lunedì 31 marzo 2008

Perché mai dovrebbe essere “falso” l’«Olocausto» palestinese e “vero” quello che ci viene raccontato pena la galera per chi non ci crede?

Versione 1.1

Esiste in Italia una “Israel lobby” non meno consistente ed invasiva di quella ormai acclarata negli USA. In questo blog ne ho iniziato uno studio sistematico, per il quale bisognerà poi aprire una scheda per il sito di Israele.net, che a giusto titolo può essere incluso nella Lobby. Quale la sua ultima bravata? Ha tradotto in italiano un articolo dove si tenta di contrastare un’iniziativa palestinese di grande impatto mediatico. Si noti bene che ai palestinesi dinanzi al superiore ed indiscutibile diritto israeliano all’esistenza è precluso il diritto alla legittima resistenza all’invasione ed all’usurpazione tramite rudimentali missili kassam, poco più di un temperino di fronte agli arsenali israeliani, bomba atomica compresa. E conosciamo questo ritornello: i palestinesi non hanno diritto di reagire dopo che sono stati scacciati dalle loro terre ed in processo costante di genocidio da oltre 60 anni. Quindi devono subire e rassegnarsi alla clemenza del loro carnefice. In realtà, i missili kassam sono pressoché innocui ed esprimono soltanto una simbolica resistenza e non acquiescenza al diritto violato e vilipedo delle genti palestinesi. In questo senso, cioè per il loro valore simbolico, hanno una grande importanza. Se infatti questa resistenza non vi fosse stata negli anni, sarebbe scattato il processo di legittimazione del fatto compiuto ed i noti meccanismi giuridici dell’usucapione, per i quali ogni cosa che dura nel tempo si legittima per il solo fatto della sua durata. Gli israeliano hanno preso con la violenza delle armi, con la frode ed ogni altro mezzo contrario al comune senso di giustizia ed hanno per questo diritto. Siamo in una piena logica hobessiana dello stato di natura: ognuno prende tutto ciò di cui ha la forza di appropriarsi. Ma tutto ciò era noto ed a questa azione mediatica della propaganda sionista ci eravamo rassegnati, non prestando soverchia attenzione ad una reclame commerciale.

Adesso però non ci si accontenta di contestare ai palestinesi i missili Kassam, ossia la loro simbolica resistenza. Si contesta loro l’uso dei media, in sé non violento, quello stesso uso della stampa di cui la “Israel lobby” anche in Italia fa largo impiego per sostenere il suo diritto divino a “sterminare” i palestinesi. E di questo si tratta. I plalestinesi hanno capito l’importanza di questo fronte di guerra e lo mandano a dire agli europei, ed agli italiani in particolare, i quali hanno una grande propensione all’ipocrisia, un pilastro della nostra Civiltà giudaico-cristiana. Se mai si potesse fare una misurazione della sofferenza, non vi è dubbio che quanto in 60 e più anni soffrono i palestinesi supera di gran lunga il «cosiddetto Olocausto» europeo, il cui senso vero è da includere nella “guerra ideologica” che in pratica non è mai cessata fino ad oggi. Un ebreo come Norman G. Finkelstein non lascia più alibi a chi era refrattario a riconoscere la natura strumentale dell’«Industria dell’Olocausto». Un altro ebreo come Avraham Burg ha posto lui un’equiparazione fra la Germania nazista degli anni Trenta e la realtà dell’attuale Stato di Israele.

In sostanza, sempre più e da diverse e disparate parti si pone l’oggettiva equiparazione fra la politica nazista di discriminazione e persecuzione verso gli ebrei ed altri strati sociali e l’analoga politica che lo stato israeliano applica sulla pelle e sulle vite dei palestinesi e su tutti gli altri popoli mediorientali. Dopo Mearsheimer e Walt è innegabile il coinvolgimento di Israele nell’attacco all’Iraq e nella menzogna mediatica degli inesistenti armamenti di Saddam. È di tutti i giorni la continua istigazione ad una nuova guerra all’Iran sulla base di identiche menzogne, riproposte con impudicizia malgrado il rapporto dei servizi americani. In pratica, l’obiettivo manifesto di Israele è una guerra aperta e costante contro tutto il mondo musulmano da ridurre all’obbedienza con l’impiego della armi americani. Un intero continente trasformato in un Lager dove ai soldati israeliani vengono delegate le funzioni dei Kapò.

