mercoledì 7 maggio 2008

Propagandisti: 14. Ugo Volli, il cartolinista di Sion.

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Inizialmente avevo abbinato il nome di Ugo Volli e quello di Daniela Santus in un’unica scheda, giacchè i due sembrvano marciare insieme. Poi invece sul mio computer si diradano le notizie su Daniela e prevalgono quelle di Volli. Separo pertanto le analisi e sposterà alcuni paragrafi che riguardano la Santus se mi giungeranno altri elementi di analisi. Mi hanno detto che la Santus avrebbe fatto un attacco nei miei confronti, ma non ne ho mai avuto traccia. Se capiterà, risponderò a tono. Per adesso procedo in uno studio – che spero di riuscire a condurre smorzando ogni animosità – che riguarda l’influenza della Israel lobby sulla politica interna ed estera dell’Italia. Le leggi vigente me lo dovrebbero ancora consentire. La figura umana di Ugo Volli, per quello che posso percepire dai suoi scritti, mi riesce profondamente incompatibile.

Versione 1.6 / 24.07.09
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Sommario: 1. Ugo Volli rassegnista stampa dell’UCEI. – 2. Il blog di Daniela Santus. – 3. Daniela combattente. – 4. Non poteva mancare. – 5. Palestina sempre, Israele mai. – 6. Un’incommentabile faziosità mista a idiozia. – 7. E che vuol dire? che mi devo ingozzare di merci israeliane? – 8. Gli svizzeri ragionano bene, perché sono liberi di ragionare. – 9. E allora che? – 10. Son andati a portare rose e confetti. – 11. Non è necessario andare in Israele per sapere quanta apartheid c’è. – 12. Triste storia. – 13. Una copertura infame. –

= 1. Ugo Volli rassegnista stampa dell’UCEI. – IC non è il solo servizio di “rassegna stampa” orientato sugli interessi politici dello stato di Israele. Esiste anche una rassegna stampa dell’UCEI, dove si avverte tuttavia che i commenti di chi conduce la rassegna stampa non sono identificabili con la posizione ufficiale dell’UCEI. Ed è cosa saggia e prudente al tempo stesso. Tuttavia, sono per noi interessanti i giudizi dei rassegnisti che neppure noi addebitiamo all’UCEI stesse. La nostra è un’indagine, costituzionalmente lecita, su una forma di pensiero politico che ha per suo principale oggetto la politica israeliana. Fra questi rassegnisti stampa si trova Ugo Volli. Ci sottrarremo gradualmente alla monotonia della rassegna stampa di Angelo Pezzana per vedere quale aria tira nel sito ufficiale dell’UCEI o in altro luoghi di diffusione della propaganda sionista. Il quesito che ci poniamo è il seguente: quanto IC è rappresentativa dell’ebraismo. È una domanda seria e grave.


3. Daniela combattente. – Il commento a questo sciocco testo che ho invero appena scorso con gli occhi è alquanto facile: se proprio lo vuoi, combatti tu a fianco di Magdi nuovo compagno di guerra di Gesù e grida pure “Viva chi ti pare”. Il “noi” inclusivo nel tuo invito è fatto apposta per provocare ed irritare chi in quel “noi” proprio non si riconosce ed è invece sensibile alla causa palestinese, vere vittime ignorate e vilipese del nostro tempo.

