martedì 22 aprile 2008

Per una critica italiana di Daniel Pipes

Ricerche correlate:
• 1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Sezioni tematiche. A. Iraq: origini, cause e risultati odierni di una guerra “preventiva”. Sommario: 1. Chi ha voluto la guerra in Iraq e perché. 2. Un criminale di guerra intervistato e ammirato. – 3. Il sonno della ragione. – 4. La verità che resta. – 5. Un “corretto” plauso al Riformista. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. L’11 settembre: misteri, dubbi, problemi. – 4. Rudimenti sul Mossad: suo ruolo e funzione nella guerra ideologica in corso. 5. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano di Gaza. – 6. La pulizia etnica della Palestina. – 7. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 8. Cronologia del conflitto sionista-palestinese. – 9. Palestina: storia fotografica dell’occupazione sionista dagli albori ai giorni nostri. – 10. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 11. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 12. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 13. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 14. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 15. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 16. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 17. La guerra giudaico-cristiana dei nostri giorni. – 18. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 19. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 20. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 21. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

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Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo! Con uno sguardo sull’Europa e sui luoghi da dove si tengono i fili.
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).

Abbiamo deciso di ristrutturare diversamente la nostra Critica a Daniel Pipes, i cui articoli appaiono tradotti in italiani da suoi fans. Il tempo che dovremo spendere per questo scopo ci appaiono giustificati se consideriamo le elaborazioni come una forma odierna dell'ideologia sionista e della connessa propaganda. Da Sherif el Salam lo scrittore ebreo è stato definito come il più rabbioso degli ideologi. La faziosità ci sembra evidente e tale da indurre a non occuparcene, se non si trattasse di dare doverosa documentazione dell’esistente. Per non amplificare l’importanza di Daniel Pipes oltre il dovuto e non squilibrare il blog “Civium Libertas”, ci sembra però opportuno unificare in un solo file tutti gli interventi su questo scrittore che ci è cordialmente antipatico e dal quale non ci aspettiamo di poter trarre nessuna utile riflessione che vada al di là di una inevitabile polemica e contrapposizione con un Daniel Pipes, forse il maggior ideologo del sionismo contemporaneo. Esiste un sito con traduzione in lingua italiana dei suoi articoli, per lo più ripresi dal Jerusalem Post: un comodo accesso ai suoi scritti ed alla situazione israeliana.

Webgrafia utilizzata e tenuta presente:
1. Daniel Pipes, esperto dell'odio;
2. Uno dei più rabbiosi antimusulmani negli Usa. In pratica l’equivalente del nostro Magdi ora Cristiano Allam.
3. Guerra Iran-Iraq: sett. 1980/ag. 1988.

Per una critica italiana di Daniel Pipes
Attraverso l’analisi del sito italiano
con la traduzione dei suoi articoli

Versione 1.4

1. La guerra continua. Intanto una prima notizia: l’articolo viene da Israele e nel suo contenuto ci si preoccupa se sia o non sia possibile la democrazia nell’Islam, ossia in quegli stati con i quali Israele è in guerra e contro cui cerca l'appoggio militare ed ideologico delle “democrazie” europee, chiamate in soccorso della democrazia “israeliana”. È come a dire: attacchiamolo quest'Iran e come abbiamo fatto per l’Iraq introdurremo finalmente la democrazia, ossia il paradiso in terra, lo stesso che già vige in Israele, dove invece un altro eminente ebreo, Avraham Burg, dice che la “democrazia” – unica democrazia in Medio Oriente – è l'equivalente di quella esistente nella Germania degli anni Trenta, che fu certamente una “democrazia”, e forse più “democrazia” di altre, fatte piuttosto di oligarchie mascherate con il nome di democrazia, ma fu una democrazia “nazista”, oggi modello su cui si basa Israele, secondo il citato autorevole parere di Burg, che Daniel Pipes farebbe meglio a considerare, piuttosto che preoccuparsi di esportare ed imporre con le bombe la “democrazia” ad oltre un miliardo di musulmani che ne sarebbero refrattari in virtù della loro religione, che a questo punto vale la pena di eliminare, costringendo oltre un miliardo di persone alla conversione forzata al cristianesimo, come in effetti è avvenuto lungo il corso dei secoli, giungendo oggi a quota di oltre un miliardo di cattolici nominali sparsi per il mondo.

