sabato 12 luglio 2008

Studiosi: 31. Massimo Teodori e la sua idea positiva di Israele.

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Allam - Battista - Colombo - Bordin - Buffa - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Livni - Loewenthal - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - PanellaPezzana - Polito - Prister - Santus - Teodori - Volli
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Arbour - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Morgantini - Odifreddi - Paci - Pappe - Romano - Sabahi - Sand - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vattimo -

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 5. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 6. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 7. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 8. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 9. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 10. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 11. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 12. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 13. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –


Versione 1.2
Status: 23.9.08
Sommario: 1. Massimo Teodori studioso avveduto. – 2. Il plauso degli israeliani. – 3. Il realismo di Teodori, ideologo della sconfitta e rassegnazione altrui. – 4. Gli insulti di Teodori a Giulietto della Chiesa ed a Blondet. – 5. Le fallacie di Teodori. – 6. Il laicismo in Teodori. – 7.

Un caso interessante sembra quello offerto da Massimo Teodori, di cui lessi a suo tempo alcuni libri in età giovanile ed apprezzo in genere le sue dichiarazioni pubbliche in interviste e convegni, non prive di acutezza e logica argomentativa. Mi riescono meno note le sue posizioni ed i suoi concetti in ordine ai conflitti mediorientali ed alla politica americana. Cercherò di studiarle ed evidenziale con la dovuta pacatezza d’animo, ben certo di non trovarmi ai limiti di resistenza ed irritabilità davanti ad un Magdi, divenuto Cristiano, Allam.

