A Pierluigi Battista ho gia dedicato due ampi articoli di critica testuali a suoi interventi, entrambi sul “Corriere della Sera”, ad a sostegno della politica di Israele. Non scriverò qui un terzo articolo ma per connessione tematica apro dei links sue due precedenti articoli che avranno sviluppi indipendenti. Anzi del primo articolo offro il link ad un vero e proprio saggio critico sul convegno che Fiamma Nirenstein aveva organizzato in Roma sulla dissidenza, opportunamente incoraggiata e foraggiata, all’interno degli stati arabi con la scusa dei diritti umani e della promozione della democrazia. A quanti sono di formazione classico ricordo il fulgido esempio di Socrate che, pur critico verso il governo della sua Polis, non ne volle proprio sapere di scegliere la fuga dalla prigione, la cui porta il carceriere lasciava aperta. A questa etica dell’amor di patria è succeduta ai nostri tempi l’etica del tradimento della propria patria. Grande pena ha suscitato in me, al convegno di madonna Fiammetta, la vista di un transfuga iraniano, prezzolato dagli Usa. Non ho per nulla apprezzato quel convegno, pur avendolo seguito per tutto il suo svolgimento. Pur chiedendo la parola, non mi è stata concessa in quanto “non previsto” che qualcuno potesse dissentire in un convegno proprio sul dissenso. Ne ha sofferto un poco la mia gastrite. È comunque stata utile la partecipazione a quel convegno perché mi ha consentito di comprendere meglio le strategie del “nemico interno”. Di questa strategia fa pienamente parte il giornalista Pierluigi Battista che periodicamente pubblica articoli sul “Corriere”, un quotidiano la cui linea editoriale è stata acutamente definita da Massimo Teodori – se non ricordo male – come quella del gioco delle tre carte. Vi si leggono articoli come quelli di Pierluigi Battista, per non parlare del nome ora curioso e tutto da ridere che suona Magdi Cristiano Allam, ma anche articoli e rubriche come quelle di Sergio Romano, assiduamente attaccato dai «Corretti Informatori» per posizioni non allineate ai desideri degli stessi.
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Sommario: 1. Pierluigi Battista e l’aggressione mediatica all’Iran. – 2. Pierluigi Battista e la Fiera di Torino. – 3. La pietas di Pierluigi. – 4. Un profilo di Pierluigi che attacca Beppe Grillo. - 5. E chi se non Piergigi? – 6. Non si capisce perchè. – 7. Se la dicono e se la cantano: Battista che recensisce Meotti. –
1. Pierluigi Battista e l’aggressione mediatica all’Iran. – Il link conduce ad un ampio post tutto dedicato alla cronaca e discussione critica di un convegno che Fiamma Nirenstein ha organizzato in Roma sulla promozione del dissenso interno nei paesi islamici, particolarmente l’Iran.
2. Pierluigi Battista e la Fiera di Torino.
3. La pietas di Pierluigi. – Penso di poter legittimamente dire che non credo che a Pierluigi Battista interessino le sorti dei cristiani perseguitati più di quanto non gli interessino quelle dei palestinesi occupati e assediati dagli israeliani, le cui ragioni egli sostiene mediaticamente. Lo scontro religioso è la pedina di cui si servono i servizi propagandistici di guerra per riscaldare ulteriormente il livello di tensione. Sul merito richiamo qui brevemente quanto trattato altrove: non esiste un diritto alla reciprocità religiosa, cioè: io ti faccio aprire una moschea in Italia, se tu mi fai aprire una chiesa in India o in Cina. La libertà di coscienza e di religione si afferma in Europa come un diritto interno di ogni confessione religiosa a poter praticare il suo proprio culto. Eguali diritti altrove possono essere bensì riconosciuti su altri fondamenti giuridici, ma non sul diritto di reciprocità. Ognuno sa che la diffusione del cristianesimo nei paesi colonizzati non è stato un processo spontaneo, basato sulla forza intrinseca del messaggio evangelico, ma è stato sostenuta dalle pie e sante armi dei coloni. Che vi sia un processo di espulsione, incruento e pacifico, di ciò che viene ritenuto estraneo alla propria identità e cultura, non mi sembra di per sé scandaloso, se non accompagnato da violenze ed atti raccapriccianti per la nostra odierna sensibilità.
