sabato 8 marzo 2008

Fiera del Libro: contraddittorio fra oppositori e sostenitori di Israele

Versione 1.2

In questa sezione, con miei eventuali commenti, saranno raccolte le ragioni sostenute dagli uni e dagli altri a fondamento della loro posizione. Proprio ieri si è è tenuta nella mia Facoltà di Scienze Politiche, in Roma alla Sapienza, una tavola rotonda sulla Terza Guerra Mondiale. In un breve intervento ho sostenuto il punto di vista per il quale noi stiano vivendo a livello planetario una vera e propria guerra ideologica, il cui scopo è per un verso di giustificare ed acquisire il risultato di guerre in senso proprio già fatte, come l'invasione e colonizzazione israeliana del Medioriente, e per un altro di preparare l’opinione pubblica ed i governi a nuove guerre. Non vi è dubbio, a mio avviso, che la Fiera del Libro di Torino sia un momento di questa guerra ideologica in atto, che si combatte con argomenti e controargomentazioni. Noi qui ne raccogliamo i testi.

Antonio Caracciolo

1.
Abu Dawood ribatte a Caldarola

Non trovo in rete il testo di Caldarola, cui si riferisce, la risposta di Abu Dawood. Appena e se lo troverò, lo aggiungerò di seguito, ma può darsi che sia solo una dichiarazione comunicata alla stampa. Trovo però in rete un testo dove Giuseppe Caldarola, insieme ad altri, fra cui Antonio Polito, è in pratica indicato come il referente ufficiale del sionismo nel parlamento italiano. Si veda anche nell’archivio di «Informazione Corretta», che riporta dal Corriere della Sera: «“Sì all'invito a Israele solo se ci sono anche i palestinesi”. Ai Comunisti italiani non è piaciuto l’annuncio della Fiera del Libro di Torino che a maggio vedrà Israele come ospite d’onore. E così il segretario provinciale del Pdci Vincenzo Chieppa mette nero su bianco il dissenso: “In Israele continuano le uccisioni quotidiane e le violazioni dei diritti umani. Chiediamo che si aggiunga come ulteriore ospite d’onore l'Autorità palestinese”. Richiesta che ottiene un no secco da parte della Fondazione e la risposta dura di Giuseppe Caldarola, deputato del Pd: “Certa sinistra cova un'avversione per Israele che confina con l’antisemitismo”». Ma ecco, appena giunte, notizie fresche dalla rete che ci dicono chi è Giuseppe Caldarola: gli si dovrebbe chiedere se i 49 parlamentari italiani faranno visita ai parlamentari palestinesi imprigionati dal governo israeliano. (AC).

Dibattito sul boicottaggio della Fiera del libro di Torino dedicata a Israele
Fonte: Forum Palestina

FIERA DEL LIBRO A TORINO. Ci vuole grande coraggio caro Calderola

di Abu Dawood *

Non ci vogliono studi approfonditi o abili indagatori per capire e verificare che lo stato di Israele è uno stato di discriminazione razziale, basta andare in giro nei villaggi palestinesi occupati nel '48 e parlare con la gente, per rendersi conto immediatamente che c'è in atto una politica di pulizia etnica che si esplica nelle politiche sociali, di casa, del territorio e lavoro e nei fondi destinati alle municipalità arabe.

Basta guardare la risoluzione dell'ONU del ’78 che definisce il sionismo come forma di apartheid. Di certo l’ONU non è un organizzazione avversaria ad Israele.
Nel 2000 a DURBAN, in SUD AFRICA, quasi tutto il mondo con le sue rappresentanze non governative ha condannato il sionismo come forma di apartheid, solo le delegazioni di USA e Israele sono uscite.

Caro Caldarola, l’unico stato al mondo che non ha confini è lo stato d’Israele. Questa è la condizione necessaria per essere riconosciuti all’ONU e quindi di fatto e legalmente parlando, facendo riferimento alle carte dell’ONU, lo stato di Israele è illegale.
Israele è l'unico stato al mondo che non applica le numorose risoluzioni dell’ONU che lo riguardano, un altro segnale di pirateria e di illegalità dal punto di vista della legalità internazionale.

Lo stato che costruisce un muro di separazione e di confisca del territorio, agendo fuori da ogni regola non è degno di essere chiamato stato.
Caro Calderola, tu sei libero di fare l’agente dello stato razzista e pirata, ma non sei libero di dire che il popolo Palestinese non ha uno stato e quindi non può essere un ospite d’onore alla fiera del libro.
Chi pronuncia queste gravi frasi ha già deciso che il popolo Palestinese non esiste e non esistono le sue ragioni di popolo. Un paese che ha dato il suo grande contributo all'umanità in termini culturali tramite i suoi scrittori, poeti ed intellettuali.
Lo stato palestinese è presente nei suoi figli in Palestina e nei campi profughi, è presente in milioni di persone che portano la Kefia nel mondo e che lottano contro la repressione e il razzismo, ma soprattutto è presente nella lotta di resistenza popolare che il suo popolo conduce da un secolo contro l'abuso coloniale dello stato sionista e dei suoi appaltatori nel mondo.
Chi oggi avvalla le ragioni dell’occupante israeliano lo fa consapevole di sostenere il razzismo e la repressione nel mondo, ma non ha il diritto di usare un evento culturale per far passare le politiche criminali e di apartheid dello stato d’Israele.
Chiederei a chi ha deciso di invitare lo stato razzista all’evento di Torino di ritrattare la sua posizione e di invitare invece come ospiti d'onore i popoli repressi nel mondo per dare voce a chi non ha voce.
In caso contrario è d’obbligo boicottare la fiera del libro a livello mondiale e organizzare un evento parallelo dedicato al Nakba (catastrofe) Palestinese, invitando i popoli repressi ogetto di mire Neocoloniali ;invitiamo gli Iracheni, i Bolisario, gli africani, i popoli del’America del sud.

* VICEPRESIDENTE PALESTINESE DELLA COMUNITA' PALESTINESE DI ROMA E DEL LAZIO

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