venerdì 9 maggio 2008

Gli equilibrismi di Pierluigi Battista dal podio del Corriere

Versione 1.3

Di Pierluigi Battista ho potuto formarmi una prima idea in occasione della sua laudatio del convegno di donna Fiammetta Nirenstein, dedicato alla destabilizzazione di tutti i governi non graditi ad Israele. Salvo sempre possibile distrazione, non ho notato la presenza di Battista al convegno, benché ci scrivesse sopra l’articolo.. Lo avrei notato se lo avessi visto. È bastata l’intesa, il preconcetto per dare il plauso ad un convegno che avrebbe merita la stigmatizzazione da parte di una stampa libera ed indipendente. Si sa come vanno queste cose: si chiede il pezzo all’«amico» e l’amico risponde. È proprio questo prestarsi dei mass media alle indifendibili ragioni di Israel ad avere ispirato a Gianni Vattimo una battuta rivalutativa sui “Protocolli”, che confesso di non aver mai letto. Il senso della battuta era e resta: se questa è la stampa cosiddetta libera, vuol dire che i “Protocolli” non erano proprio campati in aria e qualche verosimiglianza ce l’avevano: falso non vuol dire inverisimile. Anzi un falso è tanto più efficace quanto più verosimile.

Pierluigi Battista insiste in quella che io ho previsto fin dal primo momento sarebbe stata la battaglia mediatica dei giorni successivi alla Nota del Quirinale. Proviamo a riassumere i termini filologici della questione, di seguito al Protocollo battistiano che riportiano integralmente e con aggiuntivo commento interlineare:
Corriere della Sera - Europa - Il Messaggero Informazione che informa
07.05.2008 Contro Israele il nuovo antisemitismo
gli editoriali di Pierluigi Battista, Victor Magiar e Giorgio Israel [di questi ci occupiamo a parte]

Testata:Corriere della Sera - Europa - Il Messaggero
Autore: Pierluigi Battista - Victor Magiar - Giorgio Israel
Titolo: «Il trattamento speciale - Una nuova forma di anti semitismo» [quale? quante ve ne occorrono?]

Dal CORRIERE della SERA un editoriale di Pierluigi Battista

E' destino di Israele accendere sempre smodate passioni di ostilità.
[E perché mai ciò succede? La Nakba ed il resto non c’entra qualcosa? Se per caso qualcuno cacciasse di casa con violenza ed angherie di ogni genere proprio Pierluigi Battista, forse che lo stesso Battista guarderebbe con amore, simpatia e gratitudine il suo violentatore? Veramente Piergigi si stupisce di cose per altri ovvie. Ma sono questi i nuovi Protocolli di Sion, di cui acutamente ha parlato Gianni Vattimo. Un diverso giornalista di nome Paolo Barnard ha scritto un libro dal titolo "Perché ci odiano”, dove il perché ha valorele causale. È forse il caso di aprire una colletta, acquistare il libro e mandargliene una copia in omaggio a Pierluigi.]
Spesso si deplora che sia brutalmente liquidata come antisemita qualsiasi critica alle politiche israeliane.
[E perché? Le politiche israeliane devono essere approvate a scatola chiusa, come ha fatto Pierluigi quando ha recensito favorevolmente il convegno di donna Fiammetta Nirenstein senza averne minimanente seguito i “lavori”: basta la parola, si diceva nella pubblicità dei confetti Falqui!]
Lo ha anche insinuato, riferendosi maldestramente
[maldestramente chi lo dice? Battista? Non è proprio Piergigi che tenta maldestramente di mantenere in piedi l'equiparazione antisionismo = antisemitismo, che ha tanto ringalluzzito i sionisti ed i Battisti di casa nostra? Semplicemente, grazie a Tariq ed al Boicottaggio, il Presidente non ha potuto continuare a nicchiare su una dichiarazione che avrebbe caratterizzato il suo settennato. Credo che l’Ufficio di Presidenza abbia segretamente benedetto Tariq per aver fornito alla Presidenza l'’occasione per una esternazione rettificatrice e riparatrice. Altro che maldestrastramente! La parte terminale della Nota presidenziale è cliché diplomatico, che l'ambasciatore israeliano tenta di mettere in primo piano. Una cosa di ordinaria amministrazione che si può dire per chiunque ned a chiunque abbia normali relazioni diplomatiche con lo Stato italiano. Non ha senso politico, ma solo protocollare.]
al capo dello Stato, Tariq Ramadan, che ha già ricevuto una risposta esemplarmente chiara da parte del presidente Napolitano,
[chiara per chi ed in cosa? Ma chi credi di ingannare, o Pierluigi? Non è detto che se uno legge il Corriere, in versione protocollare, non per questo recepisca acriticamente le tue castronerie? Qui Pierluigi tenta di accreditare le acrobazione dell'ambasciatore israeliano, da rimandare in patria per l'operazione truffaldina che sta conducendo e per il tentativo di ingannare l’opinione pubblica italiana. Ma riportiamo qui ancora una volta, la nota presidenziale, in modo che chi legge ne possa valutare la chiarezza e valuti con la sua testa la forzatura interpretativa e mistificatoria di Pierluigi:
Ramadam: «Napolitano sbaglia a venire qui». Lo scrittore egiziano Tariq Ramadam, tra i promotori del boicottaggio di Israele alla Fiera ha criticato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, a suo dire, avrebbe compiuto il duplice errore di venire a Torino, certificando così «che si tratta di un fatto politico», di aver «tacciato di antisemitismo chi critica lo Stato di Israele». Adesso in una nota, riportata dal Messaggero, apprendiamo quanto segue:

