domenica 21 settembre 2008

Ebrei scomodi: 43. Ariel Toaff e la critica all’identità olocaustica

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Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo! Con uno sguardo sull’Europa e sui luoghi da dove si tengono i fili.
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Abu Mazen - Allam - Battista - Broder - Bordin - Buffa - Bush - Calabrò - Casadei - Cicchitto - Colombo - Diaconale - Fait - Fallaci - Ferrara - Fourest - Foxman - Frattini - Guzzanti - Israel - Lisistrata - Livni - Loewenthal - Meotti - Merkel - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - Palazzi - PanellaPetraeus - Pezzana - Polito - Prister - Ranieri - Rocca - Ronchi - Ruben - Santus - Schwed - Sfaradi - Shalev - Steinhaus - Sussmann - Taradash - Tas - Teodori - Ulfkotte - Volli - Wiesel

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Sezioni tematiche. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. L’11 settembre: misteri, dubbi, problemi. – 4. Rudimenti sul Mossad: suo ruolo e funzione nella guerra ideologica in corso. – 5. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano di Gaza. – 6. La pulizia etnica della Palestina. – 7. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 8. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 9. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 10. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 11. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 12. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 13. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 14. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 15. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 16. La guerra giudaico-cristiana dei nostri giorni. – 17. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 18. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 19. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 20. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –


Sono appena rientrato dalle ferie e leggo la recensione di un nuovo libro di Ariel Toaff. Questa volta non sulle “Pasque di sangue” ma sull’identità ebraica costruita tutta sulla Shoa. Fintantoché religione e cultura ebraica fossero rimaste rinchiuse in se stesse e si fossero alimentate dei propri valori, l'atteggiamento del non-ebreo poteva essere quella dell'indifferenza o di una rispettosa lontananza. Ma quanto con l'ideologia costruita sull’«Olocausto» si è preteso di colpevolizzare l'intera Europa per una più grande tragedia che solo in minima parte ha riguardato anche gli ebrei si sono allora posti nuovi problemi che i nostri politici sono ben lungi dal comprendere. Ci sembra che Ariel Toaff ha meglio definito da parte ebraica un problema che non pochi avveduti ebrei trattano da angolature diverse. Come ebbe a dire Sergio Luzzatto in un contraddittorio televisivo con Fiamma Nirenstein proprio a proposito di “Pasque di sangue” esiste il concreto rischio di un antiebraismo che non ha nulla a che fare con l'antisemitismo nazista. Si tratta questa volta di una reazione difensiva rispetto a quanti, come Tony Judt, pretendono di imporre agli odierni europei un’identità tutta declinata su Auschwitz.

Versione 1.2
status: 9.12.08
Sommario: 1. Un nuovo libro di Ariel Toaff. – 2. Toaff messo nuovamente alla gogna. – 3. Non capiscono. – 4. Leggendo “Pasque di sangue”, prima edizione. – 5. Pregiudizio antiebraico o pregiudizio ebraico? –

1. Un nuovo libro di Ariel Toaff. – Andrò subito a comprarlo. Ma credo di averne già compreso tutti i possibili svolgimenti. Non è un giudizio riduttivo, ma un apprezzamento per essere stato capace il suo autore di rendere a noi tutti più chiari concetti che è normale poter pensare. Le idee in quanto universali non hanno un copyright. Alcuni autori hanno il pregio di saper esprimere in modo chiaro ciò che altri sentono e pensano in modo confuso. Leggerò insieme i due libri: le “Pasque di sangue” in versione censurata e quello appena uscito sull’identità ebraica. Sarà anche istruttivo registrare il livore dei “corretti informatori”.

2. Toaff messo nuovamente alla gogna. – I «Corretti Informatori» persistono nel loro “corretto” modo di non dare i testi di cui fanno “rassegna stampa”. Non ho potuto trovare da nessuna parte l’articolo di Scalabrin apparso su “il Giorno” del 21 agosto, a p. 28, con titolo: Boicottaggio ebreo contro Toaff - Integralisti nascosti sotto la kippah. Non posso quindi entrare strettamente nel merito dell’articolo, che conosco solo indirettamente attraverso la gogna inflitta dai “Corretti Informatori”. Qua e là si trovano in rete l’eco da esso suscitata un link che sembra dia sostegno ai lapidatori, un articolo piuttosto farraginoso e sconclusionato di tal Bruno Barontini (“Boicottaggio ebreo contro Toaff”), che si mette a fare le pulci filologiche al sottotitolo senza entrare nel merito (boicottaggio “ebraico” invece che “ebreo”: deve essere un maestro di scuola elementare o un alunno stesso delle elementari) e un altro (“Omicidio rituale: vietato parlarne”) di Domenico Savino che invece entra nel vivo della problematica. Devo però qui sospendere il mio giudizio in attesa di una migliore e completa lettura dei testi. Mi limito ad una sola osservazione. Della precedente edizione di “Pasque di sangue” che solo pochi fortunati hanno potuto comprare si dice che il libro sarebbe stato demolito dalla “comunità scientifica”: su questa presunta bocciatura insistono i “Corretti Informatori”, quasi fosse una pronuncia del Sinedrio. Non so quale sarebbe questa comunità scientifica e dove si trovi la sua anagrafe. Per quanto mi riguarda ho sempre ritenuto di farne parte, ricevendo regolare stipendio per occuparmi di determinate problematiche, non certo di tutto lo scibile umano. Di una siffatta “comunità scientifica” – come immaginata dai “Corretti Informatori” – si può tracciare una storia a seconda che sia vissuta prima o dopo il processo di Galileo Galilei o il rogo di Giordano Bruno. Prima ed anche dopo Galilei la “comunità scientifica” fu largamente o interamente tolemaica. Al sistema tolemaico possiamo sostituire oggi il sistema olocaustico ed otteniamo così una divisione della comunità scientifica in rapporto alla “religio holocaustica” ed a tutti gli interessi che vi ruotano intorno. In condizioni di normale e sereno lavoro scientifico tutte le tesi hanno diritto di cittadinanza in un sistema non governato dal Dogma. Una tesi può avere in un determinato momento maggior seguito di altre, che in un altro momento possono perfino ritornare in auge. Il modus vivendi di una “comunità scientifica” che sia davvero tale non è la scomunica, ma l’inclusione di tutto ciò che può essere condivisibile in tutto o in parte. Del resto, un “verdetto” emesso dalla cosiddetta comunità scientifica – come intesa dai “Corretti Informatori” – non potrebbe mai essere verificato da chi non sia egli stesso uno scienziato. Non potendo capire, non potendo giudicare con i propri mezzi il profano deve fare necessariamente un atto di fede sul verbo altrui. Una strada quanto mai pericolosa che il cittadino di buon senso non vorrà mai percorrere. Suo interesse è che tutte le tesi abbiano cittadinanza, che tutte le campane possano essere ascoltate. Il suo sospetto sorge giustamente quando sa di bavagli, di censure, di boicottaggi. Possiedo la prima edizione di “Pasque di sangue”, che però non ho ancora letto. Farà per me fede questa edizione, mentre considero estorta con la violenza, con la “tortura” la successiva versione emendata.

