Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Aloni - Arbour - Barghouti - Berti - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Gideon Levy - Morgantini - Odifreddi - Paci – Pappe - Romano - Sabahi - Salerno - Sand - Israel Shamir - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vanunu - Vattimo -
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Allam - Battista - Bordin - Buffa - Colombo - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Livni - Loewenthal - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - Panella – Pezzana - Polito - Prister - Santus - Volli
Ricerche correlate:
1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 5. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 6. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 7. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 8. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 9. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 10. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 11. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 12. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 13. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –
La visione politica forse più interessante in ordine ad una possibile soluzione del conflitto israeliano-palestinese è quella offerta da Israel Shamir. Non a caso gode di cattiva rassegna stampa da parte dei “Corretti Informatori” he così lo presentano: «Israel Shamir, scrittore antisionista denunciato per antisemitismo in Francia dalla LICRA, nato ebreo, ma convertito al cristianesimo ortodosso, noto per aver definito l’ebraismo una religione fondata sull’odio e gli israeliani dei “virus” umani privi di legami organici con la terra “palestinese”». Un ritratto interessante, ma tutto da verificare. I movimenti sionisti esprimono una visione dello stato ebraico basato sull’apartheid, che i grandi media europei tendono a trascurare e non vedere.
Versione 1.5
Status: 26.12.08
Sommario: 1. La LICRA contro l’«ebreo» Israel Shamir. – 2. Articoli tradotti in italiano. – 3. Cosa leggiamo in un link diffamatorio. – 4. La pagina Wikipedia. – 5. Notizia vecchia di un arresto. – 6. Uomini e topi: la vera storia del ritiro israeliano da Gaza. – 7. L’influenza sionista in Francia. – 8. Intervista di Cattori a Shamir sull’eguaglianza dei diritti. – 9. Israel Shamir sul caso Madoff. – 10.
1. La LICRA contro l’«ebreo» Israel Shamir. – Apprendo dell’esistenza di una nuova sigla, la LICRA, che si affianca ad un’infinità di altre sigle del genere. Dal breve “corretto commento” non si apprende in quale circostanza e con quali capi di imputazioni l’«ebreo» Israel Shamir sarebbe stato «denunciato per antisemitismo” in Franca dalla suddetta LICRA, che ahimé sembra sia sbarcata anche in Italia per meglio proteggere le nostre libertà, che avevano appunto bisogno di un così qualificato sostegno. Del resto “denunciato” nella lingua italiana non significa ancora “condannato”. In un caso analogo, per Edgar Morin, abbiamo già potuto verificare e documentare quanto sia «corretta» la «Corretta Informazione» di Angelo Pezzana, leggò già fondatore di «Italia-Israele», come il “denunciato” abbia poi significato una piena assoluzione da parte della Cassazione francese con condanna alle spese per gli accusatori. Prudentemente, IC non aveva dato notizia di questa conclusione processuale. La semplice “denuncia” di un’organizzazione lobbistica equivale ad una condanna in giudicato. Mi chiedo ogni volta perché mai la calabresità o sicilianità non debba avere una tutela specifica come invece l’antisemitismo o l’antiebraismo. Misteri lobbistici.
Torna al Sommario.
2. Articoli tradotti in italiano. – Andando al link si trovano articoli di Israel Shamir tradotti in italiano dal sito arabcomint. Via via che li leggeremo ne trarremo qui, in questo paragrafo, le nostre riflessioni e considerazioni.
3. Cosa leggiamo in un link diffamatorio. – Una Google alerts di questa mattina ci porta il link di un blog sionista con un chiaro attacco diffamatorio a Israel Shamir. Non essendo io il suo avvocato difensore confido che lui stesso stesso (o altri per lui) sappia o possa validamente difendersi dalle accuse e dalla diffamazione denigratoria, sempre che l’attacco valga una risposta. Ripeto ancora una volta che scopo del mio monitoraggio è una ricerca a tutto campo sul sionismo, distinguendo fra quanti ne sono soggetti attivi, ossia propagandisti e ideologi, e quanti da questi vengono attaccati e presi di mira. Che qui Israel Shamir sia attaccato dal titolare del blog non vi sono dubbi. Quanto alle tesi che qui gli vengono attribuite e che mi paiono grottesche e caricaturali (la conversione di tutti gli ebrei al cristianesimo!) non corrispondono al mio avvio di indagine su Israel Shamir, e cioè la tesi dello Stato Unico sostenuta da Shamir. Ma l’indagine continua ed è qui solo al suo inizio. Chi scrive il pezzo di cui al link non sembra meno rabbioso di quanto imputa essere a Israel Shamir, le cui colpe finora appaiono solo quelle di essere critico verso la politica di Israele, cosa che in ultimo a riconosciuto come legittima da parte del presidente Napolitano, caduto inizialmente nell’imboscata dell’equiparazione fra antisionismo e antisemitismo, una storia ancora da ricostruire e da scrivere.
