sabato 22 marzo 2008

Leggendo Avraham Burg: 1. Il rifiuto dell’industria dell’«Olocausto»

Pagina
di riunione con articoli e links su A. Burg
Versione 1.1

Mi guarderò bene dal tentativo di strumentalizzare Avraham Burg, ma neppure mi propongo di familiarizzare con lui ed il suo mondo. L’ebraismo mi è ancora più estraneo del cristianesimo, che tuttavia è parte della mia formazione, giacché vivendo in Italia nessuno si è mai potuto sottrarre alla sua influenza: Se avessi potuto scegliermi una religioni, avrei optato per la religiosità greco-romana. Ma su questi temi non intendo qui soffermarmi. Vi è già un luogo dove posso trattarli. Qui intendo soltanto dar conto del mio approccio alla lettura del libro appena comprato di Avraham Burg, il titolo in edizione francese mi insospettisce un poco: Vaincre Hitler. Pour un judaïsme plus humaniste et universaliste, mentre il titolo originale suona: Lenazeach et Hitler. Se il titolo dell’edizione francese esprime le intenzioni dell’autore, sono affari suoi. Io ho già abbastanza da pensare alla mia causa da dovermi preoccupare anche di quella di Avraham Burg, che nasce e vive in un contesto del tutto diverso dal mio e senza possibili analogie. Il suo libro mi interessa però allo scopo di poter capire dall’interno di uno dei soggetti della crisi geopolitica nello scacchiere mediorientale. Ho già capito che Avraham Burg è uno spirito indipendente che non si lascia condizionare dalla sua comunità di appartenza. Ciò gli fa onore e merita il rispetto degli spirirti liberi. Ho appena iniziato la lettura sequenziale del libro di 359 pagine. Parte di ciò che leggo non mi interessa, singoli brani o intere pagine invece mi interessano e sarà su queste che mi soffermerò, traendole brevi estratti che commentero. Inizio con un brano dove Burg si tira fuori da quella che è stata una vera e propria maledizione del nostro tempo, di cui in posizioni diverse soffrono entrambi ebrei – almeno quelli come Burg o Finkelstein – e non ebrei, che di generazioni si trovano addosso il peso intollerabile ed infamante di una visione generale della storia del XX secolo, fabbricata apposta per sostituire un regime con un altro non meno opprimente nella suoi ideologismi.

Les grandes manifestations de Jérusalem contre les réparations allemandes et contre l’instauration de relations diplomatiques avec l’Allemagne ainsi que le procès Eichmann ont à peine franchi le seuil de notre maison. Je n’ai pas le souvenir d’une seule conversation où ces choses aient été evoquées. On se s’en étonnera donc pas: toute cette industrie de la Shoah qui s’est emparée d’Israël ces dernières années m’est totalement étrangère. N’étant pas psychologue, j’ignore si mes parents ont refoulé avec succès les drames de leur jeunesse ou s’ils se sont construit une realité propre, un nouveau monde. Quoi qu’il en soit, je n’ai jamais été exposé, affectivement ou matériellement, à cette “shoahtisation” qui est devenue notre seconde nature.

Le grandi manifestazioni di Gerusalemme contro le riparazioni tedesche e contro l’instaurazione di relazioni diplomatiche con la Germania così come il processo Eichmann hanno attraversato appena la soglia della nostra casa. Io non ricordo una sola conversazione dove queste cose siano state evocate. Non ci si stupirà dunque: tutta questa industria della Shoa che si è impadronita di Israele in questi ultimi anni mi è totalmente estranea. Non essendo psicologo, ignoro se i miei genitori hanno respinto con successo i drammi della loro giovinezza o se si sono costruiti una realtà propria, un mondo nuovo. Comunque sia, io non sono mai stato esposto, affettivamente o materialmente, a questa “shoatizzazione” che è diventata la nostra seconda natura.
(A. Burg, op. cit., 25).
Possiamo aggiungere che, in effetti, ogni rapporto con ebrei finisce sempre per toccare questo tasto. Anche se ormai sono passati oltre 60 anni capita di imbattersi in persone di meno di 60 anni che poco manca ci vengano a dire che sono stati internati nei Lager nazisti, sui quali peraltro vige un divieto di ricerca storica indipendente. In Francia, si era perfino rasentata la follia quando il presidente francese aveva proposto che ogni bambini francese “adottasse” un bambino ebreo che morto presunto in una camera a gas 6o anni prima. Credo che questo fenomeno produca una comprensibile insofferenza e reazione in persone che in nessun modo possono essere tacciate di razzismo antiebraico.

(segue)

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