I palestinesi con la loro iniziativa mediatica stanno svelando alle nostre sopite coscienze questa verità. L’articolo del Jerusalem Post, tradotto da Israel.net, convince esattamente del contrario di ciò che vorrebbe. Non confuta nulla e rende un servizio all’iniziativa palestinese. Sul “vero” e sul “falso” in relazione al «cosiddetto Olocausto» andrebbero fatti altri discorsi, se si potessero fare. Come possiamo tacere sulle migliaia e migliaia persone che nel “democratico” e “liberale” Occidente vengono incriminate solo perché sostengono verità diverse da quelle sancite per legge? Le condanne che vengono inflitte sono la migliore conferma che ciò che si pretende “vero” è invece “falso” e ciò che è stato condannato come “falso” è invece “vero”. A ben riflettere, tutto il Cristianesimo è fondato su questo ribaltone gnoseologico. Se si va a chiedere ai rabbini ortodossi chi fosse Gesù Cristo e perché sia stato condannato a morte, la risposta è il contrario di ciò che i Cristiani ancora oggi sostengono.

Della Giustizia si dice che senza una forza che la sostenga la sua efficacia è nulla, ma in cose di Verità unico giudice è la nostra capacità di discernimento sulla base dei fatti o delle notizie che vengono portati alla nostra conoscenza. Di certo noti personaggi che qui non nominiamo hanno tutto l’interesse a credere e far credere ciò che a loro torna utile, ma chi non fa parte del loro mondo e può dirsi terzo fra vittima e carnefice potrà riconoscere il vero gioco delle parti. Se non è il suo amore per la giustizia o il suo senso umanitario a fargli esprimere il suo giudizio, sarà quanto meno il rispetto che sente per la sua intelligenza a non fargli scambiare la notte per il giorno e la menzogna per la verità. Non esiterà a riconoscere che in Gaza si consuma un vero e proprio genocidio, stando per lo meno alla nozione che di genocidio hanno voluto darci quanto nel 1948 l’hanno formulata pensando che la si potesse usare come un’arma contro la sola Germania sconfitta. In realtà, ciò che la parola “genocidio” significa supera i confini temporali e spaziali che si erano allora voluti fissare. Quegli stessi che fabbricarono il titolo di reato furono e sono responsabili e corresponsabili dello stesso “crimine”.

Links:
1. ICN News.
2. Israele.net.
3. E costui sarebbe uno psicologo?. Da notare questa frase estratta dal link dei «Corretti Informatori»:
Dopo Auschwitz non si possono più odiare gli ebrei in quanto tali, in quanto vittime del male assoluto li si deve onorare. Si può però tornare a odiarli in quanto nazione che ha tradito i suoi valori più profondi.
Una bella pretesa che spiega tante cose! Normalmente ognuno di noi che si trova vittima di una disgrazia, pubblica o privata, si aspetta al massimo sincera compassione e concreta solidarietà oltre a giustizia se vittima di un reato. Quanto all’onore è cosa quanto mai inusitata per i comuni cittadini. Ho avuto un incidente d’auto? Devo essere per questo... onorato? E così via per ogni possibile disgrazia: uno stupro, una rapina, un incendio, un crollo... Sapendo quanto gli uomini desiderino gli onori, la via della disgrazia potrebbe così diventare la più comune e facile da praticare. Chiaramente, è follia allo stato puro. Ma questo spiega tante pubbliche onorificenze che sono state effettivamente conferite. La «perversione dei valori» diventa chiara davanti a simili pretese, che nessun normale cittadino di sano buon senso si sogna di avanzare, ma ormai esiste un’ampia categoria di soggetti che su simili base pretende ogni onore e privilegio, persino quello di procurare sofferenze ad altri pretendendo che il fare ciò sia un loro diritto.

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