La replica del Colle
. Una nota è stata diffusa dal Quirinale per rispondere alle dichiarazioni di Ramadan: «In relazione a talune dichiarazioni infondate e insinuanti - si legge nella nota - si ricorda come la presenza del presidente della Repubblica all'inaugurazione della Fiera del Libro di Torino sia nella stessa linea della sua partecipazione a molteplici eventi culturali che hanno luogo in Italia. È del tutto falso, inoltre, attribuire al presidente Napolitano l'errore di aver tacciato di antisemitismo tutti coloro i quali criticano lo Stato di Israele. La critica delle politiche del governo di Israele è del tutto legittima, innanzitutto all'interno di Israele; quel che è inammissibile è qualsiasi posizione tendente a negare la legittimità dello Stato di Israele, quale nacque per volontà delle Nazioni Unite nel 1948, e il suo diritto all'esistenza nella pace e nella sicurezza». {amplius}
e che invece pare non abbia nulla da obiettare al rogo delle bandiere con la stella di Davide inscenato a Torino, lugubre antefatto coreografico del boicottaggio alla Fiera del libro.
[E veniamo alle bandiere, su cui va montando una parte della cagnara. La questione è duplice: o i sionisti nostrani intendono invocare il codice penale fascista che agli artt. 292 e 293 prevedono uno specifico reato di vilipendio della bandiera di uno stato straniero, ed allora una Fiammetta Frankenstein non protesti quando viene tacciata di fascista; anche Shlomo Venezia, in un suo libro presentato in Roma alla presenza di Veltroni e dell’organigramma ebracio, scrive che da giovane sfruttava i vantaggi a lui concessi dalla legislazione fascista, finchè la cosa durava; oppure si accetta il bruciamento delle bandiere come forma simbolica di protesta quale contraltare alla coppia Daniela-Ugo che si presentavano alle loro lezioni universitarie con la bandiera di Israele, quasi che agli studenti dovessero interessare le loro opzioni ed i loro sentimenti politici. E che alla bandiera di Israele ci si deve prosternare come ai tempi della divinizzazione dell’Imperatore romano? La bandiera di israele deve essere solo riverita ed a noi imposta come segno del nostro servaggio? Probabilmente, se il semiologo Ugo Volli non avesse lanciato un messaggio non avrebbe ottenuto risposta a quel messaggio. La risposta è venuta e, codice permettendo, io mi unirei alla seconda forma di comunicazione semiotica. La dice lunga il fatto che i sionisti invochino Mussolini per il reato di vilipendio alla bandiera israeliana.]
Ma se non è antisemitismo, come definire allora quella sistematica dismisura di giudizio, quell'eccesso lessicale, quel sovrappiù di concitazione che assegna da sempre a Israele il ruolo di bersaglio privilegiato dell'odio collettivo?
[La nozione di odio applicata a fatti collettivi e geopolitici è un’indebita antropomorfizzazione alla quale dedicherò un articolo a parte. Qui mi limito a dire: basta con questo cliché quasi certamente coniato da appositi servizi del Mossad, volti a creare artificiosi sentimenti di odio verso Israeele e gli ebrei per poi far scattarele sanzioni previste per le forme di antisemitismo. Si tratta di un ignobile espediente repressivo, secondo una collaudata prassi seguita proprio nella lunga storia della pulizia etnica palestinese e del genocidio in atto a Gaza. I Protocolli della stampa allineata ne applicano le direttive propagandistiche]
Si può criticare Israele senza passare ipso facto per nemici degli ebrei, ci mancherebbe.
[Menomale! Anche se puà avanti Gigi si rimangia quello che sembra concedere come nel classico gioco delle tre carte, che peraltro caratterizza la politica editoriale di Corsera che pubblica Pierluigi Battista accanto alle ben divere tesi di Sergio Romano. Del resto grazie ad ebrei come Avraham Burg è ormai chiara la distinzione fra differenti identità ebraiche: vi può essere un'identità ebraica non declinata interamente ed esclusivamte sull’«Olocausto» e/o sul sionismo. Quindi, un critico antiolocaustico (cosiddetto “negazionista”) o un antisionista non è la stessa cosa di un critico antiebraico, ed in ogni caso non è mai un antisemita, perché rigorosamente parlando semiti sono soltanto i palestinesi ed i soli e veri antisemiti sono proprio gli israeliani. Di identità ebraica Perluigi sembra conoscerne una sola: quella dei sionisti olocaustici.]
Ma non suona già un po' singolare che passi come ovvia l'espressione «criticare Israele»? Cosa diremmo di un commentatore straniero che criticasse «l'Italia», oppure lo «Stato italiano» (o francese, o tedesco, o un altro qualsiasi)?
