venerdì 11 luglio 2008

Musulmani: 34. Tariq Ramadan e lo stato unico di Palestina

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Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo! Con uno sguardo sull’Europa e sui luoghi da dove si tengono i fili.
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Abu Mazen - Allam - Battista - Broder - Bordin - Buffa - Bush - Calabrò - Casadei - Cicchitto - Colombo - Diaconale - Fait - Fallaci - Ferrara - Fourest - Foxman - Frattini - Guzzanti - Israel - Lisistrata - Livni - Loewenthal - Meotti - Merkel - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - Palazzi - PanellaPetraeus - Pezzana - Polito - Prister - Ranieri - Rocca - Ronchi - Ruben - Santus - Schwed - Sfaradi - Shalev - Steinhaus - Sussmann - Taradash - Tas - Teodori - Ulfkotte - Volli - Wiesel

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Sezioni tematiche. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. L’11 settembre: misteri, dubbi, problemi. – 4. Rudimenti sul Mossad: suo ruolo e funzione nella guerra ideologica in corso. – 5. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano di Gaza. – 6. La pulizia etnica della Palestina. – 7. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 8. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 9. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 10. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 11. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 12. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 13. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 14. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 15. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 16. La guerra giudaico-cristiana dei nostri giorni. – 17. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 18. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 19. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 20. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –


I due opposti campi possono essere qui ricostruiti sulla base delle simpatie e delle avversioni receproche. L’antipatia congiunta contro Tariq Ramadan da parte di Giulio Meotti e di Magdi ora Cristiano Allam è un sicuro indice di orientamento. Per i due equivale a distruzione dello stato di Israele ogni ipotesi politica che comporti il superamento dello stato dell’apartheid, quale indubbiamente l’attuale Israele è. Si tratta della tesi più moderata e pacifica, peraltro di difficile raggiungimento. L’alternativa è o la distruzione ed il soggiogamento di tutto il mondo arabo da parte degli arsenali militari congiunti di USA e Israele oppure l’espulsione dei coloni ebrei dal territorio da loro occupato. Per chi ama la pace e la riconciliazione non vi sono dubbi. Per chi persegue l’apartheid e l’Impero i desideri e le aspirazioni sono chiaramente altri, ma questi non può pretendere che siano condivisi da tutti i cittadini europei ed italiani in particolare. In libri come “Israele siamo noi” o “Viva Israele” è implicita questa pretesa offensiva.

Versione 1.2
Status: 16.11.08
Sommario: 1. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: Meotti e Allam insieme. – 2. Tariq Ramadan reo di essere stato elogiato da Franco Cardini e Cardini reo di aver elogiato Tariq. – 3. Mio commento a “Islam e libertà” di Tariq Ramadan in polemica con i suoi detrattori. – 3.1 Islam e libertà. Introduzione. – 3.2 Gli inizi. – 3.3 Musulmano e “intellettuale controverso”. – 3.4 Oppositori e “nemici”. – 4. «Il nuovo razzismo antimusulmano».

1. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: Meotti e Allam insieme. – In questo link non sono importanti, o particolarmente interessanti le cose che Meotti e Allam dicono di Tariq Ramadan, ma il fatto che i due appaiono chiaramente ed indiscutibimente in uno stesso campo che non indichiamo genericamente come quello della Israel lobby, che opera su diversi livelli, coperti e scoperti. Non si ripetono qui analisi fatte altrove, ma ci si limita a raccogliere una documentazione assolutamente pubblica.

2. Tariq Ramadan reo per essere elogiato da Franco Cardini e Cardini reo per aver elogiato Tariq. – Ricevere un elogio è certamente preferibile che non ricevere un biasimo. Avendo i «Corretti Informatori» una concezione manicheo del bene e del male, lodato e lodatore diventano i due volti del Male.

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3. Mio commento a “Islam e libertà” di Tariq Ramadan in polemica con i suoi detrattori. – Grazie ad una cattiva recensione per la penna di Giulio Meotti, che però non pare essere la sola, mi sono deciso ad acquistare per nove euro il libretto Islam e libertà espressamente chiesto a Tariq Ramadan per sintetizzare lui stesso il suo pensiero. Procederò nella lettura con un determinato ordine. La prima e l’ultima pagina di copertina dell’agile libretto di 140 pagine contiene già di che far irritare i detrattori dell’autore. Sapere che «l’Islam è ormai una religione europea» è cosa che fa inorridire i propagandisti della radici giudaico-cristiane. Se non erro, gli ebrei sono in Italia in tutto 40.000 e nella sola Roma appena 10.000. I musulmani sono milioni in Europa e certamente più numerosi degli ebrei. Peggio ancora ciò che si legge nell’ultima di copertina di cui riporto una sola frase: «nulla ormai impedisce di essere al contempo europei e musulmani». Vi è di che far imbestialire determinati soggetti. Ma a pensarci bene non vi è nulla di scandaloso se già cristiani nelle diversi confessione ed ebrei pensano di poter magari loro soli essere “europei” ed “ebrei” o “cristiani”. Vi è qui il complesso problema della “doppia fedeltà” che nel momento critico non potrà mai essere doppia: nessuno può servire due padroni. In realtà, una ed una sola è l’identità politica ed altra è l’identità religiosa. Il problema è di più difficile soluzione, direi, per gli ebrei che non per altri. Per la polemica contro la recensione di Meotti rinvio all’apposito link.

3.1 Islam e libertà. Introduzione. – Ho appena terminato di leggere l’introduzione (pp. 3-11) e ne riporto subito le mie deduzioni. Non ha proprio senso che faccia un riassunto del testo. Chi vuole e a interesse se lo può andare lui a leggere. Intanto, io non sono un musulmano e non sono certo in procinto di conversione. Non credo che sarò mai un musulmano e purtroppo neppure credo che potrò mai entrare in un tempio di Apollo o di Dioniso, come avrei voluto, se le antiche religioni fossero durate fino a noi. Ma si può però sviluppare una religiosità senza pratica cultuale. E veniamo qui al punto. Non mi interessano per i motivi appena detti i modi in cui Tariq Ramadan legge e interpreta i versetti del Corano. Non è affar mio. Ma comprendo perfettamente che una qualsiasi religione non esiste al di fuori del tempo e dello spazio. La sua storicità richiede un continuo adattamento al presente. È avvenuto per il cristianesimo e non vi è nessun motivo per immaginare un Islam statico. Se con il “doppio linguaggio” Ramadan allude a suoi critici che gli rimproverano una interpretazione evolutiva del Corano o un suo rapportarsi diversamente a seconda del suo uditorio, la critica è davvero stupida e malevola. Ogni docente che vuole farsi capire dai suoi studenti e poter insegnare loro qualcosa, deve continuamente adeguarsi al loro livello di conoscenze. Nell’introduzione Tariq tocca altri temi, più delicati, di carattere politico. È il problema della doppia identità. Attualmente, in Europa e in Italia, vi è una forte influenza ebraica che è di gran lunga superiore al numero degli ebrei. Questa influenza viene spesa come pressione sui governi affinché si appiattiscano su un acritico ed incondizionato appoggio alla politica israeliana. Se l’influenza musulmana diventa appena un poco proporzionale al numero dei cittadini europei di religione musulmana, i politici europei cui sta a cuore innanzitutto di venire eletti e così fruire di tutti i vantaggi delle prebende politiche non potranno continuare ad ignorare la richiesta di avere una più ampia visione geopolitica. Con un miliardo di musulmani sparsi per il mondo e costituenti il 98,8 per cento dell’area mediorientale è davvero un’assurdità politica stare dalla parte di Israele contro tutto il restante mondo, che oltretutto è di vitale importante per i nostri rifornimenti energetici e per la nostra economia. Tutto sommato Israele ha significato per l’Europa e la Germania in particolare un’emorragia di risorse a senso unico e senza ritorno. Non riesco ad immaginare un Giulio Meotti alla stregua di un’anima religiosa, di un asceta francescano. I suoi interessi e le sue mire mi sembrano ben più corposi e posso ben capire fin da ora il suo livore davanti ad un Tariq Ramadan che rappresenta interessi islamici in Europa. È pure strano e sospetto il trafiletto uscito sul “Corriere della Sera” con firma Marco Ventura. Non è neppure una recensione. Se l’autore, come credo, è un giurista, è poco serio da parte sua invadere un campo che non conosce, la teologia musulmana, per raccogliere voci passeggiando in Bruxelles. Il mio franco sospetto è che a fare propaganda sia lui, non Ramadan. E glielo dico pure, mandandogli questi mio giudizio.

3.2 Gli inizi. – Non è fuori luogo dare conto (pp. 12-15) dei propri studi e della propria formazione. Essendo passato anche io per una lettura intensa di Nietzsche non trovo strano il percorso intellettuale di Tariq Ramadan. Il fatto di voler rivivere in chiave personale la sua fede musulmana mi sembra operazione del tutto legittima. Potrà interessare o meno, ma non si può sindacare la libertà di chicchessia in fatto di religione. Se poi troverà chi ne condivida le vedute, è pure cosa che non dovrebbe suscitare né scandalo né ostacoli. Nietzsche, che di certo non era un musulmano, vedeva perfino di buon occhio il fatto che un papa Borgia fosse salito sul soglio di Pietro. Inveiva contro quel rozzo contadino che rispondeva al nome di Martin Lutero per aver rovinato tutto questo. Con papa Borgia lo spirito del paganesimo era ritornato nuovamente in auge. La filosofia di Nietzsche consente molte alchimie ed è certamente compatibile con un relativismo dei valori. Una filosofia tanto attraente quanto difficile ed è interessante vedere come anche Tariq Ramadan sia stato attratto da essa. Quanto poi al fatto che l’Islam abbia dato considerevoli apporti alla cultura europea è certamente vero, ma non adeguatamente riconosciuto. Basti pensare alla civiltà araba in Spagna e in Sicilia ed al ritorno dei classici greci per mano araba. Lascino dunque in pace Tariq Ramadan se si vuol muovere su questo terreno. Non fa nulla di male. Non mette certo delle bombe. Almeno non nel senso proprio di questo termine, nel senso di ordigni esplosivi. La bomba può essere solo in senso filosofico. Ben venga la bomba islamica! Credo che Tariq Ramadan sia sinceramente un musulmano, sia pure sui generis, un musulmano lettore di Nietzsche, mentre non credo che lo sia affatto un tal Palazzi, ambiguo personaggio da cui diffidare senza neppure scambiare il saluto. Credo appartenga costui alla stessa congrega di Giuliano Ferrara e Giulio Meotti.