1. Massimo Teodori studioso avveduto. – Le ragioni del titoletto sono lievemente ironiche in quanto evidenziando il mutamento di posizione su Israele da parte di alcuni politici della sinistra, Teodori dice che si sarebbero “ravveduti” e quindi lui stesso suppone di essere un “uomo avveduto” sulle stesse questioni, per le quali non ha mai avuto evidentemente bisogno di ravvedersi. Cerchiamo dunque di scoprire i fondamenti gnoseologici di tanta avvedutezza. Andando al link si trova dentro l’Archivio di IC un’incredibile notizia del dicembre 2005. Si trattava di un convegno dove era presente l’allora ambasciatore israeliano Ehud Gol insieme con un gruppo di politici italiani, fra i quali Umberto Ranieri. L’ambasciatore israliano l’uomo della “grande emozione” così sentenziò in quell’augusto consesso:
«Non si può accettare che Hamas partecipi alle elezioni palestinesi. Si ripeterebbe ciò che accadde con Mussolini nel 1922».
[Questo incredibile personaggio, Ehud Gol, che è stato ambasciatore di Israele in Italia fino a poco tempo fa, fa cascare letteralmente le braccia per la visione spudoratamente unilaterale della sua faziosità politica. Pretende anche di insegnarci la nostra storia. In realtà, le elezioni palestinesi che si sarebbero tenute il mese successivo al raduno romano di politici amici nel dicembre del 2005 sono state della più grande trasparenza democratica che mai si sia vista in Medio oriente. Non hanno nulla a che fare con le elezioni da apartheid che si svolgono in Israele. Ciò che stupisce è che trovi politici italiani disposti a dargli ascolto. Ed è questo il dato che resta da chiarire. Perché costoro lo fanno? Perché sposano la causa dell’occupazione e della pulizia etnica in evidente contasto con ogni principio di giustizia e di sana politica di pace? Se come dice Ronchi la politica precedente era orientata verso l’amicizia con i paesi arabi, per quale motivo questa politica deve essere cambiata? Per servilismo verso gli Usa? Per poter vendere più vino in America, secondo un’incredibile giustificazione di Berlusconi della nostra partecipazione alla fallimentare guerra in Iraq, che non è stata per nulla una passeggiata, bensì un autentico crimine di inizio millennio?]
Sappiamo che vi fu partecipazione democratica di Hamas in elezioni la cui regolarità democratica è stata controllata ed attestata da osservatori internazionali. Hamas vinse clamorosamente le elezioni. Si tentò in seguito di invalidarne il risultato con un colpo di stato sventato in tempo. La CIA ed il Mossad, che fanno prediche sul terrorismo altrui, hanno invece proprio loro una consolidata ed irrangiungibile esperienza in colpi di stato, in rapimenti, in pratica di tortura, in omicidie ed azioni coperte di ogni genere. Tra i politici presenti nel dicembre 2005 è interessante ritrovare nomi pure presenti all’appuntamento antiraniano di piazza del Campidoglio: Ronchi, Ranieri, Cicchitto o all’altra farsa del “Siamo tutti tibetani”. L’articolo è pieno di informazioni interessanti ai fini della nostra indagine. È bene perciòriportarlo per intero, riservando ad altri contesti il relativo commento:
ROMA (5.12.05) — «Non si può accettare che Hamas partecipi alle elezioni palestinesi. Si ripeterebbe ciò che accadde con Mussolini nel 1922.
[Le elezioni il mese successivo dal conclave romano di dicembre saranno democraticamente stravinte da Hamas]
La pensa così Ehud Gol, ambasciatore di Israele a Roma. Col suo eloquio vivace, Gol anima la Giornata di studio fra israeliani e politici italiani.
[dove si è svolta una simile giornata di studio? Dalla rete non si riesce a saperlo. Deve essere stata semiclandestina]
Una prima verifica pubblica dei rapporti fra Roma e Gerusalemme. Non solo Hamas va escluso dalle elezioni, ma secondo Andrea Ronchi, portavoce di An, «bisogna impedire che arrivino finanziamenti europei ad Hamas e agli Hezbollah».
[Ma continuino quelli più copiosi ad Israele, il cui miracolo economico è stato edificato su un flusso continuo di danari, armamenti (atomica compresa) e benefici di ogni genere da oltre mezzo secolo a questa parte. L’«Industria dell’Olocausto» è la prima industria israeliana.]
Ronchi mette in luce l'inversione di tendenza che la politica estera italiana verso Israele ha subìto col governo Berlusconi. «L'amicizia con Israele è un punto fermo. E il ministro degli Esteri Fini ha detto chiaro ad Abu Mazen che deve impegnarsi a debellare il terrorismo in casa sua».
[Abu Mazen è il Quisling della situazione. In effetti, era stato abbondamente fornito di armi perché facesse la festa ad Hamas, ma questi se ne sono accorti in tempo. Ne hanno frustrato il disegno e quindi la propaganda parla di colpo di stato di Hamas, bugie che vengono stancamente ripetute con la reiterazione della pubblicità commerciale. A Ronchi ed a Cicchitto vorrei idealmente e retoricamente ricordare che il governo Berluscono non è neppure il popolo dei suoi elettori che non condividono ogni cosa lui faccia: ne sono una testimonianza vivente che non può essere smentita perché dopo la croce dentro l’urna segreta non esistono più altri strumenti di verifica democratica. A fessi, compreso il sottoscritto, che hanno votato il governo in carica possono attribuire tutto ed il contrario di tutto quale espressione di una non verificabile volontà degli elettori. È una burla, ma la chiamano democrazia.]
Proprio dalla capacità di sopraffare i terroristi e di riprendere un dialogo di pace basato sulla road map, «dipende il futuro di Abu Mazen», ritiene Umberto Ranieri, un diessino che spesso, anche contro l'opinione in passato prevalente nel suo partito, ha difeso Israele, «l'unico Stato democratico nel Medio Oriente». Oggi Ranieri deplora che alcuni Paesi arabi abbiano fatto «un uso politico dei profughi, facendo lievitare fra loro l'odio verso Israele». Anche gli italiani hanno le loro colpe, «storicamente destra, sinistra e cattolici hanno guardato con diffidenza» la stella di Davide.
[Questo cliché ricorrente dell’«unico stato democratico» oltre a contrastare con evidenze come l’apartheid non giustifica in nessun modo una politica contro gli indigeni, quasi che il genocidio degli indiani d’America - la guerra eroica dei cannoni e dei fucili contro le freccie – potesse essere giustificato da quella che sarebbe poi stata presentata come la più antica democrazia del mondo. Un politico dall’aria intelligente ed istruita come Ranieri dovrebbe fondare il suo sostegno politico alla causa di Israele su ragioni più solide. Diversamente, resta il sospetto di un mero scambio lobbistico]
E su questo concorda in pieno Fabrizio Cicchitto stretto collaboratore di Berlusconi, «in passato il governo privilegiava i rapporti coi Paesi arabi, ma adesso la priorità è rovesciata». Cicchitto è dell'opinione che Sharon si è distinto con un'iniziativa coraggiosa liberando Gaza. E trova «anche giusta la costruzione del muro come sistema di difesa».
[Di Cicchitto, politico del partito da me votato, mi vado sempre più convincendo che si tratti di un uomo abile nel reggersi sulla sella, ma su cui fare poco affidamento per virtù di pensiero e qualità di statista. Va bene, anzi va male, quando deve rimbeccare l'opposizione per dire che la maggioranza eletta dagli italiani, e subito irrisa da chi ne ha tratto beneficio, lo autorizza a fare quel che fa e a dire quel che dice: cosa che nessuno può più sindacare per almeno altri cinque anni, ammesso che l'espressione di una croce analfabeta attribuisca il benché minimo potere agli elettori. Appunto, la democrazia, come dicevasi. Quanto al muro come sistema di difesa è veramente il colmo della insipienza irresponsabile]
«Non c'è dubbio», interviene Massimo Teodori, ex militante radicale e oggi docente universitario, «che molti politici italiani si sono ravveduti, e anche Fassino parla per Israele e Palestina di due democrazie».
[Si potrebbe dire che siffatti politici si sono non ravveduti, ma involuti. Il cambiamento di prospettiva non è in sé analisi politologica: si sta da una parte o dall’altra a seconda dei proprio calcoli e delle proprie convenienze, anche elettorali. Negli USA, dove più che i voti degli elettorii contano i soldi dei finanziatori della campagna elettorale, si fa presto a spiegare i “ravvedimenti” o le “involuzioni” dei politici ansiosi di occupare un seggio parlamentare con annesse prebende e privilegi. Quanto a considerazioni di politica estera i cittadini italiani sono migliori giudici ogni volta che fanno il pieno alla pompa di benzina o vedono ogni giorno impoverire il loro livello di vita, mentre apprendono di spese stratosferiche bruciate in missili ed armamenti di ogni genere]
Ma l'opinione pubblica non ha assorbito ancora il nuovo clima. Coltiva sempre un'idea negativa di Israele. Lo vede come uno Stato «militarista, razzista nei confronti degli arabi, punta di lancia dell'imperialismo americano». Insomma rimane viva nella testa di molti italiani la convinzione che gli ebrei siano parte attiva di un complotto teso a mantenere il mondo sotto controll.
La riprova più lampante di questo umore ostile che nutre il pensiero di molti la si trova, secondo il professor Giorgio Israel, in due recenti libri, uno di Toni Negri e l'altro di Alberto Asor Rosa.
[Se Giorgino Israel lasciasse in pace Toni Negri e Asor Rosa e si andasse a leggere Chalmers Johnson troverebbe fonti più fresche, dirette ed attendibili sull’imperialismo americano]
Contengono entrambi «l'interpretazione in base alla quale gli ebrei racchiudono il nucleo ideologico dell'imperialismo mondiale». La diffidenza domina soprattutto negli ambienti intellettuali, tanto che il professor Israel sostiene che nelle università è meglio non azzardarsi a esprimere valutazioni positive nei confronti degli ebrei, «si rischia l'isolamento». L'antisionismo è accomunato all'antiamericanismo, e si traduce in un odio che gli occidentali hanno di sé stessi. Colpa di forze politiche, in particolare la sinistra, che in passato «hanno seminato veleni», ma anche colpa dei mezzi di informazione, lamenta Angelo Pezzana, fondatore dell'associazione Italia- Israele. A giornali e tv, Pezzana rimprovera di aver parteggiato apertamente per i palestinesi e di aver esaltato la figura di Arafat, «quando tutti, anche i palestinesi, sapevano che era un corrotto».
Da notare il proposito di “lavaggio del cervello” da infliggere alla gran parte dei cittadini italiani, che la pensano diversamente dai politici che dovrebbero rappresentarli, ma che invece si fanno carico davanti all’ambasciatore israeliano di far loro cambiare parere. Mussolini, Hitler o Stalin avrebbero probabilmente avuto più rispetto per il loro popolo o avrebbero avuto perlomeno un senso maggiore delle forme democratiche o pseudodemocratiche.