Una seconda osservazione che ho da muovere a Daniel Pipes è che lui ha un concetto alquanto acritico della democrazia. Per chi ci vive dentro, e noi italiani dovremmo condividere questa felice situazione, diventa ogni giorno più evidente il lato oscuro e problematico della cosiddetta democrazia, una cosa di cui tutti parlano senza che nessuno sappia cosa sia. Una seria riflessione al riguardo porta a scoprire più i limiti ed i difetti della cosiddetta democrazia che non i suoi pregi. Se poi si considera che in ogni caso si tratta di una forma recente, intendo quella sorta dalla rivoluzione francese, imperniata sulla divisione dei poteri, bisogna anche chiedersi come l'umanità abbia potuto vivere ed essere governata per migliaia e migliaia di anni senza di essa. Una situazione analoga alla Venuta di Cristo Redentore, che data da soli 2000 anni e lascia scoperta in senso temporale e spaziale gran parte dell'umanità, compresa quella ebraica che assoluatmente di riconoscere il Cristo non ne vuol sapere e guai a parlargliene. Se ci si interroga seraimente al riguardo, si scoprono altri modelli teorici su cui fondare teoricamente l'obbligazione politica. Ad esempio, andando da Hobbes, si scopre la relazione fondamentale di protezione-obbedienza, ossia quel principio che dice legittimo ogni governo che sia in grado di proteggere la vita ed i bene dei suoi sudditi. Il modo in cui si regolano con le loro donne non entra nei cardini del sistema: è cosa che è lasciata alla libera determinazioni delle parti ovvero all'evoluzione del costume e della sensibilità individuale, che sappiano possono mutare nel giro di pochi anni. Basta ricordare l'introduzione della minigonna e lo scandalo dei nostri nonni!

Se poi vogliamo una bella sintesi della nostra vigente democrazia, possiamo trovarla nell'immagine delle immondizie napoletane che hanno fatto il giro del mondo e che ormai caratterizzano la Bella Italia. Per non parlare dei grandi privilegi della Casta "democratica” e di una legge elettorale che è stata rifiutata dal Congo in quanto considerata “antidemocratica”. Ma è stata una legge che ci ha donato la “colona” Fiamma Nirenstein, la cui elezione – pardon “nomina” – avrebbe avuto più senso se fatta al parlamento israeliano. Insomma, sia Pipes sia tizie come la Nirenstein vogliono convincerci che dobbiamo fare la guerra a tutto il mondo islamico per portare loro il grande beneficio della “democrazia”, di cui noi godiamo sommamente e di cui non possiamo accontentarci di goderne in esclusiva.

La stanchezza di cui parlavo non mi consente di soffermarmi oltre, ma mi riprometto di seguire con la dovuta attenzione tutti i testi che mi giungono dalla mailing list italiana di Daniel Pipes, il quale – se effettivamente lui o qualcuno del suo Team – è già stato così cortese da rispondere che apprezza i miei interventi, pur non essendo d’accordo. Contraccambio la cortesia dicendogli che gli riserverò una crescente attenzione, articolando sempre meglio i miei argomenti, distinguendo fra ciò che il mio interlocutore sostiene e la persona stessa dell’interlocutore, verso la quale per principio non ho mai inteso mancare di rispetto, anche se qualche volta l’asprezza della polemica rende difficile la distinzione fatta. Mi riservo un tempo di attesa per acquisire un numero significativo di suoi testi. Questo sulla democrazia nell'Islam mi è riuscito troppo provocatorio per non scrivere subito, di getto, un mio intervento su un argomento che trovo tanto falso ed ipocrita quanto ricorrente nella propaganda filoisraeliana.

