sabato 10 maggio 2008

Propagandisti: 16. Emanuele Ottolenghi e la teorica aggiornata dell’antisemitismo

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina nelle analisi e nelle notizie di: Allam - Battista - Bordin - Buffa - Colombo - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Guzzanti - Israel - Lisistrata - Livni - Loewenthal - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - PanellaPezzana - Polito - Prister - Rocca - Santus - Volli
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti nelle analisi e nelle notizie di: Arbour - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Morgantini - Odifreddi - Paci - Pappe - Romano - Sabahi - Sand - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vattimo -

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 5. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 6. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 7. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 8. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 9. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 10. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 11. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 12. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 13. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Di tutti i personaggi che popolano questo rubrica Emanuele Ottolenghi è uno dei pochi che posso dire di aver visto de visu, una sola volta. La cosa andò così. Ebbi notizia della presentazione pubblica di un libro, il suo Autodafé. Ciò che mi attrasse maggiormente fu il fatto che il luogo indicato fosse abbastanza vicino alla mia abitazione, nella zona dove abito in Roma. Per una volta tanto non dovevo fare uso di macchina o di autobus. Potevo andarci a piedi. Ciò mi piacque molto e si concilia con la mia idea di città. Quando però mi ci recai le cose furono meno gradevole del previsto, anche se nessunissimo incidente turbò la manifestazione del “Caffè letterario” di via Ostiense. Era un ambiente quasi tutto ebraico. Erano stati chiamati a presentare il libro del giovane Ottolenghi, certamente un giovane dalla brillante carriera, nientepopodimeno che Gianfranco Fini e Antonio Polito. Ho narrato altrove l’episodio divertente, peraltro senza averlo terminato nell’impianto letterario previsto. Infatti, subentrò presto la noia e la stanchezza. Tutta la manifestazione fu ripresa da radio radicale e se ne trova la registrazione, compreso il mio intervento, che è il primo dal pubblico. Ne darò i links.

Versione 1.3
Status: 12.5.08
Sommario: 1. Ottolenghi che dal “Riformista” parte all’attacco di Gianni Vattimo. – 2. La viva voce di Emanuele. – 3. Il cuore “Libero” di Emanuele Ottolenghi. – 4. Le pulsioni di Emanuele. – 5.

1. Ottolenghi che dal “Riformista” parte all’attacco di Gianni Vattimo. – Emanuele Ottolenghi è autore di un volume, presentato da Fini e Polito, di cui ho parlato ampiamente altrove ed avrei ancora dovuto parlarne. Ho pure poi comprato il libro, che ho pure letto nelle sue prime cinquanta pagine circa. Poi mi sono stufato e mi sono rivolto ad altri interessi. Ma intendo terminare il lavoro di analisi già avviato ed aprirò appositi links interni ai blog. Qui inserisco il nome in questo medaglione di propagandisti e lobbisti del sionismo, dentro il quale Emanuele ha tutti i titoli per rientrarvi. L’urgenza nasce dall’opportunità di parare il boccone ghiotto che il nostro pensa di aver trovato a proposito dell’uscita estemporanea di Gianni Vattimo sui Protocolli dei Savi di Sion, di cui ho trovato un link e che al Protocollo I iniziano con considerazioni come le seguenti:
«Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il concetto della nostra politica e di quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili). Si deve anzitutto notare che gl'individui corrotti sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e l'intimidazione, anziché con le discussioni accademiche».
Per le quali si può certamente dire che sono false in quanto attribuite a determinati autori, ma verosimili in relazione alle asserzioni testuali. Dei “Protocolli” esistono edizioni amatoriali. Ne avrei acquistato io stesso una copia a titolo di curiosità, ma fui preceduto da un altro compratore che prese lui la sola copia disponibile. Si trattava di una persona di cultura, il quale mi spiegò l’acquisto dicendo che il fatto che fossero dei “falsi” non significava che fosser privi di verosimiglianza per le cose che affermavano e di cui parlavano. Non ho letto i Protocolli, ma del loro contenuto occorre che anche quanti se ne vogliono dissociare e pronunciarne ferma condanna ne abbiano pur sempre una qualche cognizione, che viene così riassunta in uno dei tanti siti che li pubblicano:
Ci si propone di:
1. Rovesciare i fondamenti dell'attuale società mondiale e i suoi sistemi, in modo da permettere al Sionismo di avere il monopolio del governo mondiale.
2. Eliminare le nazionalità e le religioni, specialmente le nazioni cristiane.
3. Sforzarsi di incrementare la corruzione negli attuali regimi europei, dato che il Sionismo crede nella loro corruzione e nel loro collasso finale.
4. Controllare i mezzi di pubblicazione, propaganda e stampa, usando l'oro per provocare disordini, seducendo la gente per mezzo della lussuria e diffondendo l'immoralità.
A noi qui interessa il quarto punto, la cui verosimiglianza ai nostri giorni pare difficilmente contestabile (vedi qui altro nostro articolo in progress). Se i veri autori, come si apprende dallo stesso Baudino citato da Ottolenghi, sono stati i servizi segreti russi di epoca zarista, essi hanno la stessa autorevolezza del Mossad, cioè sono fonti in grado di attingere notizie e fare analisi, sia pure manipolandole e falsificandole ovvero piegandole ai propri scopi. Credo che Gianni Vattimo sia giunto ad un’identica comune conclusione, per nulla scandalosa. Ottolenghi conduce il suo ghiotto attacco parlando di “credibilità” anziché di verosimiglianza, quasi che Vattimo abbia dato attestato di autenticità notarile ai Protocolli. Bisognerebbe essere totalmente sprovvisti di filologia per non riconoscere la falsità in quanto tale di uno scritto. Ma finora che io sappia nessuno ci ha fatto ricredere sull’acclarata “falsità” dei Protocolli, che per quanto ne sappiamo restano un libello della polizia segreta dello Zar ed almeno in questo sono “autentici”. È come se fosse un saggio identico a quello scritto dallo stesso Ottolenghi, presentato da Gianfranco Fini e Antonio Polito in una manifestazione della comunità ebraica romana. Cambiano soltanto le tesi e le finalità. Nel primo caso gli Autori dei Protocolli non sono i “Savi di Sion”, come accertato anche in sede giudiziaria, ma l’Ufficio Studi dell’Ocrana, il servizio segreto dello Zar ai primi del Novecento, che ha forse inteso fare uno studio sulla natura e gli obiettivi del nascente sionismo, la cui opera troverà continuatori in uno Sharanky, amico della ben nota madonna Fiammetta Nirenstein; nel secondo caso è autore Emanuele Ottolenghi, che si è avvalso per la redazione del suo testo della consulenza e del finanziamento di tutti i centri ebraici che egli stesso elenca e ringrazia nella sua Prefazione. Fino a che non scatterà un divieto di legge, che ci costringa a rinchiudersi nel bagno per fare le letture proibite, è lecito leggere sia il testo “autentico” di Ottolenghi sia il “falso” dei Protocolli di Sion. Altra cosa è la valutazione “storiografica” della sua attendibilità altra casa l’eventuale verosimiglianza con situazioni di fatto riscontrabili. Io stesso, pur avendo ben altre priorità di letture, mi trovo ora costretto, mio malgrado, ad includere – non diversamente da Vattimo – anche i Protocolli nella mia Lista di letture da fare.

Ma analizziano il testo di Emanuele Ottolenghi nella sua interezza:

Il Riformista Informazione che informa
10.05.2008 Fiera del libro di Torino: come distinguere l'antisemiìtismo dalle critiche
l'analisi di Emanuele Ottolenghi

[Vi è di che apprendere!]

Testata: Il Riformista [Luogo abituale di propaganda sionista]
Data: 10 maggio 2008
Pagina: 1
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: «I pregiudizi dietro le critiche a Israele»
[Per tacere dei pregiudizi dello stesso Ottolenghi]

La polemica scatenata dai contestatori della Fiera del Libro ha risollevato ancora una volta la questione antisemitismo e in particolare se le critiche rivolte allo stato d'Israele possono essere considerate tali.
[E chi lo decide? Lo stesso Ottolenghi? Per fortuna il diritto di critica, connesso alla libertà di pensiero, è sancito dalla costituzione e Napolitano ne ha preso atto, dicendo attraverso il suo Ufficio non non aver mai detto che le critiche alla politica del governo israeliano constituiscono di per se una forma di antisemitismo. Questa ammissione ha totalmentalmente stemperato la virulenza dell'equiparazione fra antisemitismo e antisionismo, affermazione assolutamente priva di fondamento sul piano politico filosofico e giuridico. Era prevedibile che la Lobby si sarebbe mobilitata per recuperare il vantaggio acquisito con l'incauto ed arbitraria equiparazione presidenziale]
L'antisemitismo è una cosa, le critiche a Israele un’altra, secondo i promotori della protesta.
[Secondo la logica di ogni essere umano che non sia Emanuele Ottolenghi. Non bisogna essere promotori di nessuna protesta per giungere a simili constatazioni.]
Tra i sostenitori di tale posizione, ci sono Gianni Vattimo - che secondo un articolo apparso mercoledì sulla Stampa di Torino avrebbe detto di cominciare a trovare credibile il falso libello antisemita dei Protocolli -
[Sembrerebbe il rinvio ad un articolo di Vattimo, ma è soltanto quanto sul pnsiero di Vattimo riporta un compare della stessa lobby, cioè Baudino il cui articolo si trova a questo link che deve essere sfuggito alla rassegna stampa dei «Corretti Informatori», nei cui archivi non si trova. Il passo che riguarda Vattimo è il seguente: “…Vattimo evoca persino i Protocolli dei savi di Sion, e cioè il famoso libello confezionato dalla polizia zarista all’origine dell’antisemitismo moderno, dicendo che non ci ha mai creduto, ma ora comincia a ripensarci…” E su una citazione di seconda mano Ottolenghi continua a svolgere le sue argomentazioni a tesi.]
e Tariq Ramadan,
[proprio questa mattina diffamato nella sionista radio radicale, in quanto nei paesi arabi non sarebbe nessuno, mentre da noi gode di notorietà, quasi che a noi ci debba interessare il grado di successo mediatico di chicchessia secondo il consolidato pregiudizio che si è, si esiste, se si appare in televisione o si è nominati nei giornali e nei media. Dopo il declino del marxismo non si si rende più conto di cosa è l’alienazione e la reificazione. Ma proprio per questo acquista una luce sinistra il ruolo dei media di cui si parla profeticamente nel “falso” dei “Protocolli di Sion”]
che qualche anno fa aveva accusato sei filosofi francesi di tribalismo per il loro sostegno a Israele.
[Non sono al corrente del fatto imputato e mi riservo successiva documentazione.]

Antisemitismo, antisionismo e critiche a Israele. Dove si può tracciare una linea di demarcazione che chiarisca la distinzione e la differenza tra questi concetti?
[Diccelo tu! Siamo tutte orecchie. Nel suo libro ahime noioso Ottolenghi tenga una distinzione fra diversi concetti di antisemitismo, basandosi sui rapporti dell’ADL, vero stupidario che dovrebbe essere proibito allo stesso titolo in cui sono state perseguite le fantomatiche “liste nere” della Sapienza. Ma su ciò abbiamo già detto e diremo altrove, chiudendo un discorso iniziato in fase di recensione critica del libro di Ottolenghi.]
Ricorrere al termine antisemitismo di fronte alle critiche che politici, intellettuali e giornalisti muovono a Israele deve essere fatto con circospezione.
[Da chi? Chi può avere interesse e perché a muovere ad altri l'accusa di antisemitismo? La circospezione di chi deve essere? Chi è il soggetto e chi l'oggetto di una simile circospezione?]
L'uso eccessivo dell'accusa, anche quando non c'entra,
[cosa che in «Informazione Corretta», avviene ad ogni piè sospinto, certi di godere piena impunità. Evidentemente la cerchia della Israel lobby si sta incominciando ad accorgere che l'arma dell’antisemitismo si sta incominciando a spuntare e diventerà presto un ferrovecchio da buttar via, quando ci si renderà sempre più consapevoli del fatto che gli “unici” semiti di cui si possa rigorosamente parlare sono quegli stessi palestinesi che gli israliani sionisti stanno sterminando nella loro opera di pulizia etnica, per lo meno dal 1948 in poi. Il libro divulgativo di Shlomo Sand dice che il DNA di buona parte degli attuali ebrei israeliani è autenticamente“ariano” e non contiene una sola goccia di sangue semita. È paradossale come per vie traverse si compia quell”«Olocausto» attribuito ai nazisti.]
finisce col dar credito alla tesi di Vattimo e Ramadan secondo cui essa viene usata a mo' di ricatto morale, per mettere a tacere chiunque critichi Israele, anche quando la critica ci sta. Quello che conta invece è sottolineare che mentre è pienamente legittimo non essere d'accordo con Israele su specifici temi,
[meno meno che ce lo ha detto il presidente Napolitano prima che Ottolenghi sentisse il bisogno di chiosare, dando prova di di una graziosa magnanimità che non gli è propria. La mia intuizione che si sarebbe subito aperto un fuoco di sbarramento per chiudere le falle del ripensamento di Napolitano si è puntualmente avverata. Sorge adesso in me la curiosità di ricostruire i passaggi attraverso cui il presidente della repubblica può essere stato indotto o circuito a rendere la nota equiparazione. Potenza occulta della Lobby? Non ho al mio servizio ne l’Ocrana né il Mossad. Posso solo avanzare congetture che magari ci azzeccano.]
le critiche non possono ricorrere allo stereotipo, al linguaggio e ai meccanismi dell'antisemitismo -
[E che vuol dire? E con quale autorità Ottolenghi pretende di stabilire lui dentro quali confini di deve mantenere l’esercizio della critica? Chi stabilisce cosa è uno stereotipo? Cosa è uno stereotipo? Quale il linguaggio e quale i meccanismi dell'antisemitismo? Esiste un apposito Consiglio di Savi in Sion che stabilisce i confini della critica lecita o non lecita? Si rilegga la frase di Ottolenghi e si noti la sua irritante e stucchevole presunzione. Il “non possono” rinvia ad un principio di autorità che nessuno riconosce a Ottolenghi, o alla comunità ebraico-sionista sulla restante popolazione, ma che il nostro considera acquisito alla sua parte, più o meno occulta.]
postulare per esempio la veridicità dei Protocolli,
[Eccolo, dove voleva arrivare! Ma “veridicità” non è lo stesso che “verosimiglianza”? Veridicità è lo stesso che vero. Se si è acclarata la “falsità” del testo in questione non ha senso attribuire a Vattimo ciò che non ha detto. Ciò si chiama diffamazione. Oltretutto non esiste, nel brano riportato, un virgolettato autentico di Vattimo, il cui pensiero credo di poter interpretare nel senso detto. D’accordo! I “Protocolli” sono un falso nel senso che non sono un deliberato dei “Savi di sion”, ma solo un libello della polizia zarista! Acclarato questo, restano un libro che puà stare in uno stesso scaffale accanto all’Autodafé di Emanuele Ottolenghi. Sarà il singolo lettore a valutare l'uno e l’altro, dandone il giudizio e l’apprezzamento che meglio crede, se questa è democrazia e vi è ancora liberà di giudizio e di pensiero nonché di sua pubblica espressione e manifestazione. Vattimo ha comunque detto di voler mettersi a leggere i “Protocolli”, ai quali prima non aveva prestato la benché minima attenzione. Ed io mi associo a lui, anche come forma di solidarietà per la campagna di diffamazione che si va montando contro di lui.]
per esempio per spiegare una situazione politica avversa, è un classico esempio di come la legittima opposizione a scelte politiche del governo d'Israele sconfini nel pregiudizio aperto contro gli ebrei.
[Quale pregiudizio? Quali ebrei? Il giovane Emanuele avrebbe fatto meglio a distinguere nel suo libro le diverse identità ebraiche anzichè annaspare fra diverse forme di antisemitismo. Scoprirebbe innanzitutto un'identità ebraica non declinata sull’Olocausto, poi una identità ebraica non sionista, quindi una identità ebraica non prevalente rispetto all'apparteneza religiosa, quindi un’identità ebraica non israeliane e perfino antiisraeliana, e così via. Proprio nella manifestazione per il boicottaggio della Fiera di Torino era presente una di queste identità ebraiche non olocaustische e non sioniste e non israeliane. Ad esempio, in Torino hanno marciato fra i boicottatore anche una sigla di “ebrei contro l’occupazione”. Difficile dare anche a loro degli “antisemiti” o contestare il loro diritto di criticare Israele. Credo che Napolitano se ne sa accorto. Che poi il tutto sia o non sia lo 0,00 per cento del buon Silvio è altro paio di maniche, tutt’altro discorso che facciamo altrove. Donna Fiammetta, se mi senti, perché non hai invitato pure questi “dissenzienti” al tuo convegno sul “tradimento”?]

Quando insomma la critica a Israele assume la forma del pregiudizio, come nel caso in cui si critica Israele ricorrendo all'accusa del sangue o al deicidio,
[L’accusa del sangue o al deicidio, quando c’è e se c’è, non si riferisce mai ad Israele in quanto entità statuale sorta in modo problematico e discutibile nel 1948. Una simile accusa o critica si riferisce ai millenari rapporti fra cristianesimo ed ebraismo. Con lo stato di Israele non c’entra ed è un vero e proprio anacronismo. Inoltre l’antisemitismo di cui qui parla Ottolenghi è cosa che si riferisce al passato in un periodo in cui esso aveva una legittimità perfino maggiore di quella oggi ammessa quando si parla di anzinazismo e antifascismo. Rimproverare ad un cittadino europeo vissuto, ad esempio, nel Seicento, di essere un “antisemita” era come contestare oggi ad un qualsiasi cittadino la sua professione di antifascismo e di antinazismo. Si dice perfino in discorsi ufficiali proncunciati dal presidente Napolitano non che la nostra costituzione è fondata in positivo su qualcosa di condiviso da tutti i cittadini, ma che è fondata sull’antifascimo. Insomma, è come voler fare il processo a papa Formoso, riesumato cadavere puzzolente dalla sua tomba per il gusto di fargli un processo. Il libro di Ariel Toaff, vergognosamente censurato, sosteneva che in alcuni casi l’accusa poteva essere plausibile. Se riesce a dimostralo sulla base di documenti, avrà apportato un contributo di conoscenza. Se non ci riesce, sarò criticato da suoi colleghi storici. In ogni caso, anche qui, l’antisemitismo proprio non ci azzecca. Tanto più che l'autore del libro è un ebreo, consapevole di esser tale e perfino docente universitario in Israele.]
l'accusa di antisemitismo ci sta tutta, quand'anche la politica israeliana oggetto di critiche meritasse d'essere biasimata. Ci vogliono allora dei criteri precisi per distinguere tra legittime critiche e illegittima strumentalizzazione.
Mi permetto di segnalarne tre al lettore, da tempo proposti dall'ex ministro israeliano ed ex prigioniero di Sion, Natan Sharansky.
[Difficilmente Ottolenghi avrebbe potuto citare un nome più screditato ai miei occhi. Ne ho conoscenza diretta al convegno romano organizzato da madonna Fiammetta Nirenstein. Me ne sono occupato ampiamente, senza che lo studio iniziato sia ancora stato terminato. Rinvio a quel post che è una ricerca tuttora aperta. In quel convegno si è rivelato un vero e proprio piano di destabilizzazione, per la quale quale ci si avvale dell'opera di “traditori” del loro paese, detti “dissidenti”. Il prezzo non sono più i famosi trenta danari di Giuda, ma è stato quantificato in una richiesta di un miliardo di dollari, forse oggi maggiorati in conseguenza dell'inflazione e del deprezzamento del dollaro. A ben vedere questa politica della corruzione – di cui già si dice nei “Protocolli” – è pure praticata con Abu Mazen e al-Fatah. Il disegno era e resta chiaro. Ma gli archivi rivelano un altro interessantissimo caso di corruzione e ricatto su larga scala. Quando nel 1948 fu “fondato” lo Stato di Israele – di cui in Torino con la penosa partecipazione e complicità delle nostre Autorità si celebra il 60° anniversario – una parte della popolazione palestinese, quantificata in 750.000 persone (salvo errore contabile di un calcolo difficile da fare), fu scacciata per “pulizia etnica” (leggi Ilan Pappe) ma una parte rimase e costituisce l'odierna popolazione israeliana non ebrea. Si è appresa che tutti costoro furono costretti alla “collaborazione” consistente nel “tradimento” dei loro connazionale ed in un’esistenza di continuo ricatto e corruzione per ottenere “autorizzazione” in un paese che era stato il loro: questa la “democrazia” israeliana, l’«unica» democrazia del Medio Oriente, ringraziando il dio cristiano e musulmano ed escludendo il dio ebraico che è dalla parte loro e che si cura il suo “popolo eletto”, incurante dei “forestieri”]
Per Sharansky, si tratta di antisemitismo in tre casi: delegittimazione d'Israele, demonizzazione d'Israele e l'uso di due pesi e due misure.
[Distinzione ad usum Delphini! E meno male che Ottolenghi inizia parlando di pregiudizi che si presumono altrui, ma si ignorano se son propri. Questa sarebbe la “superiore intelligenza ebraica” che in questo caso si dimostra penosamente o spudoramente sprovvista di elementare senso critico e si propone come un insulto all'intelligenza altrui.]
Si tratta di antisemitismo se la critica non mira a indurre Israele a un comportamento diverso, ma è tesa a dimostrare che Israele non merita d'esistere, quale che ne siano le azioni.
[Che Israele meriti o non meriti di esistere i primi a poterlo dire sono i palestinesi che sono stati scacciati dagli israeliani. Se quest’ultimi pretendono il riconoscimento non solo diplomatico ma etico da parte di terzi, ciò sarebbe un chiedere un loro complicità nel crimine di pulizia etnica, una correità che nessun governo fondato su pace e giustizia potrebbe e dovrebbe concedere. I rapporti di realpolitik da cui scaturiscono i riconoscimenti diplomatici son cosa diversa dal sistema di eticità su cui si basa l'ordina e pacifica convivenza di un popolo. Se un giorno i palestinese potranno e vorranno convivere con i loro carnefici e carceriei, è cosa che solo loro possono autonomamente e liberamente decidere, ma ciò non può essere imposto loro. Personalmente, ritengo che l'unica strada percorribile, benché assai ardua, sia quello dello Stato Unico su fondamento multiculurale e senza nessuna connotazione ebraica, musulmana o cristiana. Più che mai si rivela qui la falsità (altro che quella dei Protocolli!) del termine “antisemitismo” giacché veri ed unici semiti sono qui i palestinesi ed antisemiti son proprio gli israeliani sionisti. È infine davvero curiosa ed unica nella storia l’interrogazione se un soggetto meriti di esistere. Se il dubbio è posto, probabilmente vuol dire che il primo a dubitarne è il soggetto che pone il quesito. Un classico caso di cattiva coscienza.]
Le politiche criticate, in questo contesto sono ritenute un sintomo dell'essenza malvagia attribuita a Israele.
[“essenza” è termine filosofico che si trova già in Platone. Se Israele possa essere considerato “essenza” del male presente nel mondo, è ipotesi interessante da non scartare, ma è cosa che qui non possiamo dibattere]
Anche se Israele cambiasse direzione, per chi delegittima invece che criticare, tale cambio di rotta sarebbe letto come una cinica manovra.
[A chi ci si rivolge qui? Agli individui? Ad un comune intellettuale non fornito di cariche pubbliche? O a rappresentanti legittimi dei propri stati come presidenti di repubblica, presidenti del consiglio, di un parlamento e simili? Nel primo caso ognuno è libero di pensare come meglio crede nel pieno esercizio di libertà costituzionali garantite. Il diritto di libertà di pensiero nonché di sua espressione e manifestazione con ogni mezzo è in cima alla lista del “diritti umani” tanto spesso ipocritamente sbandierati per poi meglio conculcarli spudoratamente. Quale legittimità un intellettuale indipendente possa riconoscere ad uno stato fondato sulla pulizia etnica è domanda di non difficile risposta. Quanto agli stati occorre distinguere. Intanto i primi ad aver titolo ed interesse ad un simile riconoscimento di legittimità sono gli stati confinanti, che in effetti “non” riconoscono Israele. Meno legittimati ad un simile riconoscimento sono le ex-potenze coloniali come Inghliterra e Francia o la moderna potenza imperiale degli Usa che ha corposi interessi strategici ed economici in tutto il medio oriente e che ha eletto Israele a sua testa di ponte in quell'area del mondo allo stesso modo in cui ha dislocato in Italia ben 115 basi militari che tolgono alla nostra Casta qualsiasi autonomia politica, pena la perdita dei suoi vantaggi e privilegi di Casta. Più di una volta gli Usa hanno dato prova di sapersi sbarazzare con estrema disinvoltura di qualsiasi governo “democraticamente” eletto ma non gradito agli agenti imperiali dislocati sul suo territorio.]
Esempi? Il boicottaggio accademico degli universitari israeliani, a meno che non condannino pubblicamente il sionismo.
[Vecchia storia che si è manifestata in Inghilterra. Purtroppo non si è riuscito a stabilire una connessione organica con analoga protesta o boicottaggio da parte di universitari italiani. La famosa e sospetta “lista nera” della Sapienza era soltanto una lista di un numero alquanto limitato di universitari italiani che esprimevano condanna verso i colleghi inglesi ed esprimevano solidarietà a Israele. Per quanto mi riguarda esprimo solidarietà ai colleghi inglesi e condanna ai colleghi italiani e ad israele. Se questa sia antisemitismo nell’accezione del “dissidente russo” Sharansky è probabile, ma poco me ne importa. Io respingo nettamente una simile qualifica, avendone ormai data ripetuta ed ampia spiegazione. In compenso e con generosità risparmio a Sharansky il mio giudizio su tutta la sua carriera politica e sul suo ruolo attuale. Ne renderà conto al suo dio, se ne ha uno.]
Si tratta ugualmente d'antisemitismo se si demonizza Israele attraverso paragoni eccessivi o attraverso accuse false.
[Il porre una metafora o il fare un paragone è un modo di esprimersi. Che poi le accuse siano “falsa” è cosa che rinvia a chi giudica su detta falsità. Chi dovrebbe essere a decidere su ciò che è vero o falso? Lo stesso Sharansky o Emanule Ottolenghi? E se poi come spesso succede ad esprimere siffatti giudizi e paragoni sono essi stessi ebrei come si può dire che si tratta di antisemitismo? La verità è che questa accusa di antisemitismo ha ormai fatto il suo tempo e non può più essere sfruttata per diffamare il prossimo e per condurre un vero e prorpio terrorismo ideologico, complici quei parlamentari che hanno promosso e fatto votare vere e proprie leggi liberticide a tutela di una ristretta Lobby]
Il paragone tra Israele e i nazisti è falso e tende a esagerare le azioni d'Israele contro i palestinesi.
[Il paragone esiste ed è sempre più diffuso. A mio giudizio, è ingeneroso verso i nazisti. Le azioni dei sionisti sono di gran lunga più gravi per intensità e durata nel tempo a quelle attribuite ai nazisti, che sono stati al governo per appena dodici anni in tutto ed avevano ben altri problemi che non quelli di occuparsi soltanto ed unicamente di ebrei, fatto certamente stigmatizzabile in quanto vi sia stata discriminazione e persecuzione verso cittadini tedeschi ed europei di religione ebraiche, vittime di astruse ed infondate ideologie. Altra cosa è l’effettiva esistenza di un vero e proprio sterminio in senso proprio. Purtroppo, la ricerca storica al riguarda non è libera e perciò ogni dubbio è legittimo. Che in ogni caso Israele vi abbia sopra speculato è cosa fuori di ogni dubbio.]
L'accusa mossa a Israele di attuare un «genocidio» in Palestina ricade ugualmente in questa categoria, data l'enorme differenza tra il conflitto in corso tra Israele e palestinesi e la sistematica eliminazione di un popolo che è il genocidio.
[Non sembra così a chi legge il libro dell’ebreo Ilan Pappe, o il giudizio di Avraham Burg, o si avvale delle numerose fonti di informazioni disponibili ed alla cronaca di tutti i giorni nocnhé alle testimonianze oculare. Ottolenghi o altri vuol coartare ed impedire la formazione del nostro libero convincimento? Dobbiamo chiedere a lui o ai “Corretti Informatori” il permesso per ciò che ci è lecito e concesso di poter pensare?]
E le calunnie fatte a Israele in questi anni, d'essere responsabile per l'11 settembre, di avvelenare le falde acquifere palestinesi, di aver utilizzato armi arricchite d'uranio, sono tutte menzogne, facilmente verificabili,
[Non si chiede di meglio che di poter verificare ogni cosa con i propri occhi, ma è ciò che ad esempio è stato impedito alla Delegazione italiana di Gaza Vive che voleva entrare in Gaza per verificare le condizioni di esistenza della popolazione racchiusa in quel Lager descritto a somiglianza di Auschwitz con la sola differenza che in Gaza non si trova le camere a gas, mentre si suppone che siano esistite in Auschwiz- Quanto all’11 settembre è sempre più diffuso il numero delle persone che trovano contradditorie e false le versioni ufficiali di ciò che è accaduto. Di risposte nessuno è in grado di darne. Congetture ognuno è libero di poterne fare. Basandomi sulla menzogna dei falsi armamenti di Saddam che pare siano costate 700.000 vittime umane, io non mi stupirei per qualche migliaio di vittime domestiche se su queste si possono allungare le mani su tutto il petrolio del Medio Oriente. Ma è una pura congettura che esprime al massimo una sfiducia acquisita verso politici bugiardi come Bush o Blair, per non parlare poi di tutta la classe politica israeliana, paragonata da un ebreo come Burg a quella della Germania degli anni trenta.]
che ciononostante sono state diffuse, e da alcuni sono state credute, per il solo scopo di demonizzare Israele giustificando gli appelli per la sua distruzione.
[Israele non ha bisogno di essere demonizza perché si demonizza da sè con ciò che fa ed è sotto gli occhi di tutti. Ognuno ne può dare il giudizio che meglio crede, ma il Mossad ed il governo israeliano o le Israel lobby dislocate nei vari paesi non possono esse pretendere di coartare la formazione del libero giudizio di ognuno sulla base di una libera informazione e di una libera ricerca storica]
La demonizzazione insomma è antisemitismo perché, oltre che fondarsi su distorsioni, esagerazioni e falsità, diventa di fatto un mandato linguistico per distruggere Israele e finisce con l'estenderlo anche agli ebrei - almeno coloro tra gli ebrei che si rifiutano di condannare pubblicamente Israele.
[Qui incomincia ad apparire una distinzione fra ebrei, che Ottolenghi dimostra di non ignorare, salvo non tenerne il minimo conto ed il saperne e volerne trarre le ovvie conseguenze, e cioà che il sionimo non è l’ebraismo. Anzi forse non ha proprio nulla a che fare con l’ebraismo. L’aver voluto confondere le due cose è una colossale impostura. Ad esser crudi mi sento di dire che di fronte alla paventata distruzione di Israele si può dire che un regime di quel genere può cessare allo stesso modo di come è nato. Proprio per questo è del tutto criminale che esso sia stato fornito di arsenale atomico, le cue testate possono essere rivolte, e forse lo sono già, verso le capitali europee, che forse si sentono già ricattate. È materia questa prorpia dei servizi segreti ed io non ne posso fondatamente discorrere. Ma non mi stupirei diq eusta eventualità.]
Si tratta infine di antisemitismo quando si applica un principio rigoroso a Israele ma non lo si applica ad altri, compresi sé stessi. L'esempio classico d'antisemitismo è l'ossessionante e ricorrente condanna d'Israele per violazione di diritti umani in istituzioni come l'Onu, quando affiancata dalla mancanza più totale di ogni condanna, anche blanda, di ben peggiori violazioni che avvengono giornalmente nei paesi arabi.
[E sarebbe questo un argomento? Rivelo mancanza di logica e di dirittura morale. Non ha bisogno di ampio commento.]
Un altro esempio è l'attivismo sfrenato per l'autodeterminazione dei palestinesi in nome di un ideale universale di giustizia e libertà,
[Bella questa! I palestinesi sarebbero figli di un dio minore che non merita speciale trattamento. Se questo non è implicta ammissione di razzismo, è duro parlare ai sordi che non ne voglio sapere di ascoltare]
accompagnato dal silenzio complice di fronte al diniego del medesimo diritto ai curdi da parte di turchi e arabi o ai tibetani da parte dei cinesi.
[Incominciamo ad interessarci dei fatti di casa nostra, anche perché in Isarele ci sono i nostri soldi, sotratti dalla nostre tasche, ed anche perché le Lobbies hanno messo le mani sulla nostra legislazione e sul nostro passato, pretendendo di detrminare e dettare la nostra memoria storica e la nostra identità. L’Estremo Oriente è estremo, mentre il Vicino Oriente è a noi Vicino. La Cina, eccetto che mandarci prodotti a poco prezzo e concorrenziali con quelli che paghiamo ai nostri negozianti, non ci ha mai invaso o fatto guerra. L’argomento è debole. Quanto al Tibet è fin troppo chiara la manovra e dove si vuole arrivare, ma la Cina non né l‘Iran né la Palestina.]
Un terzo esempio è l'accusa mossa di genocidio a Israele - nonostante la sua ovvia falsità
[Ovvio è il contrario, cioè l'occupazione coloniale e la pulizia etnica. In Palestina gli attuali coloni sono arrivati da Marte 15.ooo fa o è cosa recente che si è svolta sotto i nostri occhi? Negare l'evidenza è cosa che toglie possibilità al dialogo ed al confronto.]
- accompagnata dal silenzio sul genocidio in corso in Darfur, Sudan,
[Certo il mondo e la storia sono pieni di massacri e brutture di ogni genere. Solo in questi giorni vengono rese note le foto scattate in Hiroshima da un “sopravvissuto” all“Olocausto nucleare morto poco dopo. La macchina fotografica fu raccolta da un soldato americano che la donò ad una fondazione con l'onore di rendere pubbliche le foto solo dopo 60 anni. Possiamo vedere con foto dal vivo che quel crimine in nulla è inferiore al «cosiddetto Olocausto» con la differenza che i giapponesi non ne hanno fatto un’industria e non ci hanno lucrato sopra. Ma non sono gli Olocaustici a pretedere che il loro «Olocausto» sia Unico nel tempo e nello spazio? Ed allora perché mi parli di Darfur e simili?]
a opera di milizie arabe con il sostegno di un governo arabo e la complicità della Lega Araba, contro popolazioni nere musulmane. Due pesi due misure insomma.
[Una misura sola per l’enormità dell’«Olocausto» e per l’enormità della Colpa di Tutti i Tedeschi e Tutti gli Europei con conseguente Immensità del risarcimento preteso è cosa tutta sionista-israeliana. Non due pesi eguali, ma un solo peso senza confronti ammissibili. In ogni caso una qualsiasi enormità in altra parte del mondo non può mai legittimare la enormità specifica in Palestina e renderla per questo accettabile. Qui l’antisemitismo non c’entra anche perché i sionisti non sono semiti, come abbiamo sopra detto. Sarebbe infatti ora di porre termine ad ogni antisemitismo, cioà a quello da 60 anni in atto contro i palestinesi.]
Torniamo dunque alla polemica della Fiera di Torino per concludere.
[Anche io voglio avviarmi alla conclusione. Sono due giorni che sto scrivendo questa mia confutazione critica che manderò al “Giornale]
I contestatori hanno promosso non solo una critica alle politiche del governo israeliano - ma un attacco all'essenza stessa dello Stato d'Israele, al suo diritto d'esistere e al suo diritto di difendersi non solo da attacchi alla sua sicurezza fisica ma anche da calunnie che lo accusano di atrocità e crimini non commessi.
[Vale quanto sopra detto a confutazione di queste righe conclusive di Ottolenghi, contarie ad ogni verità. La critica ad Isarele non solo è legittima, ma anche doverosa da parte di ogni persona onesta che aabbia senso di umanità davanti alle sofferenze ed alle torture indicibili inflitte al popolo palestinese in nome di una ideologia razzista che non dovrebbe più avere spazio nella nostra epoca]
E ogni tentativo di ribattere critiche e calunnie viene descritto a tinte fosche, come se fosse un complotto.
[In effetti, vado ricostruendo i collegamenti di una vera e propria rete lobbistica. Chi legge queste righe ne ha qui la documentazione inconfutabile e con il tempo troverà nuovi tasselli. Il tutto ricavato dagli stessi “corretti” archivi di «Informazione Corretta». Ciò che cambia è l’interpretazione degli stessi dati]]
Le calunnie
[Di calunnie, diffamazioni, denigrazioni, delazioni se ne trovano a tonnellate negli stessi archivi di IC. Mi ci trovo pure io che reagisco applicando una specie di pena del contrappasso ai Signori Correttori, documentando e denunciando le loro quotidiane “scorrettezze” ai danni di terzi e dell'universo mondo]
e le accuse false e infondate mirano a demonizzare e a delegittimizzare Israele
[solfa ormai stantia: bisogna che gli uffici di propaganda del Mossad trovino qualcosa di nuovo. Rinvio a quanto già detto in materia di legalità e legittimità. Non ripeto cose già dette, anche sopra in questo stesso contesto di confutazione a questo articolo di Ottolenghi.]
– e a mettere a tacere chiunque provi a difenderlo.
[Ad essere messi a tacere con la prigione, se non con la morte e l'assassinio, sono quanti in Occidente ed in oriente provani a pronunciare verità diverse da quelle ufficiali di Stato. Veramente curioso questo vittimismo di chi ordinariamente si avvale di tutti gli strumenti della censura. In Germania, ogni anni si contano circa 17.000 inciminazioni penali per meri reati di opinione connesse al passato storico. Una nota conduttrice televisiva, Eva Hofmann, è stata licenziata in tronco solo per aver detto che Hitler qualcosa di buono l’aveva pur fatto. Ed una ministra tedesca è stata costretta alle dimissioni per aver detto che la guerra preventiva di Bush non si distingueva dalla guerra preventiva di Hitler. Perfino un cane che aveva appreso dal suo padrone a fare il saluto nazista è stato sottoposto a rieducazione in apposito canile. In Italia, nella civilissima Torino, un docente di liceo, il prof. pallavidini, è stato sottoposto a visita psichiatrica per essersi azzardato – dietro espressa domanda – ad esprimere riserve critiche sulla Giornata della Memoria dell'Olocasuto imposta per legge alle scuole e per aver espresso riserve critiche sulla politica di israele. Il signor Ottolenghi non dica minchiate: in Italia ed in Europa dobbiamo vincere la battaglia per la libertà di pensiero e di ricerca- Se siamo sotto questa oppressione, lo dobbiamo anche al governo di israele ed alle sue lobby, di cui Emanuele è parte. Curiosamente possiamo combattere insieme con il popolo palestinese una stessa lotta di liberazione. La lotta del popolo palestinese per la sua sopravvivenza si salda con la nostra lotta per la libertà di pensiero ed il recupero della nostra identità conculcata.]
Chi infatti oserebbe prender le difese di un paese macchiatosi di tali nefandezze se le accuse sono vere?
[Sono vere ed in coscienza non ho dubbi sulla veridicità delle accuse. Ed in effetti sto dalla parte dei palestinesi, non degli israeliani-sionisti, atteso che nessuna pace è possibile fra vittime e carnefici. Il “boicottaggio” a cui idealmente mi sono associato non è mai stata da me inteso come un impedire a Gad lerner di dibattere con Fiamma Nirenstenm che ha ripetuto le sue abituali bestialità anche con riguardo al libro di Della Pergola che ho appena comprato e che leggerò insieme ad altri sullo stesso soggetto. A “sabotare” la Fiera ci hanno pensato i cittadini che quest’anno sono affluiti in minor numero che in passato, stando a quanto riferisce l’Ansa, agenzia non amata dai «Corretti Informatori». Il corteo si è svolto nella più assoluto compostezza e civiltà. Non vi è stato nessuno di quegli incidenti che si auguravano quanti avrebbero voluto specularci sopra. Perfino chi ha incendiato le bandiere israeliane ha dichiarato di aver in tal modo inteso esprimere simbolicamente il suo pensiero, respingendo al mittente qualsiasi addebito di antisemitismo. ]
Infine, la demonizzazione messa in atto a Torino segue un procedimento tipico della retorica antisraeliana - la demonizzazione, l'attacco all'essenza stessa d'Israele e al suo diritto ad esistere riflettono un metro di giudizio diverso da parte dei contestatori rispetto a Israele.
[Sciocchezze ripetute con tono da cantilena secondo una tecnica mediatica colladudata e messa in atto dal Mossad. Vale quanto sopra. Questa parte dell'articolo di Ottolenghi è riassuntiva e ripetiva di cose dette sopra. Questi signori ripetono sempre le stessu tre o quattro cose: il diritto di Israele all’esistenza senza preoccuparsi dell’esistenza che hanno già sottratto ai palestinesi; antisemistismo ignorando che sono loro i veri antisemiti nel senso sopra precisato; cultura dell'odio quasi che l’essere amati fosse unloro imprenscindibile diritto; Indipendenza a fronte di Nakba; ecc. La forza dei loro argomenti è tutta nella loro ripetizione martellante e soprattutto nell’assoggettamento dei mezzi di comunicazione di massa, secondo quanto profetizzato nei “falsi” Protocolli di Sion, che si riprongono adesso come una specie di saggio in forma satirico-fantastica.]
Nessuno si sognerebbe infatti di contestare una scelta della Fiera di avere paesi come l'Egitto
[Con poca eleganza l’Efitto che doveva essere ospite per quest’anno è stato fatto sloggiare per lascir posto al 60° anniversario. La pastetta sembra essere stata combinata fra Rutelli e governo israeliano che per esser sicuro ha pensato di mandare scrittori di sicura fede governativa]
e persino la Palestina - che paese ancora non è
[e che non sarà mai essendo prossima la sua “soluzione finale”: i contestatori che hanno inteso boicottare questo lo sanno bene e lo hanno ben presente. La sopravvivenza di un popolo vale più di uno stupido dibattito fra Gad Nerner e Fiamma Nirenstein. Fra l’altro, come ha rilevato Della Pergola, la principale pecca di quel dibattito è stata l’assenza di un rappresentante palestinese. Alla faccia della democrazia, dell’«unica» democrazia del Medio Oriente, fortunatamente “unica”]
- a causa delle loro gravissime violazioni dei diritti umani o della totale mancanza di democrazia nelle loro società.
[E torna! Di una democrazia fondato sulla pulizia etnica e basata sull’apartheid dio ci scampi! Terribilmente idiota questo ritornello sulla supposta santità democratica di israele nella cui presunzione dovremmo tollerate cannonate sparate ad una madre mentre fa colazione con i suoi quattro bambini, per sentire subito il rituale rammarico del governo israeliano per aver sbagliato la mira. Allucinante me è realyà dei nostri giorni. Questa è una democrazia davvero “unica»!]
Solo Israele ottiene il discutibile privilegio di vedere le sue bandiere bruciate e i suoi autori boicottati.
[Per fortuna che ci ha già pensato Bossi ha vilipendere la bandiera italiana. Per non mandare lui in carcere Berlusconi ha depenalizzato il reato fascista di vilipendio a bandiera di stato estero. Il reato è stato sostituito da una multa. Se la coppia Daniela Santus ed Ugo Volli vogliono ostentare il loro sionismo recandosi a far lezione, in una università italiana, con le bandiere di israele, non si dovrebbero poi lamentare se qualcuno pensa di manifestare simbolicamente il suo pensiero bruciando quelle stesse bandiere. Chi la fa se l‘aspetti! E non se ne lamenti poi! Quanto agli autori detti “suoi”, è proprio vero! Sono tutti “loro”. Quelli buoni e “nostri” non ci sono andati. Ilan Pappe, minacciato, a quanto pare, se ne è dovuto emigrare in Gran Bretagna.]
Va da sé che la critica a specifiche politiche israeliane non si meriti l'accusa d'antisemitismo.
[Insiste con questo chiodo dell’antisemitismo che proprio in Israele è un’accusa grottesca per quanto abbiamo detto e non ripetiamo. Ma non si tratta qui di una critica ad un israele sulla regolazione del traffico, ma di una critica sostanziale a tutta la sua politica ed alla sua stessa esistenza.]
Ma dovrebbe essere ugualmente ovvio che la tentazione di scivolare nello stereotipo
[lo stereotipo è quello che esiste nella testa di Emanuele Ottolenghi. Per quanto mi riguarda ho ormai abbastanza chiare la nozione delle diverse identità ebraiche e quindi l'insensatezza di un’ “unica” accusa di antisemitismo. Non ho certo nulla contro un Burg, un Finkelstein, un Pappe e tanti altri meno noti che mi fanno ben capire che un pugno di criminali ed assassini non sono “tutti ”gli ebrei]
antisemita esiste e che più d'una volta, chi si erge a difensore dei palestinesi e a detrattore d'Israele, in realtà ricorre al conflitto arabo israeliano per mascherare un pregiudizio.
[Il conflitto arabo-israeliano è il conflitto del nostro tempo ed è grazie alla sua consapevolezza critica che possiamo sconfiggere ogni pregiudizio e vedere le cose nella loro cruda verità, un conflitto dove israele è dalla parte dell'occupazione coloniale ai danni di un popolo la cui esistenza si vuol cancellare nel completo silenzio internazionale e con la complicità della maggiori potenze. Ma i popoli hanno diversa sensibilità da quella dei loro governi.]
Non contro una politica di un governo. Né tantomeno con un paese intero. Ma con un popolo.
[Quale popolo? Quello forgiatosi dalla schiuma giunta da tutti i continenti con l'intento di debellare e cancellare un altro popolo di cui si sono occupati, terre, villaggi, case, di cui si vuol distruggere ogni identità, uccidendo, disperdendo e corrompendo? Con il primo popolo non ho nulla a che fare, con il secondo mi sento vicino, dandogli tutta la solidarietà umana possibile]
Per inviare una e-mail alla redazione del Riformista cliccare sul link sottostante
info@ilriformista.it
[Ê quello che mi accingo a fare, pur non avendo del tutto terminata questa confutazione critica di Ottolenghi. Mi riservo di ritornarci per apportare limature e miglioranti. Adesso sono stanco e smetto]
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2. La viva voce di Emanuele. – Una Google alert mi ha appena recapitato il sonoro di un’intervista di Emanuele Ottolengi. Dura 21 minuti. Ne ho ascoltato i primi e non ho retto gli altri. Mi riservo però di ritornarvi sopra e di fare le mie osservazione. Appaiono quanto mai fragili le argomentazioni. Attribuisce ad altre menzogne che ben possono essere sue, ma quel che è peggio è che vuole infliggere le sue verità con il carcere per chi non è disposto a credervi.

3. Il cuore “Libero" di Emanuele Ottolenghi. - Su Libero appare un articolo del filoisraeliano Ottolenghi. Della sua analisi geopolitica non sappiamo cosa farcene, non apporta maggiori lumi di conoscenza di quanti possono fornirle altri commentatori con ben diverso credito scientifico. Qui invece interessa isolare quei bravi dove si rivelano gli interessi e le pressioni sulla stampa italiana della Israel lobby nel tentativo, piuttosto vani, di suscitare presso gli italiani un sacro furore contro l’Iran, paese a noi lontano che non ha prodotto nessun atto ostile contro il popolo ed il territorio italiano. L’affare è tutto israelitico, manco americano; è un venire al pettine di tutti quei nodi che Israele ha intessuto in un secolo di guerre di conquista e di occupazione in Medio Oriente. Ma eccole le subdole considerazioni di Emanuele Ottolenghi:
Più di un anno dopo, l'Europa si illude ancora di poter negoziare un compromesso senza ricorso a nuove sanzioni, anche quando all'incontro di Roma ci viene un personaggio come Jalili con il nuovo mandato diretto di Ahmadinejad. Per questo il lungo incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il presidente del consiglio Romano Prodi, Solana, e la staffetta iraniana Larijani-Jalili è un errore, che mette a nudo le gravi ambiguità della nostra politica estera. Proprio mentre Francia e Gran Bretagna sono pronte ad adottare sanzioni, l'Italia mette il freno all'Europa dichiarando di voler dare ancora tempo al tempo. E questo mentre emerge chiaramente l'inadeguatezza del nostro sistema di controllo delle comunque modeste sanzioni e il continuo flusso di tecnologia avanzata che dall'Italia va verso l'Iran, come è stato rivelato la settimana scorsa da un'inchiesta dell'Espresso. Gli incassi prima di tutto
La prodiana accoglienza di ieri riflette la nostra confusione sull'Iran: preferiamo il dialogo a oltranza, anche con individui come Jalili che crede nell'avvento prossimo del Mahdi, senza riconoscere il problema vero: che la potenza iraniana deve essere contenuta a tutti i costi.
Farebbe meglio il giovanotto, potendo disporre di un passaporto israeliano, ha spostarsi con tutta la sua danarosa famiglia e le sue masserizie in Israele, dove potrà condividere in prima persona la folle politica omicida di quel governo nato e prosperato con la complicità degli USA, o meglio dei loro governi lobbizzati dalla Israel lobby.

4. Le pulsioni politiche di Emanuele. – Mi riesce del tutto estraneo il fenomeno elettorale di Israele, vinca o non vinca la Livni. Ma direi che lo sia anche ad Emanuele Ottolenghi che in tutto il testo dell’articolo pubblicato sul “Foglio” amico si preoccupa del modo in cui si possa tenere a bada Hamas, magari distruggendolo in modo occulta, oppure di come si possa condurre una guerra preventiva all’Iran.
(Segue)

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