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3. Non capiscono. – I «Corretti Informatori» hanno delle uscite nei loro “corretti commenti” che in effetti è difficile commentare. Dopo che Ariel Toaff è stato sottoposto a tutta la gogna mediatica che la Lobby è stata capace di infliggergli, i «Corretti Informatori» si stupiscono:
Non si capisce invece perché il CORRIERE, volendo segnalare un vento [sic] culturale, scelga ancora la pessima storiografia di Toaff. Come se la pessima figura rimediata con l'entusiastica recensione di Sergio Luzzatto non bastasse.
Si stupiscono del fatto che l’interesse vada crescendo anziché scemando. Curiosa è poi la pretesa di stabilire cosa un quotidiano possa o non possa fare. Verrebbe da credere che occorra passare dalla libreria di Pezzana per ricevere gli ordini della giornata. Paranoia o insolenza? Mah! Giudichi il nostro occasionale lettore. Che la figura di Sergio Luzzatto sia stata “pessima” è chiaramente un giudizio inconfutabile di chi redige l’eletto commento, che noi attribuiamo alla penna dell’ineffabile Redazione, i cui nomi possono leggersi direttamente sul link.

4. Leggendo “Pasque di Sangue”, prima edizione. – Ormai non sono più capace di leggere un libro senza annotare i pensieri e le riflessioni che esso suscita in me. Ciò rende difficoltosa e lenta la lettura, ma è anche un modo per non restare passivi e a volte per potersi collocare sullo stesso piano dell’autore, se non addirittura, in non pochi, per superarlo ed ergersi al di sopra di lui che ha deciso di scrivere un libro anziché tacere. Per Ariel Toaff non mi sarei mai interessato di lui nè del soggetto da lui trattato se non fosse stato montato un caso e se soprattutto egli non mi apparisse come una persona privata di un bene prezioso per tutti che se manca ad uno solo viene a mancare a tutti: la libertà di pensiero e del caso anche di espressione, se chi ha pensato o ricercato intorno a qualcosa ritiene di poterne e doverne comunicare, fatto salvo il giudizio critico di chi viene a conoscenza del comunicato. Procederò in una lettura sequenziale del testo di Toaff, che avevo già iniziato, ma poi abbandonato. Non potrò leggere tutto il testo in una sola seduta, ma ogni volta che proseguirò nella lettura annoterò qui sull’acqua e praticamente per uso privato ciò che mi viene in mente, vincendo la pigrizia al punto di scriverne, se appena la cosa mi sembra un poco rilevante.

Un primo apprezzamento che dalla lettura mi sembra di poter cogliere è il rifiuto metodologico dello stereotipo antisemita o filosemita. Al di là dei fatti imputati, veri o falsi che siano, merita interesse l’atteggiamento mentale degli inquisiti, le loro credenze, le loro superstizioni. Provocato dal Lettore che nello spazio sottostante mi intima di non occuparmi più di Ariel Toaff, non sono non accolgo l’invito, ma riprendo la lettura del testo incomincio di nuovo dalla prima pagina e commentando via via che proseguo l’edizione a mia disposizione. L’ottica sarà improntata ad una verifica dei motivi che possono aver indotto alla persecuzione contro il suo autore fino al ritiro del libro dopo appena pochi giorni, durante i quali apprendo ne fossero già state vendute tre mila copie. È davvero molto rispetto alle consuete tirature, ma non credo che si sarebbero toccate le tre milioni di copie. Evidentemente tutto il pubblico interessato si è affrettato a procurarsi una copia del libro. Anche a me piace comprare un libro, che mi interessi, appena uscito ed essere tra i primi ad averlo letto.

4.1 - I processi per omicidio rituale. – Il primo caso clamoroso di crocifissione rituale è del 1146 ed è ubicato a Norwich. Altra celebre accusa del sangue è datata Trento 1475. Dunque, fatti del 1146 e del 1475. Non proprio ieri. Fin dalle prime righe si capisce che l’intento dell’autore non è di stabilire la veridicità o meno delle contestazioni, in genere comunemente ritenute infondate, così come oggi nessuno di noi si sognerebbe di attribuire la benché minima veridicità ai processi alle streghe. Si capisce fin dalla prima pagina che all’autore interessa indagare la cultura, la forma mentis, le credenze delle persone sottoposte a processo e tortura. Non il fatto, o i meccanismi ideologici della persecuzione ma per così dire solo la figura del reo presunto. Le confessioni ottenute sono peraltro “uniformi”. L’omicidio rituale è detto essere uno “stereotipo”. Certamente all’epoca gli ebrei non godevano di buona stampa: è un dato di fatto. La spiegazione di ciò aprirebbe qui un’ampia digressione, ma non è questo il nostro compito. Dobbiamo invece procedere nella lettura per capire cosa di esplosivo abbia il testo di Toaff. Può darsi – ma è presto per dirlo – che a dare fastidio fosse proprio lo studio della mentalità ebraica dell’epoca, non già la veridicità dell’accusa di omicidio rituale. Ma allora vediamo quale fosse questa mentalità.
Si è sempre pensato alla figura del persecutore e alle sue tecniche, quasi mai ci si è proposti di studiare la psicologia della vittime e della sua fisionomia oggettiva, cioè quella che traspariva a prescindere dall’impianto accusatorio e dei cui dati proprio per questo non si ha motivo di dover dubitare: erano indifferente e ininfluenti ai fini dell’accusa e della persecuzione. Altro stereotipo dal quale Toaff intende uscire è quella della storia degli ebrei come storia dell’antisemitismo e delle persecuzioni che hanno subito nel tempo. (segue)