2. L’islamofobia di Daniele. – È difficile andare fino in fondo nella lettura degli articoli di Daniele Pipes. Non perché siano difficili i suoi contenuti e le sue argomentazioni, ma perché dopo poche righe si intuisce il retropensiero del’autore e le conclusioni alle quali vorrebbe portarci: il sostegno ad Israele quale capo crociato nell’aggressione e nell’addomesticamento se non nella distruzione del mondo arabo-musulmano. Proprio in questi giorni la Hilary Clinton si lascia andare a dichiarazioni di distruzione dell’Iran, basate su fantastiche illazioni, tali da farci temere ben altri pericoli di quelli attribuiti all’Islam: la direzione politica degli USA è nelle mani di pazzi criminali. In questo articolo, tradotto in italiano in un’apposita org costruita evidentemente con l'intenzione di influenzare la piazza ed i media italiani e che sarebbe utile conoscere nella sua struttura, si trova un abbozzo di politica estera proposto alla nostra attenzione da parte del suo autore, che ha indubbiamente un grande pubblico, sapientemente raccolto da un'organizzazione industriale. Ed è proprio in ragione della sua diffusione che io qui giustifico il sacrificio del mio tempo. Dico subito che di fronte al modello ideale di Pipes, quello giudaico-cristiano, stranamente unito da un trattino di congiunzione quando per duemila anni i due termini sono stati contradditori ed autoescludentesi, il mio modello è rappresentato dal mondo romano pre-cristiano che al suo interno, in una unità di pace e di civiltà, sapeva far convivere culture e civiltà diverse, dando vita ad un concerto mirabile di popoli che in perpetue relazioni pacifiche davano vita alla loro fusione.

Non prevedo di convertirmi né all’Islam né al giudaismo e ne ho fin sopra i capelli (quei pochi che mi sono rimasti) del cattolicesimo nel quale sono stato allevato. Già oggi il cammino dell'Europa dopo secoli di guerra, causate spese da motivi religiosi ovvero spinte dal papa cattolico, che di “guerre sante” ne sa probabilmente più dei musulmani, è volta all’intergrazione di popoli in guerra fra di loro. Se l’Europa non volesse e non cercasse la pace, dovrebbe volere la guerra. Ma è folle volere la guerra contro tutto il mondo musulmano in nome del cristianesimo e del giudaismo.

Daniel Pipes è un guerrafondaio sfegatato. Finché coltiva da solo la sua follia, può armarsi e partire contro i suoi nemici che gli daranno il benservito. Ma se pretende di convincerci, in lingua italiana, attraverso la sua agenzia italiana.org e la Italian Israel Lobby, a seguirlo nel suo sionismo, è capitato proprio male ed a trovato pane per i suoi denti.

3. Il grande e il piccolo Satana. – Mi sono accorto che il sito italiano di Daniel Pipes contiene una raccolta di suoi articoli, il più vecchio dei quali risale addirittura al 1980. Sono venuto a conoscenza del sito italiano dell’organizzazione sionista solo da alcune settimana ed organizzo la mia critica su due livelli, uno relativo al pregresso, l’altro relativo agli articoli che mi giungono dalla mailing list alla quale mi sono regolarmente iscritto, accogliendo una pubblica offerta. Chiaramente il fatto che io sia iscritto alla mailing list di Daniel Pipes non significa che io sia un suo fans. Non conosco altri scritti degli articoli qui letti e commentati. E francamente non mi sembra difficile una loro critica. Di questo articolo del 1980 ha attratto la mia attenzione l’uso metaforico dell'espressione Satana. Dunque, di questa espressione metaforica già in voga nel 1980 si serviva addirittura Daniel Pipes, il grande sostenitore di Israele. La rilevazione di questo semplice banale fatto ci consente di documentare la stupidità ed ignoranza dei sionisti nostrani di «Informazione Corretta». In un articolo di Mauro Manno apparso in questo blog l’autore faceva uso dell'espressione metaforica di grande e piccolo Satana per distinguere gli Usa e Israele. L’espressione aveva unicamente una valenza linguistica e non toccava per nulla la sostanza del discorso che si svolgeva su un altro livello. Era come se si dicesse tavolo, sedia, Francia, cavolo, fagiolo e simili. Avrebbe avuto senso una critica complessiva alla sostanza dell'articolo di Mauro Manno, ma non ne aveva nessuno l’appigliarsi su singoli termini staccati dal contesto del discorso: tavolo, sedia, Francia, cavolo, fagiolo e simili.

