il cartello “free Iran), magari con l’aiutino di un colpo di stato. Ha dato notizia di un “colpo di stato” che sarebbe stato organizzato nel dicembre del 2001. Quale colpo di stato? Un colpo di stato in Iran al quale partecipò l’Italia con il SISMI. Le riunioni si tenevano in una casa di piazza di Spagna. Il colpo di Stato combinato da qualcuno che pensava o diceva di averne i mezzi e le necessarie coperture, ma fallì. La notizia si trova, abbastanza dettagliata, su Repubblica online, immessa in Google News da appena 38 minuti. Ne riporto integralmente il testo per metterla al riparo dall’eventuale cancellazione dall’archivio originario:
IL DOCUMENTO Il vertice segreto di Roma nel dicembre del 2001
Gli incontri in una casa a piazza di Spagna messa a disposizione dai nostri Servizi
Un golpe in cambio di gas e petrolio
così il Sismi lavorò al "piano Iran"
di CARLO BONINI

Un golpe in cambio di gas e petrolio
così il Sismi lavorò al "piano Iran"

Foto: Nicolò Pollari, ex capo del Sismi

ROMA - Con un rapporto di 52 pagine, che chiude un'indagine di quattro anni sulle attività dell'Intelligence americana che hanno preceduto l'invasione dell'Iraq, il "Select Committee on Intelligence", la commissione bicamerale di controllo del Parlamento americano sulle attività dei Servizi Usa, approfondisce e documenta con dettagli inediti e cruciali il solco aperto nel 2005 dalle inchieste di Repubblica sul coinvolgimento, che si scopre ora anche finanziario, del governo Berlusconi e del nostro Servizio militare, il Sismi, allora diretto dal generale Nicolò Pollari, in piani clandestini per il rovesciamento del regime iraniano. Ne illumina la contropartita. Petrolio e gas.
[papa Silvio, da me sempre votato, si era lasciato andare una volta in televisione dicendo che la nostra partecipazione in salmeria alla guerra contro l’Iraq ci aveva fruttato una maggiore vendita di bottiglie di vino negli Usa. Adesso scopro che il suo senso degli affari lo portava a risolvere la crisi energetica, favorendo un colpo di stato in Iran. Ed in questi giorni ha avuto perfino il pudore di non ricevere Ahmadinejad. Evidentemente si vergognava del colpo di stato non riuscito. La mia critica a papà Silvio è costruttiva: mi diverte troppo per votare un altro al suo posto. Dal libro di Ch. Johnson, “Le lacrime dell’impero, apprendo che la CIA non è un servizio di spionaggio, cioè finalizzato alla ricerca di informazioni, come nelle fiction siamo portati ad immaginare, ma un vero e proprio servizio per l'organizzaione e l’attuazione di colpi di stato ed operazioni sporche di ogni genere, destinate probabilmente a restarci sempre ignote. Quelle che conosciamo sono solo frutto del caso e probabilmente neppure le pià gravi. Io non mi stupirei se dietro l’11 settembre non ci fosse piuttosto la CIA. Non mi sembra azzardata la congettura che fra quei dicembra 2001 (= esportazione di diritti umani e democrazia in cambio di petrolio e gas) e la selva dei presenti in Campidoglio la sera del 3 giugno via una qualche connessione, per lo meno a livello di corrispondenza di amorosi sensi come il “purtroppo” dal sen sfuggito a Marca Taradash lascia liberi di pensare. ]
La scena è Roma. La data, i giorni che vanno dal 10 al 13 dicembre 2001. Funzionari americani del Dipartimento della Difesa, nell'inconsapevolezza della Cia e della rete diplomatica del Dipartimento di Stato, raggiungono l'Italia per una serie di incontri organizzati con uomini di Teheran dal cittadino americano Michael Ledeen e dall'esiliato iraniano Manucher Ghorbanifar. Ledeen, nella sua lunga ed equivoca frequentazione con l'Italia, è un noto agente di influenza.

Un maneggione che vende, compra e manipola intelligence. Di Ghorbanifar, scrive il "Select Committee":
"E' amico di vecchia data di Ledeen. Ha preso parte allo scandalo Iran-Contra nel 1986 e, già nel 1984, la Cia ha diramato una nota con cui lo definisce falsario e fonte inattendibile, avvertendo che "ogni ulteriore contatto con tale soggetto o con suo fratello Alì, dovranno essere segnalati ma non presi in alcuna considerazione". Al tempo dello scandalo Iran-Contra, Ledeen è stato consulente del National Security Council e ha svolto un ruolo nello scambio di armi". L'incontro ha la benedizione del governo Berlusconi e il supporto logistico del Sismi. Leggiamo.