4. Non poteva mancare. – È data nel link la notizia del ritiro di un libro da alcune librerie torinesi. Non è importante quale sia il libro, ma il fatto che un libro sia stato ritirato. Fatti del genere si verificavano ancora nel Settecento, ma poi con la rivoluzione francese si è affermato il principio della libertà di stampa, di pensiero, di divulgazione. Chiaramente i libri sono di valore ineguale, ma a giudicarne è chi legge ed è in grado di valutarli. Inoltre i giudizi su uno stesso libro possono essere estremamente diversi. Resta il fatto che scrivere un libro, stamparlo e venderlo, leggerlo e parlarne è un fatto di libertà sancito dall’art. 21 della nostra costituzione. Detto ciò il libro in questione è “I protocolli dei Savi di Sion”, di cui si dice che è un falso. Ma cosa significa qui falso? Che i “Savi di Sion” , cioè i sionisti che si andavano organizzando e definivano i loro programmi ed i loro obiettivi proprio negli stessi anni in cui l’opera veniva composta pare dai servizi segreti zaristi, non sono gli effettivi autori? Che il libro non è stato scritto dallo stesso Herzl? E sia pure! Ma qualcuno lo avrà pure scritto? Ed è lecito chiedersi chi e perché e su quali basi. Se lo trovo in commercio, comprerò una copia del libro, proprio perché ne è stata proibita la vendita. E lo leggerò pure con attenzione. Fino ad oggi ne ho sentito parlare come un libro verosimile, non già vero. Gianni Vattimo ha avuto una sbotto di rabbia a proposito delle pressioni che da parte ebraica viene esercitata sui media. E l’esempio appena citato, cioè manifestazioni davanti alle librerie perché venisse ritirato dalla vendita proprio quel determinato libro, ne è una prova. Con i libri di Fiamma Nirenstein, Magdi Allam, Emanuele Ottolenghi, ecc., cosa dovrei fare a mia volta? Mettermi a protestare davanti alle librerie che li vendono? Manco per sogno! Compro quei libri e li critico in questo blog, arrabbiandomici pure. Se i manifestanti di cui al link e fra i quali Daniela Santus non sono capaci di criticare in modo intelligente i lirbi che loro non piacciono, dimostrano in tal modo tutta la loro pochezza.

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5. Palestina sempre, Israele mai. – Andando al link si trova un testo farneticante di cui non avremmo voluto occuparci, ma siamo in guerra ed ogni tanto occorre fare il propio dovere di soldati della libertà, della dignità, della verità contro non solo negano questi valori ma vorrebbero che noi stessi ce ne dimenticassimo o lasciassimo loro il controllo di tutte le informazioni che ci arrivano, senza poterle vagliare criticamente. In questa calda giornata già estiva non voglio attardarmi molto con un simile personaggio, che manda sul web “cartoline” che respingiamo al mittente. I Romani avevano chiamato Palestina la Palestina che per noi sempre Palestina è rimasta. Ancora oggi essi conservano qualche titolo di legittimità maggiore di quello dell’Italietta di un Franco Frattini, più adatto a fare il sottosgretario in Israele (esatto) che non il ministro di un’Italia che gli è tanto estranea quanto lui lo è all’Italia. Come poi sia nato il mostro politico di nome Israele noi lo sappiamo, e per noi intendo chi fortunatamente ha un un cervello non da redattore di cartoline olocaustico-sioniste. Non dobbiamo ripercorrerne ora la storia complessiva ed i singoli momenti. Sappiamo che quella mostruosa e criminale entità politica è nata su un genocidio, una pulizia etnica, un disprezzo per ogni elementare senso di umanità che è superiore a tutti i fatti simili della storia del XX secolo. Chi non sta al governo e non tesse relazioni diplomatiche ha certamente il diritto, volendo, di usare il nome Palestina anziché Israele. Nella scelta dell’uno o dell’altro nome essendo implicito un giudizio morale, politico e storico io credo che ogni spirito libero possa esprimersi in questi casi, senza bisogno di impugnare un fucile, dicendo semplicemente Palestina anziché Israele, o al massimo utilizzando il secondo solo per costrizioni burocratiche. Ma la violenza è contraria al diritto e rende nullo ogni atto che non corrisponda ai propri convicementi intereriori. Non vi è nessun bisogno di nuovi martiri per una fatto così stupido. Non ho mai messo piede in Palestina o in qualcun altro dei paesi confinanti. Non mi sembrano luoghi dove andare a fare del turismo. Mi aspetto che ogni essere umano originario di quei luoghi, dimorandovi di padre in figlio, possa guardarmi con occhi cattivi. Infatti, i nostri governi hanno portato da quelle parti solo morte e desolazione, oppressione, inganno, sfruttamento. Speriamo che un giorno possano perdonarci per non aver saputo liberarci dall’opprssione di classi dirigenti parassitarie che per aver avuto una croce in un recinto per buoi, cioè la cabina elettorale, pensano di averci sottratto perfino il diritto di poter dire Palestina anziché Israele, esprimendo così un giudizio ed un principio di politica interna ed estera, già stabilito dalla Roma dei Cesari 2000 anni fa.