Se la premessa è chiara, il lettore si potrà chiedere: E allora? Il prof. Caracciolo dove vuole arrivare? Un poco di pazienza. Come spesso succede in internet, un articolo può essere ripreso da un sito e ripubblicato in un altro. Correttezza vorrebbe che si indichi la fonte originaria. L'articolo di Manno fu ripreso da un sito islamico italiano, per l'esattezza un gruppo Yahoo i cui messaggi interni non erano stati protetti dalla indicizzazione nei motori di ricerca. Fu così che l'articolo di Manno, originariamente composto (credo) per «Civium Libertas» passò al gruppo islamico italiano e da qui giunse al servizio di polizia sionista di «Informazione Corretta», la quale si allertò e partì lancia in resta per aver trovato il corpo del reato nell’espressione “Satana” riferita ad Israele. Fu quindi attivata la consueta procedura dei “Corretti” quanto “Ignoranti” «Informatori». Si tentò di far chiudere il sito islamico. A questo scopo i Lapidatori scrissero alla Yahoo, i cui addetti sono più sacerdoti di Mammona che non persone di cultura o appena fornite di buon senso. Basta poco per metterli in agitazione. Ritenni di intervenire, ma fu difficile far capire la grossolana faziosità e manifestazione di ignoranza dei delatori. La cosa ebbe un suo termine nella cancellazione di ufficio da parte della Yahoo del solo messaggio che conteneva l'espressione “Satana”, ma per fortuna non coinvolse la chiusura del sito, peraltro fornito gratuitamente dalla Yahoo e quindi frutto di una liberalità che può essere sempre rescissa. I «Corretti Informatori» nella loro consueta ignoranza faziosa o non si sono accorti che l'articolo era originaria di “Civium Libertas” o non hanno osato spingere fin qui i loro ignobili attacchi.

Non ho finito. Conoscendo il costume di appigliarsi alle parole, in assoluta malafede, per poi invocare una legislazione penale liberticida, per cautelarmi offro ogni volta ai miei interlocutore ebreo-sionisti la facoltà preventiva di censurare espressioni come quella evidenziata. Se si vanno a leggere inoltre i periodici rapporti dell’ADL e le liste di proscrizione che vengono in tal modo compilate, si vede che si tratta di un metodo ordinario. Ho perciò offerto a due ben noti personaggi una facoltà di censura preventiva della critica da me loro rivolta. Hanno rifiutato con veemenza ritenendo assurda la mia offerta. Ma assurda non è. Cito ancora una volta il caso del prof. Pallavidini che per aver osato criticare Israele si è trovato sottoposto a visita psichiatrica con apposite manovre volte a privarlo della cattedra.

Torniano dunque a Daniel Pipes, alla cui org in salsa italiana mando intanto questo inizio di articolo. Nel 1980 la situazione è ben diversa da quella odierna ed il titolo dell'articolo pipeniano che andiamo a leggere ha per titolo: Khomeini, i sovietici e gli Stati Uniti. Perché l’Ayatollah teme l’America, apparso nel New York Times il 27 maggio 1980 Occorrerebbe tracciare un quadro storico. Ma la mia lettura vuol essere principlmente in chiave politico-filosofica. Qualche data è però necessaria. Nel settembre del 1980 inizia la lunga e sanguinosa guerra fra Iraq e Iran, durata fino all'agosto del 1988. Sappiamo tutti che gli Usa erano gli alleati di Saddam, salvo a scoprire poi che Saddam era un impresentabile dittatore, cui dover muovere guerra in nome dei diritti umani e della superiore civiltà occidentale. Peccato che gli Usa ed i suoi ideologi non se ne siano accorti prima.

Da notare l'accenno all'invasione sovietica dell’Afghanistan, quella stessa invasione che verrà poi ripetuta dagli Usa: cattiva invasione la prima volta, buona la seconda volta. È da chiedersi perché mai l'Iran di allora dovesse temere gli Usa neno dell'URSS. Anche qui il presupposto è la divisione preconcetta in buoni e cattivi. Guarda un po Daniel Pipes tira fuori l’ateismo (rappresentato dall'URSS) come criterio della politica: questo sarebbe il suo livello di analisi politica. Pipes trova strano che: «L’Ayatollah e i suoi seguaci desiderano con fervore un Iran esente dalla dominazione straniera» e che vedano negli Usa un maggior pericolo per la loro indipendenza. A distanza di quasi trent’anni è perlomeno risibile il “fascino” dell'Occidente, di cui parla il grande ideologo Pipes: un “bello impossibile”, secondo una nota canzone italiana! Piuttosto grossolana la lettura politico-filosofica della diffidenza di natura tutta politica verso gli appetiti coloniali ed imperiali degli Usa che si andranno rivelare senza ombra di dubbio negli anni successivi. È presupposta una superiorità morale da parte degli Usa e di un non meglio definito Occidente che non trova nessun riscontro né nella storia precedente il 1980 né il quella successiva. E in ogni caso non è con simili categorie concettuali che si può condurre un'analisi di tipo geopolitico.

In fatto di manipolazione delle masse basterà aspettare qualche decennio per scoprire la “menzogna” con la quale l'opinione pubblica occidentale era stata guadagnata alla guerra contro l’ex alleato Saddam, dopo un 11 settembre quanto mai misterioso. Ma prima del 1980 era emerso da un'inchiesta parlamentare statunitense che migliaia di giornalisti erano letteralmente nel libro paga della CIA allo scopo di influenzare e manipolare l'opinione pubblica occidentale durante la guerra del Vietnam. Pipes si preoccupa della manipolazione delle masse in regimi che non hanno certo gli stessi mezzi sofisticati del più avanzato Occidente. Come a dire: vedi la pagliuzza nell'occhio altrui e non vedi la trave che è nel tuo occhio.

Con il “totalitarismo” io andrei più cauto in quanto il termine non ha grande valenza ermeneutica. Tutto può essere totalitarismo. Per chi è abituato all'interpretazione filosofica della storia contemporanea fatta da un Augusto Del Noce o da un Ernst Nolte i tentativi di Daniel Pipes paiono dei balbettii. Ma in fondo si tratta di qualcosa di più semplice. Ad ogni popolo dovrebbe essere lasciato il diritto di autodeterminazione riguardo alla forma ed alla specie della sua esistenza politica (Carl Schmitt). Per Daniel Pipes già nel 1980, quando scriveva questo articolo, proposto in traduzione italiana alla nostra attenzione, non è lecito sottrarsi al “fascino” della cultura statunitense, diversa da quella europea, benché americanizzata dopo il 1945: non si può resistere al “bello impossibile” degli Usa-Israele. Il solo pensarlo è un crimine. E questo sarebbe in grande Daniel Pipes. Ma ancora abbiamo parecchi altri articoli da leggere.

4. Il compimento del genocidio. – Sono ancora ai primi passi nella lettura degli scritti di questo sommo pensatore, di cui mi dicono tutto il male possibile. Non mi lascio però influenzare da giudizio altrui e cerco di formarmene uno mio proprio dalla lettura degli scritti resi accessibili in lingua italiana. Oggi l'occhio mi è caduto su un piano per cedere Gaza all’Egitto. Sono noti gli eventi che avevano condotto allo sfondamento del muro di confine dalla parte dell'Egitto. Qualche nostro analista aveva in effetti commentato che in questo modo Gaza diventava una parte dell’Egitto, ma nel senso che ne avrebbe dovuto gestire il problema. Con Daniel Pipes si arriva invece alla pensata di cedere territorialmente Gaza all’Egitto e di procedere ad una spartizione territoriale del territorio di insediamento del popolo palestinese fra gli stati confinanti ed in questo modo risolvere per sempre il problema palestinese, cancellandolo dalla carta geografica allo stesso modo in cui gli israeliani hanno raso al suolo e cancellato dalla carta geografica i villaggi palestinesi sostituendoli con nomi di nuovi insediamenti ebraici. Un piano degno del miglior, o peggior nazismo. È veramente incredibile questo personaggio di nome Daniel Pipes, di cui a prima non mi pare notevole la qualità del pensiero se comparato ai nostri classici come machiavelli, Hobbes, Carl Schmitt, e simili, ma la sua enormità, fatta apposta per servire agli interessi politici dello stato di Israele e del sionismo. Dico “Stato” di Israele non per riconoscerne la legittimità ma sulla base di una mera constatazione di effettività. Non vi è infatti dubbio che un simile stato nasca da una plateale violazione di ogni principio di diritto e di giustizia proprio in un’epoca che ama crogiolarsi ipocritamente sulla litania dei diritti umani, per poterli poi più sfacciatamente violare.

Tanta violenza e negazione del diritto ha certamente bisogno dei suoi ideologi. Mi dicono che Daniel Pipes sia il più notevole di questo processo di affermazione dello stato di Israele e di contestuale negazione e camcellazione del popolo palestinese, originario abitante dei territori sui quali si sono insediati gli ultimi “coloni” della storia. Ed io sono ben lieto di avere un così comodo accesso all'opera di un così grande pensatore. È qui però da aggiungere che il fenomeno Israele non sarebbe stato possibile senza il contestuale sacrificio dell’Europa, debellata nel 1945 e tolta dallo scenario geopolitico. L’ideologia di cui si nutre il sionismo ha un bisogno essenziale della colpevolizzazione almeno di tutta la storia europea del Novecento. Su questa base è possibile estrarre l'incredibile teoria del risarcimento del “popolo” ebraico – una mera invenzione, a detta di Shlomo Sand – a spese di un terzo estraneo ad una pretesa già assurda alla fonte.

5. I timori di Daniele: se vince Obama... – Il link conduce ad un’intervista a Repubblica, dove Daniel Pipes manifesta tutta la sua antipatia ed i suoi timori per l’eevntualità di un’elezione di Obama alla carica presidenziale. In effetti, mentre pare certa la continuità con Bush se vince McCain, con Obama potrebbe esservi qualche esile speranza di cambiamento. Se poi non saranno determinanti i voti della Israel lobby statunitense, Obama potrebbe sentirsi più libero nei loro confronti. Ma di pronostici è meglio non farne. Mancano pochi mesi del resto per sapere come andranno le cose.

6. Magari fosse! – Mi è capitato di riflettere se anche Obama sia stato finanziato dalla Israel lobby per la sua campagna elettorale. È noto che l’enorme potere della Lobby si basa sulla sua capacità di determinare il successo di ogni candidato che abbia bisogno di fondi per la sua campagna elettorali nelle istituzioni americane che contano. Adesso Daniele Pippa ci viene a dire che i fondi di Obama vengono da Saddam morto impiccato e sepolto. Le cervellotiche arrampicate di Daniele poco ci attraggono, ma forse è credibile il suo fiuto se appena può farci credere che questa volta la Israel Lobby non ha potuto determinare con il suo denaro l’elezione del presidente degli Stati Uniti. È presto per sapere cosà Obama farà, ma sapere appena che non è una creatura diretta della Lobby è una buona notizia. Grazie, Daniele, se è come dici o lasci intendere! L’articolo è però un meschino tentativo di diffamazione che potrebbe essergli ritorto facilmente contro, facendogli i conti in tasca, se appena uno ne avesse voglia. Questi sono gli uomini della Lobby e questi i loro accademici argomenti. Quanto poi all’Iraq dovrebbero rispondere tutti i faccendieri ed i facitori di opinione pubblica che hanno spinto il mondo ad una guerra barbara, illegale, criminale. Israele ha avuto una parte non piccola nella campagna di disinformazione che ha preceduto, accompagnato e seguito una guerra non ancora terminata e costata un numero di vittime ed una quantità di sofferenze morali e di danni materiali di gran lunga superiore al mitico «Olocausto» che tanto ha fruttato e rende agli israeliani di oggi. Pagheranno altrettanto per la Nakba? Non credo, almeno in questa generazione.

7. Il tramonto di Bush e le speranze di Daniele per il Medio Oriente. – È da notare preliminarmente che la traduzione dell’articolo appare su “Liberal” di Ferdinando Adornato, i cui valzer politici sono un capitolo a se. Naturalmente, non vogliamo censurare la linea editoriale di nessuno, ma è a noi lecito disegnare una mappa dei canali di cui si serve la “Israel lobby” nelle sue ramificazioni internazionali. Il conflitto arabo-israeliano si svolge per una buona metà sul piano mediatico. Israele neppure esisterebbe sulla carta geografica se non fosse stato per tutto l’appoggio che ha avuto dal cosiddetto Occidente, che con Israele pensa ancora di poter avere il suo avamposto coloniale. Ma torniamo a Pippo ed alle sue follie antimusulmane. Che Bush sia stato per il suo popolo il peggiore presidente di tutta la storia degli Stati Uniti è cosa che neppure sfiora la mente di Pippo che qui traccia non le speranze defunte di Bush ma quelle della Israel Lobby di cui Pippo stesso è espressione. Gli storici di cui parla non sono i “posteri” ma i funzionari che a seconda di chi vince la partita saranno pagati per scrivere la Storia, in pratica un articolo di Pippo solo più lungo. Ma esistono anche gli storici dei vinti e gli storici indipendenti: dipende da chi li paga, dalla loro autonomia, dal tempo e dai mezzi di cui dispongono.

8. Deliri di guerra. – L’«odio» per il mondo musulmano è in Daniel Pipes molto più grande di quello che egli attribuisce all’Islam nei confronti dell’Occidente. Intanto, sarebbero da ripensare criticamente le categoria di Oriente e Occidente costruite negli ultimi due secoli dalle potenze coloniali. Per aggredire l’Oriente gli Occidentali hanno avuto ed hanno bisogno di rappresentarselo in un modo funzionale. L’11 settembre diventa tanto più sospetto quanto più viene usato per alimentare campagne islamofobe. Un attentato non è in sé un atto di guerra. Nessuno degli Stati esistenti e rappresentati all’Onu ha dichiarato guerra agli Usa, ma gli Usa hanno preso a pretesto uno starnuto di oscura origine per dichiarare guerra a piacimento ad ognuno degli stati classificati nei nuovi manuali di diritto internazionale come “Stati canaglia”, una nuova forma di stato ancora non recepita dalla dottrina e dagli ordinamenti scolastici. In America, si sa, sono sempre più avanti. E Pippo è la sua avanguardia.

(segue)





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