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4. Un profilo di Pierluigi che attacca Beppe Grillo. – Non per infierire sul prossimo, ma io di Pierluigi Battista mi ero interessato solo in seguito al suo articolo elogiativo del convegno di madonna Fiammetta Nirensten senza aver per nulla seguito i lavoro: l’appoggio mediatico era già cosa scontata. Ho dovuto quindi io interrogarmi sulla natura e le funzioni del giornalismo, che non è certo una forma di filosofia. Attraverso il giornalismo si veicolano idee politiche, si fa propaganda, si cerca di appoggiare o attaccare qualcuno. L’idea nobile del giornalismo potrebbe essere quella di chi fa professione di rendere edotto un pubblico indistinto su fatti che succedono nel mondo e di cui non si verrebbe altrimenti a sapere. Si presuppone in questo caso che il giornalista sia tutto orientare sul fatto che deve conoscere nella massima obiettività possibile e quindi comunicarlo, lasciando agli altri la libertà e possibilità di giudicare. Ma non è così o lo è raramente. Più spesso i giornalisti si improvvisano opinionisti e sono più che mai convinti che la loro opinione sia interessante, sia la norma del corretto pensare e così via. A mio avviso, non fanno altro che irritare sempre più quegli oscuri cittadini che dedicano una parte della loro giornata a riflettere sulle cose del mondo di cui hanno esperienza e conoscenza. Questi cittadini sono responsabili verso il loro più immediato prossimo, magari il vicino di casa della porta accanto, che sono magari afflitti da problemi di mera sopravvivenza e non possono certo permettersi il lusso di andare dietro alle illuminate opnioni di un Battista di turno. Tutta questa lunga premessa per segnalare un profilo di Pierluigi Battista fatto da Daniele Martinelli in un suo blog che a me giunge proprio per il suo post su Battista.
Sul merito della questione aggiungo due parole. Ho già sentito nell’ultimo Santoro l’argomento secondo cui i dimostranti anti Gelmini sarebbe una minoranza non delegata, non eletta: lo schema della rappresentanza politica ha contagiato la mente ed il modo di pensare, quasi che si debba aspettare un annuncio televisivo o una procedura elettorale per dire al mondo che si sta morendo di fame, che si sta per essere uccisi, che si è privati del proprio futuro. Si tratta di un argomento decisamente idiota. Come sessantonino, che non ha nessuna voglia di unirsi ai cortei dei giovani di quarant’anni dopo, so bene che le proteste nascono prodotte dal malessere e si diffondo per onde successive. Quando si obietta che i manifestanti conculcano il diritto altrui di andare a scuola o a lezione, ammesso e non concesso che così sia, ebbene il problema è proprio questo: a scuola e all’università presto non ci andrà più nessuno, o quasi. Chi lo ha capito per primo non può certo andare a dirlo in televisione, o sui giornali diretti da Pierluigi, o in parlamento dopo essere stato messo in lista al numero vincente. No! Le notizie qui si diffondono attraverso l’urlo disperato della Fama che gira di strada in strada, di piazza in piazza.
Non mi pare qui fuori luogo un mio piccolo ricordo del ’68, quando partecipavo alle manifestazioni di allora. Mi ricordo di un mio compagno di classe che mi guardava come se ormai mi fossi messo sulla cattiva strada. Capii tutto ciò dal suo sguardo e non vi fu discussione o dibattito. Io proprio non gli impedii un bel nulla. Lo incontrai anni dopo, quando iscritto a medicina, lui brillante studente, si trovava la via sbarrata nelle scuole di specializzazione o altrove perché si accorgeva allora che c’era del marcio nel regno di Danimarca. Anche questa volta non vi fu dibattito o discussione, ma solo sguardi. E quando protestavo io? Non solo per il mio particulare, ma anche per il tuo e quello di tutti che a questo punto non era più particulare? È la solita storia. In questa nostro paese ognuno pensa a farsi i fatti propri pensando in questa maniera di uscirne. E magari per pochi in effetti va bene così. Ma i più restano fregati. Io credo che il messaggio più autentico e profondo del 68 fosse il bisogno di una società migliore e diversa. Ai giovani di 4o anni dopo io non so cosa dire. Come docente avevamo previsto l’abbattimento della sistema dell’istruzione pubblica da decenni. Eravamo quattro gatti e nessuno ci ascoltava. Adesso si è giunti al capolinea e le prime vittime incominciano a lamentarsi sulla loro pelle. Non difendo l’università di cui faccio parte: ha la gravissima colpa di non essere stata capace di autoriformarsi, tutta impigliata nel suo sistema di potere, di privilegi, di collegamenti travsersali.
