venerdì 30 ottobre 2015

Letture: 7. Benedetto SPINOZA, Trattato teologico-politico (1670), Ed. it. Einaudi 1980

Home | Prec. ↔ Succ.
Questa “lettura” andrebbe da me posta in un altro dei miei blog, dedicato specificamente alla Filosofia e ai classici filosofici, e quindi trattata con una metodologia diversa da quella riservata ai libri di “attualità” come in questa serie. La ragione per la quale viene inserita qui è per il frequente, anzi quotidiano “discorso sull’odio” con il quale si reprimono oppositori politici o dissidenti. I regimi al potere, magari i più “odiosi” ed ipocriti, hanno trasformato in un titolo di reato il semplice sentimento dell’«odio»: siamo alla barbarie giuridica. Il diritto, ed in ispecie il diritto penale, può e deve punire azioni antigiuridiche e lesive di diritti sostanziali altrui, come l’incolumità fisica o anche la sfera patrimoniale. L’omicidio, il furto, la violenza sessuale, i danneggiamenti, la truffa, ecc., sono cose generalmente punite in tutti i sistemi giuridici. È insensato invece pretendere di penetrare nella mente dei singoli e punirne i pensieri e i sentimenti, quali che essi siano. Ma è tipico della tirannide della nostra civilizzata Europa la pretesa di punire un insieme di fattispecie riconducibili all’«odio». Nella filosofia di Spinoza si trova una considerazione tutta filosofica della sfera dei sentimenti e della sfera dell’essere. In particolare Spinoza si occupa anche dell’«odio» e dice pure chi di questo “odio” ne ha fatto una vera e propria religione, un culto. Non voglio anticipare alcuni brani che mi sono già noti, ma voglio arrivarci per gradi in una lettura sequenziale.

Dalla Prefazione del Curatore trovo alcune indicazioni utili alle lettura che intendo porre in evidenza sequenziale. Giustamente osserva il curatore che sono “vari” i discorsi introduttivi “possibili” di un testo che è al tempo stesso di “critica biblica”, di “filosofia della religione” e di “filosofia politica”, secondo una partizione accademica che è propria dell’organizzazione universitaria del lavoro intellettuale, sempre più specialistico, ma che non era la preoccupazione di quegli autori che noi oggi chiamiamo Classici. È per noi interessante la conclusione che con «l’abbattimento del pregiudizio teologico» si sia giunti all’accertamento della «subordinazione del potere religioso al potere politico». Se ciò significa quello che ci sembra di aver capito, è un buon viatico per la lettura del testo che abbiamo in mente, con la quale tralasceremo tutte quelle parti che non rientrano nella nostra tesi ed isoleremo invece quelle parti che la confermano senza naturalmente ignorare quelle altre parti che potrebbero smentirla. E con ciò non ci sembra di aver altro da dire sulla Prefazione del Curatore del volume E.G.B. (Emilia Giancotti Boscherini). Altra cosa dalla "Prefazione” (due pagine) è l’«Introduzione» (di pagine XI-XXXVI) sempre della stessa E.G.B., che andremo a leggere attentamente per l’aspetto che ci interessa.

(segue)

Nessun commento: