martedì 15 luglio 2008

La Rete come luogo per la diffamazione. Un bilancio critico

Versione 1.2
Testo in progress.

Quelli della mia generazione e della mia professione si dividono in due partiti: quanti ritengono internet una specie di postribolo da evitare e quanti invece ritengono che sia uno straordinario mezzo di informazione e di comunicazione. Io sono del secondo partito, ma devo riconoscere come fondate le prevenzioni di chi guarda con sospetto il mondo della rete, dove molti si rifugiano nell’anonimato per poter meglio delinquere o dare libero sfogo alle proprie pulsioni. Poiché ho sempre considerato con rispetto e responsabilità la Rete ho fatto fin dall’inizio la scelta consapevole di usare il mio nome e cognome, lasciandomi identificare. Mi pento di essere entrato qualche volta in fori di discussione non moderata e per giunta con partecipanti anonimi. Credo sia stato un errore ed una perdita di tempo. Non posso che biasimare e giudicare con la massima severità quanti si servono dell’anonimato per una costante pratica di diffamazione e denigrazione.

Temo che a lungo andare, anzi a breve, ciò comporterà un intervento del legislatore, che mentre offrirà tutela giuridica per aspetti limitati che attengono alla sfera personale dei soggetti (diffamazione, diritti d’autore privacy, ecc.), restringerà notevolmente gli spazi di assoluta libertà o quasi che finora vige. Mi è giunta l’indicazione di alcune risse da osteria dove compare il mio nome. A costoro dico che non giudico produttivo neppure di un salutare confronto critico una mia visita nel loro antro virtuale, dove possono continuare a sollazzarsi. Non correggo una serie inesattezze e stravolgimenti in merito a fatti, luoghi, persone, circostanze. Il ritrovare il mio nome sulla bocca altrui con incredibili stravolgimenti della realtà è forse una prezzo necessario da pagare nella misura in cui ognuno di noi finisce per acquistare una qualche notorietà ed una certa esistenza pubblica: occorre abituarsi. Scelgo pertanto di non raccogliere provocazioni che mi distrarrebbero da migliori occupazioni.

Sono tuttavia a disposizione di quanti terzi potessero desiderare chiarimenti e specificazioni in ordine a temi fantasiosi quanto inconsistenti come complottismo o negazionismo. Ho già dato in diverse sedi precise puntualizzazioni al riguardo. Contro chi persiste nell’ignoranza e nella malafede mi dichiaro impotente, ma con costoro neppure ritengo di avere nulla a che fare nè considero auspicabili rapporti di qualsiasi genere. Il motivo che mi ha visto scendere in campo come cittadino e militante di partito si sostanzia per un verso nella difesa della libertà di pensiero e di ricerca e per l’altro nella difesa della pace, che vedo entrambi gravemente minacciate. Tutto il resto è insana fantasia di individui che spesso non hanno neppure il senso minimo di responsabilità di usare il proprio nome e cognome. Di fronte a costoro si sbarrano porte e finestre come si usa fare per proteggersi da ladri e assassini.

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