5. E chi se non Piergigi? – Buone notizie, da approfondire in altra parte di questo blog, vengono dal fronte del boicottaggio verso Israele: all’unanimità il sindacato mondiale dei giornalisti espelle il sindacato israeliano. All’unanimità significa anche con il concorso del rappresentante italiano. Cià scatena la furia del nostro Piergiorgio in servizio permanente effettivo pro Israele e il sionismo. Le argomentazioni sono isteriche e non merivoli di analisi. Ricordo l’articolo promozionale con cui inneggiava al convegno di madonna Fiammetta, con cui si orchestrava quell’’attacco all’Iran che da Israele è continuamente agognato. A Piergigi si affiancano personaggi come Meotti e l’incredibile Volli. Ci limitiamo qui a registrare le scontate posizioni di questi individuati sionisti.
6. Non si capisce perché. – Se io fossi al posto di Zeffirelli, saprei cosa rispondere a Gigi Battista. L’impudenza non ha limiti nel nostro paese. Forse una spiegazione può trovarsi nella fede sull’onnipotenza dei media: a furia di ripetere corbellerie o di sfidare il comune senso del pudore, si ritiene che si possa produrre in tal assuefazione se non in tutti, per lo meno in una larga fascia della cosiddetta “opinione pubblica”, che un tipo come Gigi son certo ritiene essere la sua personale opinione pubblicata su Corsera.
7. Se la dicono e se la cantano: Battista che recensisce Meotti. – Si tratta di un libro che si dice tale perché è un involucro di carta stampata in tipografia. A recensirlo di pensa Battista. A comprarlo non ci penso nemmeno, pur comprando spesso libri che non condivido affatto e che tuttavia ritengo meritevoli di una recensione negativa, anche stroncatoria. Ma Meotti non vale questa pena e basta ed avanza leggerne la recensione che gliene fa un amico di congrega: un favore da sionista a sionista, entrambi sfegatati e senza senso del comune pudore. Quanto ai coloni occupanti, della cui morte eventuale ci dispiace, come ci dispiace la morte anche del più spregevoli degli esseri umani, vi sarebbe un quesito assai semplice da rivolgere loro: a che titolo si trovano in una terra che hanno usurpato, in case che non sono loro e che hanno indebitamente occupati, scacciandone i legittimi inquilini. La migliore stroncatura al libro di Meotti ed al suo recensore Battista è un aneddotto rigorosamente vero, raccontatomi in autobus proprio da una signora ebrea, di cittadinanza italiana, che aveva voluto per una volta andare in visita in una terra (Israele) dove ha già in tasca la cittadinanza. Aveva parlato con un ebreo russo, che era lì da pochissimot tempo, forse due mesi, ma che parlava con un livore sconcertante degli “arabi” che si trovavano lì. La signora, ebrea, ma non priva di comune senso del pudore, chiese all’ebreo russo: “Ma tu da quanto tempo stai qui? Questi ci sono nati, erano qui prima di te, e così i loro antenati da tempo immemore”. Ebbene, la presenza “casuale” nel “posto sbagliato” è in questo caso un titolo sufficiente per comparire davanti ad una corte criminale. Per tutti costoro, che poi magari si dividono in partiti, e sarebbe questa la cosiddetta democrazia israeliana, davvero “unica” nel suo genere, vale il proverbio sui ladri di Pisa: la notte rubano insieme e di giorno litigano per meglio spartirsi il bottino. Costoro hanno ridotto la popolazione palestinese alla disperazione, una disperazione tale da indurni al suicidio testimoniale, al “martirio”, come loro giustamente dicono. Non giustifico, ma comprendo tanta disperazione. Se di questa disperarazioni gli “unici” menano scandalo, la soluzione è semplice: diano loro gli stessi armamenti (carri armati, bombe, aerei, etc:9 che loro possiedono ed anzichè usare il loro proprio corpo come arma, si può essere certi che useranno carri armati in singolar e leale tenzone. Ma disarmare un popolo, massacrarli in una prigione come quella di Gaza e poi lamentarsi al loro minimo conato di resistenza e poi scrivere libri come quelli di Meotti, recensito dal sodale Battista, ci voleva proprio una morale giudaico-farisaica come quella fustigata da Nostro Signore. “Gente ignara”? Ma quanto ignara? Si puà ragionevolmente credere che un immigrato ebreo non sappia che va a togliere qualcosa a qualcuno? Con quale diritto? E Meotti ce la vuole dare a bere proprio a noi? Il Tizio con peculiare conformazione morale vuole evidentemente suscitare simpatia per le “sue” vittime. Ma le vittime della Nakba? Sa che esistono? E le quotidiane angherie ai checkspoints finalizzati ad una politica di espulsione per favore nuovi “ignari” immigranti? Di tutto questo il Meotti pensa che una persona discretamente accorta non sia in grado di venire a sapere? In realtà, Meotti, Battista e tutti gli altri combattono una guerra quotidiana di mistificazione, di falsa rappresentazione della realtà in quella terra che io continuerò a chiamare Palestina fino alla fine dei miei giorni. “Terroristi”? Ma chi più dei criminali ebrei sionisti merita questo qualifica delegittimante? Un’altra libro che si potrebbe scrivere e di cui a Meotti suggerisco la traccia è la lunga lista degli attentati terroristi compiuti dagli ebrei israeliani. Quello al King David Hotel è storicamente il più noto, ma ne esistono di innumerevoli già noti ed infiniti ignoti che si possono solo congetturare. Il termine “terrorismo” fa parte dell’abituale repertorio della propaganda sionista. Non saprei dire quante persone riescono ancora ad ingannare. Non ho al mio servizio un’agenzia di sondaggi, ma credo anche poco a questi strumenti che si basano sempre su un pubblico disinformato e molestato nella sua quiete. I “nostri” eroi di cui vengono dati i nomi! “Nostri” o vostri? È una distinzione importante analoga a quella dei nostri morti venuti meno stando dalla parte giusta o dalla parte sbagliata. La discussione non è di natura diversa. Non posso sopportare l‘enfasi sui “sopravvissuti dai campi di sterminio”, opinabili quanto mai, tacendo e sorvolando sui sopravvissuti nei campi profughi e riscontrabili solo che lo si voglia, sopravvissuti al cui nessuno pensa, se non non per infliggere loro il colpo di grazie. Purtroppo sono tenaci nel voler continuare a vivere e se proprio devono morire vogliono farlo nella forma del “martirio”, quella che non piace a Battista, a Meotti, ed ai “casuali” passanti in terra di Palestina. Una frase di Battista facile da ritorcere: l’esistenza presunta dello sterminio nazista non giustifica in nessun modolo sterminio odierno dei palestinesi per un verso e dei “negazionisti ”per l’altro! Oggi l’unico sterminio di cui si possa sensatamente parlare è quello che gli ebrei israeliani compiono ogni giorni dei palestinesi in Palestinesi in Palestina, cioè a casa loro. La «Shoah» è in effetti un orrore, ma non in ciò che è stata effettivamente e di cui non si può sapere, ma nell’uso che di essa ne viene fatta: una Shoah presunta per giustificare una Shoah di assoluti innocenti, una Shoah tremendamente reale e verificabili, ma di cui il Corriere di Sion tace, tentando di occultarla e mistificarla. Bah! Questa porcheria a mezzo stampa non merita ulteriore discussione! Figuriamoci a sprecare soldi e tempo con il libro di Meotti.
2. Pierluigi Battista e la Fiera di Torino.
3. La pietas di Pierluigi. – Penso di poter legittimamente dire che non credo che a Pierluigi Battista interessino le sorti dei cristiani perseguitati più di quanto non gli interessino quelle dei palestinesi occupati e assediati dagli israeliani, le cui ragioni egli sostiene mediaticamente. Lo scontro religioso è la pedina di cui si servono i servizi propagandistici di guerra per riscaldare ulteriormente il livello di tensione. Sul merito richiamo qui brevemente quanto trattato altrove: non esiste un diritto alla reciprocità religiosa, cioè: io ti faccio aprire una moschea in Italia, se tu mi fai aprire una chiesa in India o in Cina. La libertà di coscienza e di religione si afferma in Europa come un diritto interno di ogni confessione religiosa a poter praticare il suo proprio culto. Eguali diritti altrove possono essere bensì riconosciuti su altri fondamenti giuridici, ma non sul diritto di reciprocità. Ognuno sa che la diffusione del cristianesimo nei paesi colonizzati non è stato un processo spontaneo, basato sulla forza intrinseca del messaggio evangelico, ma è stato sostenuta dalle pie e sante armi dei coloni. Che vi sia un processo di espulsione, incruento e pacifico, di ciò che viene ritenuto estraneo alla propria identità e cultura, non mi sembra di per sé scandaloso, se non accompagnato da violenze ed atti raccapriccianti per la nostra odierna sensibilità.
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4. Un profilo di Pierluigi che attacca Beppe Grillo. – Non per infierire sul prossimo, ma io di Pierluigi Battista mi ero interessato solo in seguito al suo articolo elogiativo del convegno di madonna Fiammetta Nirensten senza aver per nulla seguito i lavoro: l’appoggio mediatico era già cosa scontata. Ho dovuto quindi io interrogarmi sulla natura e le funzioni del giornalismo, che non è certo una forma di filosofia. Attraverso il giornalismo si veicolano idee politiche, si fa propaganda, si cerca di appoggiare o attaccare qualcuno. L’idea nobile del giornalismo potrebbe essere quella di chi fa professione di rendere edotto un pubblico indistinto su fatti che succedono nel mondo e di cui non si verrebbe altrimenti a sapere. Si presuppone in questo caso che il giornalista sia tutto orientare sul fatto che deve conoscere nella massima obiettività possibile e quindi comunicarlo, lasciando agli altri la libertà e possibilità di giudicare. Ma non è così o lo è raramente. Più spesso i giornalisti si improvvisano opinionisti e sono più che mai convinti che la loro opinione sia interessante, sia la norma del corretto pensare e così via. A mio avviso, non fanno altro che irritare sempre più quegli oscuri cittadini che dedicano una parte della loro giornata a riflettere sulle cose del mondo di cui hanno esperienza e conoscenza. Questi cittadini sono responsabili verso il loro più immediato prossimo, magari il vicino di casa della porta accanto, che sono magari afflitti da problemi di mera sopravvivenza e non possono certo permettersi il lusso di andare dietro alle illuminate opnioni di un Battista di turno. Tutta questa lunga premessa per segnalare un profilo di Pierluigi Battista fatto da Daniele Martinelli in un suo blog che a me giunge proprio per il suo post su Battista.
Sul merito della questione aggiungo due parole. Ho già sentito nell’ultimo Santoro l’argomento secondo cui i dimostranti anti Gelmini sarebbe una minoranza non delegata, non eletta: lo schema della rappresentanza politica ha contagiato la mente ed il modo di pensare, quasi che si debba aspettare un annuncio televisivo o una procedura elettorale per dire al mondo che si sta morendo di fame, che si sta per essere uccisi, che si è privati del proprio futuro. Si tratta di un argomento decisamente idiota. Come sessantonino, che non ha nessuna voglia di unirsi ai cortei dei giovani di quarant’anni dopo, so bene che le proteste nascono prodotte dal malessere e si diffondo per onde successive. Quando si obietta che i manifestanti conculcano il diritto altrui di andare a scuola o a lezione, ammesso e non concesso che così sia, ebbene il problema è proprio questo: a scuola e all’università presto non ci andrà più nessuno, o quasi. Chi lo ha capito per primo non può certo andare a dirlo in televisione, o sui giornali diretti da Pierluigi, o in parlamento dopo essere stato messo in lista al numero vincente. No! Le notizie qui si diffondono attraverso l’urlo disperato della Fama che gira di strada in strada, di piazza in piazza.