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2. Il plauso degli israeliani. – Sembra di capire che per Massimo Teodori il fatto di ottenere l’«applauso degli israeliani» sia il requisito di ogni politico che si rispetti. Io ne farei volentieri a meno se gli israeliani di cui si parla sono quelli che viaggiano su strade a loro esclusivamente riservate ed inibite a palestinesi, pena il sequestro della loro auto. Nel link si parla poi di “rappresentanti dell’ebraismo italo-israeliano” e usa l’immagine dell’ircocervo per Fausto Bertinotti. Come italiano-italiano io stento a capire cosa possa avere in comune con italo-israeliani che mi mettono in guerra con tutto il mondo arabo musulmano. La figura dell’«ircocervo» con tutta la sua ambiguità mi sembra molto più adatto ai quei rappresentanti che non al presidente pro tempore della Camera dei Deputati, che a mio avviso avrebbe fatto meglio a non recarsi in Israele, non essendo per giunta il suo viaggio in nulla legato alla sua veste istituzionale. Incomincio a capire qualcosa del modo di ragionare e di vedere proprio di Massimo Teodori, che non sembra conoscere nulla dell’apartheid italo-israeliano. Una perla che ci sembra cogliere nel retropensiero di Teodori è la seguente: che Hamas o Hezbollah siano stati democraticamente eletti vale poco o nulla se non preestiste il criterio tassativo del filosionismo. Il primo criterio del pensiero democratico sembra qui essere l’accettazione di tutto cià che Israele dice o fa. Il resto – elezioni comprese – è solo un optional.

