A leggere la Trilogia dell’americano Chalmers Johnson che cade tutta nell’arco dei due mandati presidenziali di George W. Bush si ha un quadro approfondito e di prim'ordine del vero e proprio colpo di stato che ha trasformato la costituzione materiale degli Stati Uniti d’America. Io non credo che si possa ormai scientemente indicare negli USA un modello di democrazia da imitare. Già Carl Schmitt aveva individuato negli anni Venti il germe imperialistico insito nella dottrina Monroe. Personalmente, anche se in Johnson non vi à nessuna affermazione al riguardo, non ho nessuna prevenzione a credere che l’11 settembre sia stata opera della CIA o comunque un prodotto degli oscuri poteri che condizionano e determinano la politica dell’Impero. È una consapevole congettura, preferibile alle dichiarazioni di Autorità ormai scoperte come menzognere: chi ha mentito una volta, può continuare a mentire. Ho deciso di allargare la mia ricerca sull’esistenza di una Israel lobby italiana e sulla sua influenza perché mi sono reso conto che il quadro nazionale ed il contesto internazionale e sovranazionale non possono essere divisi come compartimenti stagno. Resta prevalente il mio interesse per l’Italia, ma posso capire meglio l’oggetto collegandolo con quei Poteri ai quali i nostri governanti soggiacciono, spesso senza dignità. Mi conforta apprendere che in ultimo è sceso in campo contro Bush l’incredibile Marco Pannella, che ha messo in visibile imbarazzo Massimo Bordin, la cui settimanale corrispondenza di amorosi sensi con l’indecente sionismo di Fiamma Nirenstein mette ogni volta a dura prova la mia volontà di equilibrio e compostezza. Bordin, come Taradash, Bernardini e tutti gli altri radicali, sono degli sfegatati sionisti, con i quali un confronto ed un dibattito è impossibile. Con Marco Pannella che ha una piena autonomia e capacità di pensiero la cosa è diversa e sarà utile seguire gli svolgimenti del suo pensiero e le sue prese di posizione. Alla scheda su Bush – il più grande “amico” di Israele – fa da contraltare una cheda su Jimmy Carter, che è stato prima di Bush presidente degli USA, ma che ha riconosciuto in Israele uno stato dell‘apartheid e che ora è per questo tra i politici maggiormente invisi al sionismo in Israele e fuori di Israele. L’accostamento di Bush ad Hitler non è una semplice provocazione, ma credo che sia del tutto plausibile. Si ricordi che una ministra tedesca è stata costretta alle dimissioni per aver detto che con la dottrina della guerra preventiva non vi era più nessuna differenza fra Bush e Hitler. Quest’ultimo però mi sembra più intelligente di Bush e meno efferato nei crimini che gli vengono attribuiti. A non consentire piena libertà libertà di giudizio vi è ancora il tabù dell’«Olocausto» che è diventato parte integrante dell’ideologia del sionismo e sul quale per legge è fatto divieto di ricerca storica e di libertà di discussione scientifica. Nell’Europa dei “diritti umani” si mandano in galera i cosiddetti “negazionisti”, rei soltanto per il loro pensiero. Curiosamente per poter parlare di temi proibiti devono riunirsi in Teheran, salvo poi essere arrestati in patria per essersi recato a convegno all’estero.
Versione 1.2/ 29.9.09
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Sommario: 1. Le simpatie nascoste ed i pruriti di guerra. – 2. Sempre più penoso. – 3. Un memoriale per Bush. – 4. Il peggior presidente della storia USA. – 5. Le scarpe della libertà. – 6. Un ritratto di Bush. –
1. Le simpatie nascoste ed i pruriti di guerra. – Se si va al link dei «Corretti Informatori» e si legge la titolazione si capisce quello che già sappiamo, e cioè che la Israel lobby vive con forte apprensione il momento presente. In realtà, non esiste nessuna concreta minaccia per Israele ed è un puro pretesto, basato sulla menzogna, l’armamento atomico dell’Iran, i cui progetti di arricchimento dell’uranio rientrano pienamente nella legalità internazionale, dove invece non vi rientra per nulla Israele che non ha firmato in trattato di non proliferazione e possiede testate atomiche con le quali potrebbe fare lui al resto del mondo ciò le cui intenzioni attribuisce a Teheran. Si noti come nella titolazione è detta “cronaca” l’articolo di Maurizio Molinari che evidentemente possiede una maggiore professionalità ed “analisi” il pezzo di Sfaradi sull’Opinione di Diacolane, fra i fautori di una guerra che è disastrosa per il mondo ma vantaggiosa per Israele. Solo così, in un mondo devastato dalla guerra, Israele può fondare il suo diritto all’esistenza, ottenuto con la pulizia etnica dei palestinesi e di tutte le popolazioni che vivevano nei territori da cui sono stati scacciati con le armi, con le minacce e con l’inganno, ma dove intendono ritornare ottenendo dal mondo quella giustizia di cui l’ideologia imperialista si ammanta per meglio violarla. L’articolo di Michael Sfaradi, su cui aprirò un‘apposita scheda, non ha nulla di “analtico”, ossia nulla che riguardi una modellistica scientifica, ma esprime soltanto i desideri ed i punti di vista del sionismo. Un giornalismo come quello di Sfaradi fa parte della campagna in atto per orientare l’opinione pubblica all’accettazione di una guerra contro l’Iran sulla base di menzogne mediatiche già viste con l’Iraq. Sfaradi spaccia bellamente la sicurezza di Israele, non minacciata se non da Israele stessa con la la sua politica di apartheid e di pulizia etnica, con la sicurezza del mondo. Questo non è giornalismo, ma propaganda al servizio di una ben riconoscibile parte in procinto di scatenare una guerra nella quale vuol trascinare un mondo scettico e riluttante.
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2. Sempre più penoso. – Sempre più penoso è il tentativo di far credere che vi sia una concreta minaccia da parte dell’Iran ad Israele, il cui concreto interesse è invece quello di spingere il mondo ad una nuova guerra contro uno stato che – come dice romano – in cento anni non ha mai mosso guerra a nessuno. La nascita del cosiddetto Stato di Israele nonché della sua espansione e della sua cosiddetta sicurezza e cosiddetto diritto all’esistenza è una creazione di politica estera dove le grandi potenze si sono sempre schierate contro gli Stati mediorientali, in buona parte per impadronirsi delle loro risorse petrolifere. Come un parassita Israele ha sempre tratto vantaggio da questo genere di politica estera, basato non sulla ricerca della pace con i propri vicini, ma sulla guerra condotta contro di essi da potenze extracontinentali, cioè da potenze straniere per storia, per cultura, per mentalità, per religione a tutta l’area mediorientale. Sarebbe stato indice di “saggezza” da parte degli Stati europei, usciti dal colonialismo, una politica di pace e di cooperazione con il 99,8 per cento (statistica pannelliana) del territorio e della popolazione musulmana anziché schierarsi in guerra a fianco dello 0,2 per cento che vanta un discutibilissimo dirtto. Una simile insensatezza politica non può avere altra spiegazione che nel servaggio verso gli USA da parte dell’Europa uscita sconfitta in tutti i sensi dalla seconda guerra mondiale, incapace di unità politica, di dignità, di libertà. La nostra discutibile ed impresentabile democrazia è certamente ciò di cui gli islamici hanno meno bisogno. Se poi qualcuno pensa che bisogna imporla loro addirittura con la guerra e non con l’esempio degno di imitazione, allora non ha più senso il comune vocabolario politico.
3. Un memoriale per Bush. – Sarà interessante sapere come andrà a finire la storia. Qui incomincia con la richiesta di un referendum per intitolare a Bush un impianto di trattamento dei liquami. È un modo popolare per esprimere la stima e la memoria che si vuol conservare del presidente uscente.
4. Il peggior presidente della storia USA. – Circolano in questi giorni giudizi globali e comparitivi sulla figura di George W. Bush. Che sia stato il peggior presidente lo dicono in tanti e lo si può perfino cogliere da interviste dall’America riprese dalla tv nostrane. Raccoglerò in questo paragrafo una serie di links sul tema. La mia memoria si concentra su alcuni momenti significativi: la gestione dell’11 settembre, la guerra all’Afghanistan, le bugie su Saddam e la guerra all’Iraq, la crisi economica, la politica verso Israele.
5. Le scarpe della libertà. – Nessuna immagine poteva dare meglio l’idea di quella che è stata la presidenza Bush di quella offerta dal giornalista iracheno che ha lanciato le sue scarpe alla volta della faccia di Bush. I «Corretti Informatori» hanno poco da ridere e da elogiare la forma atletica di Bush. Se non avessi da preoccuparmi dei minorenni e delle signore che possono leggere il mio blog, da un pezzo avrei dato ben altro immagine di Bush: un fotomontaggio con rappresentazione sodomitica. Ma si trattava pur sempre di un falso, di un fotomontaggio. Qui il lancio della scarpa è rigorosamente vero e resterà nei libri di storia come il momento più autentico e vero della presidenza Bush, giustamente considerata la peggiore di tutta la storia degli stati uniti.
6. Un ritratto di Bush. – Si accede ad un link di “Come don Chisciotte, dove in un articolo del 2004 si anticipa quello che ormai tutti sappiamo, cioè la particolare relazione di Bush con la menzogna: «sa di mentire, e sa che noi sappiamo che sta mentendo». Gli sono stati compagni nella menzogna Tony Blair e José Maria Aznar, che ho avuto modo di ascoltare a Roma accanto a Fini ed altri in un convegno organizzato da madonna Fiammetta per occuparsi della democrazia in casa altrui. «La società umana attuale è impregnata di menzogna e lui – Bush – ne è uno dei maggiori responsabili».
(segue)
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