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6. Un’incommentabile faziosità mista a idiozia. – Per “Informazione Corretta” ed in particolare per Ugo Volli un Blogger di “Fai Notizia” – che ho abbandonato dopo una brevissima frequentazione – aveva trovato espressioni plastiche di una grande efficacia che avrebbero meritato un premio letterario. Poi però, nella stessa giornata, il suo autore si è autocensurato, pensando che potesse incorrere forse in qualche querela. Può in effetti succedere ed è bene evitare certi livelli di polemica. Non si può però nascondere una radicale avversione che esiste in natura. Fa male alla salute. Orbene, dopo esitazioni, io mi sono confermato nell’idea che il monitoraggio della “Israel lobby”, ma si dovrebbe dire più fondatamente “lobby ebraica” perché esiste un risvolto che riguarda la politica interna ed un regime di diritto che è passato dall’esclusione e dalla discriminazione ad un’area di vero e proprio privilegio, dove a temere sono la stragrande maggioranza dei cittadini a fronte di una minoranza tracotante e incontentabile. Dunque, continua a tenere d’occhio «Informazione Corretta» che ormai senza tema di smentita posso rubricare come qualcosa di cui almeno un certo ebraismo potrebbe perfino vergognarsi. Se davvero gli “ebrei” d’Italia sono rappresentati da «Informazione Corretta» e questa è rappresentativa dell’ebraismo italiano, ebbene poveretti voi! Su questa base l’idea non vi è bisogno di nessun antisemitismo di sorta! Ritorna quanto mai pregnante la risposta di Ilàn Pappe a Giorgio Napolitano: si è antisemiti se non si è antisionisti. Che Ugo Volli ed il gruppo anonimo di «Informazione Corretta» siano dei sionisti non ci piove. Quale concetto se ne possa avere è cosa che va da sè. Nel caso di Volli che tiene la sua rubrica di cartoline di “Eurabia”, dove già nell’espressione è intriso tutto quell’odio verso gli altri, il mondo intero, che essi invece imputano al mondo intero verso di loro da sempre nel tempo ed in ogni luogo. Ogni persona di normale buon senso si chiederebbe se per caso non vi sia qualcosa di storto in lui se stesso se proprio tutti per un modo o per l’altro vengono a trovarsi in urto con lui. Non è possibile che tutti gli altri abbiano sempre torto. Le “cartoline” di Ugo Volli non valgono quasi nulla. Avendone già commentata una, basta soltanto spuntare le altre. L’uomo si conferma per quello che è. È un giudizio lapalissiano, ma almeno così non dovremo fare successiva opera di autocensura come ha forse dovuto fare il grande stilista e poeta vernacolare di “Fai Notizia”. Era davvero fantastico e non saprei ripetere esattamente la formula perché è stata in rete lo spazio di qualche ora. Non pensavo di dover annotare.

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7. E che vuol dire? Che mi devo ingozzare di merci israeliane? – La campagna BDS ha anche un fronte giudiziario. In un paese, come la Francia, che ha prodotta l’obbrobrio giuridico della legge Fabius-Gayssot ed in paesi che mandano in galere persone rei solo di pensarla diversamente, non vi è da stupirsi di qualche colpo giudiziario, magari da parte di giudici che non vengono dal pianeta marte. Diceva il dottor Azzegarbugli le grida sono tante ed è sempre possibile trovarne una che faccia al caso nostro. Gli attivisti del BDS devono mettere ciò nel conto e lo mettono nel conto. Ma alla fine diventa difficile mettere in prigione il più elementare buon senso. Se, ad esempio, non mi va proprio di mandare giù una determinata marca di caffè, cosa successe che me lo faranno mandare giù con la forza pubblica? Una volta si usava l’olio di ricino per gli oppositori più incalliti del regime. Adesso si userà tutto il campionario delle merci israeliane da far trangugiare ai renitenti. Magari anche le supposte verranno somministrate con il coordinato concerto di giudizi, forza pubblica, magistrati, diplomatici e delatori di turno. Le sentenze vengono pronunciate sempre in nome dei popoli. Quando i popoli della terra non si conoscono nelle sentenze pronunciate in loro nome, a venir meno sono le sentenze stesse ed i giudici che le pronunciano. Niente potrà arrestare un giudizio morale di condanna verso chi pratica l’apartheid. I valori giuridici hanno una loro gerarchia: ragionando come certi giudici non si potrebbe condannare l’omicida, perché ha il pieno diritto di usare l’arma del delitto, magari acquistata e prodotta in Israele! Per fortuna, vale anche il principio che una singola sentenza non fa costante giurisprudenza. Ben altre sentenze attendono di essere onorate. Ad esempio, quello che ha riconosciuto la totale illegittimità internazionale del Muro. La logica dell’infiltrazione lobbistica si annida perfino nella cattedra di Pietro. Figuriamoci i giudici ed i legislatori! La notizia è ripetuta trionfalisticamente in altri pezzi, dai quali si ricostruisce la rete lobbistica, ma resta la validità del boicottaggio, di cui basta ricostruire la storia per sapere cosa è e da dove trae la sua legittimità. La sovranità del consumatore e la sua libertà di decisione viene ancor prima di una “discriminazione” difficilmente rilevabile ed alquanto impropria, trattandosi nel caso del boicottaggio di una discriminazione lecita in quanto volta a tutelare maggiori diritti (quelli umani) lesi dai discriminati, cosa che i giudici sembrano non aver considerato. Quando una sentenza è strana se ne aspettano altre.