5. Pregiudizio antiebraico o pregiudizio ebraico? – Navigando ho scoperto per caso l’esistenza del sito di cui al link. Cercavo di “Nitoglia” in relazione a “Toaff” e mi sono imbattuto in un Osservatorio sul pregiudizio antiebraico contemporaneo. Caspita!, mi son detto. Ma poi ho incominciato a ragionare sul titolo che non mi quadra. Il parlare di un “pregiudizio antiebraico” significa che preesiste un giudizio ebraico su ciò che sarebbe “antiebraico”. È come se un’autorità dogmatica di ordine superiore ma di matrice ebraica potesse autorevolmente giudicare il “corretto” e “cogente” atteggiamento da tenere verso tutto ciò che è ebraico: altrimenti è delazione e denuncia. E se a qualcuno non piace l’universo di valori religiosi contenuti in quello che noi chiamiamo abitualmente “Vecchio Testamento” si tratta di pregiudizio “antiebraico”? Come a dire che uno deve essere per forza un “circonciso”, e se non è, allora si può come in un famoso film di fantascienza: «Non siamo tutti perfetti!». Esistono poi dei pregiudizi “ebraici”? E qualcuno ha mai pensato di istituire, con tanto di 5 per mille, un «Osservatorio sul pregiudizio ebraico»? Andremo ad esaminare con attenzione il sito ed il suo cospicuo archivio, certi di poterne trarre dati utili per il nostro monitoraggio. Ma già da adesso pensiamo di poter anticipare ipotesi interpretative che possono certo essere abbandonate, ove dovessimo ritenerle fallaci ad analisi conclusa. Riteniano che nella situazione politica contemporanea tutte le istituzioni ebraiche stiano esercitando un’incredibile ingerenza a livello mondiale all’interno di tutto le sovrastrutture ideologiche, culturali, religiose. Neppure la chiesa cattolica ne è al riparo. Si spiega in tal modo l’incredibile rilievo dato al «cosiddetto Olocausto». È grottesco come nella situazione odierna si possa impunemente negare l’esistenza di Dio dichiarandosi magari «atei devoti», l’immortalità dell’anima, la verginità, assunzione e immacolata concezione di Maria insieme con tutti i dogmi religiosi di tutte le religioni, ma se qualche incauto si azzarda a negare la Shoah, lo attende il carcere ed il linciaggio. Un vero e proprio regime di terrore circonda tutto ciò che riguarda la Shoah. I politici, codardi più di altri ed attaccati alle loro poltrone, hanno in pratica consegnato le chiavi della legislazione al pregiudizio ebraico. Il povero Gianni Vattimo è stato messo in croce per aver sbottato di fronte allo strapotere mediatico della Israel lobby (meglio che dire “lobby ebraica”: è rischioso usare questa espressione). Aveva detto il povero Vattimo che non gli sembrava inverosimile quanto era scritto nel “Protocolli di Sion” a proposito del piano di governo e controllo dei media e della stampa. Apriti cielo! Perfino il filosofo Cacciari ha fatto un sorrisetto su questa scivolata del collega Vattimo. Pare acclarato che i “Protocolli” siano un falso zarista. Ma verrebbe da chiedersi: falso di che? Di recente a me è capitato l’occhio su una combinazione di date. I Protocolli sono del 1903. Ma la stessa tesi o rivelazione di un piano ebraico per il controllo della stampa e dei mezzi di comunicazione lo si trova in un altro libro, precedente ai “Protocolli”: monsignor Henri Delassus dice la stessa cosa nel suo «L’Americanisme et la Conjuration antichrétienne” che uscì a Parigi nel 1899. Pure questo un falso? Nel libro si parla di una Alleanza Israelitica Universale che potrebbe far ben pensare ai “Savi di Sion”. Già dalla prima metà del XIX secolo incominciano a costituirsi pubbliche associazioni ebraiche con compiti differenziati. Ne esistono ancora oggi una miriade. Cosa sono? Associazioni fantasma? Non hanno un loro scopo, una loro “ragione sociale”? E se qualcuno pensa di rilevarne l’esistenza, studiandole ed analizzandole da un punto di vista non ebraico, cosa è questo? Pregiudizio antiebraico e quindi antisemitismo e quindi galera? Sembra si sia rovesciata quella condizione di illiberalità tipica del XVII e XVIII secolo quando i libri non ammessi all’Imprimatur dovevano stamparsi alla macchia. Oggi vige un pregiudizio ebraico che si esercita a posteriori sui libri stampati quando come nel caso del libro di Ariel Toaff non se ne è potuto impedire preventivamente la stampa. Insomma, ci sembra che sia più corretto parlare di pregiudizio ebraico anziché di pregiudizio antiebraico.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Sig. Ariel Toaff dice di aver fatto un'analisi linguistica sulle confessioni estorte e di ritenerle quindi attendibili.Questa analisi lingusitica richiede competenze filologiche- lo Yidish medioevale tedesco - che il Sig. Ariel Toaff non può avere, e non ha.Se il Sig. Ariel Toaff poi è uso preparare le proprie azzime con il sangue ne dovrebbe rispondere in giudizio. Comunque io, come tutti i miei confratelli, mangio azzime fatte con farina controlalta, acqua e sale. Qualche volta ci sono azzime al vino o all'olio.Quanto poi alle ingiurie alla Shoahdico che io ho portato la Stella Gialla e ero deportato quando molti antifscisti di professione del dopoguerra ancora scrivevano su LA DIFESA DELLA RAZZA o simili fogli. Il Sig. Ariel Toaff ha avuto la fortuna di non dover vedere gli SS in divisa e armati; io li ho visti.Il Sig. Ariel Toaff non sa che la Shoah ha segnato una divisione nella storia ebraica; non è questa la sede opportuna per parlarne. Ma per un professore dell'Univeristà Bar Ilan ciò è singolare.Chiaro?

Antonio Caracciolo ha detto...

Pubblico volentieri il suo commento. Da parte mia non riceve una risposta, ma un commento al suo commento che io leggo senza indugio con attenzione e pacatezza d’animo.

Vi è una parte tecnica che riguarda direttamente Ariel Toaff, che però – io sappia – non onora il mio blog con le sue visite. Se avessi un suo indirizzo, email oppure lei è in grado di comunicarmeglo, invierò volentieri per conoscenza.