3. Il realismo di Teodori, ideologo della sconfitta e rassegnazione altrui. – Credo di incominciare a capire già dalla lettura di alcuni articoli il funzionamento della testa di Teodori. Lui chiama realismo l’accettazione da parte degli sconfitti palestinesi della sopraffazione che in pratica riserva loro una sorte di gran lunga peggiore a quella attribuita agli ebrei. I palestinesi del Medio Oriente sono gli indiani d’America, i pellerossa. E che potevano fare i pellerossa? Si dovevano realisticamente rassegnare! Ma il problema non sta più né nei pellerossa né nei palestinesi. Potremmo parafrasare Fiamma Nirenstein ee recitare «Gaza siamo noi!». Ad essere prigionieri in quel lager peggiore di Auschwitz siamo tutti noi esclusi intellettuali come Massimo Teodori che sta dall’altra parte del filo spinato, dalla parte israeliana. Già, Israele! Non sarebbe nulla senza la protezione e la complicita di Usa soprattutto, ma anche una buona parte dei poteri europei. La Nakba e quel che ne è venuto dopo sta in parte nella nostra coscienza. E può esservi realismo nell’ingannare la nostra coscienza? No, caro Teodori! Il giorno in cui i palestinesi soccomberanno cedendo alla violenza ed alla sopraffazione e mortificando ogni idea di giustizia e dignità umana, anche noi soccomberemo con i palestinesi. Anche se non siamo noi a combattere con loro, facendo uso di armi fisiche e strumenti di morte, noi non possiamo dire loro altro che resistere, resistere, resistere, dieci, cento, mille anni. Insieme con una simile resistenza si conserverà ancora una speranza di vita che sia degna di questo nome. Dopo sarà l'epoca dei cloni, delle Memorie artificiali, delle coscienze su misura ed a comando. Se una pace sarà mai possibile in quel martoriato paese, non credo che sia realistico cercarla nei principi che governano la mente di Massimo Teodori.