Lo stesso Napolitano ha riconosciuto che il diritto di critica compete innanzitutto ai cittadini di Israele, se davvero questo pretende di essere l’«unica» democrazia del Medio Oriente, una democrazia i cui cittadini (quelli sbarcati nel 1948) scappano via, appena maturano qualche diverso convincimento. Che Israel Shamir o come altro si chiami sia un ebreo russo dice poco o nulla: lo sono tanti in Israele. Evidentemente non sono tutti uguali, non sono tutti allineati. Che sia il sionismo la forma attuale di razzismo presente nel mondo non vi è ormai dubbio. Razzismo e sionismo stavano per essere equiparati dall'apposita commissione ONU. Israele si è salvata dall’ennesima condanna per il pronto sabotaggio Usa-Israele della Conferenza, che dovrebbe avere una seconda edizione nel gennaio del 2009. Ma la Lobby si sta mobilitando per un nuvo boicottaggio. È curioso vedere quanto si affannino queste persone per tacciare gli altri di razzismo, quando in Israele esistono strade separate per palestinesi ed ebrei. Sull’esistenza dell’apartheid non vi sono dubbi, anche se il controllo sui media non ne consente un’ampia conoscenza presso il gran pubblico, al quale tocca sorbirsi le veline dell’ufficio propaganda all’estero del governo israeliano, veline prontamente raccolte dalla diaspora. Una recente delegazione dal Sud Africa ha riconosciuto che l’apartheid israeliano ha perfino superato quello sudafricano.
Il rinvio al “negazionista” Irving è cosa che qualifica non già Israel Shamir ma lo stesso Andrea Zanardo che evidentemente sa bene cosa è il negazionismo ed il suo contrario. Lo sa tanto bene che non consente a tutti noi altri di avere qualche dubbio o di leggere qualche libri diverso da quelli comandati. Basta ricordargli l’opera di un altro ebreo, “rabbioso” antisionista: Norman G. Finkelstein ed il suo libro «L’industria dell”Olocausto». Ci hanno guadagnato sopra così tanto che adesso vogliono subito mandare in galera quanti hanno la sola colpa di volerci veder chiaro in tutto questa storia con annessi e connessi. I soldi che sono stati guadagnati con questa operazione, ben documentata, superano infinitamente le cifre del commercio di documenti attribuito a Shamir. Evidentemente chi usa di questi argomenti ne ha costante pratica. La pagina web di Andrea Zanardo è tanto diffamatoria quanto fragile. Ma andiamo avanti.
Quanto all’accusa di antisemitismo trattasi del solito strumento con il quale si vuole imbavagliare qualsiasi critica venga fatta al sionismo e all’attività delle lobbies operanti nei diversi paesi. A mio avviso si tratta di incriminazione assurda nella misura in cui costituisce una protezione specifica per un gruppo di cittadini, costituitesi in Lobby, che in questo modo finisce con l’avere un regime giuridico privilegiato. Perché non dovrebbe esserci una legge che tuteli in modo specifico abruzzesi, calabresi, buddisti, cinofili, e così via. Inoltre, filologicamente semiti sono proprio i palestinesi di certo non amati dai sionisti israeliani, che li hanno cacciato dalle loro case e dai loro villaggi nella pulizia etnica del 1948 e che ancora oggi li tengono in campi profughi e nel lager a cielo aperto di Gaza, qualcosa di più orribile di quanto non sia stato Auschwitz, la cui memoria peraltro non può essere indagata con i normali criteri della ricerca storica. Il Zanardo mentre diffama non riesce a costruire un fonte unitario della diffamazione. Ad esempio, cita un sito che contiene un’analisi dell’episodio del Buldozer, per il quale esiste per il Zanardo una evidente «corretta» lettura ed interpretazione: la sua appunto! Ne abbiamo anche noi parlato e non ritorniano su un episodio che non ha nulla di originale in quanto sono innumerevoli gli individui che esasperati dall’oppressione e dal razzismo vigente in Israele preferisco la morte (propria) ad una vita priva di dignità sotto l'oppressione di quanti hanno cacciato di casa i loro padri e loro stessi.
La dice però lunga un’espressione sfuggita dal seno del lobbista autore del blog: «un abitante arabo di Gerusalemme». Per chi sa un poco di storia non è difficile conoscere le diverse fasi di occupazione della città di Gerusalemme da parte dei conquistadores, una schiuma venuta dalle parti più disparate del mondo. Immaginate che i vostri nonni o padri abitassero in una casa di Gerusalemme, da cui ne sono stati cacciati ed al loro posto vi si siano insediati i Conquistadores. Magari voi, passandovi davanti - se non vi è stata inibita la strada in quanto “abitanti arabi di Gerusalemme” – pensate ogni volta che quella era la casa della vostra famiglia. E lo ripetete ogni giorno della vostra vita fino a quando magari decidete che quella vita, così privata di dignità e di diritta sia ormai insopportabile e che la speranza in un modo più giusto sia ormai del tutto “irrealistica”. Putroppo la disperazione genera spesso la follia, una follia che ha però spesso diritto alla nostra pietà. Temo (e ne faccio i debiti scongiuri) che con la sua frase rabbiosa, iresponsabile e razzista il lobbista inetrnettiano possa idealmente aver generato un altro buldozer, sempre che l’opera di pulizia etnica non sia più rapida della produzione di buldozer.
