giovedì 8 ottobre 2015

Il razzismo omicida della società israeliana: conferenza di David Sheen alla Fondazione Basso

David Sheen
Cercherò di essere breve, nel riferire le mie impressioni a caldo, durante la conferenza, organizzata da Assopace Palestina, che si è tenuta ieri pomeriggio nella sala della Fondazione Basso. Avrei voluto scriverne subito ieri sera* stesso, per occuparmi questa mattina di altro, magari della situazione in Siria (e relativo ciarlatanesco “Osservatorio sui diritti umani”, che RT sta smascherando), dove sembra che i russi stiano assestando per davvero  colpi decisivi agli assassini dell’IS che la “coalizione occidentale” ha fatto finta per oltre un anno di combattere, fornendo invece sostegno, copertura, armi e - in Israele - cure mediche ai tagliateste feriti, quindi rimessi in pista. Ancora una volta, come già per il convegno sulla Siria, devo alla demonizzazione preventiva che la stampa, certa stampa, ha fatto di un evento che mi sarebbe altrimenti sfuggito: cosa che ho detto anche agli organizzatori. Dunque, grazie all’articolista de Il Foglio, che non era presente (credo) al dibattito svoltosi nella sala della Fondazione. L’articolista indica David Sheen come «uno dei dirigenti del movimento BDS», ma David è stato presentato da Luisa Morgantini come “giornalista indipendente” e si è iniziato l’incontro dando una definizione del giornalismo piuttosto inconsueta rispetto al giornalismo che conosciamo. Non si è parlato affatto di BDS e perciò non ne parlo qui neppure io. Come non mi soffermo nemmeno sulle ambiguità e sui punti deboli, da me rilevati in un mio intervento nella discussione. Non mi diletto a fare polemiche, ma confido invece nella onestà intellettuale, nobiltà e generosità degli oratori, in primis David, e sulla dinamica intrinseca delle “essenze filosofiche”, per le quali dovrebbe giungersi agli esiti necessari e per così dire fisiologici. Ad esempio, quanto per intenderci, un Gilad Atzmon ha sperimentato prima di David Sheen il “razzismo” della società israeliana, ed ha quindi fatto le sue scelte.

Nella stessa sala, anni addietro, ricordo di aver assistito ad un altro incontro, pure avente per oggetto la società israeliana, dove un altro ebreo israeliano, Jeff Halper, informava il pubblico presente sulla distruzione delle case palestinesi da parte degli ebrei israeliani. E ricordo di quell’incontro un concetto chiaramente espresso: la forza dello «Stato ebraico di Israele» non è nella sua capacità militare di svuotare la Palestina dai palestinesi rimasti, ma nel sostegno e nelle coperture che riceve dai paesi “occidentali”, Italia inclusa. Pertanto, gli attivisti filo-palestinesi dovrebbero capire che la loro lotta ha qualche probabilità di successo nei loro paesi, Italia inclusa, anziché nella Palestina storica, il cui nome lo si vuole letteralmente cancellato dalle carte geografiche sostituendolo con quello di Israele, ufficialmente «Stato ebraico di Israele». Hanno un che di comico le sfuriate razziste di certi siti di propaganda sionista ogni volta che si usa il nome Palestina o Terra Santa o Tel Aviv come capitale riconosciuta dalla diplomazia degli stati anziché Gerusalemme, dove pare sia iniziata una Terza Intifada, che rischia di innestarsi nel più vasto e crescente conflitto mediorientale di questi giorni, riproponendo all’intero mondo arabo e musulmano la secolare “questione palestinese” ovvero la corrispondente  “questione sionista”, ossia lo svuotamento di un territorio dalla sua popolazione autoctona per insediarvi “migranti” - si pretende - mandati da Dio: altro che fondamentalismo islamico! Per chi ha bisogno di numeri si ricorda che nel 1861, in Palestina, la popolazione ebraica autoctona, che viveva in pace con arabi musulmani e cristiani, era di appena il 3,5 %. Basta seguire le statistiche della popolazione negli anni (1861, 1882, 1915, 1948) per avere un quadro storico oggettivo di immediata comprensione.

