giovedì 15 maggio 2008

Identità ebraica, identità sionista e idea di Risorgimento

Versione 1.0

Da quando qualche anno fa fui attaccato da «Informazione Corretta», la mia attenzione verso il gruppo torinese di Angelo Pezzanaè divenuta costante, forse addirittura maniacale, riservando a questi miei non già avversari – come si tende a dire in tempi di buonismo – ma veri e propri nemici, anche se per fortuna non nel significato cruento associato a questo termine. L’inimicizia va riconosciuta apertamente. Solo in questo modo sarà possibile superarla. Naturalmente, oggi più che mai respingo con il massimo sdegno ed assoluta fermezza morale e concettuale la patente diffamatoria di “antisemita” che il gruppo torinese ha preteso di affibbiarmi, arrivando perfino ad ignobili manovre per mettere in difficoltà la mia dichiarata militanza in «Forza Italia», quasi che questa fosse per me qualcosa di più di una semplice facoltà di cittadino ex art. 49 cost. Evidentemente in quanti con i partiti sono abituati a lucrare vantaggi materiali, anche corposi, e non faccio nomi, diventa inconcepibile un impegno politico non a fini di lucro o con mire indirettamente patrimoniali.

Fonte: «Informazione Corretta» del 15.5.08
Corriere della Sera Informazione che informa
14.05.2008 La lobby è "sionista", non "ebraica"
Marco Ferrando precisa, ma non convince
[e chi mai dovrebbe convincere?
L’estensore di così acuto commento redazionale? Tempo sprecato!]

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 maggio 2008
Pagina: 39
Autore: Marco Ferrando
Titolo: «Interventi e repliche»

Una lettera pubblicata dal CORRIERE della SERA del 14 maggio 2008

Nell'edizione di domenica 11 maggio del Corriere mi viene attribuita la frase: «Rifondazione e gli altri non sono qui perché sperano di tornare presto al governo, e per farlo hanno bisogno dell'appoggio della lobby ebraica». Vorrei precisare che, ovviamente, ho parlato di lobby sionista e non «ebraica». Tengo a specificare ciò in quanto ritengo l'ebraismo, come esperienza storica, popolo e religione, cosa ben distinta dal sionismo che si qualifica come ideologia e regime di discriminazione e di oppressione del popolo arabo-palestinese.

[Ineccepibile precisazione!]

Marco Ferrando
Partito Comunista dei Lavoratori

Il segretario del Partito Comunista dei Lavoratori ci tiene a precisare: a) il Partito Democratico ricerca l'appoggio non della "lobby ebraica", ma della "lobby sionista". E che cos'è il sionismo, per Ferrando?
[Lo ha detto e se non lo hai capito te lo spiego io per ideala procura. O almeno ognuno ne dà l'interpretazione che meglio crede, esercitando la sua autonoma e libera capacità di giudizio, liberi gli altri di scambiare lucciole per lanterne o sentire Roma per toma]
Non il risorgimento nazionale del popolo ebraico,
[Il Risorgimento qui non ci azzecca per nulla. Per noi italiani, dalle elementari in poi, il Risorgimento riguardava i diversi popoli italiani che da millenni in modo continuativo risiedevano in Italia sotto diversi geverni. I “sionsiti” sono stati soltanto una sciuma di avventurieri che da ogni parte del mondo sono sbarcati in terre abitate, convinti di avere il diritti di scacciarne e sterminarle i legittimi e pacifici abitanti. Il Risorgimento con il sionismo ha tanto da fare quanto gli europei ebbero a che fare con gli indiani d’America o con i negri d’importanzione. Putroppo i sionisti in questa avventura sono arrivati con qualche secolo di ritardo]
ma "ideologia e regime di discriminazione e di oppressione del popolo arabo-palestinese".
Così, secondo Ferrando, ciò che per gli altri popoli è naturale, l'aspirazione a una patria e all'indipendenza nazionale,
[è naturale sul proprio territorio, non a spese degli altri. Quale indipendenza nazionale? Se mai potevano reclamare una indipendenza nazionale i palestinesi, non i coloni che avevano espropriato gli indigeni della loro terra. E non importa che si fossero accordati con gli inglesi, che avevano rubato prima di loro terre non loro. Gli accordi fra ladri non sono validi. ]
per gli ebrei è illegittimo e razzista. Difendere le ragioni del sionismo e di Israele, poi, non è un legittimo esercizio di diritti costituzionali.
[quali diritti costituzionali? Israele non ha mai avuto e non avrà mai una costituzione secondo il modello ottocentesco dello stato di diritto. Glielo impedisce la sua natura razzista e la sua conquista territoriale priva di legittimità. Allo stesso modo simili diritti costituzionali possono invocare gli eserciti di popolazioni clandestine che decidessero di stanziarsi in Italia come ai tempi delle invasioni barbariche.]
E' invece dar vita a un'oscura "lobby".

A noi sembra una pezza peggiore del buco, signor Ferranso.
[Quale pezza e quale buco? Il buco del di dietro del signor Pezzana. Sembra qui il solo buco pertinente.]

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera
lettere@corriere.it
[Mando il lik a questo post, oltre che a Ferrando se ne rintraccio l'indirizzo.]
Ma veniamo al punto della riflessione odierna. In occasione delle manifestazioni per il boicottaggio della Fiera del Libro un leader politico, manifestando a favore dei palestinesi, aveva parlato correttamente di lobby “sionista”. Ha voluto precisarlo in una lettera al “Corriere della Sera”, distinguendo fra “ebraico” e “sionista”. Grazie ad opere come quelle di Avraham Burg, di Shlomo Sand e di altri, ma direi grazie a quegli “ebrei” che sono intervenuti assai significativamente nel corteo dei boicottatori, diventa concettualmente sempre più chiaro ad un numero crescente di cittadini che altro è dire sionista ed altro dire ebreo. La propaganda sionista tende ad includere in se tutta l'identità ebraica e questa in buona parte si è ormai forgiata in relazione al «cosiddetto Olocausto» (le virgolette hanno una lunga storia che non possiamo qui ripetere), ma esiste una identità ebraica “non olocaustica». A suo volta l’«Olocausto» è ideologicamente legato alle vicende complessive della seconda guerra mondiale, al cui termine si è inteso anche distruggere l’identità europea. La creazione del mito dell’«Olocausto» si spiega in questo contesto, come pure si spiegano le reazioni violentissime ogni volta che si scalfisce il tabù «Olocausto». È incredibile il numero delle persone finite in carcere per meri reati di opinione e per aver svolto ricerche storiche non in linea con la verità di stato. È stupefacente come gli stessi soggetti si muovano poi in prima fila nel rivendicare i “diritti umani”ed ogni genere di libertà proprie delle “stato di diritto” in paesi che ne sarebbero sprovvisti e che avrebbero l'obbligo di uniformarsi ai nostri modelli storici. Di guardare in casa propria, per vedere se quegli stessi diritti siano poi davvero rispettati e garantiti, costoro proprio non ne vogliono sapere. In effetti, l’ipocrisia è uno dei connotati essenziali del cosiddette Occidente.

Siamo però ancora alle premesse. L’idea su cui ancora lavoreremo concettualmente è che il sionismo per il suo contenuto razziale è più vicino al nazismo di quanto l'islam non si possa apparentare con il fascismo, secondo un tentativo in Usa portato avanti da personaggi come Bern Lewis – “maestro” di Fiamma Nirenstein – ed un personaggio incredibilmente fazioso ed “arrabbiato” come Daniel Pipes. Se l'idea-base del fascismo fu il corporativismo o il ruolo centrale dello Stato, o l’idea della nazione non su basi razziali (come invece parrebbe per il nazismo), diventa davvero difficile equiparare islam e fascismo, peraltro merce non esportabile, come si diceva ai tempi storici del fascismo. L’idea della “razza” non è invece estranea al “sionismo”. Posso sbagliarmi, ma mi pare che le cose stiano così. Se si va ad osservare la quotidianità politica israliana, si vede che la “ebraicità” dello stato è qualcosa di irrinunciabile. Lo stato di Israele rivendica con grande energia la sua “ebraicità”. È rigettato radicalmente ogni proposito di Stato Unico dove non si faccia distinzione fra ebreo, musulmano, cristiano, non appartente a confessioni religiose di nessun genere.

Cosa però significa “ebraico”? Si intende indicare un’appartenenza religiosa o un popolo a contenuto biologico-razziale. Credo che per i sionisti popolo sia un agglomerato biologico unito da discendenza che farebbe capo al “popolo” che circa 2000 anni fa fu costretto alla Diaspora dai Romani. Orbene uno Shlomo Sand ha divulgati ai più una verità già ben nota in ristrette cerchie, e cioè che la Diaspora è una Bufala. Non vi è mai stata ed i vari ebrei sono semplicemente dei convertiti ad una religione diversa da quella cristiana o islamica. A fare le spese di tutte conversioni sono state le antiche religioni greco-romane-ellenistiche che per davvero non erano proselitistiche e per questo sono state cancellate dai più aggressivi concorrenti. Pertanto, l’esame del DNA verrebbe a dimostrare che non di un solo popolo ebraico, che ritorna nell'antica patria, si deve parlare, ma di russi ebrei, tedeschi ebrei, italiani ebrei, ecc., che rispondendo all'appello dell'ideologia sionista si sono uniti in una comune avventura di conquista.