Se l’«Olocausto» è diventata una potentissima “religio”, ha maggior ragione per poterlo essere la «Nakba». Nella sua ottusa rabbiosità il nostro Andrea parla di cose che neppure capisce, ma su cui può solo riversare la sua bava rabbiosa. Vi è poco di che cianciare: i palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre e dalle loro case. Chi li ha cacciati sono venuti con le navi da fuori, pensando di essere ancora all’epoca dello sbarco in America con conseguente distruzione e genocidio degli indigeni. Altro che mammineri e virus! Quanto a fesserie non conosco la rivista di Lerner, ma ne trovo qui a sufficienza. Quanto all’«incursione in Italia» a quanto pare senza grande successo, basta ricordare che il poveretto Israel Shamir non dispone dei mezzi di Foxman: vi sono ricchi e poveri. Ma per quel che mi riguarda - in quanto cittadino italiano ad una sola identità – la visita di uno Shamir è molto più gradita di quella di un Foxman, i cui fini non mi paiono rassicuranti. Insomma il signor Andrea Zanardo a conclusione della nostra breva analisi dimostra di essere lui un ben più “rabbioso” sionista che non porta nessun argomento razionalmente ed oggettivamente apprezzabile da chi per avventura non faccia parte della sua stessa congrega. Lo ringraziamo però per averci dati alcuni riferimenti bibliografici che ci restavano ignoti e quindi un sentito grazie per averci consentito di proseguire la nostra ricerca su una pià vasta gamma di personaggi e siti.
4. La pagina Wikipedia. – Offriamo il link con riserva di studio che faremo in seguito.
5. Notizia vecchia di un arresto. – Con la stessa posta che per Zanardo la Google alert da me attivata mi porta la notizia di un arresto avvenuto nel dicembre 2005. L’articolo è di Maurizio Blondet sempre informatissimo su queste cose e per questo odiatissimo da quegli cui svela gli altarini, secondo un’espressione in uso nel dialetto calabrese e non so se ricorrente anche in lingua italiana. Riporto alcuni dati di mio interesse. Intanto parlando di Shamir si tratta di «uno dei migliori scrittori israeliani», non di un cazzone qualsiasi come vorrebe far credere tal Andrea Zanardo, di cui al § 3. Compare qui la sigla di una delle innumerevoli associazioni lobbistiche, la LICRA, sopra citata dai «Corretti Informatori» quasi si trattasse di un Ente di Altissima Moralità. Dice Blondet che è «un’organizzazione francese in forte odore massonico», offendendo però la massoneria che potrebbe essere storicamente qualcosa di molto più serio e rispettabile. Per il resto rinvio all’ottima prosa di Blondet, a cui non voglio sostituirmi. Ne viene fuori un profilo di Israel Shamir che fa da contrappeso a quello diffamatorio di cui al § 3, sopra citato, dovuto ad un militante sionista, che indica i palestinesi autoctoni di Palestina come “abitanti arabi di Gerusalemme”: se questo non è ottuso razzismo...
Evidenzio però i fatti che mi occorrono per le mie ulteriori ricerche. Shamir è autore di un libro che in francese suona “L’autre visage d’Israel”, per il quale è stato condannato l’editore francese. Ed è qui che qualcosa non funziona. Si può essere condannati per aver scritto e pubblicato un libro? È libertà questa? È stato di diritto? Uno dei cardini delle costituzioni sorte dalla rivoluzione francese era proprio la tutela e la garanzia della libertà di pensiero nonché della sua manifestazione. Qui qualcosa non funziona più. Ed è qui che dovremmo cominciare a scandalizzarsi e ad interrogarci ogni volta che pretendiamo di esportare con le armi la nostra democrazia, questa democrazia dove si mandano in galera persone colpevoli di scrivere libri per manifestare il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia. Ecco una conferma alla mia tesi iniaziale di studio dello scrittore politico Shamir:
L’idea politica di Shamir è che tutti gli abitanti della Palestina devono essere uguali, cittadini di un solo Stato.Quella della conversione di tutti gli ebrei al cristianesimo (dio ce ne scampi!) non l’ho finora letta se non sopra al n. 3, dove invece si ignora questo elemento essenziale e principale della dottrina politica di Israel Shamir. Ma a questo punto riportiamo per intero l’articolo di Blondet che fa giustizia delle calunnie di Andrea Zanardo, riprese da una vulgata della diffamazione:
L’immagine che ne ricavo in una fase dove mi sto appena incominciando ad occupare di Israel Shamir è ben diversa da quella offerta da tal Andrea Zanardo, il cui link mi è giunto oggi insieme ad altro link che immette nell’articolo di Blondet.
