Ascolto la rassegna stampa di Radio radicale da parecchi anni e così pure molte delle sue dirette e delle sue registrazioni diurne e notturne. Ho già detto e confermo che Radio radicale è un ottimo servizio di informazione politica e culturale in un panorama italiano quanto mai desolante. Onore al merito dunque, ma anche con qualche critica. Non esiste del resto l’obiettività assoluta e sarebbe ingenuo pretenderla perfino da noi stessi. Nella vita ci si schiera, stando da una parte o dall’altra e per quanto possibile cercando di salvare l’umanità che è in noi e nei nostri avversari e perfino nemici, riconoscendo la tragica realtà del nemico, senza pretendere di cancellarla, ottenendo solo una più grande barbarie.
Ciò premesso devo rilevare una costante faziosità di radio radicale e del suo direttore Massimo Bordin in materia di conflitto israeliano-palestinese. Questa mattina radio radicale è stata quasi tutta concentrata sulla vitale questione della formazione delle liste, secondo un sistema a candidati e liste bloccate che è stato rifiutato dal Congo in quanto metodo antidemocratico, ma che sta appassionando molto la nostra classe politica sulle spalle di un paese sempre più depresso e declinante sul piano economico, sociale, morale. Tuttavia, deve essere successo qualcosa di terribile in Israele e Bordin ne ha fatto breve cenno. Se non ho capito male dal breve annuncio deve esservi stato in Israele l’ennesimo attentato kamikaze con morte di bambini e civili, assolutamente normale in Gaza, Iraq, Libano, ma ritenuto eccezionale ed inaccettabile in Israele. Ciò che intendo censurare nel comento di Bordin è la frase “come allo stadio” o simile, con la quale ci si riferisce al plauso per l’attentato da parte di militanti di Hamas, considerato una risposta vendicativa all’alto numero di morti palestinesi ultimamente in Gaza, a loro volta motivati da rudimentali missili, ed infine nella scalata di cause ed effetti risalendo alla fondazione nel 1948 dello Stato di Israele, celebrato dagli uni come Vittoria e dagli altri dopo 60 anni come Nabka, disfatta alla quale eroicamente non intendono rassegnarsi. Eccetera.
Ebbene, caro Bordin, vorrei chiederti se leggi queste mie righe: ma tu un tifo da stadio, ad esempio, nell’intervista settimanale a quella antipaticissima persona che è per me Fiamma Nirenstein credi di non farlo? Io ti ascolto! Sei tu che non puoi ascoltare miei commenti, mentre l’intervista procede. Te li lascio però immaginare. Non dovete credere che per il fatto che qualcuno vi ascolti sistematicamente sia per questo con voi d’accordo o che si lasci condizionare: è possibile anche un risultato opposto a quello che donna Fiammetta si augura. In fondo voi non fate altro che costruire un’ideologia, non fate altro che tentare di far accettare all’opinione pubblica criticamente indifesa la realtà di un’operazione natta tutta sulla violenza più bieca in un mondo che pretende di esser regolato dal diritto e dove si ciancia di diritti umani, democrazia, libertà, legalità, magari per cambiare senso alle parole e poterne meglio violare la sostanza. Occorre riflettere sul concetto di eroismo. Mentre altri usano concetti come fondamentalismo, terrorismo, integralismo per denigrare ed infangare una resistenza di popolo di cui non trovo eguale nella storia, io resto sgomento di fronte ad un eroismo che preferisce consapevolmente la morte ad una soggezione umiliante e contraria ad ogni idea di giustizia e di diritto. La resistenza palestinese apre uno spiraglio alla nostra coscienza.