[E perché no? Io italiano sono il primo a criticare il governo italiano ed i suoi uomini, pur da me votati con un segno di croce a dimostrazione del mio analfabetismo politico. Un segno di croce che politici irresponsabili del mio stesso partiti, come Gasparri, interpretano come una cambiale in bianco, per poter attribuire al popolo italiano ogni loro corbelleria. Che minchiate son queste, o Gigi? Del resto, non è stato proprio Napolitano, da te maldestramente citato ad ammettere la possibilità di critica dello stato di Israele innanzitutto da parte dei suoi stessi cittadini? E che democrazia sarebbe quella in cui non si può criticare il governo? Altro che fascismo e nazismo! Uno dei principale difetti loro imputati era proprio il divieto di parlar male del governo. La musica non sembra cambiata. Per Gigi criticare Israele proprio non si può. In Torino hanno persino sottoposto a visita psichiatrica qualche docente che si è azzardato a farlo.]
Ricorderemmo l'elementare distinzione tra Stato e governo.
[E che c’entra nel nostro caso? Vogliamo fare un seminario a puntate di diritto costituzionale con Gigi docente improvvisato? Magari a dispense da rilegare a fine anno e con la collezione dei ritratti tutti i capi di governo israeliani.]
Obietteremmo che un conto è l'Italia intesa come Nazione democratica che non spezza la sua continuità storica malgrado il variare delle sue (provvisorie) compagini governative.
[Qui ti sei messo su un terreno minato, forse senza accorgertene. Se invochi la continuità della Nazione, non credere di poterti fermare al 1945 o al 1943. Intanto, il codice penale da te indirettamente evocato per il reato di vilipendio alla bandiera israeliana è un codice fascista. Ed allora? Non vale perché la “continuità” si interrompe al 1945? Proprio un brutto terreno quello in cui ti sei messo. Neppure sospetti quanto è brutto. Pensi che Stato e Nazione siano la stessa cosa? E così popolo e nazione? Non mi sembra che tu abbia il senso delle distinzioni di concetti alquanto delicati e problematici.]
Tutt'altra le specifiche e circostanziate politiche attuate da un particolare governo. Si critica il governo Berlusconi, o il governo Prodi, non lo Stato italiano.
[Chi ti dice che non si possa anche criticare lo Stato italiano in quanto forma politica ed in quanto espressione di una dubbia unità politica. Tutti i tentativi di riforma costituzionale non sono implicitamente una critica allo Stato italiano in quanto apparato nella sua forma attuale? Nessuno chiederebbe riforme “costituzionali” ed “istituzionali” se non fosse implicita una critica alla forma-stato. È chiaro come tu stia maldestramente tentando di portare acqua non allo stato italiano, ma a quello israeliano?]
Perché allora, nel caso di Israele, questa distinzione politica e lessicale è destinata a saltare?
[Quale distinzione? Quella maldestramente depositata nella tua testa? Lo stato israeliano è assai malmesso nella sua attuale configurazione e dubito riesca mai a darsi una costituzione sul modello classico dello stato di diritto. Il suo fondamento “ebraico” lo rende assai simile al modello sudafricano dell’apartheid. Bella pretesa quella di cucire la bocca agli italiani nel superiore interesse del governo e dello stato israeliano ed a tutto danno del popolo palestinese, il cui sterminio deve essere condotto a compito nel completo complice silenzio della stampa italiana asservita.]
Certo che si può criticare il governo Olmert, o il governo Begin, o il governo Barak. Ma non lo si dice mai, o quasi mai, in questo modo. Le critiche si trasferiscono invece sullo Stato israeliano in quanto tale.
[Ed è vietato secondo te? Chi lo vieta? È stato abolito l'art. 21 della nostra costituzione? Altro è il riconoscimento diplomatico e la legalità che ne deriva, cosa precisamente richiamata nella parte finale della Nota del Quirinale sopra riportata. Altro è la critica ai fondamenti di legittimazione dello Stato di Israele, le cui radici affondano in quella “pulizia etnica” di cui si è discusso nella sala delle lauree della Facoltà torinese di Scienze Politiche. Un simile convegno avrebbe dovuto svolgersi dentro la Fiera di Torino e magari dentro lo stand di Israele. Solo allora vi sarebbe stata quella cultura e quel dialogo così ipocriticamente invocato, dagi scrittori israeliani di regime, che a quanto pare hanno dovuto firmare al loro governo un'apposita dichiarazione con la quale si impegnavano a non criticare né lo Stato né il Governo israeliano. Questa è l’«unica» democrazia del Medio Oriente, per difendere la quale dovremmo metterci contro il 99,2 per cento (calcolo pannelliano) del Medio Oriente. È contario a qualsiasi logica di politica estera se potessimo dirci un paese indipendente.]
Un trattamento speciale. Che peraltro allude obliquamente al cuore della «specialità» di Israele: il suo precario diritto all'esistenza,
[a fronte del diritto di pulizia etnica del popolo palestinese e del connesso sterminio? Se si vuol parlare di “diritto all’esistenza” questo dovrebbe essere riconosciuto innanzitutto al popolo palestinese, non alle orde successive di coloni ebrei che si sono insediati nell'arco di un secolo sul territorio della Palestina. Ma questo slogan del “diritto all’esistenza” è un altro dei cliché coniati dagli appositi servizi di guerra ideologica del Mossad. Solo che non tutti siamo criticamente sguarniti come Pierluigi sembra supporre. Nelle condizioni storicamente date riconoscere il diritto all'esistenza dello stato d’Israele significa imporre il dovere della non-esistenza al popolo palestinese, un curioso delitto di genocidio etnico avallato dalla diplomazia internazionale e dalla grande rete dei mezzi di comunicazione: i Nuovi Protocolli.]
il pregiudizio che delegittima alla radice Israele come il frutto di un sopruso, di una mostruosa violenza storica.
[E che le violenze, la cacciata dei palestinesi ce la siamo inventata? Se vuole essere coerente ed andare fino in fondo, Battista deve concludere che la Nakba non è mai esistita. Ovvero Pierluigi diventa surrettiziamente un sostenitore del Lebensraum nazista, riconoscendo ai sionisti il diritto occupazione e conquista dei villaggi e delle case altrui. Altro che Protocolli!]
Uno dei pilastri dell'antisionismo. Ma davvero l'antisionismo non ha nulla da spartire con l'antisemitismo?
[Per nulla! Te l’ho appena spiegato ed è quanto mai maldestro e penoso il tuo tentativo di mettere di nuovo nel sacco il Napolitano descritto dormiente dall’acuto Grillo Parlante. Ecco che Pieluigui Battista si è rimangiato quanto sopra appena detto. Con la copertura mediatica bisogna far dire al Presidente il contrario di quel che ha detto e fargli ripristinare l'incauto equiparazione antisionimo = antisemitismo. Ci chiediamo che razza di giornalismo è quello di Pierluigi. Anzi se è propriamente giornalismo o non piuttosto qualca d’altro.]
E non è inoltre molto strano che, almeno dal '67 ad oggi, non ci sia stata una volta, una sola volta in cui un qualunque governo israeliano (di destra o di sinistra, dei laburisti o del Likud) abbia meritato il consenso di chi è vigorosamente impegnato a sottolineare la distinzione tra antisemitismo e legittima «critica dello Stato di Israele»?
[Del consenso che i coloni ebrei riservano al loro governo non dovrebbe interessare più del consenso tributato da una banda di briganti al loro capo. Di un diverso consenso ci si può invece interessare: quello democraticamente concesso dai palestinesi ad Hamas. Mai elezioni furono più democratiche e consenso più vero e fondato. Ma Hamas – grazie a Fini e Frattini – è stato messo nella lista nera dei terroristi ed è davvero curioso come ciò sia stato ammesso recentemente da Gianfranco Fini, che ha pure riconosciuto il fondamento democratico di Hamas. Curiosa teoria: la democrazia è quella che piace a noi! Ormai è a tutti noto che il democratico e liberale Occidente intendeva armare Fatah contro Hamas per ottenere con Abu Mazen il classico fantoccio che avrebbe condotto a compimento la pulizia etnica della Palestina e la definitiva rottura dell'unità politica del popolo palestinese intorno ai suoi legittimi rappresentanti. È stata definita pulizia etnica anche la distruzione delle legittime e naturali dirigenze di un popolo: una politica costantemente seguita da israele che lancia missili sulle auto dei dirigenti palestinesi, spesso colpendo le loro mogli ed i loro bambini, rubricato a trascurabile errore tecnico meritevole al più di un sentito rincrescimento. Non è che tutte queste cose non si possono sapere e capire. Semplicemente i Protocolli della stampa italiana le occultano o per libera scelta o di intesa in accordi ed intese sottratte ad occhi indiscreti]
Possibile che ogni governo israeliano commetta lo stesso errore, si macchi degli stessi crimini, affronti la questione palestinese nello stesso, catastrofico modo?
[La questione palestinese è insolubile per uno Stato ebraico e sionista, o meglio l’unica “soluzione finale” possibile è la pulizia etnica e lo sterminio del popolo palestinese, una politica coerente seguita da tutti i governi israeliani dal 1948 in poi e sotto i nostri occhi. Ma a Torino non hanno occhi per vedere ed orecchie per sentire. Il senso del boicottaggio non è quello di impedire l’apertura dei cancelli, ma di far vedere e sentire a quelli che non voglione né vedere né sentire, ma soprattutto il scopo è quella di far sapere a quanti effettivamente non sanno. Ed in questo senso non si può dire che il Boicottaggio un suo successo non lo sia riscuotendo. È però rivelatore dell’esistenza dei Protocolli il modo il cui certa stampa e certa televisione tende a mistificare, ad omettere e travisare l'informazione sui fatti e sul loro significato.]
E' possibile perché nella dismisura anti-israeliana
[perché, o Gigi, non parli della dismisura di una guerra che dura da Cento Anni? Saresti più credibile e qualcuno forse potrebbe riconoscerti un briciolo di obiettività giornalistica]
è impossibile riconoscere che Israele sia una democrazia ricca di conflitti e diversità, a differenza di tutti i dispotismi da cui è circondato.
[Questa bufala della democrazia israeliana è un'altro degli slogan ormai stantii. Quasi che una qualsiasi democrazia non possa per principio macchiarsi di crimini contro l’umanità. Basterebbe ripassarsi la storia impunita degli indiani d’America, trasformata addirittura in epopea del popolo americano. Quanto ai dispotismi visti altrove si tratta della classica carità pelosa. Saggezza vuole che si riconosca ad ogni popolo il diritto di darsi il governo che meglio crede ovvero di disfarlo quando ritiene di farlo. La stessa identica forma politica assume un significato diametralmente opposto quando è per davvero liberamente assunto da un popolo o quando è invece imposta con una guerra seguita dalla farsa di libere elezioni di un ceto politico fantoccio e servile. Lo si vede in tutte le “liberazioni” introdotte dagli americani, la più antica democrazia del mondo a fronte della più giovane in Israele: illuminante parentela.]
Una società libera dove sono per primi gli storici israeliani a frugare negli archivi, per svelare anche le pagine meno luminose della nascita dello Stato che oggi gli incendiari torinesi delle bandiere vorrebbero impedire di celebrare.
[E allora cosa vuolsi dimostrare? Intanto pare che Ilan Pappe abbia dovuto emigrare in seguito a minacce ricevute per i suoi libri non finti]
Nei libri di testo che circolano nei territori controllati dall'Autorità nazionale palestinese, Israele è cancellato dalle carte geografiche e si ricalcano tutti i luoghi comuni della propaganda antisemita.
[E torna qui il nostro Gigi a raccontarci la favoletta degli israeliani buoni e degli islamici brutti e cattivi. Bassa propaganda razzista di regime. Anche se gli arabi dipendesso con il color verde la pelle degli israeliani, non per questo noi avremmo il diritto di far loro guerra, quando sono già stati invasi nei loro territori. Siamo alla favola del lupo e dell'agnello.]
Israele è invece una società pluralista, dove si scontrano idee, giornali, partiti. Perché è così difficile ammetterlo?
[Ma chi se ne fotte, ammesso e non concesso che ciò sia vero? Cosa può interessarci? Come ciò può giustificare il diritto di occupare le terre altrui? Siamo al trito argomento vetero razzista coloniale secondo cui quelli che si vanno a conquistare sono incivili che debbono solo ringraziarci per la pena che ci siamo presi di andarli ad occupare, conquistare, ammazzare]
È questa realtà che l'eccesso polemico anti-israeliano cancella drasticamente.
[ma apri gli occhi sull'altro ben più grande eccesso: il muro, l'apartheid, le rappresaglia di 100 ad uno, di una guerra che dura da cento anni, di un lager a cieolo aperto che non ha nulla da invidiare ad Auschwitz, delle bombe a grappolo distribuite dagli israeliani anna numerosa infanzia palestinese, e tante tante altre belle brutte cose. Su questo preferisci tacere pensando di avere a che fare con gente ssprovveduta che non può capire le tue maldestre menzogne]
Il trattamento speciale riservato a Israele consente una spietata radicalità di linguaggio impossibile da usare verso qualsiasi altra Nazione.
[La radicalità del linguaggio che dici è solo proporzionale per difetto alla radicalità dei crimini israeliani che tu ti ostini a nascondere e a non voler vedere]
La condizione degli arabi di Israele diventa per forza di cose raccapricciante «apartheid».
[E meno male che ci arrivi con i tuoi piedi. Solo che la cosa è ancora più infame nel momento in cui cerchi di dire che la colpa dell'apartheid è di quelli che ne sono vittime. Davvero una bella capriola logica]
La barriera difensiva antiterroristica che ha fortunatamente fatto crollare il numero di attentati suicidi in Israele si trasforma nella vulgata in un terrificante «muro» di segregazione e di infamia.
[Si infamia, come infame è il tuo articolo. Il “terrorismo” è un ulteriore artificio retorico del Mossad con cui, complici numerosi giornalisti, si vuol delegittimare la più che legittima resistenza delle vittime di una violenza che ha ormai superato di gran lunga tutti i crimini ed il fango che si è voluto gettare addosso al nazismo ed alle coscienze degli europei che hanno storicamente e democraticamente prodotto fascismo e nazismo.]
Avallata persino da premi Nobel come José Saramago,
[i premi Nobel vanno bene quando sono testimoni a favore, vanno male quando sono testimoni contro. Nell'uno e nell’altro caso sarebbe meglio se li si lasciasse a casa loro, a scrivere libri e romanzi o ad occuparsi di alambicchi. Per il resto sarebbe meglio considerarli cittadini alla stregua di tutti gli altri o esseri umani con la stessa fisiologia di tutti gli altri che entarno ed escono dal bagno]
la grottesca equiparazione tra Gaza ed Auschwitz diventa luogo comune, immagine che acquista addirittura una sua plausibilità.
[L’equiparazione non è giusta perché gaza, a mio avviso, è più grave ed enorme di Auschwitz. Parlo sul serio, non per gusto di iperbole]
La politica verso i palestinesi viene ribattezzata «pulizia etnica», come l'apocalisse in Ruanda e il furore antialbanese di Milosevic.
[Che sia pulizia etnica dopo il libro di Pappe è un dato di scienza e conoscenza con cui fare i conti. Le nostre coscienze non possono più restare dormienti: o di qua o di là. Il tempo della decisione è alfine giunto]

Non è antisemitismo?
[No! È antisionismo, cosa diversa dall‘antisemitismo. Inoltre, antisemitismo in senso rigorosamente proprio in senso etimologico ed antropologico è quello praticato dagli israeliani (in gran parte europei dell'est) contri i semiti autoctoni palestinesi]
Ma come definire allora questo insieme di pregiudizi che fornisce agli intolleranti impegnati nel boicottaggio della Fiera del libro il carburante ideologico
[Ideologia sionsita è quella che ispira l'articolo di Pierluigi Battista. Le posizioni di quanti sostengono per mera solidarietà umanitaria le ragioni dei palestinesi sono basati su dati obiettivi forniti dalla ricerca storica e dall'osservazione quotidiana, che una stampa asservita tenta di occultare e manipolare]
ospitato da università come quella di Torino dove, ospite Tariq Ramadan, si spacciano falsità storiche come se fossero vere e si altera alla radice l'intera vicenda dello Stato di Israele lungo un arco di sessant'anni?
[E chi lo dice che sono falsità? lo dice Gigi battista che neppure va ai conegni fiammeschi che decide di sposnorizzare a scatola chiusa? Semplicemente penoso! Non vale la fatica di insistere.]
Giustamente Lucia Annunziata sulla Stampa esorta chi difende Israele a non lasciarsi afferrare dallo stesso demone della faziosità esibita dai suoi nemici.
[Altro luminare giornalistico chiamato in causa. Ma quale faziosità. Ogni minuto che passa vi è gente che muore sotto le costrizione “democratiche” dello stato sionista e razzista di israele. battista vuole che ciudiamo gli occhi davanti a questa realtà. Un Tizio che scrive sull’Opinione si è pure lamentato per il fatto che si parla troppo del conflitto israeliano-palestinese. L¿omicidio deve essere consumato in silenzio senza spaventare i bambini. Ho avuto al riguardo uno scambi privato di insulti con Arturo Diaconale, campione italiano del liberalismo sulle spalle dei contribuenti italiani che faticano a sbarcare il lunario. A proposito della Stampa chi ha tempo e voglia indaghi sulla proprietà. Non vorrei qui dire cose inesatte e del resto non necessarie al senso del mio discorso complessivo.]
Eppure la cultura democratica occidentale dovrà pur spiegare come si fa a commuoversi per Schindler's list
[Io non mi commuovo mai con questi polpettoni televisivi e cinematografici, Credo anche che abbiano fatto il loro tempo. Credo che ormai in molti abbiano capito che quando si vuol mettere in circolazione una menzogna, la cosa più semplice è di programmare a ritmi industriale un ampio numero di romanzi e di fiction, ma restano cose romanzate di cui ognuno si accorge appena si fa un poco di lavoro critico e si passa dal romanzo alla realtà. Allo stesso modo ormai si attribuisce poco credito ai giornalisti, di cui spero vengano presto aboliti i privilegi concessi sempre dal fascismo, che ha dato dato i connotati essenziali alla nostra società, cosa di cui ci si accorge poco.]
e contemporaneamente restare indifferenti al negazionismo minaccioso di Ahmadinejad
[e non poteva finire che con il grido ad lupo appositamente fabbricato in vista di una nuova guerra contro l’Iran, per fortuna abortito in tempo, anche se la grande stampa dei Protocolli vi si era già preparata. Il pericolo tuttavia non è ancora scongiurato. La grande stampa non ha mai chiesto scusa ai suoi lettori e fatto atto di contrizione per le bugie sul nucleare di Saddam. Continua sulla stessa linea sostituendo Saddam con Ahmadinenjad, colpevole di essere il capo del suo popolo e di non essere servo di Bush]
che, cancellando il primo, auspica un secondo Olocausto degli ebrei.
[L'Olocausto che è sotto gli occhi di tutti è quello ad opera degli israeliani sul popolo palestinese. Ma Gigi non ha occhi per vedere ciò che esiste e si ostina a vedere nella palla di vetro cose che altri non vedono]
Come si fa a conciliare le visite solenni nei campi di sterminio
[nel caso delle scolaresche romane a spese delle dissestate finanze veltroniane. Sublime la trovata francese di far adottare ad ogni bambino una bambino supposto morto 60 anni addietro. A tanto ottundimento ha condotto la “religio olocaustica”]
con l'imbarazzato silenzio che circonda la martellante diffusione nei media arabi di serial tv ricavati dai Protocolli dei savi anziani di Sion?
[I veri Protocolli sono quelli che si possono leggere sulla stampa italiana ed europea ogni giorni. Ma dopo tanta pubblicità mi sento in obbligo di leggere questi celebri “Protocolli dei Savi di Sion”. Chissà che nello loro acclarata falsità non offrano elementi interessanti di riflessione. A proposito, caro Gigi, tu per caso li hai letti? Se si, hai fatto bene, giacché ne stai parlando. Se no, faresti meglio a non parlare di cose che non conosci. Io ammetto di non averli letto e proprio a caus atuta di sentire ora il fastidioso obbligo di doverli leggere. Speravo di potermi risparmiare queste vetuste letture]
È questo silenzio che incoraggia i nemici di Israele a bruciarne i vessilli. A dare per scontato che contro Israele si possa dire tutto e che persino i suoi scrittori siano maltrattati come la personificazione del Male assoluto meritevole di boicottaggio. Altro che questione di ordine pubblico.
[Altro che informazione. E questo sarebbe il principale quotidiano italiano? Come siamo messi male! La menzogna e la mistificazione diffusa ogni giorno in un milione di copie costituiscono una grave minaccia per la democrazia italiana. Per quanto posso e con limitati mezzi lancio nel ciberspazio il mio grido di allarme e di indignazione per solidarietà umanitaria con il popolo plalestinese]

Riassumo i termini essenziali della mia diamina critica dell'articolo di Pierluigi Battista, di cui ho già esaminato altri altri articolo espressione della stessa ideologia sionista ed inquadrabili in una Lobby volta a dare copertura ad un genocidio che forse proprio in questo anno avrà la sua vera “soluzione finale”:

a) In data non remota il presidente Napolitano pronunciò il suo discorso dove equiparava antisemitismo ed antisionismo. Cosa vuol dire ciò per la normale intelligenza di un comune cittadino che il presidente Napolitano ha il dovere di rappresentare almeno finché resta presidente della repubblica italiana senza ancora essere diventato presidente di Israele? Vuol dire che chiunque critica la politica “sionista” dello Stato di Israele, anche quando lancia scientemente e criminalmente un missile contro una madre mentre fa colazione con i suoi quattro bambini? Evidentemente no ed il Presidente, benché spesso dormiente, deve essersene accorto o almeno deve averglielo fatto notare il suo Ufficio.

b) Tariq Ramadan, ma non da solo bensì in buona e nutrita compagnia, ha notato la parzialità di un presidente che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini italiani, che in misura di uno su tre sembrano essere “ostili” ad Israele. Altro che posizioni minoritarie!

c) Proprio in occasione della protesta montante alla Fiera la Presidenza ha emanato una nota, di cui il testo più chiaro ed esteso è stato da me letto nella divulgazione datane da il “Messaggero”:

d) Il testo è chiaro: criticare il goverso di Israele si può e quanti lo fanno non sono per questo automaticamente degli “antisemiti”. Le carceri italiane non devono far posto ad un terzo della popolazione italiana che si dichiari “ostile” alla politica di Israele soprattutto quando anziché nutrire con latte i bambini israeliani – con danni cerebrali per carenze alimentari conseguenza del “blocco” israeliano – li alimenta con missili e li mette a dormire “in pace” sotto terra, insieme alla loro madre. Grazie a Dio, il presidente Napolitano, detto da Beppe anche Morfeo Napolitano, si è accorto che i cittadini italiani – tanto propensi alle Giornate per la Famiglia – hanno ancora il diritto di indignarsi davanti al “rammarico” israeliano per l'abituale “sterminio” dell’infanzia palestinese, resa di essere troppo numerosa.

e) I “Protocolli” del Corriere, per la penna di Pierluigi Battista, tentano di mantenere la versione finora accreditata di un Napolitano non già presidente d’Italia, ma Vicepresidente di quello d’Israele. L’arroganza sionista era arrivata ad punto tale da inoltrare Lettere al Presidente (d’Italia) per la dubbia e controversia prigionia di soldatelli israeliani catturati dai loro nemici mentre giocavano a fare la guerra. Sarebbe stato logico che una simile richiesta venisse inoltrata al presidente israeliano, di cui mi sfugge ora il nome. Evidentemente la Israel Lobby operante in Italia si è ormai persuaso che di questo paese che è il nostro e che ha bisogno di 113 basi americane per una libertà che non sa difendere essa stessa, salvo poi a mandare truppe altrove per portare la pace su mandato del loro potente alleato padrone ebraico-statunitense. Il popolo italiano è ormai abituato ad essere preso per i fondelli dai suoi governanti. Ma sopportare anche giornalisti camerieri dal degno nome di Battista è cosa che mette a dura prova la pazienza di quei cittadini che hanno ancora il tempo di prestare attenzione a così losche manovre.

Mando per conoscenza al Corriere della Sera in segno di protesta e dissociazione dai contenuti dell'articolo di Pierluigi Battista e mi riservo di questo stesso testo ogni modifica che mi parrà opportuna.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho appena letto un paio di articoli del Dott.Battista ed ho subito percepito che lo schierarsi dalla parte del più forte è una condizione umana del tutto giustificabile, considerando che viviamo in un falso status di democrazia e che se hai considerazioni personali simili alla Forleo rischi la morte, in un paese ricco di codardi, ignoranti e poveri illusi, dove se qualcuno cerca di dare una versione diversa sui fatti storici viene tacciato per antisemita. Il signor Battista non sa, forse, che semiti lo siamo tutti, poichè la razza è una sola, quella Umana.