Una precisazione importante. Non sto sostenendo che non esista un “popolo” ebraico-sionista, o ebraico-olocaustico, o semplicemente israeliano. Probabilmente esiste. Anzi certamente esiste. Ma il suo fondamento ontologico non può essere cercato in chimere come la diaspora, l’«Olocausto», e perfino il concetto di Risorgimento, del tutto assurdo per quanto collegamento questo termine al Risorgimento italiano, che ancor meno del fascismo è suscettibile di esportazione. No il concetto di “popolo” ha qui una matrice tutta schmittiana, di quel Carl Schmitt che si era tentato di utilizzare per ricavare una Costituzione israeliana. Il concetto di popolo deriva nel sionismo dall’individuazione e dalla creazione di un “nemico”, secondo la rigorosa contrapposizione schmittiana di amico-nemico, troppo spesso citata dai nostri politici con intenti esorcistici e senza nessuna comprensione scientifica. I sionismo hanno avuto bisogno di individuare nel palestinese ed in tutto il mondo arabo-musulmano il loro nemico. Solo in questo modo possono esistere come “popolo”. Quindi, benché il sionismo invochi un fonamento biologico-razziale o meglio biologico-razzista al suo concetto di popolo, il suo vero fondamento è tutto politico basato sulla contrapposizione amico-nemico.

La propaganda sionista crede di aver trovato un argomento alla sua causa, quando osserva che in Palestina ai tempi dell'insediamento coloniale sionista non vi era da parte palestinese una chiara identità etnica, ma si aveva un concetto confuso di grande Siria e vi era una vaga identità all'interno di quel grande contenitore che è stato l’Impero ottomano, sbranato dagli appetiti coloniali europei. D’accordo! Il ragionamento sopra fatto dell’identità scaturente dalla contrapposizione amico-nemico vale a maggior ragione per i palestinesi in particolare e per il mondo arabo in generale. In più i palestinesi posso rivendica a se stessi un vero carattere “semita”. Gli autoctoni, gli indigeni sono proprio e soltanto loro. Se di diritto al ritorno si deve parlare, il solo “ritorno” che sia tale è il ritorno dei palestinesi alle terre dalle quali sono stati scacciati dai sionisti invasori, le cui ragioni sono contrarie al diritto ed al comune senso di giustizia.

Il conflitto può essere misurato con la sorte alterna delle armi o per il grado della sua intensità metafisico spirituale. Personaggi come Fiamma Nirenstein, ma anche tutto il gruppo torinese del radicale omosessuale Angelo Pezzana hanno un bell'insistere sulla marea montante dell’antisemitismo in tutto il mondo arabo. Non vi è nessun “antisemitismo" nell’accezione di un altro sionista come Emanuele Ottolenghi, che in un suo libro tenta di additare alla pubblica esecrazione i moderni untori, ma in antisemitismo, dove si annida la contrapposizione amico-nemico, che non ha nulla di biologico-razziale, bensì ha natura eminentemente politica. Inoltre, è un dato inconfutabile che i soli semiti in senso proprio sono i palestinesi. Non si puà neppure equiparare sionismo ed ebraismo nella misura in cui si manifesta sempre più evidente un ebraismo che non ha nulla a che fare con il sionismo e perfino con la religio holocaustica, che è in realtù una forma di inimicizia verso l’Europa. Di questa inimicizia implicita nelle religio holocaustica sono consapevoli quei pensatori che proprio in ragione dell'acquisita consapevolezza vengono osteggiati dai governi insediati dai vincitori dopo l’avvenuta Liberazione.

Di questa Liberazione si vorrebbe gratificare tutto il Medio Oriente. Non sembra però che i popoli mediorientali (brutto termine che usiamo per povertà lessicale) vogliano saperne di una siffatta Liberazione sul modello dell’«unica democrazia del Medioriente», cioè Israele. Quanto mai curioso questo leit motiv propagandistico dell’«unica democrazia», quasi che il titolo di presunta democrazia potesse legittimare l'occupazione coloniale e la pulizia etnica ovvero il genocidio secondo le definizioni normative che ne sono state date dopo in processo di Norimberga, un monstrum giuridico dovei vincitori si ergevano a giudici per condannare i vinti per crimini che essi stessi in misura anche maggiore avevano commessi prima, durante e dopo il processo. È da dire conclusivamente che il piccolo popolo palestinese a 60 anni dalla Nakba ha dato una prova di eroismo quale mai noi popoli europei siamo stati forse capaci. È anche vero che paradossalmente sono debitori di questa loro crescente identità di popolo proprio alla superiore tecnologia militare israeliana, ai suoi potenti alleati che ne finanziano gli armamenti ed il benessere, alla ferocia con cui i sionisti tentato di sterminarli e disperderli in quanto “popolo”. Purtroppo, un ceto politico nostrano prigioniero di una lobby interna ma soprattutto servo servile del potente alleato americano, che si segue in ogni passo – penose in questi giorni le dichiarazioni di quella graziosa ed anziana signora di nome Boniver, che vedrei meglio in un salotto a servire pasticcini che non a parlare di cose di guerra – non sembra ben valutare dove stiano i nostri naturali amici. Sarebbe quanto mai politicamente sensato, dopo il tramonto dell'epoca coloniale, una politica di pace, di scambi e di collaborazione con quello che era stato il mondo antico confluito nell'area geopolitica del mondo romano che non attardarsi in una politica di aggressione coloniale di sterminio associata al nome di Israele. Una dimostrazione ulteriore di come la nostra classe politica risponda più ai desideri e voleri del Bush di turno che non agli interessi ed alla dignità del popolo italiano e di un’identità europea che non riesce ad essere altro che un supermercato.

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