domenica 9 marzo 2008

Campagne di denigrazione dell’Onu e centrali della mistificazione

Versione 1.3

Si può datare con una dichiarazione della ministra israeliana Tzipi Livni del 25 febbraio scorso l’inizio di una campagna di denigrazione verso l’Onu, che nel prossimo gennaio 2009 terrà la conferenza Durban II, successiva alla conferenza che nel settembre 2001 sempre in Durban per un soffio non formalizzò una condanna di Israele equiparando con buona pace del nostro Presidente Napolitano il sionismo al razzismo. Vi fu allora il pronto immancabile sabotaggio degli USA a salvare la faccia ad Israele. Temendo che questa volta la cosa possa riuscire è scattato per tempo un piano di sabotaggio e di denigrazione, a cui prontamente si associano gli ascari italiani di «Informazione Corretta», un’agenzia sionista operante in Italia, della cui volgarità eccone un esempio:
Gheddafi perde il pelo ma non il vizio. L’Onu prigioniero di una banda di stati terroristi, Libia compresa. Ecco la cronaca dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/03/2008, a pag.6, con il servizio di Guido Olimpio da Washington, da titolo (...)
A sostegno di questo tipo di propaganda sionista sono riconoscibili alcune altre testate, di non grande diffusione, oltre ad una rete di giornalisti “amici” piazzati in quotidiani di più ampia diffusione, sempre stampati a spese del contribuente.

È il caso della pagina qui segnalata, dove si denigra apertamente l’Onu, che ha fondamentalmente il grave torto di non essere totalmente prono ai voleri usa-israeliani. A ben leggere l’articolo di Olimpio si lasciano intendere cose che i nostri «Corretti Informatori» forse neppure sospettano. Se pensavano di aver corrotto ovvero «comprato» il colonnello Geddafi, questi è disposto a lasciarsi comprare e corrompere solo fino ad un certo punto, cioè fintantoché gli conviene. Al tempo stesso si può capire cosa ci si aspetterebbe da un Abu Mazen, se la “pacificazione” riuscisse nei termini in cui è stata concepita, cioè con la clonazione di un Quisling, che consentisse ad Olmert di fare una pace con se stesso. Ma la storia insegna qualcosa e pare che questa operazione sia ormai del tutto fallita.

Di ben diverso livello l’articolo di Dimitri Buffa su l’«Opinione». Non vi è qui nessuna analisi, ma una logica di schieramento. Intanto Dimitro può convincere solo se stesso quando parla dell’attentato dell’11 settembre, la cui verità diventa ogni giorno più dubbia rispetto alla verità ufficiale. Governanti americani ed israeliani hanno dimostrato un disprezzo per l’altrui vita umana tale da non stupirsi di nulla: costoro hanno fatto di tutto e sono capaci di tutto. L’ingenuo che senza prove e verifiche credesse alle loro versioni sarebbe perduto. A Gillerman che insulta i libici, tacciandoli del tutto fuori luogo di terrorismo, ogni scolaretto potrebbe rispondere: “senti da che pulpito viene la predica!” Basterebbe percorrere la storia di Israele e del sionismo per trovare ogni sorta di orrore. Ed è la inconfutabile risposta di Geddafi, che perfino Dimitro Buffo è costretto a riportare; elenca poi gli alleati della Libia, fra cui addirittura la Cina! Quindi anche a questi stati dovrebbe venire estesa la qualifica di “canaglia”. L’articolo insiste tanto sul terrorismo di Geddafi che quasi sembra sia lui l’autore dell’attentato alla scuola rabbinica anziché un quisque de populo che in Israele evidentemente ci viveva male, se ha preferito la morte omicida e suicida.

