martedì 5 agosto 2008

Idioti e lestofanti: 34. Shayk Abdul Hadi Palazzi e l’assassinio dell’intelletto

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Allam - Battista - Colombo - Bordin - Buffa - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Lisistrata - Livni - Loewenthal - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - Palazzi - PanellaPezzana - Polito - Prister - Santus - Sfaradi - Shalev - Steinhaus - Teodori - Volli
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Arbour - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Morgantini - Odifreddi - Paci - Pappe - Romano - Sabahi - Sand - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vattimo -

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 5. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 6. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 7. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 8. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 9. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 10. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 11. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 12. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 13. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 14. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 15. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 16 Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Vi è sempre tempo per la resa dei conti. Qui la faccenda è del tutto personale e la risposta di natura difensiva è pure del tutto personale. Chi lo dice che le questioni personali non abbiano la loro importanza? Mi ci è voluto un poco di tempo per acquisire conoscenza del tentativo di diffamazione e per capirne le segrete trame nonché i collegamenti e le connivenze. Ma adesso il quadro è abbastanza chiaro. Il sedicente musulmano, con nome vero o nome d’arte, vero o presunto rappresentante di tutti i musulmani d’Italia, è ben lungi dal farmi perdere la tramontana. Se mai mi procura qualche problema di stomaco. Mi offre però una perfetta occasione per rendergli il dovuto. Se mi insulti ed offendi in rete, è come se tu mi avessi dato un credito di offesa. Buona regola è non offendere mai nessuno per non essere offesi, ma è anche vero che se qualcuno ti offende non puoi far sempre finta di niente. Non mi piace sporgere querele e girare per studi legali ed aule di tribunali, dove bisognerebbe andare il meno possibile e lasciare che i giudici abbiano ad occuparsi di cose ben più serie. È lapalissiano insomma che se qualcuno ti dice asino, potrai ben dirgli testa di rapa e simili. Non si fa così molta strada sul sentiero della scienza e della ricerca della verità e nel fango immancabilmente ci si sporca. Voglio dunque dare al “Mormone” quel che gli spetta. Peraltro la parola “mormone” non è in nessun modo offensiva in quanto denota una particolare e benemerita setta religiosa americana, nota per la sua rigorosa nonviolenza. A considerare dalla violenza verbale usata nei miei confronti, oltre le infami menzogne, mi sembra però che anche il titolo di “mormone” sia piuttosto inverosimile: mormone non violento, crociato violento, musulmano d’Tralia vai a capire in chi ci siamo imbattuti. Cercheremo di studiarne attentamente la fisiognomica, che non sarà una scienza, ma offre perlomeno qualche impressione da verificare successivamente.

Versione 1.0
Status: 5.8.08

1. L’assassinio dell’intelletto. – L’espressione «assassini della memoria», che negli ultimi tempi è tanto piaciuta ad una losca genia di figuri la cui normale occupazione è la diffamazione del prossimo e la demonizzazione di ogni pensiero non correttamente allineato, risale ad uno storico francese che da cose antiche è passato alle cose moderne, guadagnandosi il titolo di “dilettante della storia” o “un dilettante allo sbaraglio”. Si tratta del francese Pierre Vidal Naquet al quale dedicheremo appositi saggi scientifici. Qui mi limito a respingere la diffamazione che mi riguarda. Ma procediamo con ordine. «Assassini della memoria»: che vuol dire? Chi sarebbero gli assassini e di quale memoria si tratta? Ognuno ha la sua memoria ed in particolare per la storia del Novecento ognuno dovrebbe avere un diritto all’interpretazione storica di un intero secolo travagliato più di ogni altro. Chi assassina la memoria di chi? La memoria propria? Ovvero si intende che taluni hanno il diritto di imporre una «memoria di stato»? Francamente, ritengo che solo un dilettante della storia poteva usare un’espressione così infelice come «assassini della memoria»: ben sappiamo dove stia l’«assassinio» ed il sopruso. Vi è stato assassio dell’intelligenza e del pensiero. Ne sanno qualcosa le decine e decine di migliaia di persone incriminate per reati di opinione. L’espressione “assassini delle memoria” viene usata come un insulto e va restituita con il suo corrispettivo: “assassini dell’intelligenza e della verità”! Cosa sia poi il “negazionismo accademico” ed a cosa serva è questione che ho sinteticamente affrontato in una lettera che “La Stampa” ha dovuto pubblicare. È indubbio che con questa terminologia si vuole soltanto denigrare e diffamare, non avendo il termine “negazionismo” nessun significato scientifico, ma essendo solo un concetto elaborato ad esclusivo scopo di diffamazione, denigrazione e delazione. Per fortuna, non è ancora passata in Italia la legge che il nostro Lestofante auspica e che vige in Francia, Germania e altri paesi: basta che un cialtrone qualsiasi lanci un’accusa di “negazionismo” perché un nuovo processo di stregoneria venga imbastito con esercizio di tortura e con difficoltà per le vittime a doversi difendere da accuse chimeriche e assurde.

Definita nella testa del pravo diffamatore lo statuto della diffamazione, occorrerebbe poi farvi rientrare il soggetto che si intende diffamare. Ho più facile gioco io a far rientrare Abdul in una esemplificazione di cosa l’idiozia è che non lui nelle sue stramberie senza ne capo né coda. Intanto, il mio ambito disciplinare, mai abbandonato, è la filosofia giuridica, non quella olocaustica, salvo una legittima curiosità. In questa veste mi sento di poter affermare che corrisponde al nostro sistema giuridico ed alla nostra civiltà giuridica il principio della libertà di pensiero e di ricerca. Solo Abdul nella sua “idiozia", cioè nella sua più profonda peculiarità individuale, ha l’unico vantaggio di sapere già prima tutto ciò che gli altri devono apprendere faticosamente con lunghi studi. Le scienze moderne e nel campo della natura e in quello storico e umanistico hanno potuto progredire fino ai livelli odierni in quanto ci si è basati sull’evidenza sperimentale e sulla verifica costante dei dati. Persino la teologia ha dovuto in qualche modo aggiornare i suoi metodi, se preti e sciamani non vogliono continuare a sostenere che l’età della terra corrisponde al numero degli anni del calendario ebraico. Il principio della libertà di pensiero nonché della libertà di ricerca, qualunque ne sia l’àmbito, è quanto io vado affermando come studioso e come cittadino. Meno che mai accetto il principio che idioti e lestofanti di passaggio possano loro dirmi cosa sia la Verità cui ci si debba normativamente attenere. Quale poi la Verità sia io non l’ho propriamente mai professato ed il Lestofante mi attribuisce un possesso che io in effetti sono lungi ahimè dall’avere. Avendo quel tanto di intelligenza che il Lestofante non possiede non affronto né ho mai affrontato argomenti di cui non ho competenza. Chiaramente il Lestofante di competenza ne ha meno di chiunque altro e ripete come un pappagallo cose orecchiate da altri e su cui non può esibire una propria scienza. I suoi insulti ed i suoi grugniti sono cose che gli appartengono e possono ben ritornare al loro proprietario esattamente tali e quali, non un’oncia di più né una di meno.

Il mio nome nella bocca di Abdul, che si picca di indagare le mie frequentazioni mentre lui risulta sodale di tal «Baruch Marzel, militante del movimento razzista Kach, fuorilegge persino in Israele, che sostiene la necessità di espellere tutti i nativi palestinesi» (vedi foto accanto e link didascalico) mi risuona quanto mai estraneo. Evidentemente il Mossad non deve aver fatto un buon lavoro ed il fascicolo che gli hanno passato è stato assai male raffazzonato. Non mi ritengo tuttavia tenuto a dire io ad Abdul chi io sia e quali siano le mie occupazioni ed il mio reale pensiero in ordine alle questioni da lui biascicate: con chi è in evidente malafede non vale neppure la pena di perdere del tempo. Ma se può vuole meglio documentarsi in ordine ai fatti e alle persone citate, lo invito a rivolgersi nuovamente al Mossad o ai suoi ausiliari per una più accurata ed aggiornata redazione della scheda che mi riguarda. Sono del resto talmente idiote e farneticanti le cose che mi attribuisce ed il modo in cui le travisa da rendere una vera fatica d’Ercole purgare la testa di Abdul da tutte le porcherie che vi albergano. Per quanto riguarda i miei diritti politici, di cui ho pieno possesso ex costituzione vigente, è letteralmente vomitevole l’assurda pfretesa di voler sindacare alcunché in merito. Se appena, anziché ciurlare di cose che non conosce, questo idiota si andasse a leggere l’art. 49 della costituzione scoprirebbe non un mio difetto nell’essere iscritto a questo o quel partito, quale esso sia avendone io il diritto costituzionale, ma una vistosa non applicazione da parte di tutti i partiti di ciò che la costituzione prevede.

L’invito che Adbul rivolge a Forza Italia circa il mio diritto di iscrizione al partito, ovvero sul mio elettorato attivo e passivo, ha la stessa valenza logica e normativa di un eguale imio nvito ad un’autorità, che resta da individuare, affinché il detto Abdul venga accompagnato alle frontiere e ricondotto nel paese che più gli appartiene, per me nondimeno difficile da individuare. Potrei anche suggerire di accompagnare l’espratrio con un pedagogico calcio nel sedere. Ignora a tal punto i principi più elementari della libertà di pensiero, di ricerca, di convivenza civile da rendere problematica la permanenza in uno stesso paese di nome Italia. Forse in Israele, l’unica democrazia al mondo fondata sulla pulizia etnica e sull’aparthed, può trovare la sua patria ideale.

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2. Il curriculum accademico e spirituale del prof. Palazzi. – Mi è sempre piaciuta la qualifica di “ricercatore universitario” che professionalmente mi compete, anche se adesso mi dicono che formalmente devo qualificarmi come “professore aggregato” per la mia propria disciplina. Vi è stato un momento in cui nelle innumerevoli vicende legislative che riguardano il mondo universitario sempre più sconquassato era passato per un momento la qualifica del “professore ricercatore”, ma poi è insorta una parte dell'accademia che considera troppo bella questa dicitura di “professore ricercatore” a fronte della maggiore qualifica in carriera di “professore ordinario”. Finezze per le quali chiedo venia il mio occasionale lettore. Ma di essa discorro perché un “lestofante” ha voluto parlare di “negazionismo accademico”, attribuendosi egli stesso un titolo di Prof. Ci siamo chiesti in quale università costui sarebbe nostro collega, sia pure in diverso ambito disciplinare, anzi certamente in altro ambito disciplinare, assai diverso e lontano da quelli a me abituali. Andando al link si trova che sarebbe professore in Velletri, ma qui pare esista solo qualcosa che a che fare con il vino. Dettagli si possono trovare andando al link, dove incomincia ad emergere un profilo di un personaggio che è eufemistico definire ambiguo. Non ci interessa molto indagare. Ci basta averne individuato l’esistenza ed i suoi sommari contorni. Gli riconosciamo il suo diritto alla privacy e non chiediamo a Maometto se esista o non esista un diritto ad essere da costui rappresentato più di quanto lo stesso personaggio pretenda di sapere se ho il pieno godimento dei diritti politici ed il diritto conseguente di potermi iscrivere o non iscrivere ad un qualsiasi partito.

3. Con quale titolo Abdul parla a nome dei musulmani? – Nell’archivio di IC non possono mancare i contributi di Abdul o come diavolo lo si possa chiamare. Andando al link si trova un articolo del 26 luglio 2007, su «l’Opinione di Arturo Diaconale», una opinione assai importante. È un osanna alla saggezza islamica di un altro campione che risponde al nome di Magdi Allam ora diveno Cristiano. E quindi la sua sapienza islamica di un anno fa non dovrebbe essere più valida. A meno che nel trapasso di religioni costoro non pensino di poter pontificare in ogni luogo dove sia passati: dai Mormoni a Cattolici ratzingeriani. Le tesi di Abdul sono esilaranti ed invito a leggerli quanti vogliono indignarsi e divertirsi al tempo stesso. Ciò che qui mi interessa dire è che non credo minimamente che Adbul rappresenti un solo musulmano eccettp forse se stesso ed ammesso ma non concesso che sia effettivamente un musulmano. Intendo dire che abbia un’autentica religiosità musulmana. Se legge queste righe, si deve rassegnare a concedermi la stessa intrusione che lui si è permesso intrigandosi dei miei diritti politici. Con una differenza importante: lui non ha nessun titolo a sindacare l’esercizio dei miei diritti politici sanciti dall’art. 49 della costituzione, mentre io ho tutto il diritto di opinare sulla sua rappresentatività islamica. Presso ambienti musulmani mi è stato in effetti confermato che egli non rappresenta un bel nulla. Si può credere che si tratti di un’operazione analoga a quella tentata con Abu Mazen. Produrre dei Quisling anche in ambito religioso musulmano per poter fare opera di divisione all’interno del mondo musulmano. In effetti, una vecchia tattica antica quanto il mondo: divide et impera. Il libro di Magdi Allam che ho acquistato e perfino letto non poteva essere più stupido e falso al tempo stesso. Viene da chiedersi cosa significhi scriver libro e se un libro è un libro solo perché è stampato e contiene una combinazione di caratteri. Tradizionalmente un libro avrebbe dovuto avere un qualche rapporto con verità, scienza, dottrina e simili. Ma il libro di Magdi Cristiano ah ah Allam non ha nessuna relazione con tutto ciò e Abdul non ha nessun potere per poterla stabilire. E quale “replica ragionata” vorresti, o Abdul del deserto mentale? Alla ragione si accompagna la ragione, ma dove non vi è nessuna ragione, ma solo una becera propaganda governativa un serio studioso screditerebbe se stesso se non sapesse riconoscere la materia vile e ignobile e prestasse ad essa la stessa attenzione che meritano i “classici” sui quali abbiamo tutti appreso a pensare e ci siamo formati. «Non stupisce» leggere le cose che Abdul scrive: non potevano essere diverse. Quanto alla “messa al bando” Magdi si trova già nelle braccia di Abdul: possono scambiarsi appassionati baci sulla bocca. Non è detto però che altri debbano fare lo stesso. Non penso certo di chiamare Magdi o Abdul a fare seminari nelle università: al massimo possono recarsi in quel di Velletri e onorare degnamente la cultura enologica. E no Abdul io non credo che i musulmani, di qualsiasi specie, moderati o non moderati, abbiano nulla a che fare con la farsa rappresentata dal libro di Magdi e recensito dal suo laudatore Abdul del deserto. “Triviale” ben lo sei tu e non basta che tu lo dica perché lo siano gli altri.

4. La solita musica: sempre contro l’Islam. – Abdul pretende di essere un musulmano e magari di poter convincere qualcuno che egli effettivamente lo sia. In realtà, è scarsamente rappresentativo. Vorrei dire non è per nulla rappresentativo se non che si può creare una sigla o un’associazione per ogni cosa. Sono più che certo di poter riunire un bel gruppo di amici e con loro far rivivere in forma associativa i culti dionisiasi dell’antichità e qualsiasi altra religione antica o moderna. In realtà, lo spirito autenticamente religioso è qualcosa di ben diverso da una forma associativa fondata secondo le norme del diritto civile. In questo senso Abdul può pure presentarsi come il nipote prediletto del Profeta o rivendicare la suprema autorità teologica in campo islamico come prima di lui ci aveva provato Magdi divenuto poi Cristiano Allam ed ora netto concorrente di Benedetto XVI. Per chi ha un minimo di sensibilità religiosa islamica, cristiana o perfino ebraica non dovrebbe essere difficile fiutare subito il lestofante di turno. Quel che è certo è che ogni volta che Abdul tira fuori i suoi gradi islamici lo fa sempre e soltanto per mettersi in contrapposizione con le autentiche associazioni religiose islamiche, portando lo scontro sul conflitto arabo-israeliano e diffamando in tutti i modi l’Islam che pretende di rappresentare.

5. La coppia più bella del mondo: Dimitri e Abdul. – Il link immette in un giuoco che vede uno dei due compari fare l’intervista all’altro che si spaccia per musulmano. Chiedono la messa fuori legge dell’associazione che per davvero rappresenta i musulmani d’Italia, l’UCOI. È difficile immagina una sceneggiata più sporca e infame, ritenendo gli italiani così scemi da non capire il gioco. In questo modo Abdul tolti di mezzo i concorrenti spera di poter conquistare il monopolio della rappresentanza legale dei musulmani d’Italia. Diventerò lui il novello Maometto: produrrà delle risate tale da distruggere ogni fede nelle religioni monoteistiche. La delazione ed il tradimento che furono la specialità del Giuda evangelico sembra abbiano molto seguito nell’islam riformato alla Abdul. L’UCOII ha avuto una vergognosa discriminazione da parte del ministro Amato. La scorsa estate l’UCOII pubblicò a sua spese un manifesto dove stigmatizzava le violenze israeliane a Gaza. Ciò venne fatto passare per terrorismo e “fratelli musulmani” di nome Abdul hanno ben pensato di chiede la persecuzione per legge dei loro confratelli. Considerando che l’UCOI è di gran lunga più numerosa e rappresentativa degli abdulliani, è da chiedersi se gli odierni musulmano debbano essere oggi costretti al culto nelle catacombe, come fu per i primi cristiani. L’Ucoi è stato di recente totalmentre prosciolto dall’accusa di terrorismo, ma nel frattempo la diffamazione ha fatto il suo corso.

6. «I lettori dell’Opinione ben conoscono Abdul». – I “lettori” dell’«Opinione di Arturo Diaconale» semplicemente non esistono perché il quotidiano cartaceo è praticamente inesistente e invenduto nelle edicole. Provare per credere. Si tratta di uno di quei quotidiani che si stampa a spese del contribuente: in questo caso è ancora più vero. Esiste in pratica solo la versione telematica e la pubblicità che all’Opinione fa Bordin nella sua rassegna stampa: un favore che ci si scambia fra compari. Ciò che si può leggere nella testata è la più ottusa e sfacciata propaganda filoisraeliana. La coppia Abdul-Dimitri è un’espressione culturale della testata: la campagna contro l’Ucoii e simili è ciò di cui abitualmente si occupano. Se la cosa non è montata ad arte, Abdul bollato come “panzone” avrebbe ricevuto minacce di morte per la sua attivita «democratica, filo-israliana, filo-americana» concretizzante in un’attività costante di delazione (ad esempio Ucoi, ma io stesso me ne considero vittima potenziale)....

7. La danza rotante di Abdul e Lisistrata. – Con nessun altro ausilio che internet vengono fuori ad uno ad uno tutti i collegamenti di un’allegra brigata: il simile con il simile secondo un gioco di squadra dove da una parte ci sono loro in comunità di intenti e corrispondenza d’amorosi sensi e dall’altra parte tutti gli altri spesso ignari, ma accomunati da un progetto di conquista e di aggressione sionista o almeno lobbistica verso il diversamente pensante. Veramente il piano mediatico di conquista e condizionamento dell’opinione pubblica era stato già descritto un centinaio di anni fa, ma il testo dove si trova scritto ciò è stato dichiarato fuori legge e viene ritirato dalle librerie da manifestanti davanti alle vetrine. Anche questi manifestanti fanno parte della stessa cerchia. Per chi vuol ridere vi è dell’altro. Dopo la danza una serie di interviste: la prima qui, seguita da altra. Le analizzeremo con l’umiltà dello studioso che tratta anche materia volgare. Si tratta comunque di una rete che affiora lentamente e che costituisce quella Israel lobby, di cui non è stato fatto per l’Italia uno studio corrispondente a quello di Mearsheimer e Walt per gli USA. È questo il nostro interesse ed il motivo per il quale spendiamo il nostro tempo e la nostra attenzione, certamente sottraendolo ad occupazioni ed interessi molto più degni e attraenti. È da aggiungere che nella rete della Lobby sono da distinguere diversi livelli, operanti su piani diversi ed intrecciantesi solo qualche volta. Ad esempio, nella manifestazione capitolina di Polito e Pacifici erano presenti non pochi politici di primo livello, pezzi da novanta, che evitano di esporsi in modo smaccato o che amano defilarsi, agendo dietro le quinte. Sapevano quel che facevano e dove andavano. Noi li citeremo ad uno ad uno via via che usciranno allo scoperto.

8. I miei conti con Stefano. – I motori di ricerca mi hanno recapitato adesso una notizia del 2004. Si tratta di un articolo apparso su “Ragionpolitica.it”, un foglio telematico messo in mano ai ragazzi di don Baget Bozzo, con il quale ho avuto qualche scambio epistolare. Dico che sono un iscritto ed un dirigente di Forza Italia, ma su Ragionpolitica.it non ho trovato quello spazio che mi sarei aspettato. Stufo di battibecchi con ragazzi più adatti alla vita di oratorio che alla politica in senso proprio ho quindi creato i miei blogs, dando anche vita a libere associazioni di cittadini, anche militanti nell’area del centro destra o delle più disparate collocazioni politiche. Dico qui che l’articolo di Stefano è tutto sbagliato: dall’inizio alla fine. È sbagliato sul piano della semplice conoscenzad ei dati di fatto. Ad esempio, non è credibile il Palazzi in quanto musulmano. È più facile che io sia un esquimese. Sono poi soprattutto irresponsabili e mendaci le ripetute confusioni fra religione islamica e conflittualità politica. Rinvio qui brevemente alla dottrina politica di Carl Schmitt, di cui costituisce ormai un dato di scienza acquisita il concetto del politico che nella sua contrapposizione fondamentale di amico/nemico può assumere i più disparati aspetti a seconda del contesto storico-politico o geografico. Spiegare tutte queste cose a Stefano e ai ragazzi della parrocchia di don Baget richiede tempo e pazienza. Lo farò un poco alla volta, analizzando i contenuti sionisti, razzisti, antidemocratici di Ragionpolitica.it Mi è appena arrivata una risposta isterica di Stefano a questo testo. Mi convince pienamente dell’avventurismo e del dilettantismo che caratterizza la testata Ragionpolitica.it, che dovrebbe essere un organo di partito deputato alla “formazione” dei suoi militanti e iscritti. Una “formazione” affidata a Stefano! Si è detto di Forza Italia che sarebbe un “partito di plastica”. A giudicare da Stefano il giudizio dovrebbe essere molto più severo, ma non mi lascio andare a qualificazioni di sorta. Fuori uno!

(segue)

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