domenica 25 ottobre 2015

Letture: 1. Gadi Luzzatto VOGHERA, Antisemitismo a sinistra, Einaudi 2007.

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Inizio una nuova a beneficio dei miei Cinque Lettori e di alcuni amici con i quali capita di conversare, citando ora questo ora quest’altro libro, a sostegno di determinate tesi. Non si tratta tecnicamente di recensioni, per i quali abbiamo già avviato un’altra rubrica. Una recensione la si scrive solitamente per libri usciti da poco tempo. Invece qui si tratta spesso di libri comprati o trovati nelle bancarelle, che non si è avuto prima il tempo di leggere o che sono stati iniziati nelle prime pagine e poi abbandonati. Quindi è un sistema di lettura, avendo vicino la tastiera con la quale si prende qualche appunto o si estraggono dei brani che si intendono condividere con pochi amici o con un pubblico che si immagina sempre assai ristretto. Se si trattasse di un piccolo non piccolo e ristretto, ma grande e perfino grandissimo cambierebbe la forma della scrittura e dovrei anche aspettarmi reazioni non sempre benevole e amichevoli. Ciò premesso, passo ad elencare cinque esemplificazioni di cosa sarebbe l’«antisemitismo», argomento toccato nel post (quanto è brutto questo termine “post”!...) precedente: mi irrita e ritengo sia una grande impostura. Ma dopo aver letto le pagine iniziali del libretto di Gadi Luzzatto Voghera, Antisemitismo a sinistra, di pag. 112, trovo questo utile elenco di ciò che per lui sarebbero casi di “antisemitismo”:

Gadi Luzzatto Voghera (n. 1963)
1°) «Si andò dalla bara depositata da manifestanti della CGGIL di fronte alla lapide commemorativa della Shoàh presso la Sinagoga di Roma
2°) al rifiuto dei portuali di Livorno di scaricare merci da navi mercantili israeliane,
3°) passando per vignette satiriche che rispolveravano i peggiori stereotipi antiebraici
4°) per l’ossessiva accusa agli ebrei di comportarsi come nazisti
5°) e per la reiterata richiesta di rompere le relazioni diplomatiche con Israele».

Siamo alle pagine VIII-IX del libretto, che andremo via via annotando in corso di lettura. Ma spesso bastano le pagine iniziali di un libro per dare il senso di tutto ciò che segue. Io non ritengo che per comprendere un libro, magari di migliaia di pagine, lo si debba necessariamente leggerlo tutto dall’inizio alla fine, per poterne dire qualcosa. E non discuto adesso e qui questioni di metodo o di didattica.

Alcune rapide osservazioni, che potranno essere bruscamente interrotte e abbandonate per sopraggiunta stanchezza o impedimenti di altro genere:

1°) La bara. È un segno di antisemitismo aver deposto una bara come segno di protesto per quanto gli israeliani stavano facendo in Libano? All’epoca, nel 1982, non ho nessun ricordo personale su queste vicende. I miei interessi erano altro e non ricordo nulla della manifestazione dei sindacati. Solo negli ultimi anni ho letto - per intero - sulla guerra del Libano un altro  libro ben più voluminoso di quello di Voghera: quello di Robert Fisk dove ricordo pagine davvero impressionanti su ciò che allora successo e su quanto furono pesanti e non condivisibili le azioni belliche degli israeliani. Di Sabra e Shatila la propagana israeliana si arrampica sugli specchi per allontanare da se ogni responsabilità, che a questo punto non si più a chi competa. Ma non è solo questo. Ricordo dalla pagine di Fisk che andrò a ripescare come mi impressionò molto la semina di bomba a grappolo che gli israeliani fecero consapevolmente. Quindi, una “bara” mi sembra un segno pacifico, non violento di protesta. Per giunta una bara simbolica, senza il morto dentro, quel morto che invece dentro c’era quando si trattò di consentire i funerali cristiani e riservati di Priebke. Il Sindaco Marino intese fare un piacere alla comunità ebraica, negando la sepoltura, cristiana, a un morto, di cui poco importava quale in vita fosse stato il nome. Per chi ci crede, ma anche per chi non ci crede, la giustizia divina ritrova a volta il suo corso: Ignazio Marino che ferì di Priebke, ebbe poi a perire con Casamonica, i cui funerali - non contestati e contrastati da nessuno – hanno fatto il giro del mondo ed hanno sollevato uno scandalo che non vi fù nel primo caso di denegata sepoltura. Insomma, io non riesco a vedere nessun “antisemitismo a sinistra” perché nel 1982 si manifestò contro l’aggressione israeliana al Libano.

2°) La stessa cosa per il secondo esempio dato da Luzzatto Voghera per il “rifiuto dei portuali di Livorno di scaricare merci da navi mercantile israeliane”. È la loro che oggi fa il BDS, del quale certamente da parte israeliana si dice che è “antisemita”, ma appunto da parte israeliana, e solo da quella parte.

3°) Le vignette satiriche? Non ho memoria delle vignette di cui si parla, ma la manifestazione di Parigi per Charlie non era tutta all’insegna della libertà di vignettare? Vanno dunque bene, e sono democratiche, le vignette, quando si tratta di insultare i simboli della religione islamica, ma sono “antisemtite” quando toccano gli ebrei? Suvvia...

4°) Qui la questione è assai più complessa perché si tratta di fare delle analogie o dei paralleli storici. Ed è materia assai pericoloso perché in Italia, come in Francia, in Germania, non esiste libertà di pensiero grazie al grande potere lobbistico di cui godono le comunità ebraiche, cui si devono numerose legge a loro esclusiva protezione e a danno di 60 milioni di italiani, i cui diritti costituzionali vengono calpestati. Non si tratta di “antisemitismo” ma di pretendere che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e che taluni non siano più uguali e garantiti di altri.

5°) Rottura delle relazioni diplomatiche con Israele. Ma non era anche la richiesta di Lelio Basso, cui si deve la redazione dell’art. 3 della costituzione, se non erro? E non è ciò che chiede un “ex ebreo” di nome Gilad Atzmon, quando considera fallimentare quella creazione del mandato britannico che è lo «Stato ebraico di Israele», del quale egli chiede lo «scioglimento pacifico», cosa ben diversa dalla paventata «distruzione» di cui tanto parla la propaganda Israeliana, l’Hasbara, che iniziò il suo lavoro capillare proprio a partire dal 1982, accorgendosi non di aver commesso crimini in Libano, ma di non aver saputo curare la sua immagine all’estero, una “immagine” di cui sembra molto preoccuparsi l’autore del libretto che abbiamo appena cominciato a leggere. Vedremo più avanti le pagine successive quale riflessioni ci ispireranno. In particolare, cercheremo di ricavare una nozione scientifica di “antisemitismo”, e di “sinistra”, da un libro il cui titolo è specifico e promette al lettore quei lumi che egli va cercando.

(segue)

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