L’istituzione ONU merita un approfondimento a parte. Per adesso, ci limitiamo ad osservare che evidentemente l’istituzione è sempre più andata sfuggendo di mano ai vincitori della seconda guerra mondiale che ne avrebbero voluto fare una stanza di compensazione per i propri interessi strategici. Via via che entravano a farne parte paesi politicamente e militarmente insignificanti, ad esempio San Marino o il Vaticano, questi pretendono di parlare e votare da pari a pari perfino con USA. Da qui si ha per un verso la crisi dell’istituzione determinata dal boicottaggio delle maggiori potenze cui sfugge di mano, ma è possibile anche una crescita della sua autorevolezza nella misura in cui essa dimostri di non essere un’emanazione delle maggiori potenze.

Sono ben 73 le risoluzioni dove si esprime per lo meno un giudizio politico di condanna di Israele a partire dal 1951. Con pretesti più o meno ingegnosi queste risoluzioni sono state tutte disattese ed ora si giunge alla campagna finale di denigrazione, ma non necessariamente di delegittimazione. Al contrario. Quanto più l’Onu dimostra di saper essere indipendente dalla maggiore potenza mondiale, gli Usa, e dalla lobby israeliana che ne determina la politica estera, tanto più la sua legittimità potrebbe crescere. Il finanziamento e la sede dell’istituzione non dovrebbero essere un problema, se gli USA si stancassero di ospitare e finanziare un’istituzione indocile. Una Onu che fosse davvero autorevole in quanto sganciata dalle Potenze potrebbe rappresentare la vera opinione pubblica mondiale, non l’opinione pubblicata da giornali di proprietà di ristrette lobbies e totalmente dipendenti dai governi.

Il buffo (nomen omen) di un articolo come quello di Dimitri Buffa è la pretesa che l’ONU si pronunci sull'attentato alla scuola rabbinica, peraltro vero e proprio centro del fondamentalismo sionista, responsabile delle efferate guerre di questo mezzo secolo e di tutte le occupazioni illegali di territorio. A quanto se ne sa, il gesto è opera di un singolo individuo che è riuscito a penetrare nella roccaforte sionista, ma non è opera di governi. Le 73 risoluzioni di condanna ad israele sono condanne ad uno stato, che proprio l’Onu ha improvvidamente riconosciuto nel 1948, conferendo in tal modo ad Israele la sua principale fonte di legittimazione. È buffo notare come gli ascari ideologici del sionismo non si rendano conto che delegittimando l’Onu finiscono per delegittimare la loro principale fonte di legittimazione, del loro “diritto all’esistenza”, come amano dire.

È quanto mai plausibile la posizione della Libia, peraltro non isolata: se volete una condanna della strage alla scuola, deve pure esservi una contestuale condanne del maggior sangue versato in Gaza: ad un litro di sangue rabbinico tragicamente versato se ne contrappongono centinaia e centinaia fatto versare a donne, vecchi, bambini, malati israeliani, colpiti in base al principio rappresaglia indiscriminata, che costituisce appunto l’incriminazione di genocidio. Dal «Foglio» – altra testata contigua a «Informazione Corretta», insieme all’«Opinione» (non delle Libertà ma) di Arturo Diaconale certamente – è parso anche di sentire questa mattina, a chiusura della rassegna stampa radicale di Cappato, che si vorrebbe dall’Onu non solo la condanna dell’attentato alla scuola rabbinica, ma addirittura l’autorizzazione a poter completare il genocidio in corso a Gaza, dove le organizzazioni umanitarie avvertono proprio in questi giorni come si sia superato ogni livello di guardia e come la situazione è la peggiore dal 1967 ad oggi.

Come uscirne? Sparando fango sull’Onu! Chi si presta al gioco? I giornalisti e le testate invocate dai «Corretti Informatori» come “informazione che informa”. Chi sarebbero i destinatari di questa “corretta” informazione? Teoricamente tutti quelli che sanno leggere ed a cui capitano i testi citati. In pratica, i veri destinatari sono gli agenti della lobby che stanno per lasciare il parlamento e quelli che vi subentreranno. A me certamente non la danno a bere e lo mando a dire agli indirizzi generosamente forniti dai «Corretti Informatori» alla pagina qui recensita.

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