3.3 Musulmano e “intellettuale controverso”. – Sembra che un musulmano possa essere legittimitato in Italia solo se si presenta in versione Magdi Allam, magari predisposto a diventare Cristiano. Non avendo seguito le orme di Magdi fatalmente Tariq è divenuto “sospetto”. Mentre una certa intellettualità europea insiste nel proporre un’identità cristiana e/o ebraica, si è altrettanto decisi nel negare apporti islamici nella formazione di quel coacervo che è la civiltà europea. Di recente, uno studioso francese, piuttosto isolato, ha perfino ridimensionato l’apporto arabo alla riscoperta dei classici greci nell’Europa mediavale. Quand’anche fosse, non credo che si possa arrivare ad annullare una qualsiasi presenza araba. Ma soprattutto non si può negare il fatto che in quei giacimenti che furono le antiche civiltà mesopotamiche ora vi abitano genti arabe e su di loro incombe l’onere di salvaguardarne le vestigia. L’Occidente grazie a George W. Bush – il peggiore presidente che gli USA hanno avuto in tutto il corso della loro storia – si è distinto con la guerra in Iraq nell’aver distrutto in modo irreparabile quelle antiche vestigia. Già tremila anni fa gli ebrei in virtù della loro religione non amavano nulla delle civiltà antiche, giudicate tutte idolatre e presentate nel testo biblico come qualcosa che doveva essere distrutto senza lasciar traccia. Oggi le cose non stanno diversamente e da cento anni a questa parte la presenza sionista in Medio Oriente è sempre stata di tipo distruttivo. Basta leggere Mearsheimer e Walt per sapere sulle pressioni israeliane nello spingere Bush alla guerra contro l’Iraq. Una guerra illegale per la quale si è fatto anche un uso spudorato della menzogna. Lo scenario avrebbe dovuto ripetersi in forme pressoché identiche anche per l’Iran, se non fosse insorta la guerra in Georgia, il nuovo protagonismo della Russia e la crisi economica americana che minaccia di travolgere il mondo come già avvenne nel 1929. Chalmer Johnson nella sua Trilogia ha messo in evidenza la dimensione economica del militarismo americana e Ahmadinejad ha collegato forse con fondamento l’attuale crisi con le spese folli di carattere militare. Quale distruzione di ricchezze e di vite umane sia costata la nostra esportazione della democrazia, della libertà e della civiltà, lo possiamo ben vedere. In realtà, l’islamofobia di cui è fatto oggetto Tariq Ramadan è una continuazione con altri mezzi sul fronte interno europeo della guerra guerreggiata in Medio Oriente condotta da Israele e dagli USA istigati da Israele.

3.4 Oppositori e “nemici”. – (segue)

4. «Il nuovo razzismo antimusulmano». – Io credo che Polito nel pubblicare, lodevolmente, articoli di Tarid Ramadan tenti di nascondere il suo sionismo e la sua posizione antimusulmana. Con il nuovo giornale tenta forse di imitare la linea del “Corriere della Sera”, quella del gioco delle tre carte, dove si può dare voce ad una posizione ed a quella contraria. La sua manifestazione anti-Ahmadinejad in Piazza del Campi insieme con Riccardo Pacifici è in fondo, a ben pensarci, una forma di “razzismo antimusulmano”. Non vi è poi stata, per fortuna, quella guerra all’Iran che si dava per imminente. L’ipocrisia della manifestazione si serviva di parole a sostegno del popolo iraniano mentre si oltraggiava il suo legittimo rappresentante. Una tecnica antica di secoli che già Napoleone aveva adottato in Egitto sostenendo che i francesi stessi erano i veri musulmani. Sappiamo come finì la storia nei due secoli successivi fino ai giorni nostri. Una prova dell’insincerità di Polito è dato dalla sorpresa dei «Corretti Informatori» che nel loro grezzo fanatismo senza peli rimprovera per un verso di non aver scelto atri analisti che loro stessi avrebbero potuto indicargli, magari uno Sfaradi, o un Palazzi, e per l’altro quasi accusano Polito di aver tradito Israele. Il “corretto commento” che tenta goffamente di imitare i nostri commenti interlineari è quasi divertenti. Ormai sono passato dalla fase dell’indignazione a quella del sollazzo, sia pure amaro, ben riuscendo a distinguere la grossolanità e goffaggine degli “Eletti Mentitori”. Ma che vi sia un diffuso “nuovo razzismo antimusulmano”, ovvero “islamofobia” è una dato accertato e da combattere. Polito vuol continuare ad essere un antimusulmano nascosto senza rinunciare ad essere un sionista manifesto. La politica dei furbi.

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