Non mi pare qui fuori luogo un mio piccolo ricordo del ’68, quando partecipavo alle manifestazioni di allora. Mi ricordo di un mio compagno di classe che mi guardava come se ormai mi fossi messo sulla cattiva strada. Capii tutto ciò dal suo sguardo e non vi fu discussione o dibattito. Io proprio non gli impedii un bel nulla. Lo incontrai anni dopo, quando iscritto a medicina, lui brillante studente, si trovava la via sbarrata nelle scuole di specializzazione o altrove perché si accorgeva allora che c’era del marcio nel regno di Danimarca. Anche questa volta non vi fu dibattito o discussione, ma solo sguardi. E quando protestavo io? Non solo per il mio particulare, ma anche per il tuo e quello di tutti che a questo punto non era più particulare? È la solita storia. In questa nostro paese ognuno pensa a farsi i fatti propri pensando in questa maniera di uscirne. E magari per pochi in effetti va bene così. Ma i più restano fregati. Io credo che il messaggio più autentico e profondo del 68 fosse il bisogno di una società migliore e diversa. Ai giovani di 4o anni dopo io non so cosa dire. Come docente avevamo previsto l’abbattimento della sistema dell’istruzione pubblica da decenni. Eravamo quattro gatti e nessuno ci ascoltava. Adesso si è giunti al capolinea e le prime vittime incominciano a lamentarsi sulla loro pelle. Non difendo l’università di cui faccio parte: ha la gravissima colpa di non essere stata capace di autoriformarsi, tutta impigliata nel suo sistema di potere, di privilegi, di collegamenti travsersali.
5. E chi se non Piergigi? – Buone notizie, da approfondire in altra parte di questo blog, vengono dal fronte del boicottaggio verso Israele: all’unanimità il sindacato mondiale dei giornalisti espelle il sindacato israeliano. All’unanimità significa anche con il concorso del rappresentante italiano. Cià scatena la furia del nostro Piergiorgio in servizio permanente effettivo pro Israele e il sionismo. Le argomentazioni sono isteriche e non merivoli di analisi. Ricordo l’articolo promozionale con cui inneggiava al convegno di madonna Fiammetta, con cui si orchestrava quell’’attacco all’Iran che da Israele è continuamente agognato. A Piergigi si affiancano personaggi come Meotti e l’incredibile Volli. Ci limitiamo qui a registrare le scontate posizioni di questi individuati sionisti.
6. Non si capisce perché. – Se io fossi al posto di Zeffirelli, saprei cosa rispondere a Gigi Battista. L’impudenza non ha limiti nel nostro paese. Forse una spiegazione può trovarsi nella fede sull’onnipotenza dei media: a furia di ripetere corbellerie o di sfidare il comune senso del pudore, si ritiene che si possa produrre in tal assuefazione se non in tutti, per lo meno in una larga fascia della cosiddetta “opinione pubblica”, che un tipo come Gigi son certo ritiene essere la sua personale opinione pubblicata su Corsera.
7. Se la dicono e se la cantano: Battista che recensisce Meotti. – Si tratta di un libro che si dice tale perché è un involucro di carta stampata in tipografia. A recensirlo di pensa Battista. A comprarlo non ci penso nemmeno, pur comprando spesso libri che non condivido affatto e che tuttavia ritengo meritevoli di una recensione negativa, anche stroncatoria. Ma Meotti non vale questa pena e basta ed avanza leggerne la recensione che gliene fa un amico di congrega: un favore da sionista a sionista, entrambi sfegatati e senza senso del comune pudore. Quanto ai coloni occupanti, della cui morte eventuale ci dispiace, come ci dispiace la morte anche del più spregevoli degli esseri umani, vi sarebbe un quesito assai semplice da rivolgere loro: a che titolo si trovano in una terra che hanno usurpato, in case che non sono loro e che hanno indebitamente occupati, scacciandone i legittimi inquilini. La migliore stroncatura al libro di Meotti ed al suo recensore Battista è un aneddotto rigorosamente vero, raccontatomi in autobus proprio da una signora ebrea, di cittadinanza italiana, che aveva voluto per una volta andare in visita in una terra (Israele) dove ha già in tasca la cittadinanza. Aveva parlato con un ebreo russo, che era lì da pochissimot tempo, forse due mesi, ma che parlava con un livore sconcertante degli “arabi” che si trovavano lì. La signora, ebrea, ma non priva di comune senso del pudore, chiese all’ebreo russo: “Ma tu da quanto tempo stai qui? Questi ci sono nati, erano qui prima di