Caro Bordin, non ricordo di aver mai sentito da te o su radio radicale (a parte alcune registrazioni neutre come quella sulla conferenza stampa della delegazione proveniente da Gaza, dove il governo israeliano ha inibito l’accesso al lager, non volendo che si documentasse l’orrore) una parola di pietà verso le innumerevoli vittime innocenti, bollate come terroristi o colluse con terroristi, dovute alla superiore tecnologia militare e mediatica di Israele e della sua lobby italiana, di cui Radio radicale è certamente parte integrante. Potrei ricordare il tempo in cui Angelo Pezzana teneva rubrica settimanale a Radio radicale, lo stesso Pezzana la cui faziosità, o meglio partigianeria militante, ora si esplica attraverso l’indecente «Informazione Corretta». Quanto poi alla trovata pannelliana che vuole Israele nell’Unione Europea è quanto di più insensato ed indigesto mi capiti di ascoltare. Eppure ho sincera stima ed ammirazione per Pannella. Fra le motivazioni folli ho sentito anche l’assunto che muovendo guerra ad Israele si verrebbe a muovere guerra a tutta l’Europa. Progetto folle e criminale volto ad associare l’Europa in un piano di invasione e conquista violenta di tutto il Medioriente. Mah!
Per concludere, caro Bordin, sono certo che se per fasce di età vai a prendere il numero dei bambini israeliani (al cui lutto mi associo senza riserve mentali) vittime di attentati “suicidi” (= l’attentatore punisce se stesso con la pena massima della morte) di parte palestinese (= popolo oppresso e resistente) con il numero di eguali vittime per fasce di età procurate dalla superiore tecnologia israeliana (dove non si legge di carnefici suicidi, ma se mai di festeggiamenti in discoteca la sera stessa) il numero sarà di almeno uno a cento, o comunque enormente superiore. Sarebbe interessante al riguardo un servizio di computo, costantemente aggiornato, fatto da Radio radicale, analogamente al minutaggio dei tempi televisivi, essenziali ai radicali per poter apparire e per ciò essere.
Naturalmente le vittime sono sempre vittime ed hanno sempre diritto alla nostra pietà ed al nostro rispetto. Ma l’informazione e l’interpretazione dei fatti è cosa che riguarda i vivi ed è tale da suscitare diversità di vedute e contrapposizioni sul piano politico. In pratica, esiste una guerra parallela dell’informazione, una vera e propria guerra “ideologica”, dove non è per nulla difficile capire la posizione di radio radicale: non è la mia posizione, anche se mi sono trovato spesso a fianco dei radicali in altre battaglie!
Ciò premesso devo rilevare una costante faziosità di radio radicale e del suo direttore Massimo Bordin in materia di conflitto israeliano-palestinese. Questa mattina radio radicale è stata quasi tutta concentrata sulla vitale questione della formazione delle liste, secondo un sistema a candidati e liste bloccate che è stato rifiutato dal Congo in quanto metodo antidemocratico, ma che sta appassionando molto la nostra classe politica sulle spalle di un paese sempre più depresso e declinante sul piano economico, sociale, morale. Tuttavia, deve essere successo qualcosa di terribile in Israele e Bordin ne ha fatto breve cenno. Se non ho capito male dal breve annuncio deve esservi stato in Israele l’ennesimo attentato kamikaze con morte di bambini e civili, assolutamente normale in Gaza, Iraq, Libano, ma ritenuto eccezionale ed inaccettabile in Israele. Ciò che intendo censurare nel comento di Bordin è la frase “come allo stadio” o simile, con la quale ci si riferisce al plauso per l’attentato da parte di militanti di Hamas, considerato una risposta vendicativa all’alto numero di morti palestinesi ultimamente in Gaza, a loro volta motivati da rudimentali missili, ed infine nella scalata di cause ed effetti risalendo alla fondazione nel 1948 dello Stato di Israele, celebrato dagli uni come Vittoria e dagli altri dopo 60 anni come Nabka, disfatta alla quale eroicamente non intendono rassegnarsi. Eccetera.