4. Gli insulti di Teodori a Giulietto della Chiesa ed a Blondet. – Ho trovato il video di cui al link, dove vi è il solo spezzone dell’intervento di Teodori in contradditorio con Giulietto Chiesa. Ero finora abituato ad un Teodori sempre sorridente e capace di autocontrollo. Qui invece assisto ad una valanga di insulti dove in sostanza l’argomento utilizzato da Teodori è quello dei soldi che gli autori di libri perlomeno dubitativi sulla versione ufficiale dell’11 settembre sarebbe mossi dall'intento di fare soldi. Mi sembra una tesi assai fragile perché può essere rivoltata e rinfacciata allo stesso Teodori. Inoltre, di soldi ne circolano infinitamente, ma infinitamente molto più dall’altra parte dello steccato. Cito l’ultimo libro di Chalmers Johnson, dove sono dare le cifre vertiginose del militarismo americano. Un sistema di questo genere ha bisogno di una guerra permanente. Di soldi ne hanno fatti molto di più quelli che hanno sfruttato l’«Industria dell’Olocausto». Lo Stato di Israele - come documentano Mearheimer e Walt – è lo stato che ha ottenuto il maggior numero di benefici da parte degli USA. Rimproverare a Maurizio Blondet tacciato di antisemitismo e di razzismo di aver fatto i soldi con il suo libro sull’11 settembre significa non avere argomento oltre che dire spudorate menzogne. Non pensavo che Massimo Teodori potesse cadere così in basso. Se è tutto questione di soldi, allora tanto varrebbe fare i conti in tasca allo stesso Teodori, ma è una ricerca che non mi attrae. Di Giulietto della Chiesa posso dire delle sue difficoltà finanziarie per un servizio di informazione alternativa, atteso che i media sono quel che sono e non sono certo al servizio di Giulietto della Chiesa, o dei complottisti, o dei negazionisti. Con tutta la loro forza questi sistemi vengono utilizzati per tappare la bocca altrui e per diffondere verità come quelle sui falsi armamenti di Saddam Hussein. Se Teodori non ha saputo trovare migliori argomenti contro il libro Zero, che ho letto, allora vuol dire che il libro supera la prova. Per Blondet dimenticavo di aggiungere che Blondet è stato licenziato dall’«Avvenire» per avere egli avuto il coraggio delle sue opinioni. Un bel modo di fare i soldi. Massimo Teodori dovrebbe vergognarsi.