IL MINISTRO MARTINO

"Secondo quanto lui stesso riferisce, Ledeen, ricevuto il via libera agli incontri dal Dipartimento della Difesa, ha preso contatto con un esponente del governo italiano, da lui descritto come un vecchio amico (si tratta dell'allora ministro della difesa Antonio Martino ndr.), informandolo del contesto dell'operazione. Ledeen aggiunge che il governo straniero (il governo italiano ndr.) predispone le necessarie misure per accogliere gli iraniani, mette a disposizione un luogo sicuro e fornisce un interprete a tempo pieno che segua gli incontri. Non è chiaro fino a che punto il vertice del Dipartimento della Difesa (Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz, Douglas Feith ndr.) sia all'epoca al corrente del coinvolgimento del governo straniero (il governo italiano ndr.). Rhode ritiene che lo sia. Franklin ricorda di averlo appreso a Roma, nel primo giorno di incontri. Un appunto del febbraio 2004, dell'ufficio del Segretario alla Difesa documenta tale consapevolezza, ma non la colloca nel tempo".

I PARTECIPANTI

"Gli incontri hanno luogo in un appartamento di Roma, in tre diverse sessioni. Dal 10 al 13 dicembre 2001. Sono presenti Larry Franklin, funzionario dell'ufficio dell'assistente del Segretario della Difesa, Harold Rhode, dell'ufficio "Net assessments", Michael Ledeen, Manucher Ghorbanifar, l'iraniano numero 1 omissis, un esiliato che vive in Marocco, l'iraniano numero 2 omissis, un ufficiale della Guardia rivoluzionaria e un non identificato civile del omissis (Sismi ndr.), che ha provveduto a mettere a disposizione la struttura e a fornire supporto logistico. (...) A sentire Ledeen, l'iraniano numero 1, omissis, è un ex guardiano della rivoluzione che, dopo essere stato accusato di tradimento e aver sofferto un anno di torture, è riuscito a fuggire dal Paese. Sempre secondo Ledeen, l'iraniano numero 2, omissis, è "un alto ufficiale dell'intelligence di Teheran". I tentativi del Select Committee di trovare conferma a queste informazioni attraverso la Cia sono stati complicati da diversi fattori. Il primo iraniano aveva un nome comune di cui esistono diversi spelling. Il secondo, era conosciuto come un "venditore ambulante di intelligence"".

L'AGENDA DEI COLLOQUI

Di che devono parlare gli uomini arrivati a Roma? Esiste un "issue" ufficiale, trattato durante le riunioni. Questo.
"Durante gli incontri di Roma, Rhode prende contemporaneamente appunti su un taccuino e sul suo pc portatile. Il Committee, presa visione degli appunti scritti, può concludere che gli argomenti trattati durante le riunioni sono stati i seguenti:
* Esistenza di squadre speciali di attacco iraniane contro obiettivi e personale americano in Afghanistan
* Relazioni tra Iran e Olp
* Esistenza di un sistema di tunnel sotterranei in Iran per lo stoccaggio di armi e l'esfiltrazione dei leader del regime
* La percezione dell'Iran della capacità di presa di Saddam sull'Iraq
* L'aumento del sentimento antiregime in Iran
* L'atteggiamento del regime verso gli Usa
* Le rivalità tra le diverse agenzie di intelligence iraniane".
"Notizie che servono a salvare vite americane", come dirà Rumsfeld, tempo dopo. Ma che Franklin, interrogato dal Committee, fatica a confermare: "Oggi non posso essere certo che quelle notizie siano state davvero utili".
Il generale Pollari, interpellato a suo tempo da Repubblica sul contenuto degli incontri, propone la stessa innocua versione. Minimizza: "Non sono nato ieri. Quando il ministro (Martino ndr.), mi dice di provvedere, mi incuriosii. E' il mio mestiere. Al meeting che si è tenuto in un appartamento coperto di piazza di Spagna, ho mandato un paio dei miei uomini. L'interprete dal Farsi era mio. Volevo sapere cosa bolliva in pentola. Cosa stavano preparando. Sì, c'erano carte dell'Iran sul tavolo...".
Pollari non dice il vero. Perché ecco cosa scopre il "Committee".