Ebbene, caro Bordin, vorrei chiederti se leggi queste mie righe: ma tu un tifo da stadio, ad esempio, nell’intervista settimanale a quella antipaticissima persona che è per me Fiamma Nirenstein credi di non farlo? Io ti ascolto! Sei tu che non puoi ascoltare miei commenti, mentre l’intervista procede. Te li lascio però immaginare. Non dovete credere che per il fatto che qualcuno vi ascolti sistematicamente sia per questo con voi d’accordo o che si lasci condizionare: è possibile anche un risultato opposto a quello che donna Fiammetta si augura. In fondo voi non fate altro che costruire un’ideologia, non fate altro che tentare di far accettare all’opinione pubblica criticamente indifesa la realtà di un’operazione natta tutta sulla violenza più bieca in un mondo che pretende di esser regolato dal diritto e dove si ciancia di diritti umani, democrazia, libertà, legalità, magari per cambiare senso alle parole e poterne meglio violare la sostanza. Occorre riflettere sul concetto di eroismo. Mentre altri usano concetti come fondamentalismo, terrorismo, integralismo per denigrare ed infangare una resistenza di popolo di cui non trovo eguale nella storia, io resto sgomento di fronte ad un eroismo che preferisce consapevolmente la morte ad una soggezione umiliante e contraria ad ogni idea di giustizia e di diritto. La resistenza palestinese apre uno spiraglio alla nostra coscienza.
Caro Bordin, non ricordo di aver mai sentito da te o su radio radicale (a parte alcune registrazioni neutre come quella sulla conferenza stampa della delegazione proveniente da Gaza, dove il governo israeliano ha inibito l’accesso al lager, non volendo che si documentasse l’orrore) una parola di pietà verso le innumerevoli vittime innocenti, bollate come terroristi o colluse con terroristi, dovute alla superiore tecnologia militare e mediatica di Israele e della sua lobby italiana, di cui Radio radicale è certamente parte integrante. Potrei ricordare il tempo in cui Angelo Pezzana teneva rubrica settimanale a Radio radicale, lo stesso Pezzana la cui faziosità, o meglio partigianeria militante, ora si esplica attraverso l’indecente «Informazione Corretta». Quanto poi alla trovata pannelliana che vuole Israele nell’Unione Europea è quanto di più insensato ed indigesto mi capiti di ascoltare. Eppure ho sincera stima ed ammirazione per Pannella. Fra le motivazioni folli ho sentito anche l’assunto che muovendo guerra ad Israele si verrebbe a muovere guerra a tutta l’Europa. Progetto folle e criminale volto ad associare l’Europa in un piano di invasione e conquista violenta di tutto il Medioriente. Mah!
Per concludere, caro Bordin, sono certo che se per fasce di età vai a prendere il numero dei bambini israeliani (al cui lutto mi associo senza riserve mentali) vittime di attentati “suicidi” (= l’attentatore punisce se stesso con la pena massima della morte) di parte palestinese (= popolo oppresso e resistente) con il numero di eguali vittime per fasce di età procurate dalla superiore tecnologia israeliana (dove non si legge di carnefici suicidi, ma se mai di festeggiamenti in discoteca la sera stessa) il numero sarà di almeno uno a cento, o comunque enormente superiore. Sarebbe interessante al riguardo un servizio di computo, costantemente aggiornato, fatto da Radio radicale, analogamente al minutaggio dei tempi televisivi, essenziali ai radicali per poter apparire e per ciò essere.
Naturalmente le vittime sono sempre vittime ed hanno sempre diritto alla nostra pietà ed al nostro rispetto. Ma l’informazione e l’interpretazione dei fatti è cosa che riguarda i vivi ed è tale da suscitare diversità di vedute e contrapposizioni sul piano politico. In pratica, esiste una guerra parallela dell’informazione, una vera e propria guerra “ideologica”, dove non è per nulla difficile capire la posizione di radio radicale: non è la mia posizione, anche se mi sono trovato spesso a fianco dei radicali in altre battaglie!
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