5. Le fallacie di Teodori. – Un altro video di youtube, per la verità, una combinazione di spezzoni diversi, mette Teodori in contraddizione con se stesso o almeno lo fa apparire per le sue posizioni preconcette. Colgo qui l’occasione per esprimere la mia opinione al riguardo. Io non so nulla sulla vicenda 11 settembre. Come molti altri cittadini, soprattutto i parenti delle vittime, mi aspetto una verità incontrovertibile su una tragedia dove migliaia di persone hanno perso la vita e le cui conseguenze hanno prodotto guerre non con migliaia ma milioni di altri vittime. Rispetto ai morti in Afghanistan e in Iraq il numero delle vittime delle Torri Gemelle è risibile, se così si può dire. Io non so dunque cosa è veramente successo in New York l’11 settembre 2001. Io ricordo quale è stata la mia prima percezione dell’evento. Me ne ha informato un amico mentre stavo al telefono. Possono dire cosa è veramente successo solamente degli esperti qualificati: vigili del fuoco, ingegneri, fisici, testimoni oculari, tecnici in genere e persone che hanno titolo a parlare sui fatti. Naturalmente, nessun esperto può essere credibile se viene a raccontarci che gli asini volano. Ma se non si ha motivo di dubitare sulla loro perizia tecnica solo da loro possiamo sapere cosa è veramente successo. Esperti di questo genere non sono né il Teodori del video né un certo Attivissimo che si va spacciando per il massimo esperto sul tema ed il confutatore delle tesi cosiddette complottiste. Se costoro sono degli “esperti” nel senso indicato, allora anche io potrei spacciarmi per tale. Ma non lo faccio e non mi interessa farlo. Non dubito che sian stati sollevati ragionevoli dubbi sulla versione ufficiale e che questi dubbi non siano stati fugati dalle autorità preposte, cioé né Teodori né il tal Attivissimo. E qui espongo la mia posizione ed opinione: Potrebbe essere che vi sia stato un oscuro disegno stragista volto a determinare quelle svolte in politica estera e interna che vi sono poi effettivamente stati? Non posso saperlo per le ragioni dette, ma non lo ritengo inverosimile. Non ho una fiducia assoluta nei governi degli Stati Uniti e in Bush particolarmente. Credo che siano capaci di fare qualsiasi cosa, anche di uccidere migliaia di propri concittadini per i loro oscuri disegni. Da persone che sono stati capaci di produrre Hiroshima e Nagasaki non trovo che esistano freni morali per fatti come le Torri Gemelle. Il discrimine dovrebbe essere nel fatto che i giapponesi erano “nemici” e le vittime delle Torri Gemelle erano invece “americani”, cioè persone sacre? Ma non viviamo nell'epoca della globalizzazione dove nessuno vale più dell’altro e conta invece solo il danaro? Credo che Bush e la lobby militarista sia capace di ogni cosa. Il fatto che lo creda non significa che lo sappia o sia vero solo perché lo credo possibile. Ma appunto per questo chi poteva ed era tenuto a farlo doveva fornire una verità che non potesse essere minimanente contraddetta. Chi ha mentito ai popoli della terra come nella aggressione illegittima (perché basata su una menzogna) all’Iraq non può pretendere di essere creduto neppure se dice il suo anno di nascita o il suo nome e cognome.

6. Il laicismo in Teodori. – Andando al link si trova un articolo di Teodori apparso su “il Giornale”. Quanto al contenuto non posso che dichiararmi d’accordo. Lo sono perfino i “Corretti Informatori”. Dunque, siamo tutti una famiglia? Manco per sogno! Mi limito a poche parole di esempio. Fa bene Teodori a fustigare quella stupida ed ignorante di AN che con legge regionale vorrebbe rendere obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole per lo meno della Liguria. Se però consideriamo la “Giornata della Memoria”, istituita da Furio Colombo, come una manifestazione di “religio holocaustica”, non avviene già la stessa cosa con legge della repubblica? Questa legge è prodromica per una riproposizione del famigerato progetto Mastella con il quale si intendeva mandare in galera quanti si azzardassero a mettere in discussione le “verità acclarate” con legge in materia di «cosiddetto Olocausto». Ormai l’intolleranza e l’illiberalità si è spostata su nuovi fronti, ben più pericolosi e penetranti. Su questi temi aspetto al varco il buon Teodori, di cui sto leggendo l’ultimo libro su la “Storia dei laici”, la cui presentazione/dibattito è prevista per domani pomeriggio. Ci sarò e ne parleremo qui di seguito.

Ho ringraziato in privato e ringrazio ora in pubblico Massimo Teodori per l’invito alla presentazione del libro che si è tenuta nella sala di un lussuoso albergo di via Veneto, dove fra il pubblico ho potuto riconoscere illustri personaggi. Ho scritto a Teodori che avrei aspettato la fine della lettura sequenziale del libro per poi farne una recensione. Ma ora intendo seguire un altro metodo perché rischio di dimenticare quelle osservazioni che mi vengono in mente via via che procedo nella lettura. Ad esempio, sono arrivato a leggere fino a p. 14o, dove trovo di che sobbalzare sulla sedia in due righe che rischiano di passare inosservate ad una lettura del libro, ansiosa di arrivare all’ultima pagina. Teodori spiega con un “vale a dire” cosa sarebbe la «scelta occidentale: significa il «riconoscimento della leadership degli Stati Uniti» che egli neppure lontanamente sospetta possa trovarsi in contraddizione con «la tensione verso l’unità europea». Ebbene, fino a questo punto della lettura la critica principale che avrei da fare al libro è la mancanza di un sufficiente approfondito dei concetti su cui tutto il libro si basa. Certamente, vi è tutta una filza di nomi e di titoli di riviste non saprei quanto correttamente collocati. Ma poco importa. È stato sempre difficile mettere le brache al mondo. Se però un autore parla continuamente di totalitarismo e antitotalitarismo ci si aspetterebbe che almeno questi concetti non solo fossero chiari nella sua mente, ma ne desse approfondimenti tali da uscire fuori dal luogo comune giornalistico. Salvo una nostra disattenzione fino alla pagina 140, ma anche agli autorevoli lumi del “dibattito” e della “discussione” (che non vi è stata) in via Veneto con Folli, La Porta, Bordin e qualche altro, una definizione pregnante di totalitarismo e del suo contrario non vi è stata. Semplicemente, si capisce che per Teodori totalitarismo è il fascismo, il nazismo, il comunismo, mentre antitotalitari sono chi non è nessuna di queste tre cose. Non ci siamo. Ma torniamo alla leadership degli USA come valore fondante. Mi fermo un momento e vado all’indice dei nomi per vedere cosa è scritto su Vittorio Emanuele Orlando.

Dice poco o nulla. Perlomeno non dice quello per cui i ricordo sempre questo personaggio: il rimprovero di “cupidigia di servilismo” che egli rivolse agli statisti che firmarono il trattato di pace e accettarono la leadership degli Stati Uniti. In effetti, a me pare che caduto il fascismo per le armi americane tutti coloro che all’epoca non erano schiavi della zappa o del duro lavoro per riuscire a scongiurare la fame ebbero la magnifica opportunità di succedere alla classe politica fascista. Si liberavano tanti posti di potere. Per chi ci avesse saputo fare vi era da assicurare a se stessi ed ai propri figli una posizione nel nuovo regime che in fondo poco si sarebbe distinto dal precedente. Non sono io a dirlo ma quel Pannella con il quale Teodori ebbe pure a divorziare come tanti altri che sono stati suoi discepoli. Io direi che tutti, ma proprio tutti, comunisti, democrastiani e cosiddetti “laici” hanno fatto a gara in servilismo verso il padrone che si erano scelto. Se qui volessimo tentare una definizione empirica di totalitarismo per supplire alla mancanza di Teodori dovremmo indicare sotto questo termine il cattolicesimo ancor più che il comunismo, il fascismo, il nazismo. Ma questo totalitarismo è riuscito quanto mai più forte di prima con la caduta del fascismo, che gli ha dato peraltro una legittimità che aveva perso nel 1870 con la fine del potere temporale.

Forze perché ne ricorre l’anniversario, ma troppo si è parlato del 1938 in quanto anno della legislazione razziale che ha veramente avuto uno scarsissimo effetto nella storia italiana dal 1938 al 1943. Ben altra cosa il 1929! Chissà se nel prossimo anni 2009, ormai alle porte, si parlerà dei patti lateranensi almeno nella stessa misura e con la stessa copertura mediatica con cui si è parlato delle leggi razziali. I patti lateranensi che sono un prodotto del fascismo sono poi passati nella costituzione senza trovare avversari ed ostacoli. Perfino il Bettino Craxi che nel “dibattito” è stato richiamato da Teodori come una speranza mancata non ha fatto altro che riconfermare ciò che il potere temporale. Insomma, non lo dice nessuno, ma fatti bene i conti la nostra costituzione vigente può ben dirsi pienamente fascista per lo meno per la conservazione del potere temporale voluta da Mussolini, “uomo della Provvidenza” più dello stesso De Gasperi e di tutti i laici in attesa di prebende. Curiosamente, se in Europa si vuol cercare una “terza forza” in tutta la storia del Novecento, la si può trovare solo in quel nazismo e quel fascismo che nella storiografia matura e laica viene però indicata con le categorie del “male assoluto”. Questi laici nostrani non sanno neppure fare a meno dei concetti di male assoluto (fascismo) e di bene assoluto (USA). Caspita che laici!

(segue)

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