Jeff Halper
Se Halper aveva parlato della distruzione delle case dei palestinesi, David Sheen, giornalista indipendente, ha invece fornito ieri pomeriggio un quadro impressionante di una società che è razzista al 95 %, ma che la propaganda continua a presentarci come l’«unica democrazia» del Vicino Oriente. Verrebbe da commentare: meno male che è l’«unica»! Non so se sarà disponibile online la registrazione della conferenza che pure è stata fatta. Rinvio ad essa e qui mi limito a personali osservazioni e impressioni... (Ecco, appena apparso un You Tube su “LiberaTv”), mentre tralascio di indicare la rete sionista, che già scende sul sentiero di guerra).  Intanto mi sembra di aver notato un tentativo di pressione sul Direttivo della Fondazione che si permette di ospitare simili eventi, addirittura con “ospite d’onore” tal David Sheen. Non dubito della forza di simili pressioni se per ben due volte a Roma sono riuscite ad impedire di parlare, alla Sapienza e alla Terza Università, ad un altro ebreo israeliano, Ilan Pappe, il cui libro sulla «Pulizia etnica della Palestina» è ormai acquisito come veritiero e scientifico perfino dalla “Civiltà Cattolica”. Che la Lobby non sia riuscita a impedire l’evento alla Fondazione Basso, lo si spiega forse con le stesse citazioni di Lelio Basso riportate dal Foglio (che vive unicamente di finanziamento pubblico e forse di altro, non vendendo forse neppure una copia nelle edicole). In queste citazioni, dirette e indirette, si apprende di un Lelio Basso, che «propose di annullare la spartizione del 1947 e togliere il riconoscimento internazionale a Israele». Integrando qui Basso con Alan Hart, di cui abbiamo pubblicato articoli nel nostro blog, possiamo dire che quella risoluzione è sempre stata giuridicamente nulla perché respinta e rimandata indietro dal Consiglio di Sicurezza, affinché venisse nuovamente discussa dall’Assemblea. Ed in ogni caso, non essendo stata mai approvata dal Consiglio di Sicurezza, conserva lo stesso valore di raccomandazione “non vincolante” di tutte le 80 risoluzioni di condanna di Israele, da parte dell’Assemblea, contro cui la propaganda israeliana ha sempre irriso. È davvero curioso come l’unica risoluzione che si riconosca da parte israeliana è quella, nulla e ingiusta, della spartizione... Non andiamo oltre nella digressione, ma sarebbe stato dare un calcio alle ossa di Lelio Basso nella sua tomba se il Direttivo (Rodotà, Barca, Settis, Ferrajoli, Marramao) della Fondazione si fosse piegato alle pressioni e intimidazioni pubbliche della Lobby.

Lelio Basso
Altro vi sarebbe da dire sulla conferenza e molto altro ancora da riflettere sulle gravissime cose che sono state dette. Ad esempio, mentre il Foglio mena allo scandalo perché David Sheen si sarebbe permesso di “paragonare Israele alla Germania nazista”, è invece lo stesso Sheen che riferisce di posizioni presenti nella galassia israeliana, dove si imputa al nazismo di essersi sbagliata sulla “razza” superiore che non è per nulla quella ariana, tedesca, ma lo è invece per davvero superiore quella ebraica, e tutti gli altri, i goym, hanno un senso solo in quanto si sottomettano e servano agli ebrei. Si potrà obiettare che sono voci isolate che non inquinano la “democrazia”, unica, israeliana, ma poi ancora David riferisce di statistiche secondo cui il 95 % della società israeliana plaude ad ogni ricorrente massacro dei reclusi nella prigione Lager di Gaza. Il “razzismo” di questa società, o se si preferisce del sionismo, era stato riconosciuto nel 1975 da una risoluzione dell’ONU, poi revocata come merce di scambio durante le trattative di Oslo, poi riemersa nel 2001 nella Prima Conferenza di Durban ed ora filosoficamente spiegata da un altro “ex-ebreo” israeliano, Gilad Atzmon.

Gilad Atzmon
La conferenza era gremita di pubblico, si è svolta serenamente, o meglio è stata un poco disturbata dalla pubblicità, un poco invadente, per un altro evento da tenersi la settimana prossima, in altra istituzione, per la presentazione dell’ennesimo libro su «Israele, il killer che piange», di un autore, Ernesto Marzano, suppongo pure lui ebreo, che già in dedica esordisce con queste eloquenti parole: «questo saggio mi ha provocato molta sofferenza a causa dell’opposizione della mia famiglia e degli amici...». Temiamo di rendere un cattivo servizio all’Autore ed all’Editore, indicando il luogo e la sede in cui si terra la presentazione-dibattito. Vi saranno le consuete pressioni lobbistiche affinché venga negata la sala**. Sarebbe quanto mai utile e produttivo che di siffatti pressioni si avesse sempre dettagliata notizia. Sarebbe un modo per tracciare la mappatura di quel “potere ebraico” del quale parla spesso Gilad Atzmon e che consiste paradossalmente proprio nel fatto che nulla se ne possa e debba sapere e soprattutto che non se ne debba parlare.