La polizia israeliana ha arrestato Israel Shamir, su richiesta della LICRA (Ligue française contro le racisme et l’antisemitisme), un’organizzazione francese in forte odore massonico. L’ha poi rilasciato dopo 5 ore di interrogatorio. Shamir stesso racconterà - è uno dei migliori scrittori israeliani - i particolari del suo interrogatorio. Ma intanto diciamo qualcosa di lui. Il suo arresto su richiesta della Licra è in relazione con la condanna del suo editore francese, Abdelilah Cherifi Alaoui, a 23.500 euro di multa e a tre mesi di galera con la condizionale per aver pubblicato il libro di Shamir dal titolo «L’autre visage d’Israel». La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Nanterre il 2 novembre. L’editore, che non è affatto ricco e che è stato rovinato dalla pena pecuniaria, è obbligato a ritirare dalla circolazione il libro entro 30 giorni, per evitare di dover pagare 100 euro per ogni volume trovato in circolazione dopo quella data.
Il libro di Israel, che è un ebreo convertito al cristianesimo (ortodosso, visto che è nato in Russia), è stato giudicato antisemita dai giudici di Nanterre. La motivazione: nel testo, «l’espressione ‘ebrei’ è sempre declinata al plurale», e il testo presenterebbe gli ebrei come «dominatori del mondo», nel contesto della «terza guerra mondiale» attualmente in corso secondo l’autore». Inoltre, «l’autore si attiene alla più vecchia vulgata antisemita», citando ampiamente «I Protocolli dei Savi di Sion». Qui, occorre subito evocare il contesto. Quello che fa Israel Shamir è chiedersi come mai un «falso palese» come «I Protocolli» continui, da un secolo, ad aver successo nel mondo intero. E si risponde che è perché sionisti si comportano ogni giorno come se applicassero il programma dei Protocolli.
Shamir è uno scrittore paradossale e a volte «rude al modo in cui gli israeliani sono rudi», nota il suo editore francese nell’autodifesa. Ha scritto saggi provocatori, come quello intitolato: «Empire Ottoman, reviens!» («Torna, Impero Ottomano!»). Il suo libro maggiore, «I fiori di Galilea», rende omaggio ai «fiori di Galilea» che sono i palestinesi. L’idea politica di Shamir è che tutti gli abitanti della Palestina devono essere uguali, cittadini di un solo Stato. Egli denuncia la religione ebraica in questi termini: una religione che si trasmette solo per filiazione da madre ebrea è, esplicitamente, una religione che rafforza il sentimento di appartenenza biologica a una razza. E lo Stato d’Israele, che si dichiara «Stato ebraico»; applica questo razzismo negando ai non-ebrei l’eguaglianza. Israel Shamir è dunque «antisemita» nella misura in cui è antirazzista.Ma chi è Israel Shamir?Nato a Novosibirsk da un matematico, discendente di rabbini di Tiberiade, è stato uno scrittore e giornalista russo: ha tradotto in russo «Joyce ed Omero». Nel 1969 è emigrato in Israele. Per la sua nuova patria, ha combattuto la guerra del 1973 come parà. E’ stato corrispondente per Maariv, ha seguito per Haaretz gli eventi della Russia del ‘91-93. Ha cominciato a scrivere in inglese - e magistralmente, con spirito e rudezza - solo dal gennaio 2001, quando la ferocia israeliana contro i palestinesi lo ha «obbligato» ad abbandonare la letteratura (la sua vera passione) per il giornalismo politico (1). Nel frattempo, vista dal vivo la religione ebraica, s’è convertito al cristianesimo ortodosso. Una scelta per Cristo che lui spiega così: «ho abbandonato la paranoia dell’odiare ed essere odiati per entrare nella gioia di amare ed essere amati».
Da quel momento, sono state scatenate contro di lui accuse e calunnie: Shamir è un furbo venale, che facendo l’anti-sionista viene pagato dagli arabi, e così via. Si è detto persino che sotto il nome molto ebraico di «Israel Shamir» si celerebbe un antisemita…svedese. I suoi libri sono stati di fatto vietati in Olanda. E’ stato minacciato. L’ex parà risponde, con il suo tipico stile: «sono abituato a questa sorta di accuse, sono i rischi professionali di chiunque è impegnato nella lotta. Un uomo di poco coraggio combatte per la salvezza delle balene, è una nobile causa che non comporta rischi».E’ un soldato cristiano.
Questo «antisemita» ha scritto ai lettori americani ed ebrei, paragonando le sofferenze dei palestinesi alla Via Crucis: «vi dico che ognuno di noi deve vedere se stesso, personalmente, come uno che passa sul percorso della Via Dolorosa e può decidere se l’esecuzione avrà luogo. Se teniamo la bocca chiusa, allora meritiamo di essere chiamati ‘uccisori di Cristo’. Se fermiamo questo, possiamo cambiare la storia. I peccati del passato, rossi come sangue, diverranno bianchi come la neve».
Quest’ultima metafora è una citazione dai profeti, che viene ripetuta nel giorno dello Yom Kippur. L’antisemita Shamir conosce bene la teologia ebraica. Ha scritto anche: «secondo me ogni uomo, ebreo o gentile, può scegliere se agire come un virus o come un mammifero, e magari come un avvoltoio». Shamir infatti distingue: i palestinesi hanno una relazione organica con la terra palestinese, come «mammiferi» nel loro ambiente ecologico. Gli immigrati ebrei europei non hanno questo rapporto naturale con la terra, e perciò le loro azioni, l’espulsione degli abitanti originari, la distruzione di villaggi «dalle belle architetture», sono da paragonare a «virus» predatori e avvelenatori.