Per la parte che mi riguarda come non ebreo, o come voi dite goym, io non avrei mai sentito il nome di Ariel Toaff né mi sarei sentito in dovere di leggerne i libri, se non fosse stato fatto oggetto di una evidente gogna mediatica di cui anche il suo commento è espressione. Per miei interessi di studio sto rileggendo Spinoza e mi raccapricciano certi usi allora vigenti: la fustigazione di Uriel da Costa con il giovane Spinoza di 8 anni costretto dal rituale ebraico a calpestare le ferite sanguinanti dello sventurato.

Non so manco lontanamente cosa sia il pane azzimo ed ignoro tutto della ritualistica ebraica e non nutro nessuna curiosità al riguardo. Per quello che ritengo di aver capito dei due libri di Toaff (quello piccolo che ho letto per intero e che riassume il contenuto del grande e quello che non ho ancora terminato di leggere) si tratta di una ricerca erudita che non ha nulla a che fare con le cose che lei dice. Non sono libri di religione, ma libri di storia adatti alla lettura anche di un non ebreo. Penso che lei non abbia capito o abbia capito meno di me il libro di Toaff, se lo ha mai letto.

Fermo restando le competenze del signor Toaff, al quale idealmente giro le sue osservazioni, per quel che ne so non si tratta di yiddish ma degli atti processuali dell’inquisizione italiana. I suoi quesiti mi sollecitano tuttavia a terminare la lettura di “Pasque di sangue” (prima edizione), e poi per scrupolo a fare una seconda lettura per poter confermare la mia prima impressione secondo cui lei non ha capito o non sa nulla del libro di cui parla.

Tuttavia, non è questo il mio problema e non è questa la ragione per la quale sono sceso e scendo in campo. Qualunque sia il valore di un qualsiasi libro, decisamente respingo l’idea che il fatto di avere scritto un libro sia titolo per finire in prigione o per subire un trattamento ignobile come quello subito dal suo correligionario o – se lei preferisce – connazionale Ariel Toaff. Io sono un liberale autentico, non uno “pseudoliberale per Israele”, cioè per uno stato fondato sull’apartheid, sul razzismo, sulla pulizia etnica, sul genocidio.

Ho già scritto che ignoro cosa sia il pane azzimo, ma immagino sia una specie di pane ed abbia a che fare con il pane. Se poi qualcuno intenda prepararlo con il sangue e per questo doverne rispondere in giudizio, è cosa che mi riesce del tutto oscura. Potrei capire se si trattasse di un uomo ucciso allo scopo di prelevarne il sangue con cui impastare il pane. In questo caso certo che il folle debba finire in prigione, ma per il reato di omicidio, non per aver impastato il pane con il sangue.

Lei con i suoi confratelli può mangiare quel che vuole. La questione non mi riguarda minimamente. Vi auguro un buon appetitoe una buona digestione.

Sulle ingiurie non so proprio cosa commentare perché non comprendo il riferimento ed il contesto. La questione della Shoa mi è estranea in quanto faccenda interna della nuova identità ebraica, che però ho appreso non essere condivisa da tutti gli ebrei. La questione della Shoa mi interessa nella misura in cui la legislazione dello stato di cui sono cittadino mi impone osservanze, o concezioni storiografiche che per mia scienza e coscienza non ritengo di condividere. Giudico come un atto illiberale e tirannico ogni imposizione per legge di opinabili concezioni storiche.

Chiaro?

Anonimo ha detto...

Forse non ci comprendiamo sulla questione:
Il Signor Ariel Toaff ha avvalorato
nel libro l'infame accusa di omciido rituale per cavare il sangue di bambini cristiani per impastare le azzime (pane non lievitato) per la celebrazione del
Pesach (Pasqua Ebraica. In base a
questa accusa molte comunità ebraiche sono state mandate al rogo durante il Medio Evo e l'Evo Moderno. Per il caso di Trento di cui al libro del Sig.Ariel Toaff a suo tempo pure l'inqusitore domenicano, oltre al Doge di Venezia, scrisse al Papa che l'accusa era stata montata dal Principe-Vescovo per fini propri.
Nel 1992 la Chiesa riconobbe con solenne cerimonia ufficiale che l'accusa era infondata.
Se ora arriva il Sig. Ariel Toaff,
facendosi poi forte della sua qualifica di rabbino e professore di univeristà israeliana,sia doveva protestare e dimostrare l'inconsistena di quel romanzo storico. Anche il Sinodo dei Vescovi ha protestato contro certi libercoli che dissacrano Gesù Cristo solo per fare cassetta.
Se Lei è liberale deve rcionoscere a Rabbini e Vescovi il diritto di protestare contro calunnie e falsi storici.
Il Sig. Ariel Toaff non può certo essere paragonato a Spinoza o Uriel Acosta. Il Sig. Ariel Toaff si è prestato ad una operazione editoriale di IL MULINO capace solo di fommentare un altro pò di antisemitismo.
E' difficile usare il Suo modulo di risposta/commenti. Non è mio costume essere anonimo per cui mi firmo:
Dr.Wolf Murmelstein
wolf.murmelstein@tiscali.it
Se Lei desidera proseguire mi può contattare direttamente.
Saluti.

Antonio Caracciolo ha detto...

Allora.
Io sto leggendo in modo sequenziale diverse dozzine di libri di attualità: per sequenziale intendo dalla prima all’ultima pagina senza saltare. Di Ariel Toaff ho letto il libro più piccolo e più recente “Ebraismo virtuale” in lingua italiana. Non conosco l’ebraico e non leggo libri in ebraico. Nel libretto è fatto un rinvio e una sintesi del più grosso libro “Pasque di sangue” di cui ho copia. L’edizione rivista non la possiedo e non mi interessa.

Non mi sembra che le cose stiano come lei dice, cioè che Toaff “avvalori” un’accusa oltretutto di processi estinti da diversi secoli.
La tesi interessante è l’esistenza di elemento magico all’epoca comune sia al mondo cristiano sia a quello ebraico. L’interesse dell’autore non è l’impianto processuale, non è suo oggetto la revisione dei processi, ma un’analisi degli elementi di visione del mondo presenti nella testa degli accusati e certamente del tutto ingiustamente condannati. Il mio interesse alla lettura del libro ed alla ricerca avviata non è di natura processuale: non mi interessa se davvero siano stati uccisi bambini cristiani, ma le connotazioni d’epoca sulla mitologia del sangue. Credo che stia qui il vero interesse del libro.

Il libro più ampio lo iniziai ai primi tempi della sua uscita, l’ho letto in parte, mi interessa sempre terminare di leggerlo, anche se non è la mia priorità. Tuttavia, per venire incontro alle sue sollecitazioni posso ripristinarne la lettura e tentare di terminarla rapidamente.

Se però intanto lei mi vuole indicare le pagine incriminate, presterò particolare attenzione a queste pagine piuttosto che ad altre. Quello che io ho potuto osservare nei confronti di Ariel Toaff è stata molto più che una lecita critica. La critica quando è critica è sempre utile ed in genere è lo stesso autore il primo ad avvantaggiarsene.

Sono certo che se l’ebraismo avesse disposto dei poteri di un tempo il povero Ariel avrebbe subito non poche frustate non meno di Uriel da Costa. Del resto ciò che oggi avviene in Israele non è meno grave di ciò che avveniva ai tempi di Uriel da Costa e di Spinoza.

Ho potuto osservare un dibattito televisivo fra la vostra Fiamma Nirenstein e Sergio Luzzatto. Questo ultimo ha messo in guardia la signora Nirenstein dal sorgere di un nuovo antisemitismo di cui la stessa Nirenstein (ed il suo ambiente) si rendeva responsabile. Credo che Luzzatto abbia visto giusto.

Lei saprà che in Europa non è lecito criticare l”«Olocausto». Chi lo fa, va in galera. Ritengo che le lobbies ebraiche siano responsabili di questa legislazione illiberale e libertica, vedi per tutti in Francia la legge Fabius-Gayssot, emanata dopo che le corti francesi avevano assolto Faurisson. Quindi, non è certo lei che può parlare a me di liberalismo.

Quanto poi agli interessi commerciali-editoriali di Ariel Toaff, la cosa mi sembra inverosimile. Tutto può essere, ma la cosa non mi riguarda. Il nome Ariel Toaff non appartiene al mio ambiente accademico e per me si tratta di un illustre sconosciuto con il quale sono certamente solidale se qualcuno attenta alla sua libertà di pensiero e di ricerca, che può essere certamente criticata. Il fatto che il libro sia stato ritirato dopo pochi giorni che era stato messo in commercio, è cosa quanto mai atipica e sospetta.

Credo di averle risposto sull’essenziale. Nel mio monitoraggio continuerò a seguire il dibattito intorno ad Ariel Toaff. Con tutto il rispetto non ho nessun particolare interesse a contattarla: non appartengo al mondo ebraico e ne sono quanto mai distante. Da parte ebraico-sionista ricevo solo attacchi da quali cerco di difendermi con tutta la civiltà di cui sono capace.

Appunto perché sono un liberale autentico troverà in questo blog l’ospitalità che è riservata a chiunque rispetti le normali regole della Netiquette.

Cordialmente
Antonio Caracciolo
Professore aggregato di filosofia del diritto alla Sapienza in Roma

Anonimo ha detto...

Egregio Porfessor Caracciolo!Solo per precisare:1. Tutte le 3000 (tremila) copie della prima edizione di PASQUE DI SANGUE sono state vendute in un solo giorno.2. Su un sito ho visto la copertina di una edizione inglese.3. Il Sig. Toaff ha usufruito di un anno sababtico e, dopo, è andato in pensione. Spinoza,invece, è vissuto del proprio lavoro di tagliatore di diamanti.Quindi non sono paragonabili.4. I "negazionisti" incitano solo a nuove violenze antisemite e rendono sempre più difficile la ricerc di una pace in M.O.6. Serve un migliore studio della storia della Shoah in relazione alla storia in generale.7. Lei saprà quanti cultori della Filosofia del Diritto avevano a suo tempo fornito il proprio sapere per "meglio formulare" le Leggi Razziali. Io sono uno degli ultimi di coloro che hanno portato la Stella Gialla. Il nostro è un nervo scoperto. E chiediamo rispetto per il nostro dolore che non ci lascia per tutta la vita.8. Se Lei poi non vuole avere rapporti con ebrei e non conosce ninete di Ebraismo perchè si occupa tanto di Ariel Toaff?La slauto.Wolf Murmelstein

Antonio Caracciolo ha detto...

Egregio Signore,
Le ribadisco:

1. Di violenze io conosco quelle che Israele senza nessun diritto compie sui palestinesi: pulizia etnica, apartheid... cose che non dico io, ma che sono ampiamente provate e riportate.

2. I guadagni (leciti) per la vendita del libro in questione non hanno mai costituito motivo del mio interesse.

3. Spinoza non è Toaff: non ho mai sostenuto questo. Il paragone riguarda solo l’esistenza nel tempo della “censura”, cosa che in quanto liberale ritengo assolutamente inaccettabile. Solo il criterio ed il discernimento di chi legge è unico giudice di un libro. Fra me ed il citato libro di Ariel Toaff lei oo terzi non ha nessun ruolo: se intendo leggerlo ho il diritto di leggerlo senza esserne minimamnete disturbato. Se lei renderà pubbliche sue eventuali critiche su libro o su qualsiasi altro tema da me studiate, queste sue critiche portranno da me essere e valutate. Ma lei non ha nessun diritto di censura su nulla: almeno nello stato in cui io penso di
vivere.

4. Se ricordo bene, Spinoza era un molitore di lenti, non un tagliatore di diamanti. È comunque storicamente deplorevole la censura a lui inflitta dalla comunità ebraica dell’epoca, come pure la fustigazione di Uriel da Costa. Nella mentalità ebraica di allora e di oggi non mi sembra che sia mutato molta. Valga per tutti il caso di Mordechau Vanunu, in galera per aver rivelato al mondo l’esistenza dell’atomica israeliana, strumento di pace di cui Israele pretende in monopolio.

5. Non ci potrà essere nessun migliore studio della Shoa fintantoché i ricercatori non saranno liberi nelle loro ricerche e non finiranno in galera semplicemnte per avere delle idee diverse. È di oggi la notizia della sospensione di un docente solo per aver messo in dubbio l’esistenza della Shoa, cioè del genocidio ebraico.

6. La filosofia del diritto è un dominio ampio che coincide con tutta la storia della filosofia. Le leggi razziali sono oggi praticate in Israele e se la prossima conferenza di Ginevra, Durban II, non verrà boicottata sarà molto probabilmente formalizzata l’equiparazione fra sionismo e razzismo, come già acclarato in Durban I.

7. Se tanto le interessa il tema razzismo può leggere con profitto il recente libro del suo connazionale Shlomo Sand il quale bene spiega sotto il profilo storico-filosofico come nella seconda metà del XIX si sviluppa il dibattito sulla nazione e sul nazionalismo, come da qui venga fuori il razzismo biologico, come da qui venga fuori il sionismo che è l’ultima forma di razzismo. Non credo che lei possa insegnarmi la filosofia del diritto anche se il suo ambito è vastissimo fino a coincidere con tutta la storia della filosofia ed oltre: direi almeno 3000 anni di storia.

8. Se lei ha portato la stella gialla, il mio connazionale Vittorio Arrigoni si trova in questo momento prigioniero in un cesso di Israele dato in pasto a pulci e parassiti. Come italiano considero questo affronto recato a me stesso. In fatto di violenza e violazione dei diritti, almeno la forma sionista dell’ebraismo, non è inferiore a nessuno.

9. Il fatto che lei abbia portato la stella gialla in un’epoca in cui non ero neppure nato non le attribuisce su di me nessun diritto. Per fortuna, sono nato e vissuto in un contesto dove il problema ebraico è stato sempre assente. Se qualcuno anche lontamente pensa di addossare a me ed ai miei antenati la benché minima “colpa” di ciò cui alludo, respingo nel modo più netto qualsiasi addebito.

10. Se lei partecipa la posizione, ad esempio dello storico Tony Judt, secondo cui la moderna identità europea debba essere forgiata sulla Shoa, Auschwitz, o come altro si voglia chiamarla, trova la mia più ferma opposizione. Non sono un ebreo, non ho commesso nessun reato verso ebrei, musulmani, buddisti, ecc., ma rivendico il mio diritto di NON essere ebreo, musulmano, buddista, cattolico, ecc.

11. Se lei ha i suoi nervi scoperti, io ho i miei. La convivenza civile e pacifica richieda che ognuno sappia controllare i suoi nervi. Io rivendico il diritto di pensare con la mia testa e di ricostruire il passato storico che può riguardarmi con assoluta libertà e senza imposizione di verità di stato, per giunta imposta da vincitori a vinti.

12. Sto leggendo in traduzione italiana il libro del suo connazionale Avraham Burg, dopo averlo già letto in traduzione francese. Sono disposto a sospendere questa lettura e a leggere le pagine incriminabili di Pasque di sangue, se lei sa indicarmele. Per quello che ricordo di aver letto si tratta di una ricerca interessante su episodi vecchi di secoli, non qualcosa che riguardi l’odierna prigionia del mio connazionale in Israele. Trovo allucinante che a uno studioso ebreo o non ebreo sia inibita non già la trattazione della “religio holocaustica”, ma anche episodi di secoli e secoli or sono. E’ ALLUCINANTE. È una gabbia di matti. Il fascismo e il nazismo erano nulla al confronto.

E credo che basti. È per me una grande fortuna essere geograficamente, intellettualmente e moralmente distante dai luoghi di tanta odierna follia. Se lei vive in Israele, le ricordo la definizione del suo connazionale Burg, secondo cui “israele è uno stato alla nitroglicerina”. Mi creda non riesco a capacitarmi di tanta illiberalità e disumanitù.

Antonio Caracciolo ha detto...

Aggiunta importante!

Non sono io che mi occupo dell’ebraismo. Ne avrei fatto volentieri a meno, o per lo meno vi avrei dedicato meno tempo. È l’ebraismo che si occupa di me ed insidia la mia libertà. È BEN DIVERSO ED È' ESATTAMENTE l’OPPOSTO. Non è però la prima volta che ricevo un consiglio, una raccomandazione o un’intimidazione analoga alla sua. La cosa è ben strana e da riflettere.

Le faccio l’esempio del reciproco:

- di cosa lei si occupi io non ne ho la minima idea, ma è per me ancora più assurdo solo immaginare che sia io a dirle di ciò che lei si puà o non si può occupare, quali libri leggere o non leggere.

- Invece lei a me mi dice di non occuparmi di questo o di quello: ma come si permette? È questo che le insegna la sua religione? Beh, tutto sommato dall’ebraismo al cristianesimo qualche progresso vi è stato, anche se per me resta di gran lunga superiore il bel mondo degli dei greci e romani, ahimé oscurati dal fanatismo monoteista.

Anonimo ha detto...

Egregio Professor Caracciolo!
Tre precisazioni di chiusura:
1. Sono cittadino italiano di
religione ebraica; dal 1986.
2. Quel "docente" al quale si
si riferisce ha affermato in
Consiglio degli Insegnanti e in
aula di lezione che "gli ebrei
non sono italiani", giusto come
la Dichiarazione di Verona del
Novembre 1943 "gli ebrei sono di
cittadinanza straniera ...".
3. In certi stati i neonazisti si
chiamano liberali.
Le auguroo buona lettura dei vari libri che ha elencato.
La saluto.
Wolf Murmelstein.

Antonio Caracciolo ha detto...

Controprecisazione, atteso che questo è il mio blog, dove io sono il padrone di casa e lei è l’ospite:

1°) Che lei sia cittadino italiano lo apprendo adesso da lei in quanto è lei stesso a dirmelo. Il cognome con cui si firma Wolf Murmelstein non è italianissimo e quindi può avermi indotto in errore. Insieme con tutto il contesto può avermi indotto ad attribuirle erroneamente una cittadinanza israeliana. Del resto cosa è una cittadinanza italiana? Possedere un certificato che lo attesti! Io non posso sapere ciò la riguarda, se lei stesso non me lo dice. Quindi, non è che io intenda o abbia inteso negarle la cittadinanza come nel caso del liceo di via Ripetta, che a mio avviso è stato ignobilmente strumentalizzato: è quel che andrò a dire al ministero della pubblica istruzione.

Ma se vogliamo andare più a fondo, cosa significa essere cittadini italiani?

- Certamente, se lei ha un certificato di cittadinanza italiana dal 1986 (ma quando è nato lei che ha dice di aver portato la stella di Davide? Nel 1920?) non vi è dubbio che lei in senso giuridico è cittadino italiano. Ma io, che ho sempre avuto la cittadinanza italiana e prima di me mio padre e mio nonno e così nei secoli genealogicamente noti, io per lei cosa sono? Un suo concittadino? E vale il reciproco? Lei per me, riguardo a me cosa pensa di essere?
In caso di guerra i vincoli di cittadinanza comportano anche il sacrificio della vita. Comprende?

Nel senso di Renan l’essere cittadini di una stato è una sorta di comunione di sentimenti: dove è la comunione di sentimenti fra me e lei? Le pare che un vincolo nazionale si possa fondare sulla sfiducia reciproca e sulla delazione? Il suo Pacifici chiede ogni volta se una persona colpevole di non essere a lui gradita possa o non possa insegnare non ad isrealiani, ma a italiani.

- In breve ritengo che voler incastrare il prof. Valvo per una frase detta durante un alterco e senza possibilità di approfondimenti sia una bassezza morale, alla quali i sionisti d’Italia sono avvezzi.

- Saprebbe lei spiegarmi cosa significa per un cittadino italiano come lei la "doppia fedeltà”? In pratica, se lei essendo un ebreo si reca in Israele diventa automaticamente cittadino di Israele solo che lo chieda. Io che sono solo un povero goym posso essere solo un cittadino italiano, mi piaccia o non mi piaccia. Mi capita di pensare se cittadini come lei che in pratica hanno una doppia cittadinanza non intendano la cittadinanza italiana come subordinata a quella israeliana: mi sento potenzialmente tradito. Potrebbe essere che lei voglia orientare i cittadini italiani in funzione degli interessi di Israele e contro degli interessi italiani. E se qualcuno, magari come il prof. Valvo, ritiene che la cittadinanza e la fedeltà possa essere una sola, e non due, lei cosa avrebbe da obiettare? Mi sembra in verità che il prof. Valvo in uno scatto d’ira abbia posto un delicato problema piuttosto piuttosto che aver fatto una dichiarazione di antisemitismo o perfino di odio razziale ex legge Mancino. Lo dirò al Ministro! Spero mi ascolti.

2. Due lunghi aneddoti tutti d’un fiato. Ero ad un centro di cultura ebraica in Trastevere. Sono state fatte alcune citazioni. Ad uno dei fratelli Rosselli fu chiesto se si sentiva più un italiano o più un ebreo. Rispose che si sentiva innanzitutto un italiano e solo poi anche un ebrei. Gli ebrei presenti alla manifestazione (la presentazione di un libro alla quale ero stato invitato) criticarono la risposta di Rosselli dicendo che era vissuto prima della Shoa. Dopo questo evento la risposta poteva essere: prima un ebreo e solo dopo, molto dopo anche un italiano. Un signore ebreo che era seduto accanto a me, argomentava che la “doppia fedeltà, identità, ecc:" era ormai un fatto consolidato, citando ad esempio l’esistenza in Italia di una numerosa comunità di filippini. L’esempio non calza. Lo straniero che assume la cittadinanza italiana, assimilandosi, si allontana sempre più dalla cittadinanza iniziale. È il caso degli italiani d’America. Per gli ebrei – lei saprà meglio di me – l’assimilazione è una specie di peccato.
- Altro esempio di cui sono stato testimone. Era esattamente il 1985 ed in Roma al Goethe Institut si celebrava una "serata in onore” di un noto storico della letteratura tedesco di cui non voglio fare il nome. Ad un certo punto questo signore assai incollerito (altro che prof. Valvo) si mise a gridare che lui era e si sentiva un ebreo e per nulla un tedesco. Io lì per lì pensai che fosse un cittadino israeliano. Solo dopo appresi che era un cittadino tedesco a tutti gli effetti (ed aveva per giunta un grande potere) e si trovava in una istituzione tedesca, alle dipendenze del ministero degli esteri tedesco, che gli aveva per giunta organizzata una "serata in onore". Non ero un cittadino tedesco, ma solo un cittadino italiano. Se fossi stato un cittadino tedesco, con un poco di residua dignità nazionale, mi sarei levato una scarpa e gliela avrei tirata addosso, ebreo o non ebreo. In questo caso domando a lei: quel signore era o non era un cittadino tedesco? E se lo era la cittadinanza tedesca a cosa gli serviva?

Il prof. Valvo con il suo sfogo estemporaneo ha posto un problema che il sindaco Alemanno con la sua scarsa intelligenza e con il suo grande opportunismo ha dimostrato di non saper afferrare. Ho rimproverato per questo il sindaco Alemanno da me votato e verso il quale non ho nessuna soggezione ben conoscendo i suoi trascorsi.

3°) È stucchevole questo continuo riferimento al fascismo che in fondo non è che un periodo della storia italiana durato venti anni, in pratica una presidenza del consiglio un poco più lunga, fra il governo Facta e quello Badoglio. Trovo noiosa la continua strumentalizzazione di quel periodo del tutto staccato dal suo contesto. Chi fa di queste strumentalizzazioni non dimostra di essere buon italiano e di amare sinceramente la sua patria.

3. La sua ultima notazione è poco più di un insulto che restituisco al mittente. Credo di sapere bene cosa significa essere liberali. Nel nostro caso significa che il prof. Valvo ha tutto il diritto, direi il dovere, di esprimere le sue opinioni, condivisibili o meno, senza dover essere per questo sanzionato. Per quanto riguarda i libri che io intendo leggere o non leggere, non sono cose che possano riguardarla. Non sono più uno scolaro e non devo svolgere compiti a casa, o come si usa dire in Israele non devo "passare la Shoa”, ossia sostenere appositi esami e indottrinamenti.

La saluto italianamente.

Anonimo ha detto...

Egregio Professor Caracciolo!
La ringrazio per la Sua lunga risposta e brevemente preciso:
1. Sono nato nel 1936 a Vienna,
sono stato deportato a Terezin
e sono in Italia dal 1949.
2. A suo tempo Ben Gurion (!) ha
ben chiarito che solo chi vive
e lavora in Israele ha diritto
di voto e ricoprire cariche.
3. In Italia esiste il COLLEGIO
ESTERO in Camera e Senato, cosa
che non ha Israele; non so se
esiste in Armenia.
4. A Terezin c'erano persone venute
dalle città tedesche e che si
sentivano molto tedeschi, anche
se portavano la Stella Gialla.
5. Lo Sionismo è sorto in seguito a
Pogrom e discriminazioni contro
gli Ebrei. Lo Stato d'Israele è
stato votato dall'ONU proprio
"per l'incapacità degli stati
europei di proteggere i propri
cittadini ebrei", motivazione
del voto favorevole sovietico.
6. Dichiarando nel 1943 gli "ebrei
cittadini stranieri ... di
nazionalità nemica" in sostanza
si legittimavano - ex post - le
deportazioni verso Auschwitz!
Quel tale Valvo dovrebbe
aggiornare il prorpio bagaglio
di conoscenze storiche; sarei
disponibile.
7. Alemanno è genero di Rauti e
discepolo di Almirante, quindi
ha avuto maestri ben informati
su questi problemi.
8. Dopo la Shoah (Olocausto) non
era possibile tornare all'OdG,
come se non fosse successo nulla
Troppi sopravvissuti vennero
affrontati con la domanda: Ma
come? Sei proprio tornato? E
si videro negati i diritti.
Sia per un filosofo che per un
giurista ciò dovrebbe avere un
significato.
9. Ci sono governi che usano le
organizzazioni ebraiche per
influire sul governo israeliano
e ci sono persone, come Lei, che
rimproverano ai concittadini
ebrei per ciò che fa Israele. E'
un altro modo per dire che "sono
di cittadinanza straniera".
La saluto.
Wolf Murmelstein

Antonio Caracciolo ha detto...

«Gli ebrei saranno sempre una nazione dentro la nazione che li ospita; quando uno stato accorda ad uno straniero la pienezza del diritto lo fa in cambio della rinuncia ai suoi antichi legami con la sua antica patria; gli ebrei invece non vogliono rinunciarvi e pretendono di ottenere la pienezza del “diritto comune” della società che li ospita» (così a p. 100 C. Nitoglia, Dal giudaismo rabbinico al giudeoamericanismo, Genova, Effepi, 2008).

Ben detto. Nel libro si trovano molte altre pagine tanto dotte quanto illuminanti.

Per la faccenda dell’omicidio rituale che si nasconde dietro tutta la montatura contro il povero Ariel Toaff credo che vi sia una sorta di verità freudiana. Il vero omicidio rituale è il genocidio che l’odierna Israele – sia esso rubricabile come sionismo, ebraismo, razzismo e non importa in quale altro modo – compie verso tutto il popolo palestinese. È un massacro rituale. Altro che Shoah!

In fondo l’ebraismo nasce religiosamente parlando come razzismo biologico ed in questo senso come una forma di inimicizia verso tutti i popoli della terra che non sono affatto quelle bestie che gli ebrei credono che siano. Ed ogni tanto si svegliano e reagiscono.

Nella propaganda israeliana si parla tanto ed a sproposito di “odio” che riesce sconcertante quanto incomprensibile da parte di quelli a cui l’accusa è normalmente rivolta. La verità è che il vero odio è quello che da parte ebraica è indirizzato al mondo intero. Altra verità è che gli ebrei stessi vogliono suscitare odio verso di loro. Ne hanno bisogno per rafforzare la loro identità. Mentre il cristianesimo nasce come religione dell’amore, l’ebraismo è sempre stato la religione dell’odio.

Il cristianesimo è stato una necessaria riforma dell’ebraismo che non poteva continuare ad esistere come razzismo. Le reazioni da parte della chiesa cattolica sono state di natura “teologica”, ma vi è stata nei secoli e in differenti luoghi anche una reazione di natura pagana, politica, biologica.

Non bisogna aver paura di pensare e di dire la propria. Per fortuna il nostro sistema giuridico ancora lo consente. Quando non sarà più possibile pensare liberamente e pubblicamente, troveremo nuove forme per poter continuare a pensare. Si vedrà allora se l’umanità ama il vero o il falso.

Addio! Voglia Iddio che le nostre strade non si incrocino mai!

Antonio Caracciolo ha detto...

Sul concetto di “nemico interno”. Annotazioni. Si dice:

«6. Dichiarando nel 1943 gli "ebrei
cittadini stranieri ... di
nazionalità nemica" in sostanza
si legittimavano - ex post - le
deportazioni verso Auschwitz!
Quel tale Valvo dovrebbe
aggiornare il prorpio bagaglio
di conoscenze storiche; sarei
disponibile.»

Bene, cioè male. Si vuol dire che insieme alle "guerre preventive” l’altro grande crimine per il quale il nazismo è il nazismo sarebbe stato l’estromissione dalla cittadinanza degli ebrei all’epoca vissuti in Germania o nell’Italia ormai sotto occupazione tedesca.

Il non essere cittadini di un determinato significa venir privati di tutti i diritti che ai cittadini di quel determinato stato vengono riconosciuti.

Se andiamo a verificare le leggi che negli Usa sono seguite all’11 settembre 2001 troviamo in pratica una legislazione eguale a quella per la quale vengono ancora oggi incriminati nazismo e fascismo.

Quando poi si insiste fino al parossismo nella nozione di “terrorista” che noi italiani dovremmo riconoscere a tutti quelli inclusi nelle arbitrarie liste nere di Usa e Israele ci si chiede in sostanza di adottare una nozione di "nemico” verso popolazioni ovvero organizzazione (Hamas, Hizbolla, Fratelli musulmani, ecc.) con i cui stati noi non siamo mai stati in guerra. In pratica ci chiedono do far diventare un palestinese presente in Italia l’equivalente dell’ebreo del 1938 in Italia (ma 1938 = discriminazione, non persecuzione) o sotto occupazione tedesca dal 1943 in poi: ebreo = nemico.

In pratica, sia gli Usa sia Israele hanno fatto e stanno facendo non di meno o come già fecero nazisti e fascisti, ma molto di più. Le vittime adesso sono i palestinesi e arabi in particolar modo, ma chiunque altro incappi nella rete statunitense-sionista, siano essi cittadini americani o stranieri.

Il trattamento inflitto poche settimane fa all’italiano Vittorio Arrigoni rientra in questa logica. Il nostro beneamato presidente Napolitano, grande amico dei sionisti, non se ne è neppure accorto. Dubito perfino che gli Uffici lo abbiano informato di quale altro ospite italiano albergasse (in un cesso) dello stato amico di Israele.

Chiaro? Ma sono solo note che svilupperò meglio altrove.