* Lasciata la conferenza ieri sera, mi sono ritrovato con un filobus le cui porte non si aprivano: non potevano entrare i passeggeri in attesa alla fermata, e non potevano scendere quelli che erano dentro, quasi un sequestro di persona. Dopo una certa attesa, è stata aperta manualmente una delle porte, i viaggiatori fatti scendere e la vettura si è diretta al deposito, per riparazioni. La cosa è stata presa con allegria... e si sono fatti i commenti più disparati. Queste le condizioni del trasporto pubblico in Roma... Il sindaco Marino, a inizio mandato, ha però fatto sapere e risapere alla potente comunità ebraica che farà a Villa Torlonia il promesso Museo della Shoà, sganciando 23 milioni o più, con i quali si potrebbero riparare almeno un poco di vetture del trasporto pubblico senza deturpare e violentare un villa storica romana. Altre volte mi è capitato di viaggiare in vetture, dove pioveva dentro...

Si noti: “studi di politica”. Quale?
** Ahimé! La facile profezia si è avverata puntualmente. La Presentazione avrebbe dovuto svolgersi presso la Fondazione Einaudi, in Roma, Largo dei Fiorentini, 1, alle 17.30, dove ero già stato qualche altra volta per analoga presentazione di libri, di contenuto indubbiamente “politico” (ora non ammesso, a seconda della motivazione comunicata dall’Editore che poi l’ha trasmessa al pubblico nel frattempo invitato) e non diverso da quello di cui si doveva trattare nella sala già annunciata e poi negata. Giunto, trovo presso la portineria un cartello che avvisava il pubblico che l’incontro si sarebbe tenuto in altro luogo poco distante. Dolente per una multa che credo dovrà arrivarmi, giungo già incollerito, e spiego ai convenuti che si tratta di un attacco gravissimo ai diritti costituzionali dei cittadini... Ormai il libro, quale che fosse il suo contenuto e valore, era cosa di secondo piano rispetto alla gravissima violazione di diritti da parte di una Fondazione che si professa “liberale” (!)... Penosa la giustificazione di copertura, riferita dall’Editore: la gambe della bugia non potevano essere più corte, ma minacciosi e inquietanti i poteri occulti che hanno umiliato un’istituzione pur prestigiosa... Possiamo facilmente immaginare che la Fondazione Basso abbia avuto di analoghe pressioni da parte degli stessi soggetti, ma la Fondazione ha resistito, pur con una regia defilata che ha lasciava sospettare qualcosa...  Ho ricordato ai presenti quanto va dicendo Gilad Atmon sull’esistenza di un “potere ebraico”, che si manifesta anche in queste forme. Ho cercato di far capire che sarebbe il momento di una “intifada all’italiana”, per riappropriarci di elementari diritti di pacifica riunione, senza armi e nel pieno rispetto della legalità vigente. Ed invece i nostri media continuano a parlarci del “macellaio” Assad che “opprime” il suo popolo, mentre noi - che saremmo trattati meglio dai siriani oppressi da Assad o dai libici oppressi dal fu Geddafi – non ci accorgiamo neppure di come siamo ogni giorno di più privati dei nostri diritti, specie quelli di carattere immateriale, come la libertà di pensiero e di espressione. Sarebbe lungo stare qui a lamentarsi, ma per lo meno rivolgo una indignata protesta ai responsabili della Fondazione Einaudi ed avrò di che parlare con i miei amici liberali quando vorranno parlarmi delle loro campagne elettorali.

NB - Questa volta ho corretto i refusi, ma il perfezionismo formale-stilistico mi sta richiedendo troppo tempo. Se del caso, occasionalmente rileggendo, mi riservo di modificare, migliorare, integrare il testo.


* * *

Incominciano ad apparire sul web spezzoni di quella che è stata la “conferenza” svoltasi il pomeriggio dello scorso mercoledì 7 ottobre. Non troviamo la versione integrale della video registrazione, dove vengono riportati i brani che mi hanno maggiormente impressionato. Ne facciamo comunque raccolta e ci riserviamo un ulteriore commento critico, su base documentale, disponibile al pubblico contraddittorio. 


1.
Nena News intervista David Sheen 06/10/2015

Link: http://nena-news.it/video-david-sheen-in-israele-razzismo-di-stato/
Nota filologica: Il filmato riprende la conferenza (con relativo pubblico) di mercoledi 7 ottobre 2015, dalle ore 17.30 in poi. Al termine dell’esposizione fatta da David Sheen vi sono state domande da parte del pubblico. Il tutto è durato fino all’ora di chiusura della Sala, verso le 19.30. L’«intervista» di Nena è ripresa da “Bocche Scucite”. Francamente, non capisco perché non è stato dato il video integrale, che - salvo mio errore - ancora non appare da nessuna parte. Per un ulteriore mio analitico commento critico aspetto l’uscita integrale della registrazione. Se questa non appare, mi limiterò agli spezzoni disponibili.

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