È questo l’uomo di cui la Licra, ignobile persecutrice del pensiero libero e vero, ha voluto l’arresto. Shamir non è un Irving. E’ un combattente cristiano, un fratello ritrovato che dobbiamo invidiare, che ci è d’esempio, e che dobbiamo difendere. Anche se lui si difende bene da sé, con l’umorismo del senza paura, perché è un soldato cristiano.Maurizio Blondet
Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.
Note
1) E’ possibile trovare una biografia ed una bibliografia dettagliate di Israel Shamir in numerosi siti internet a lui dedicati.
6. Uomini e topi: la vera storia del ritiro israeliano da Gaza. – Tradotto da Maurizio Blondet si trova qui sulla versione italiana del sito di Shamir la vera storia del ritiro israeliano da Gaza. Infatti, ogni tanto nelle propaganda sionista si trova come un grande gesto di magnanità il ritiro dalla striscia di Gaza, che resta però tutta circondata dall’esercito israeliano, da cui dipende l’erogazione di luce, acqua ed ogni ingresso ed uscita dalla Striscia. Se non è un un lager vero e proprio, peggiore di Auschwitz che almeno non era bombardato dall’esterno, è difficile come altro lo si possa immaginare e definire. Dimenticavo: nel dicembre scorso una delegazione italiana, “Gaza Vivrà”, si era recata in Israele per poi poter accedere in Gaza e verificarne la situazione umanitaria. Dagli Israeliani non è stato consentito l’ingresso. In pratica si tratta di una prigione dove gli israeliani hanno le chiavi della cella. Nella conferenza stampa che la Delegazione ha tenuto in Roma si è detto che la differenza da Auschwitz consiste soltanto nella mancanza delle camere a gas. Ebbene, vogliamo qui ricordare che secondo taluni, che in tal modo si offrono alla prigione, le “camere a gas” non sarebbero mai esistite, ma sarebbero state una ingegnosa invenzione per poi lucrare infiniti vantaggi politici ed economici, fra cui anche la fondazione dello stato di Israele a spese di terzi. Le camere a gas, ossia che ci siano state a prescindere dalle sofferenze effettive degli internati, sono perciò di un’importanza epocale per la fondazione di un sistema di potere e di legittimazione del nuovo ordine scaturito dalla disfatta dell’Europa, la cui odierna libertà è “difesa” da una miriade di basi americane sottratte alle giurisdizioni dei governi vassalli. Ne sanno qualcosa nel mondo le innumerevoli vittime di stupri e violenze di ogni genere da parte dei legionari imperiali. Leggere Chalmers Johnson per convincersene: non mi invento le cose.
7. L’influenza sionista in Francia. – Riporto qui di seguito il testo integrale di una articolo in cui lo stesso Israel Shamir narra il modo in cui in Francia è stato tolto dalla circolazione la traduzione di un suo libro dove mostrava un volto di Israele diverso da quello che ci viene offerto dalla maggior parte dei media. Di certo si tratta di una grave violazione del nostro sistema di libertà. La Francia era storicamente nota come terra delle libertà, ma oggi non è più così. Il testo di Israel Shamir è istruttivo ed è qui ripubblicato come un testo di studio:
(Aggiornato alla decisione della casa editrice francese Balland di ritirare dal mercato e bruciare il mio libro “L’autre visage d’Israel” dopo le minacce ricevute dai sionisti).
La storia della breve vita e della prematura scomparsa del mio libro “L’autre visage d’Israel” - traduzione francese de “Fiori di Galilea” - è un caso interessante per discutere dell’influenza sionista in Francia.
I suoi personaggi principali sono:
- un bravo uomo, Franck Spengler, delle edizioni Blanche,
- il proprietario di Balland e di un sito ebraico-sionista, Denis Bourgeois, ex-presidente della Calmann-Levy.
Il libro fu pubblicato dalle Edizioni Blanche, una sussidiaria delle Edizioni Balland, il 9 ottobre 2003 e, immediatamente, un sito web francese-sionista chiamato www.proche-orient.info [url non più attivo] lo attaccò. In una lunga e tediosa diatriba, un certo Johan Weisz [ma... ] insisté che il libro era perseguibile secondo le “leggi sull’odio razziale”, poiché esso invocava la cooperazione tra Cristianesimo e mondo Islamico. Non deve suscitare alcuna sorpresa: i sionisti si sono arrogati il diritto supremo di decidere chi debba essere odiato o amato al mondo. Come se le due guerre mondiali dell’ultimo secolo non fossero abbastanza, ora essi insistono che i cristiani ed i musulmani debbano combattersi fino alla fine, per la maggiore gloria di Israele. Il mio sollecito editore, il buon Franck Spengler delle edizioni Blanche, rifiutò le insinuazioni dei fomentatori d’odio sionisti in una arguta lettera al proprietario di Balland, Denis Bourgeois. Quest’ultimo, però, aveva ricevuto il suo attuale incarico solo dopo aver dimostrato la sua devozione alla causa del presidente della Calmann-Levy, una grande compagnia editoriale ebraica. Dopo aver udito la Voce del Padrone, Denis Bourgeois ordinò che il libro fosse ritirato dagli scaffali e fosse messo al rogo. Ecco le maniere dell’influenza sionista: comprano gli editori, promuovono i loro devoti servitori e poi erodono la libertà di stampa e la libertà di parola.