8. Gli svizzeri ragionano bene, perché sono liberi di ragionare. – La lista delle organizzazioni terroriste è una cosa che esiste perché voluta dagli USA, ai quali è stata imposta dalla Israel Lobby. Da qui è passata poi per imposizione nella UE. Gli svizzeri che sono ancora abbastanza liberi di ragionare hanno detto che al massimo possono esservi individui terroristi, ma non organizzazioni. Se così fosse in cima a tutte le organizzazione terroriste dovrebbe collocarsi lo stesso stato di Israele.

9. E allora che? – Che Israele sia nato dalla pulizia etnica del 1948 e che il genocidio degli autoctoni fosse fin dall’inizio nella mente dei padri del sionismo è cosa che si apprende con un poco di oneste letture. Il quarto capitolo del libro di Rabkin, da me spesso citato, inizia con una citazione di Samuele: «…l’uomo non prevarrà per la sua forza». Ed è solo in virtù della forza che Israele reclamo uno strano “diritto all’esistenza” che non poggia su nessuna idea di giustizia, di diritto, di santità. Or dunque nella vita può capitare ad ognuno di noi di essere soccombente e di dover mordere il freno, ma non per questo cambia la nostra percezione del diritto e della giustizia. La nostra ostilità concettuale e morale alla sopraffazione e all’angheria altrui diventa tanto più forte e intensa quanto più ingiusta ci appare la nostra condizione attuale. E dunque un rifiuto morale che dura da oltre cento anni durerà ancora per diverse centinaia di anni. Si, d’accordo: Eurabia! Le ragioni degli oppressi palestinesi sono anche le nostre ragioni: noi ci sentiamo e resteremo solidali con le vittime e mai con i coloni russi, che usciti dall Russia sono finiti per disperazione in Israele, per non essere potuti andare altrove. Su queste basi storico-sociologiche piuttosto che religiose va spiegato il sionismo e l’attuale stato di Israele, fondato su di un apartheid che mancanza di libertà e di autonomia politica gli stati europei evitano di riconoscere e di condannare. Le armi possono essere materiali ma anche morali. Sul piano morale i rapporti di forza si ribaltano decisamente. Ma questo Ugo non lo potrà mai capire o meglio non lo potrà mai accettare.

10. Son andati a portar rose e confetti. – Non riesco a leggere fino in fondo le “cartoline” di Ugo Volli. Tanta è la loro insulsaggine che piange il cuore a perder così il proprio tempo. Che a Gaza i soldatini russo-ebrei abbiano sparato a più non posso contro gente inerme non richiede molto acume per comprenderlo. Che qualche caso di coscienza davanti a tanta barbarie possa esservi non è improbabile. Ma il nostro cosa insinua? Intanto che le confessioni siano state ottenute a pagamento e che siano false e di comodo. Veramente, il denaro è sempre stato associato all’ebraismo. Sarà pure un pregiudizio, ma è così. Che poi si debba credere alle smentite dello stesso esercito israeliano, responsabile dei crimini addebbiti, del crollo di migliaia di abitazioni che non saranno state buttate giù dal vento, dei morti veri e non finti, e così, sarebbe come chiedere a un rapinatore di banche se è vero che ha svaligiato lui la banca. Ho letto che chi ha condotto l’inchiesta non si fida giustamente dell’esercito israeliano e per questo ha voluto mantenere anonime le testimonianze. La profondissima morale del nostro semiologo è che in fondo non solo li hanno ammazzati quei poveri palestinesi, ma ben se lo meritavano e ne hanno ammazzati pure poco. Come lui dice, a sospettare si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Sordida è qui la semiologia di Ugo.

11. Non è necessario andare in Israele per sapere quanto apartheid c’è. – Sempre più fesse le “cartoline” di Ugo. Chissà dove vuole arrivare, chi e di cosa vuole convincere. Dubito che l’ebreo Volli lo sia poi più di tanto. La lettura di Rabkin mi offre una visione dell’ebraismo dove un Volli può essere più correttamente definito uno sfegata sionista che non un ebreo, nel senso della Torah, di cui pure egli parla, con profonda competenza teologica e semiologica. Se fosse appena un poco più istruito di cose ebraiche il sionista Volli saprebbe che a non volere uno Stato ebraico, giudicato blasfemo, è la liù autentica tradizione giudaica, fin dai tempi in cui il sionismo emetteva i primi vagiti. Quindi non si tratta di “stato ebraico”, un paravento privo di senso logico giuridico e teologico, ma di uno stato colonialista e razzista, che nella nostra civiltà giuridica non dovrebbe più avere nessun diritto di cittadinanza.

12. Triste la storia. – Non occorre chiosare tutte le cartoline di Volli per avere un’idea dell’uomo. La storia che qui si affaccia è tuttavia ben più triste ed infame da come Ugo la vuol dare a bere agni sprovveduti, ammesso che lui stesso ci credo. Che esiste una pressione generale e diffusa per costringere ogni palestinese – anche un figlio tredicenne – a trasformarsi in un delatore è cosa che trova costante conferma. È del tutto verosimile e plausibile. Avevo altrove appena scritto del figlio costretto a tradire il padre. Eccone un caso che sfugge del tutto allo statuto morale del sionista, ahimè italico, Ugo Volli.

13. Piombo Fuso: una copertura infame. – Non occorre leggere altro per capire con chi si ha a che fare e quantp sia saggio prendere le distanze. Una tecnica che ho costantemente rilevato da parte sionista la si può tranquillamente ritorcere contro. Loro dicono abitualmente: “Con uno che... io non parlo neppure, non mi confronto, non discuto. Appunto un vile goym!”. Ebbene, gli si può rispondere: «Con uno che appena osi fare apologia di Piombo Fuso, vi è poco su cui ragionare e discutere: “guarda e passa”, diceva il Poeta».

14. Stai parlando di te stesso. – In fatto di “banalità” proprio non ti batte nessuno, detestatissimo Ugo. Mi chiedo anche quali siano i Lettori a cui ti rivolgi e che possono trarre godimento dalle tue sparate mediatiche. Che ci sto a fare io? Sto a monitorare! Le mondezze di Napoli ci hanno insegnato quanto sia importante la spazzatura e come ci dobbiamo curare anche di essa.

15. Una nuova guerra anche contro la Libia? – Non bisogna essere grandi storici per sapere che Israele deve la sua preziosa esistenza alla prima e seconda guerra mondiale. Se in mezzo a tante tragedie vi è stato qualcuno che con la guerra ha fatto sempre affari non è difficile sapere chi. Basta leggere la rassegna dei “Corretti Informatori” per trovare ogni giorno incitazioni alla guerra: contro l’Iraq, l’Afghanistan, l’Iran e potenzialemente ogni stato della terra. Piano piano si viene scoprendo che dietro ad ogni focolaio di guerra si trova sempre lo stato ebraico e sionista di Israele. Ebraico che vuol dire? Fatto di e da ebrei? Beh, non vorremmo essere tacciati di antisemitismo, a causa delle possibili implicazioni penali. Ancora una volta ci limitiamo a documentare tanta follia. Quanto poi a sapere cosa intendesse dire Geddafi non possiamo certo saperlo di Ugo Volli, che un giorno si preoccupa della pericolosa china della Svizzera perché non vuole riconoscere le liste nere del terrorismo e l’altro fine di avere a cuore la libertà della Svizzera, addirittura minacciata da Geddafi, la stessa Svizzera che è stata spolpata per bene dall’«Industri dell’Olocausto», come ha ben narrato Norman G. Finkelstein, uno di quegli ebrei che per non essere d’accordo col altri ebrei sfegatamente sionsiti è per questo un “ebreo che odia se stesso”, curiosa categoria concettuale in uso nel ministero israeliano della propaganda.