L'AGENDA SEGRETA

"Mentre sono a Roma, Franklin e Rhode vengono coinvolti in discussioni che vanno al di là della semplice acquisizione di informazioni dalle fonti iraniane. Franklin ricorda che Ghorbanifar ha in realtà in cima alla sua agenda un cambio di regime in Iran. Una sera, a Roma, durante un colloquio in un bar, Ghorbanifar gli espone il suo piano scrivendone su un tovagliolo di carta. Il piano prevede il collasso del traffico cittadino a Teheran, attraverso una serie di blocchi stradali dei nodi periferici di accesso alla città e altre azioni distruttive in grado di creare ansia nella popolazione. Per l'operazione, Ghorbanifar chiede 5 milioni di dollari e aggiunge che, se la cosa dovesse funzionare, altro denaro servirà successivamente. I ricordi di Franklin sono confermati da Rhode e da Ledeen". Il piano di Ghorbanifar è noto al Sismi e al governo Berlusconi. Che offrono piena disponibilità. Leggiamo ancora.

IL COINVOLGIMENTO DI ROMA

"A Washington, la richiesta di fondi da parte di Ghorbanifar e il coinvolgimento nel piano di rovesciamento del regime di Theran da parte del governo straniero (il governo italiano ndr.) non viene, né verrà mai compresa fino in fondo. Quando, all'inizio del 2002, il Dipartimento della Difesa comincia a ricevere richieste sul punto, vengono redatti una serie di testi riassuntivi degli incontri di Roma. Una sinossi preparata a metà febbraio 2002, sulla base degli input ricevuti da Franklin, documenta che Ledeen e Ghorbanifar hanno messo al corrente "del sostegno e del finanziamento del governo straniero (il governo italiano ndr.) attraverso omissis società multinazionali estere. Il rapporto prosegue indicando che i costi ammonterebbero a milioni di dollari per coprire le spese di "esfiltrazione e rientro di numerose fonti, acquisto di visti, e loro eventuale sistemazione all'estero". Una versione successiva di questo stesso rapporto, datata 12 febbraio 2002, fa riferimento a futuri contratti che "assicureranno vendite di petrolio e di gas nell'ipotesi di un cambio di regime". Un'ulteriore memo del luglio 2002, fa riferimento ad "accordi per affari multimilionari che il omissis del governo straniero (il Sismi ndr.) ha messo in piedi per due degli interlocutori iraniani".

25 MILIONI DI DOLLARI

Apparentemente, nessuno a Washington approfondisce fin dove il governo Berlusconi vuole essere o è già della partita iraniana. "Nonostante la descrizione cangiante del coinvolgimento straniero (italiano ndr.), non vi fu nessun tentativo del Dipartimento della Difesa o di altro soggetto o entità del governo americano di verificare le reali intenzioni del governo straniero (il governo italiano ndr.) nel suo rapportarsi con gli iraniani o con lo stesso Ghorbanifar". Ufficialmente "il piano di regime change di Ghorbanifar non ha seguiti". Ma, altrettanto ufficialmente, il trafficante iraniano, già nel febbraio 2002, dalla richiesta iniziale di 5 milioni di dollari è già arrivato a 25. "A sentire lui - si legge in una nota del Dipartimento della Difesa che annota la cifra - il mondo intero è della partita...".
(7 giugno 2008)
Il commento di Marco Taradash, il Liberal dei diritti umani, è un “purtroppo”, per intendere che il colpo di stato di cui si ha qui sommaria notizia non è riuscito. Sono questi gli uomini! A Taradash, da me una volta votato – che bella cosa la democrazia – ho manifestato la più grande disistima, dopo averne esaminato la condotta parlamentare, cosa per lo meno legittima ad un elettore. Mi sono astenuto dall’esprimergli ulteriormente i miei apprezzamenti di elettore gabbato perché la cosa non finisse per assumere rilievi penali. Questa è la democrazia: una presa per i fondelli. Ed ora ecco che l’uomo con il suo “purtroppo” conferma a pieno la sua natura, già da me intuita. Non aggiungo altro se non che subito dopo la rassegna stampa radicale ha fatto seguito un’intervista a Franco Frattini che ha dato notizia di un collegamento organico Italia-Israele di carattere strategico e volto a favorire l’ingresso di Israele, in quante sarebbe l’«unica» democrazia del Medio Oriente. Una democrazia – come ben sappiamo – fondata sulla “pulizia etnica” della Palestina, sulla Nakba, sull’aparthei. Mala tempora! Ed io che ho perfino votato questo governo. È probabile che Frattini voglia riprendere i piani di Martino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

lista di politici ebrei in italia:

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Italian_religious_minority_politicians#Jews

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_West_European_Jews