Gli aristocratici dell’Ancient Regime della Francia pre-rivoluzionaria non furono abbastanza cinici da inventare le “leggi sull’odio razziale”, e questo fu la loro rovina. Se avessero affittato un Johan Weisz, Voltaire sarebbe stato condannato per “incitamento all’odio razziale” e la Francia sarebbe oggi governata da, diciamo, Luigi 25esimo. I britannici non sapevano che George Washington avrebbe potuto essere accusato di “denigrare e demonizzare l’intero popolo inglese, inclusi uomini e donne innocenti”. Ma una voce interiore mi dice che George Washington e Massimiliano Robespierre sarebbero rimasti sconcertati.
Non ho nessun rimprovero da fare al sito sionista: fanno solo il loro consueto peggio. Ma i loro tirapiedi francesi, come Denis Bourgeois, che stanno preparando l’occupazione americano-sionista della Francia, sono inaccettabili. Essi preparano il terreno per Parigi ai tanks americani di ritorno da Baghdad. Essi partecipano pienamente alla distruzione di Rafah, ai massacri di Gaza e Jenin, alla preparazione dell’assalto a Damasco e Teheran. A causa loro il presidente Chirac è stato costretto all’umiliante “condanna” delle stupefacenti parole del dottor Mahathir. Non hanno argomenti, ma potere e denaro, che usano malamente per spegnere le voci del dissenso. La Francia non potrà essere libera, né guidare il resto del mondo verso la libertà, fino a che questi tirapiedi non siano messi in evidenza e denunciati.
Se sentite il bisogno di esprimere i vostri sentimenti a Bourgeois: denis.bourgeois@balland.fr o al bravo e nobile Franck Spengler: blanche@editions-mango.fr.
Non dovremmo permettere ai nostri nemici di adottare ed abusare della bandiera anti-razzista. Non la meritano. Recentemente, il quotidiano israeliano Ma’ariv ha pubblicato un articolo che dichiara: “Se siamo obbligati a mandare i fiori della nazione nell’inferno della guerra, allora abbiamo sicuramente il diritto di rimuovere milioni di individui di un’altra razza che si nutrono come vermi. Poiché noi non combattiamo solo per noi, ma per l’intero mondo”. L’articolo non ha suscitato sorpresa né in Israele né nelle comunità ebraiche all’estero, nonostante il fatto che esso fosse stato scritto molti anni fa - senza che essi lo sapessero - da Adolf Hitler. La pubblicazione dell’articolo di Hitler e la successiva mancata risposta da parte del pubblico israeliano hanno rappresentato un convincente esperimento: il discorso sionista ha pienamente invertito ed adottato la propaganda nazista.
I sionisti ed i loro alleati sono diventati i più grandi produttori di propaganda d’odio. In Francia ed Italia essi supportano la pubblicazione e la distribuzione di Oriana Fallaci, in Canada (Daniel Pipes, nel National Post di Israel Asper) scrivono che “i musulmani violentano le ragazze bionde”, negli USA una lista nazista raccomanda molti libri filo-sionisti, incluso “La vera guerra dell’America”, del Rabbino Daniel Lapin, “Diffamazione: Bugie liberali sulla destra americana”, di Ann H. Coulter, “Invasione: come l’America accoglie ancora criminali, terroristi ed altre minacce estere sui nostri lidi”, di Michelle Malkin. Quest’ultimo libro porta la seguente spiegazione da parte di un ultra-razzista americano: “Invasione, di Michelle Malkin, è forse il più importante libro scritto in quest’ultimo anno. Il soggetto è l’immigrazione, a cui bisogna dire stop: I TERRORISTI MUSULMANI stanno sommergendo l’America”.
I devoti filo-semiti Robert Spencer e David Pryce-Jones hanno pubblicato “L’Islam svelato: domande allarmanti sulla fede in più rapida espansione al mondo”. Lo stesso commento razzista: “L’Islam svelato è un libro profondamente inquietante perché offre scarse speranze che l’occidente possa vivere in pace con l’Islam, a meno che questo non cambi radicalmente. E questa è una speranza ancora più impossibile”.
Tutti questi libri circolano liberamente in Europa, Canada e negli USA, poiché le cosiddette “leggi contro l’odio razziale” e le “campagne anti-razziste” sono a beneficio esclusivo dei sionisti. Difatti nessuno, sinora, è riuscito ad applicarle contro i razzisti ed i fomentatori d’odio sionisti. La gente che ha privatizzato l’anti-razzismo è il braccio armato dell’ebraismo organizzato. In Francia, viene chiamato LICRA, mentre l’equivalente tedesco è chiamato ANTIFA. Il rappresentante del LICRA, Marc Levy, ha minacciato l’editore di intraprendere un’azione legale.
Questi delinquenti fingono di essere anti-razzisti. Ma, in realtà, sono sotto-agenti dell’Anti Defamation League, “la più grande agenzia spionistica non statale al mondo”, secondo Jeff Blankfort. Ecco un’immagine che lo dimostra:
Nell’immagine, ANTIFA, l’equivalente del LICRA francese manifesta sotto un gruppo di bandiere sioniste in onore del “bombardiere” Harris, il massacratore di massa britannico che uccise milioni di persone innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Harris sorpassò Eichmann, ma uccise Goyim e non ebrei, ecco perché viene festeggiato da questi delinquenti razzisti sionisti.
Non dire “ebrei”, dici “sionisti”, mi scrivono i miei attenti lettori. Non è difficile venire incontro a questa richiesta, ma il fatto è che diviene sempre più insignificante farlo. Ora in Australia è in atto una crudele campagna contro Hanan Ashrawi, la mia meravigliosa compatriota. Peter Wertheim, ex-presidente della Jewish Deputies Board, ha pubblicato un pezzo op-ed sul Sidney Morning Herald (di proprietà di Conrad Black, che possiede anche il Jerusalem Post, il Daily Telegraph e chissà cos’altro), in cui scrive che “l’opposizione alla Ashrawi non proviene dalla “lobby sionista”, ma dall’intera comunità ebraica”. Naturalmente, nessuna accusa di razzismo è venuta fuori dall’ANTIFA, dal LICRA, dall’ADL e dal resto.
Il termine “sionista” ha perso il suo smalto. Un supporter ebreo medio di Sharon, sia in Francia che negli USA, non si definisce più un “sionista”. Può odiare i palestinesi, invocare la guerra contro la Siria, credere nel supremazismo ebraico, ma non si definisce “sionista”. Questo termine viene usato esclusivamene dalle persone che hanno paura di usare il termine-E. Ne hanno paura per una giusta causa. Lenni Brenner ha scritto di recente: “Gli ebrei sono la categoria etnico-religiosa più ricca negli USA, ed anche la minoranza davvero credente ha un’incredibile potenza economica da gettare ai politici”. Di certo non sono i tipi che vorresti infastidire.
Il termine “sionista” è poco appropriato. Negli anni ‘20, gli ebrei francesi idearono una cospirazione per comprare e controllare alcuni giornali del paese, come ha riportato Simcha Epstein alla Conferenza Vidal Sassoon sull’anti-semitismo a Gerusalemme. Io ne ho scritto, ma nessun giornale francese ha osato farne una copertura informativa - anche se Le Monde e Liberation hanno condannato le mie parole (evitando attentamente la frase di Epstein), definendole “anti-semite”. Perché dovremmo sempre riferirci ai “sionisti” quando queste persone dichiarano apertamente di non esserlo?
Qualche giorno fa, la polizia russa ha arrestato Khodorkovsky, un miliardario ebreo-russo, uno degli uomini più ricchi della terra. I giornali posseduti da ebrei, dal Jerusalem Post al New York Times, hanno condannato l’arresto. Khodorkovsky non è un sionista. Dovremmo dire che viene internazionalmente supportato perché sionista?
Per noi israeliani c’è una difficoltà in più. Per gli ebrei progressisti americani (o francesi) è facile dare la colpa ai “sionisti”, ma i “sionisti” siamo noi e riteniamo che la condanna debba essere condivisa tra tutti i supporters dell’attuale politica d’Israele. Pochissimi israeliani si definiscono “sionisti”, come pochissimi russi, ai tempi di Gorbachev, si definivano “bolscevichi” o “comunisti”. Inoltre, lo stato d’Israele non è chiamato “stato sionista”, ma “stato ebraico” e questo non è un termine vuoto. La gente che si identifica come “ebrea” - i baroni dei media, i capi dell’ADL e della pletora di organizzazioni ebraiche, così come i ricchissimi magnati europei ed americani sono decisivi su ciò che accade qui ben più del “sionista” israeliano medio.
Per noi israeliani, la soluzione non è la de-sionistizzazione (emigrazione?), ma la “de-ebraizzazione”. Per uscire dall’impasse, dovremmo spezzare il legami con il popolo ebraico, poiché essi supportano il peggio che il nostro paese possa produrre. Senza di essi, senza i loro vaneggiamenti di supremazismo, potremmo avere l’occasione reale di tornare normali e di fare la pace con i palestinesi.
È ugualmente importante per voi. Io ed i miei amici ebrei “anti-sionisti” riceviamo richieste giornaliere di scrivere o parlare in difesa dei palestinesi, contro la guerra in Iraq, contro i piani per bombardare l’Iran, poiché la gente ordinaria (i “goyim”) sente che la sua voce non può essere ascoltata. Pensa che solo gli ebrei, come i membri del Partito nell’epoca sovietica, possono esprimere la loro opinione. Il resto - cinque miliardi di persone - non conta. In verità, un giornale medio, sia in Francia che negli USA, cita gli ebrei molto più frequentemente rispetto a quanto citi i nativi. È una situazione insostenibile. Dovrebbe essere cambiata, e la “paura degli ebri” dovrebbe essere spezzata, nell’interesse della democrazia.