te, e così i loro antenati da tempo immemore”. Ebbene, la presenza “casuale” nel “posto sbagliato” è in questo caso un titolo sufficiente per comparire davanti ad una corte criminale. Per tutti costoro, che poi magari si dividono in partiti, e sarebbe questa la cosiddetta democrazia israeliana, davvero “unica” nel suo genere, vale il proverbio sui ladri di Pisa: la notte rubano insieme e di giorno litigano per meglio spartirsi il bottino. Costoro hanno ridotto la popolazione palestinese alla disperazione, una disperazione tale da indurni al suicidio testimoniale, al “martirio”, come loro giustamente dicono. Non giustifico, ma comprendo tanta disperazione. Se di questa disperarazioni gli “unici” menano scandalo, la soluzione è semplice: diano loro gli stessi armamenti (carri armati, bombe, aerei, etc:9 che loro possiedono ed anzichè usare il loro proprio corpo come arma, si può essere certi che useranno carri armati in singolar e leale tenzone. Ma disarmare un popolo, massacrarli in una prigione come quella di Gaza e poi lamentarsi al loro minimo conato di resistenza e poi scrivere libri come quelli di Meotti, recensito dal sodale Battista, ci voleva proprio una morale giudaico-farisaica come quella fustigata da Nostro Signore. “Gente ignara”? Ma quanto ignara? Si puà ragionevolmente credere che un immigrato ebreo non sappia che va a togliere qualcosa a qualcuno? Con quale diritto? E Meotti ce la vuole dare a bere proprio a noi? Il Tizio con peculiare conformazione morale vuole evidentemente suscitare simpatia per le “sue” vittime. Ma le vittime della Nakba? Sa che esistono? E le quotidiane angherie ai checkspoints finalizzati ad una politica di espulsione per favore nuovi “ignari” immigranti? Di tutto questo il Meotti pensa che una persona discretamente accorta non sia in grado di venire a sapere? In realtà, Meotti, Battista e tutti gli altri combattono una guerra quotidiana di mistificazione, di falsa rappresentazione della realtà in quella terra che io continuerò a chiamare Palestina fino alla fine dei miei giorni. “Terroristi”? Ma chi più dei criminali ebrei sionisti merita questo qualifica delegittimante? Un’altra libro che si potrebbe scrivere e di cui a Meotti suggerisco la traccia è la lunga lista degli attentati terroristi compiuti dagli ebrei israeliani. Quello al King David Hotel è storicamente il più noto, ma ne esistono di innumerevoli già noti ed infiniti ignoti che si possono solo congetturare. Il termine “terrorismo” fa parte dell’abituale repertorio della propaganda sionista. Non saprei dire quante persone riescono ancora ad ingannare. Non ho al mio servizio un’agenzia di sondaggi, ma credo anche poco a questi strumenti che si basano sempre su un pubblico disinformato e molestato nella sua quiete. I “nostri” eroi di cui vengono dati i nomi! “Nostri” o vostri? È una distinzione importante analoga a quella dei nostri morti venuti meno stando dalla parte giusta o dalla parte sbagliata. La discussione non è di natura diversa. Non posso sopportare l‘enfasi sui “sopravvissuti dai campi di sterminio”, opinabili quanto mai, tacendo e sorvolando sui sopravvissuti nei campi profughi e riscontrabili solo che lo si voglia, sopravvissuti al cui nessuno pensa, se non non per infliggere loro il colpo di grazie. Purtroppo sono tenaci nel voler continuare a vivere e se proprio devono morire vogliono farlo nella forma del “martirio”, quella che non piace a Battista, a Meotti, ed ai “casuali” passanti in terra di Palestina. Una frase di Battista facile da ritorcere: l’esistenza presunta dello sterminio nazista non giustifica in nessun modolo sterminio odierno dei palestinesi per un verso e dei “negazionisti ”per l’altro! Oggi l’unico sterminio di cui si possa sensatamente parlare è quello che gli ebrei israeliani compiono ogni giorni dei palestinesi in Palestinesi in Palestina, cioè a casa loro. La «Shoah» è in effetti un orrore, ma non in ciò che è stata effettivamente e di cui non si può sapere, ma nell’uso che di essa ne viene fatta: una Shoah presunta per giustificare una Shoah di assoluti innocenti, una Shoah tremendamente reale e verificabili, ma di cui il Corriere di Sion tace, tentando di occultarla e mistificarla. Bah! Questa porcheria a mezzo stampa non merita ulteriore discussione! Figuriamoci a sprecare soldi e tempo con il libro di Meotti.
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