16. “Paesi come…” – Il tizio è ed usa un linguaggio tipicamente razzista, ma non sembra accorgersene. Pone però per altri un quesito che farebbe meglio a rivolgere a se stesso o al suo amato Israele, dove ben potrebbe trasferirsi per esercitare il suo profondissimo “odio” verso i semiti palestinesi: “ipocriti o ottusi?”.

17. Ci siamo già sottomessi: ad Israele ed al razzismo sionista! – Evidentemente, Ugo Volli ha un suo gruppo di lettori che sono la sua stessa immagine riflessa nello specchio. Forse non immagina neppure lontanamente che qualcuno possa fare una lettura critica dei suoi vomitevoli testi e trarne documentazione a sostegno dell’equivalenza sionismo = razzismo. Nel link prosegue nella direttiva che gli è stata data di vomitare odio sul mondo islamico e di tentare di indurre all’odio gli sprovveduti che si spera di guadagnare alla causa di Israele, cioè alla causa della pulizia etnica e della menzogna eretta a sistema di pensiero. Lasciamo pure che Ugo cuocia nel suo brodo. Noi abbiamo tutto il diritto a non ingurgitare quella brodaglia.

18. Fango di ritorno su Sergio Romano. – Ormai il caso è evidente. Non si trovano motivi nuovi nella prosa del nostro semiologo, strano e indefinibile mestiere. Contro Sergio Romano, colpevole di saper parare e restituire tutti i colpi della lobby, gli attacchi sono continui. Sono attacchi ignobili, il cui fango ritorno per intero sui loro ideatori. Bene, avanti tutta! Avete quel che meritate. Una sola osservazione da sviluppare altrove: nel corso dei millenni gli Eletti non hanno mai dubitato di essere degli Eletti e meno che mai si sono posto il problema di cosa i Non Eletti potessero pensare della loro elezione. Vale la pena di riportare un noto brano di Schopenhauer: «Gli ebrei sono il popolo eletto dal loro dio che è il dio eletto dal suo popolo, la qual cosa non riguarda nessun altro che loro e lui». Naturalmente, anche Schopenhauer è un atisemita e se vivesse oggi sarebbe finito in galera come moltissimi suoi odierni compatrioti. In fondo, la Germania di oggi non è meno disgraziata di quella dei tempi di Schopenhauer e di Nietzsche.

19. Le ragioni di un meritato disprezzo. – Andando al link si trova un’altra cartolina del pensatore Volli, che è una scarica di vituperi contro un altro ebreo, Goldstone, al quale nessuno se non lo stesso Volli ed i suoi “amici” hanno manifestato finora disprezzo in tutto quanto mi è capitato di leggere. Non avrebbe qui senso entrare nel merito del rapporto o sull’argomentazione che la Commissione per i diritti umani non avrebbe valore perché composta da Libia, Cuba e tutta una serie di stati non amati da Israele, che magari li vorrebbe tutti nella condizione del Sud Africa dell’apartheid con il quale aveva avuto sempre ottimi rapporti. Sono argomenti che conoscendo ormai la scrittura – non l’uomo, per fortuna – di Volli sarebbe ozioso degnare di soverchia attenzione. A meritare “disprezzo” su queste basi che ognuno può verificare è lo stesso Volli. Merita interamente tutto il nostro disprezzo per le cose che scrive. Ma lo merita non perché un “ebreo”, o meglio un “povero ebreo”, bensì per il fatto che è e si chiama Ugo Volli. Avrebbe pure potuto essere un equimese, non ebreo, ed avrebbe meritato lo stesso disprezzo. Non lo meritano gli ebrei Goldstone, Pappe, Sand, Burg e potrei continuare con una serie infinita, dove l’essere ebreo non ha di per sé nessun valore. Se mai, ma è altro discorso, l’ebraicità o il giudaismo potrebbe entrare in considerazione in un ambito strettamente teologico. Noi condiviamo al riguardo la dottrina che considera confluito interamante nel cristianesimo, cioè nel nuovo Testamento, l’ebraismo mosaico. Invece, il giudaismo moderno è tutto di natura talmudica, che non ha relazione con il precedente ebraismo. E si tratta veramente di una religione abominevole. Se il genocidio che dal 1948 a Piombo Fuso ha una benedizione e un’apologia rabbinica, allora vi è materia per la quale ognuno può valutare il valore religioso dell’ebraismo. Altro che fondamentalismo! È da notare poi che da un po’ di tempo gli hasbaroti stanno inchiodando il presidente Napolitano alla sua infelice equiparazione fra antisemitismo e antisionismo, corretta subito con la precisazione che criticare Israele si può, contrariamente a quello che vogliono far credere gli hasbaroti. Ciò significa delegittimare il presidente, che ben sa di dover essere il presidente di 57 milioni di italiani e non soltanto di 30.000 ebrei, che si sono giocati per sempre tutto il loro pietistico credito schiacciandosi sull’Israele dell’apartheid e del genocidio. Nessuno ignora o ha dimenticato i trascorsi ungheresi del presidente. Se vule rinnovarli con i carri armati di Piombo Fuso è affar suo. Sarà nostro presidente per gli anni di mandato che gli restano. Non oltre. Ed il suo successore non è vincolato alle sue dichiarazioni, più o meno storicamente ed eticamente fondate. Vale per ogni presidente che può essere migliore o peggiore del suo predessore. Aggiungiamo qui una nota per stigmatizzare una tipica bassezza del personaggio. Pensa costui di tenere una contabilità dei costi in denaro pubblico per la marcia della pace non più in Assisi, ma direttamente in Palestina. Da un punto di vista politico è una novità importante. Potrebbe essere l’inizio di una svolta. Si chiede invece l’hasbarota quanto la cosa viene a costare al contribuente italiano, che ad esempio nella sola Roma sborsa 23 milioni di euro per un museo dell’«Olocausto» che non farà progredire la conscenza storica, ma aumenterà la popolazione carceraria potendo ben prevedere l’irritazione e la contestazione che un simile museo susciterà. Ma sarebbe interessante una precisa contabilità per calcolare che cosa costano al contribuente italiano tutto l’associazionismo ebraico. Non si tratta di una spesa una tantum, ma di una spesa ordinaria. Ci piacerebbe saperlo.

20. Notizie utili. – Isterismo a parte, che si può tranquillamente isolare e buttare nel cestino della spazzatura, devo ringraziare Ugo per alcune notizie utili: in Norvegia si diffonde il boicottaggio economico ed accademico. Di alcuni personaggi non sapevo e ne trarrò utili schede. Alla scheda sulla lucina dell’ipocrisia, che non merita altro commento che la sua registrazione a titolo di infamia. Dev’essere la formazione talmudica che li fa ragionare così. È un’umanità tutta a parte, tutta a se stante. Sentir parlare un hasbarota di propaganda altrui è come ascoltare una donna di malaffare che parla di senso del pudore. Parla di mezzi giudiziari usati indebitamente quando basterebbe guardare le leggi liberticide prodotte dalla Lobby in Francia, Germania, Svizzera, ecc.

21. Occupati, non contesi! – E più non diciamo. Quanto al titolo “millenario”, in effetti, esiste, ma spetta ai palestinesi, che qualcuno dice essere i veri discendenti di quanti abitavano in quei territori nel 70 d.C. Resta insanabile un deficit di legittimità in una costruzione geopolitica che si è preteso di farci accettare, moralmente prima ancora che politicamente, come se oggi si potesse ancora giustificare lo sterminio degli indiani d’America o delle popolazioni precolombiane dell‘America latina.

22. Una lezione di geografia. – Ringrazio sinceramente Ugo Volli per la lezione di geografia, i cui dati riporterò scrupolosamente nel mio blog di Geopolitica, ovvero alla nuova serie dedicata agli «Stati del mondo», rappresentati nell’ONU. È certamente indicativo della politica estera di ognuno nonché del suo grado di indipendenza rispetto alla superpotenza USA la capacità di schierarsi sul rapporto Goldstone. Questa autonomia non ebbero quegli stati che nel 1948 votarono a favore di Israele in uno di quei rari momenti che Israele riesce ad indicare come titolo di legittimazione.

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