Il sotterfugio dei “sionisti” non funziona più comunque perché tutti sanno cosa vuol dire. Johan Weisz, che ha attaccato me ed il mio libro sul web-site sionista, ha scritto: “Shamir menziona frequentemente l’intellettuale palestinese Edward Said, con il quale condivide la visione di una Palestina “dal Giordano al mare”, senza però condividere la determinazione di Said contro l’anti-semitismo ed il negazionismo”. Ma tutta la simpatia di Said verso gli ebrei e tutte il suo stretto uso del termine “sionismo” non lo hanno aiutato neanche un po’: gli stessi ebrei che lodano la sua “mancanza di anti-semitismo” avvelenarono la vita del nostro caro e rimpianto Edward Said e stanno studiando il modo di diffamare la sua memoria dopo la prematura scomparsa.
Negli USA, sempre più ebrei ordinari decidono di rompere i legami con il Giudaismo. “Il mio popolo sono gli americani”, ha dichiarato Gershwin e, secondo Lenni Brenner, più della metà dei figli di genitori ebrei decidono di “starne fuori”. È un fenomeno benedetto. Tutti possono “starne fuori” e diventare, in questo modo, americani, francesi, palestinesi normali. Lo so dalla mia esperienza personale: quando entrai a far parte della Chiesa, i miei lettori mi scrissero, dicendo: “Adesso la tua opinione non sarà più ascoltata perché hai cessato di essere un ebreo”. Io non voglio una posizione speciale, risposi, voglio essere ascoltato in quanto Israel Adam Shamir, e non in quanto ebreo. Non me ne sono pentito neppure per un momento. “Pensano che sono importante perché appartengo all’Irlanda, disse Stephen, il personaggio principale dell’Ulisse, ma io credo che l’Irlanda sarà importante a causa mia”.
Ecco perché mando le mie congratulazioni alla lobby ebraica francese, che ha dimostrato il suo valore e la sua capacità nel difendere i francesi da certe idee scomode. Essi davvero governano l’occidente, perché è l’occidente a sottomettersi al loro controllo. Le mie più profonde condoglianze al mio meraviglioso traduttore francese, Marcel Charbonnier, al mio editore Maria Pournier, a a tutti gli altri che mi hanno aiutato a pubblicare il libro. Sono certo che le sue idee continueranno a vivere, perché, se la carta brucia a 451°F, lo spirito umano resta invincibile.traduzione a cura di www.arabcomint.com
da www.israelshamir.net
Trovo qui particolarmente interessante le notazioni sul concetto di sionismo e l’accentuazione del problema peculiare dell’ebraismo.
8. Intervista di Cattori a Shamir sull’eguaglianza dei diritti. – Andando direttamente al testo dell’intervista è possibile fare giustizia dei luoghi comuni presenti nelle diffamazioni di cui è fatto oggetto Israel Shamir, che è lo scrittore più impegnato contro la caratterizzazione “ebraica” dello Stato di Israele e contro il regime di apartheid che ne è la logica conseguenza. Shamir tratta anche il problema del sionismo in Francia. Illuminante la risposta sul “negazionismo”: «Non so nulla riguardo a tutto questo dibattito sul negazionismo. Non riesco nemmeno a capire perché i francesi si eccitino tanto riguardo alla seconda guerra mondiale, che è finita da tanto tempo. Ma visto che lei mi pone la domanda, voglio rispondere. Contesto il discorso centrato sull’olocausto, e non i fatti che lo riguardano. I fatti prendono un significato preciso nel momento in cui vengono inseriti in un discorso. Il discorso centrato sull’olocausto è legato all’idea che la vita e la morte di un ebreo sono più importanti di quelle di un goy. Per me l’olocausto non è peggiore degli altri crimini di guerra: Hiroshima, Dresda, Leningrado affamata. È una parte delle cose orribili che sono successe tra il 1939 e il 1945. Rigetto un significato religioso o storico particolare dell’olocausto. Per me, si tratta di una costruzione ideologica che entra in competizione con altri discorsi più ugualitari, a proposito della guerra».
9. Israel Shamir sul caso Madoff. – Molto si è scritto e molto si scrive sulla megatruffa associata al nome Madoff, che io per la verità faccio ancora fatica a memorizzare, tanto mi era prima sconosciuto. Tra le tanti analisi merita una segnalazione l’articolo di Israel Shamir dove affiorano non pochi dati interessanti, fra cui il concetto di una manomorta ebraica. L’articolo si trova in Come don Chisciotte ed ha per titolo originale L’affare Madoff: una guida per l‘antisemita perplesso, postato il 23 dicembre 2008 ed è stato tradotto dall’inglese a cura di Gianluca Freda. Per leggerlo basta cliccare sul link. Alcuni dati sono stati estratti per redigere il nostro “Dizionario del sionismo” nelle relative voci.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento