mercoledì 14 maggio 2008

Rapporto uno a cento: cento vittime palestinesi per una vittima israeliana

Versione 1.0

Ormai il numero delle vittime palestinesi è una serie infinita di cui si è perso il conto e di cui è difficile tenere il conto. Le uniche risposte difensive dei palestinesi sono delle punture di spillo, cioè i missili kassan che quasi mai centrano il bersaglio e che esprimono con il loro lancio una strenua volontà di resistenza e di difesa da un’aggressione coloniale di sterminio che inizia ben prima del 1948. All’aggredito è concessa la difesa legittima, ma è ormai invalso nei media sionisti il vezzo di considerare un crimine meritevole di rappresaglia la difesa legittima e la volontà di resistenza delle vittime. Adesso la parte che aggredisce, che ha invaso il territorio palestinese scacciandone gli abitanti, ha avuto una rara perdita. Ed ecco che gli aggressori si atteggiano a vittime, pretendendo quella stessa solidarietà che è normalmente riconosciuta ai palestinese. Si rimproverano le agenzie di stampa di non averne data, amplificandola, notizia o addirittura si colpevolizza l’ANSA per averla omessa e si invitano i Lapidatori a scrivere all”ANSA non per criticare una notizia data, ma per averne omessa una fra le infinite notizie che accadono ogni giorno nel mondo e sfuggono alla nostra attenzione. Puerile faziosità. Veramente una campagna propagandisticamente disgustosa, ed ancora più disgustosa perché ci si serve dei morti. Se i sionisti rimproverano ai palestinesi di Gaza, il lager ad altissima densità abitativa, di farsi scudo di donne e bambini, regolarmente massacrati da ben altri missili e cannoni israeliani, è maggiore l’abilità sionista nello sfruttamento dei “loro” morti. Secondo Finkelstein ne hanno fatto addirittura un’«industria».

Adnkronos - Ansa Informazione che informa
13.05.2008 Israeliana uccisa da un kassam
agenzie stampa a confronto

Testata:Adnkronos - Ansa
Autore: la redazione
Titolo: «M.O.: DONNA ISRAELIANA UCCISA DA RAZZO QASSAM»
Una notizia ADNKRONOS

Gerusalemme, 12 mag. - (Adnkronos/Xin) - Una donna israeliana e' morta oggi nel Negev dopo che la sua abitazione e' stata colpita da un razzo Qassam. Ne da' notizia il quotidiano 'Yediot Aharonot' sul suo sito.

La vittima si chiamava Shuli Katz, aveva 70 anni.

Naturalmente, inviamo questo nostro post agli indirizzi indicati, denunciando la resa industriale della vittima israeliana nel rapporto da uno a cento e la prospettiva di una imminente rappresaglia. Ed infatti la stessa Adnkronos riporta:

M.O.: RAID ISRAELIANO A GAZA, UCCISI DUE MILITANTI

Gaza, 14 mag. - (Adnkronos) - Due militanti palestinesi sono stati uccisi e altri due feriti in un raid israeliano sulla Striscia di Gaza. Ne hanno dato notizia fonti mediche palestinesi, mentre le Forze di difesa dello Stato ebraico hanno confermato l'operazione nell'area di Khan Younis, con l'obiettivo di distruggere le basi di lancio dei Qassam che colpiscono i villaggi del sud di Israele. Due giorni fa, un razzo sparato contro il Negev aveva provocato la morte di una donna israeliana di 70 anni.

(Ses/Col/Adnkronos)

14-MAG-08 09:41


I morti palestinesi non hanno nome. Sono “militanti” o “terroristi”, termine con cui la propaganda sionista tenta di offendere le vittime e di trasformali da aggrediti che si difendono in aggressori di povere vecchie, che non hanno trovato migliore abitazione della terra e casa altrui.


Un poco di geografia: cosa è il Negev
Fonte

Israele. Continua la repressione dei Beduini del deserto del Negev
Bolzano, 5 marzo 2008

L’Associazione per i Popoli Minacciati - Sudtirolo è sommamente preoccupata per il destino dei circa 140.000 Beduini o Bedawi ("abitanti del deserto") che vivono nel deserto del Negev, nella parte meridionale di Israele. Seminomadi o ormai stanziali, circa 80.000 vivono distribuiti in 45 villaggi. Nonostante alla fondazione dello stato di Israele essi abbiano ottenuto dall'allora primo ministro Ben Gurion la cittadinanza israeliana, la legge sull'amministrazione territoriale del 1953 (la terra che non era in possesso scritto poteva essere accatastata dal demanio, ovvero dallo stato) ne ha fatto degli abitanti illegali in una terra che abitano da centinaia di anni.

Già privi dei servizi essenziali quali l'accesso alla rete idrica, fognaria e elettrica, ora gli abitanti del deserto subiscono la distruzione dei loro villaggi, il trasferimento coatto e l'utilizzo di diserbanti chimici per distruggere le loro colture. Secondo il Negev Coexistence Forum, organizzazione formata da ebrei ed arabi israeliani del Negev, le demolizioni di case e le irrigazioni diserbanti sono ormai quotidiane.

Nel 2007 le autorità israeliane hanno fatto demolire tre villaggi beduini, A Tir, Um al-Hiram e Twail abu Jarwal, e gli abitanti sono stati cacciati da polizia ed esercito nell'ambito di un progetto pubblicato dal Jewish National Fond, che mira a trasferire in zone del Negev, già abitate da comunità beduine, circa 250.000 israeliani di religione ebraica, suddivisi in 25 aree urbane. L'attuazione di questo progetto fortemente discriminatorio e i mezzi con il quale lo si vuole sviluppare aggraverà ulteriormente la già precaria condizione delle comunità beduine del Negev.

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