Giulio Meotti è un giornalista che sempre scrive in difesa di Israele: perinde ac cadaver. Sembrerebbe una specie di impiegato dell’Hasbara, l’apposito servizio israeliano il cui compito è di curare l’immagine di Israele all’estero. È da dire però che non è molto ampia questa comitiva e se ne può stilare un elenco: Meotti, Sfaradi, Buffa, Nirenstein, Panella, ed altri che non ci vengono in mente, ma che tutti potrebbe indicare come “cadaveristi” secondo l’espressione sopra citata. Sono penne di granito, mai sfiorate dal benché minimo dubbio sulle ragioni di Israele. Noi ci limitiamo sempre e rigorosamente alla lettura e commento dei loro scritti, immaginando soltanto la loro sostanza umana, la loro biografia, la loro appartenenza. Assolutamente nessun “odio” nei loro confronti. Non avremmo bisogno di specificarlo se dell’«odio» non ne avessero una bandiera, un’«odio» che sempre rimproverano a chi sta su idee e posizioni diverse dalle loro, senza che essi abbiano mai dato la benché minima prova, tangibile, visibile, di “amore” verso il loro prossimo. In una logica cristiana che senso ha accusare altri di “odio”, se si è totalmente incapaci di “amore”. Mah! Ce ne vuole prima che all’Hasbara, cambino registro.
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Sommario: 1. L’antisemitismo come problema prioritario dell’Europa. – 2. «Non sono sportivi, sono il meglio dello spirito israeliano». – 3. Pessimo giornalista e becero propagandista. – 4. Meotti detrattore di Tariq Ramadan. – 5. “Islam e libertà”: quel che veramente Tariq Ramadan dice. – 6. La rivalutazione dei Protocolli. – 7. Non c’entra nulla. – 8. Giulio il Talebano. – 9. Da quale pulpito la predica. –
Mi sono noti gli articoli di Giulio Meotti non già per la loro acutezza o ricchezza di riflessioni, ma per il taglio sempre riconoscibile fin dalle prime righe. Un uomo di granitica fede sionista parrebbe. Era direttore del Velino prima che passasse la mano a Daniele Capezzone, una bella speranza della politica, già famoso per il suo opportunismo. Avevo in mente una scheda analitica per Meotti. L’occasione mi è stata data da un suo vecchio articolo, citato di peso dai «Corretti Informatori» per un attacco a Edgar Morin. Nell’Archivio di IC sono numerosi gli articoli di Meotti. Non penso di citarli tutti, ma solo quelli che sono sufficienti a ricavarne un ritratto intellettuale.
1. L’antisemitismo come problema prioritario dell’Europa. – L’occasione che induce ad iniziare con questo articolo di Meotti è la notizia di un’accusa, la solita accusa ideologica, all’ebreo Edgar Morin colpevole agli occhi di Francia-Israel e della Israel lobby francese di non essere sionista e di non essere allineato sulle posizioni del governo israeliano ed in particolare sulla sua politica verso i palestinesi, che rivestono oggi quel ruolo di vittime e di oppressi che in passato fu degli ebrei. Queste posizioni non piacciono ai sionisti, a maggior ragione se sono sostenuti da altri ebrei, per i quali è stata coniata la teoria psico-patologica degli ebrei che odiano se stessi. Autentiche corbellerie che meritano appena un poco di attenzione se non fossero sistematicamente tradotte in una vera campagna di persecuzione da parte di ebrei verso altri ebrei. Il processo a Edgar Morin ne è un esempio. La “correttezza” dell’informazione è qui esemplare. Appare dapprima una scarna notizia di Giulio Meotti dove a dimostrazione del montante antisemitismo in Europa si inizia dicendo che Edgar Morin compariva in tribunale, ma non si dice da chi chiamato, cioè dall’organizzazione sionista Francia-Italia. Non si dice che benché chiamato in tribunale dai suoi fratelli ebrei, l’ebreo Edgar Morin viene pienamente scagionato in primo grado dal giudice. Su IC il nome di Morin compare una seconda volta solo per dare notizia dell’appello nel frattempo intervenuto e finito con una sentenza di condanna per motivi diversi dai capi di imputazione della sentenza di primo grado. Nel testo della sentenza di condanna in appello si estrapolano solo alcune frasi dell’articolo di Morin ignorando del tutto il loro contesto. In IC esce un altro “corretto commento” di sostegno al giudice di appello e di irrisione alle ragioni di Morin, portate in cassazione, dove vengono integralmente accolte con rigetto della sentenza di secondo grado e conferma di quella di primo grado che assolveva Morin integralmente dalle accuse dei suoi confratelli ebrei di Francia. Della sentenza di cassazione, ad oltre due anni dalla sua emissione, i «Corretti Informatori» non hanno mai dato notizia ai loro Eletti Lettori. Fra i giornalisti la cui «informazione» viene laudativamente ripresa dai “Corretti Informatori” il nome di Giulio Meotti è uno dei più gettonati. La qualità della sua informazione può essere sinteticamente definita come una forma di propaganda delle posizioni ufficiali del governo israeliano. Ne daremo altri esempi, scelti fra i più significativi. Quanto al merito dell’articolo basta rinviare brevemente a quanto scrive Edgar Morin, cioè che per quanto riguarda l’Europa si tratta di un antisemitismo immaginario, che si tenta ad arte di risuscitare per ragioni meramente provocatorie. Si vorrebbe cioè trascinare l’Europa come un fronte compatto contro l’Islam ed a sostegno di Israele. Naturalmente, ogni voce contraria nel fronte interno dovrebbe essere messa a tacere. Ciò che è stato fatto ad Edgar Morin, ebreo accusato di antisemitismo da parte dei suoi confratelli ebrei, è un esempio. Naturalmente, se è così facile colpire gli stessi ebrei, figuriamoci cosa può esser fatto ad un non-ebreo!
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2. «Non sono sportivi, sono il meglio dello spirito israeliano». – Questa frase la si trova nel corpo dell’articolo di Giulio Meotti che sul “Foglio” di Giuliano Ferrara, uomo di antichi e vari trascorsi politici, pubblica un articolo sugli atleti israeliani in procinto di partire per le Olimpiadi di Pechino. Ho tratto spunto da questa frase per scrivere alla redazione del “Foglio” che proprio per questo sarebbe stato meglio se gli atleti israeliani con il loro “spirito” se ne fossero rimasti a casa in quanto il loro spirito è inconciliabile con lo spirito delle Olimpiadi. Non mi aspetto né desidero risposte dal “Foglio” o da Meotti, i cui articoli sembrano tutti scritti con lo stampino: stesse cose, stessi concetti, stessa propaganda.
3. Pessimo giornalista e becero propagandista. – Ho potuto leggere finora la firma di Giulio Meotti solo in calce ad articoli che celebravano le sante ragioni di Israele. Inutile aspettarsi da costui una musica anche un poco diversa, magari una variazione sul tema. Ad esempio, se lo mettiamo a confronto con un Antonio Polito vediamo in quest’ultimo una capacità di distacco critico, pur restando egli profondamente filoisraeliano. Tenta perfino di nascondere il suo sionismo, anche se con la manifestazione capitolina l’ha fatto troppo grossa. Solo i gonzi avrebbero potuto credere che tutta la sceneggiata fosse stata messa in piedi per sostenere i diritti degli omosessuali in Iran, quegli stessi omosessuali cui nelle stesse piazze romane erano stati negate le loro richieste, la loro domanda di diritto. In realtà, si dava per imminente l’attacco all’Iran. La viltà e l’ipocrisia dei partecipanti ha impedito loro di palesare il vero palpito del loro cuore, la loro sete di sangue. Per fortuna, la guerra data come imminente, cioè a giorni, non vi è stata. È invece scoppiata da un’altra parte, in Georgia, scombinando tutti i calcoli che erano stati fatti. Alla guerra si è poi aggiunta la crisi finanziaria americana. Altra cosa ci pare Giulio Meotti, con cui ai tempi della sua direzione del Velino – ora passata a Capezzone – vi era stato qualche screzio epistolare, non seguito da ulteriore disgusti. Ringrazio comunque il Meotti di avermi dato una traccia circa il poeta arabo la cui salma è da lui vilipesa. Se ne parla male Meotti, vuole dire che una persogna degna di rispetto.
4. Meotti detrattore di Tariq Ramadan. – Non ho tra le mani il libro di Tariq Ramadan che Giulio Meotti pretende di recensire. Di certo Meotti non ha bisogno di travestire la sua volgarità ed il suo livro antislamico o se si preferisce il suo fanatismo sionista. Non sentivo il bisogno di comprare questa settimana altri libri, ma il lusinghiero giudizio mi spinge ad un nuovo acquisto librario. Lasciando qui da parte il libro di Ramadan di cui per saperne qualcosa non possiamo certi basarci sui bollenti spiriti di Giulio Meotti. Quello che è invece possibile fare è una recensione dello stesso Meotti, il quale esordisce con i danari di cui si sarebbe macchiato proprio Tariq Ramadan. La prima facile obiezione è la seguente: senti da quale pulpito viene la predica! Basta qui citare il libro di Finkelstein su “L’industria dell’Olocausto” per sapere da quale parte scorrono i danari. Periodicamente si apprende poi di finanziamenti da parte della CIA a favore di cosiddetti giornalisti indipendenti. Di recente, mi è capitato di ascoltatore uno dei dissidenti recluati da madonna Fiammetta Nirenstein battere in pubblica cassa: voleva un miliardo di dollari per la opera a favore della libertà. Per non parlare poi del “Foglio” dove Meotti scrive le sue nefandezze a spese del contribuente italiano e non del lettore inesistente che compri dall’edicola il giornale sul quale Giulio si esplica. Ma lasciamo perdere. Leggiamo poi di “sollevazione islamica”. Che sarà mai? Si è portati a pensare che se qualcuno si solleva, non dovrebbe invece farlo, ma dovrebbe restare “sottomesso”. Forse dalla lettura che faremo del libro di Ramadan riusciremo a capire questo passo oscuro di Meotti. Leggo poi di “genocidio”. Quale? Quello della pulizia etnica messa in atto da Israele a partire dal 1948 in poi? I kamikaze? Io rifletterei un poco davanti ad una miriade di persone che preferisce la morte ad una vita loro disegnata magari dallo stesso Meotti. Parla anche di “assimilazione”. Incredibile! Ma perché non si rivolge ai suoi amici israeliani, ebrei, sionisti che con questo problema convivono da secoli? La questione del presunto “terrorismo” fa pensare a cose diverse. Innanzitutto, ad una massiccia operazione a cura dei servizi israeliani e che si avvale di tanti ascari alla Meotti volta a delegittimare quella che è una legittima resistenza ad aggressioni ed occupazioni come quella americana in Iraq o in Afghanistan. Fino a prova contraria sono i marines a passeggiare per le vie di Bagdad e di Kabul e non i talebani per le vie di Manhattan. I marines non hanno un diritto divino a entrare nelle case altrui. Certo, hanno dalla loro la forza delle armi. Ma non parliamo di terrorismo se qualcuno non ama vedere estranei in casa propria. Quanto ad attentati terroristici basta ricordare quello al King David Hotel, l’equivalente delle Torri Gemelle, atto di nascita dello Stato di Israele. I musulmani hanno diritto di vivere secondo i loro principi religiosi in quanto compatibili con le leggi di uno stato allo stesso modo dei cristiani e degli ebrei d’Europa. Vi sono stati perfino dei momenti di splendida civiltà in cui queste diverse culture hanno convissuto. Per fortuna, non era ancora apparso il sionismo. Non sarebbe stato più possibile. Che la tradizione giudaico-cristiana sia un’invenzione degli ultimi anni non è Tariq Ramadan che lo dice, ma le pietre della via. “Giudeo” e “cristiano” sono stati termini antitetici fin dai tempi di Barabba. Giulio Meotti è tanto un liberatore delle donne musulmane quanto lo è delle scimmie femmine. o delle donne cattoliche. La condizione della donna all’interno del cristianesimo ha poco da invidiare alla condizione delle donne musulmane. Basti pensare a ciò che Agostino pensa della femminilità e del sesso. Basti pensare a ciò che ancora oggi insegna il magistero della chiesa in tema di sessualità e procreazione. Giuliano Ferrara in questa materia ne sa più del papa, salvo poi a raccogliere ortaggi nelle competizioni elettorali con benedizione ecclestica. Della Israel lobby Giulio Meotti è parte integrante insieme con la testata dove scrive. Che il sionismo sia stato virtualmente equiparato al razzismo nella prima conferenza di Durban è cosa nota. Il boicottaggio delle conferenza ha soltanto impedito la dichiarazione formale dell’equiparazione che è tuttavia concettualmente chiara a quanti non si chiamino Giulio Meotti. Che esista un mercato della dissidenza lo abbiamo detto sopra insieme con il prezzo richiesto: un miliardo di dollari! Con lo stato «lo stato binazionale a Gerusalemme, cioè la fine di Israele» siamo giunti a bomba. Qui la cialtroneria partigiana di Meotti rivela se stessa senza nessun bisogno di travestimenti. Di quale civiltà parli infine il “nostro” Meotti è cosa di ardua comprensione. Eventemente, parla di una civiltà tutta sua, fatta di insulti, di menzogne, di cialtronerie. Mi correggo: non una civiltà tutta sua, ma anche deii “Liberali per la pulizia etnica” che di peso riportano la pagina di IC, dimostrando in tal modo la loro contiguità e dipendenza: son tutti della stessa banda.
5. “Islam e libertà”: quel che veramente Tariq Ramadan dice. – Se Meotti non avesse parlato così male del libro di Tariq Ramadan, pensando di farne una stroncatura, probabilmente non avrei acquistato il libro e la cosa mi sarebbe passata inosservata. Che la “recensione” non avesse carattere scientifico era subito chiaro. Che si trattasse di una bassa operazione di carattere politico lo era altrettanto. Poiché la politica è una dimensione della nostra vita alla quale non ci possiamo sottrarre accogliamo la sfida e scendiamo in campo. La mia analisi del libro di Ramadan via via che procedo nella lettura la si può leggere nell’apposito paragrafo della scheda dedicata a Tariq Ramadan in quanto ordinariamente denigrato dai «Corretti Informatori» insieme all’universo mondo che ha il torto di non essere appiattito sulle sante ragioni di Israele secondo una solfa che mi è divenuta ormai familiare in tutte le sue banalità. Qui ci limitiamo a chiudere il discorso con Meotti, la cui personalità intellettuale credo si esaurisca tutta nel suo sionismo e nel suo tentativo di spingerci ad essere con Israele, secondo l’indisponente e irritante titolo di un libro di un altro componente della banda, Fiamma Nirenstein, che ci ha afflitto con «Israele siamo noi», uno stupido libercolo dove ci fa conoscere sua nonna Rosina e simili futilità. Basta leggere la prima e l’ultima di copertina del libro di Tariq Ramadan per capire ciò che può aver fatto imbestialire un Meotti. Frasi come «l’islam è ormai una religione europea» e «nulla ormai impedisce di essere al contempo europei e musulmani» inducono a pensare che i musulmani abbiano più titolo ad essere europei di quanto non ne abbiano gli ebrei, che in tutta Europa non superano i 40.000 mentre i musulmani sono milioni. Mi sovviene qui un lontano ricordo dell’anno 1976. Era estate e mi trovavo in Strasburgo ad un corso di lingua francese con studenti provenienti da ogni parte del mondo. Era mio compagno di classe uno strano, simpatico e divertente personaggio. Di nazionalità era danese ma di religione musulmana. Se ricordo bene era un praticante la religione musulmana. Mi disse che allora i musulmani in Danimarca erano 5.000. Personalmente giudico positivamente che in Italia e in Europa aumenti non solo il numero dei musulmani, ma anche quello dei buddisti, degli induisti, dei confuciani e di ogni religione praticata nel mondo. Personalemente non mi professo ateo, ma di religiosità greco-romana e precristiana. Quegli dei il cui culto avrei potuto praticare sono stati abbattuti dai loro templi all’epoca in cui il cattolicesimo divenne unica religione di stato e si impose per più di un millennio. L’ostilità feroce della religione mosaica per tutte le altre forme di culto è nota ad ognuno. Vi è speranza in un ritorno di fatto del politeismo e del relativismo se tutte le religioni, come è scritto nelle costituzioni, saranno tutte egualmente ammesse. Per queste ragioni e in una prospettiva di lungo periodo vedo la religione musulmano molto più favorevolmente dell’ebraismo, che nella forma sionista si è reso colpevole di sempre più gravi violazioni dei diritti umani in Palestina. In Europa poi la “religio holocaustica” sta creando seri problemi all’identità europea e ad ogni spirito autenticamente laico.
6. La rivalutazione dei Protocolli. – Vattimo ha detto una cosa molto semplice e sensata. Nel “falso” dei Protocolli di Sion, che è un libro scritto da qualcuno nel 1905 e si riferisce al nascente sionismo, è indicato l’uso della stampa e dei media come uno strumento per il raggiungimento dei fini sionisti. Si potrebbero elencare una serie di testate che rientrano perfettamente nella tipologia prevista dai “Protocolli”, per altri la posizione è più sfumata e defilata. Vattimo ha soltanto constatato una analogia e una verosimiglianza con la politica dei media effettivamente praticata ancora un secolo dopo non solo da Israele, ma da tutte le agenzie che fanno capo alla Diaspora. È distorcente e falsificante lasciare ad intendere che Hitler abbia avuto bisogno dei “Protocolli” per il suo antisemitismo, che indubbiamente vi fu e fu cosa reale. Hitler non si sarebbe certamente offeso se l’ADL lo avesse accusato di antisemitismo. Per esso tuttavia vi era in Germania un più significativo precedente. Lo storico Mommsen in un brano che ho sentito citare in un convegno presso un centro culturale ebraico, ma che non ho ritrovato, accusa l’elemento giudaico-cristiano di essere stato all’interno dell’impero romano come il lievito fermentare che ha contribuito alla sua dissoluzione. Sembra che da qui sia venuto un antisemitismo fondato su una accusa oggettiva che a torto o a ragione veniva fatta agli ebrei. Quindi, è arbitrario sostenere che i “Protocolli” siano stati una fonte determinate della politica di Hitler verso gli ebrei: aveva di ben altro su cui basarsi oltre che su una sua autonoma determinazione. Ma i “Protocolli” trovano un loro inveramento proprio in posizioni come quelle di Giulio Meotti, il quale non si accorge che i “Protocolli” parlavano già un secolo proprio di lui e del suo miserabile tentativo di diffamare un galantuomo come Gianni Vattimo. I “Protocolli” sono ora paradossalmente riabilitati proprio dalla campagna che sulla loro strumentalizzazione viene fatta contro Vattimo. Devono essere letti con maggiore attenzione ed ognuno ne darà il giudizio che meglio crede. Ancora non ci è proibito leggere quello che ad ognuno pare. Basta che sappia leggere.
7. Non c’entra nulla. – L’articolo di Meotti e l’editoriale forse di Giuliano Ferrara sono incentrati sulla biografia di un “terrorista” ignoto pressoché a tutti, anche se gli articolisti fanno credere che nel suo genere di tratta di una persona importante. Collegano poi la biografia del personaggio con la guerra in Iraq e con le sante ragioni per la quale è stata fatta. Ma la guerra in Iraq resta illegale, fu fondata su una menzogna, non esisteva nessun legame documentato fra le Torri Gemelle e Saddam, è stata un’immensa carneficina che è costata probabilmente un milione di vittime oltre le vite preziosissime dei digraziati presi dalle periferie degradate d’America e mandati a morire ammazzando altri disgraziati che non avevano fatto loro nulla di male, e così via. Il “Foglio” che come ideologia può essere collegato alle più retrive correnti americane pretende di infinocchiarsi e si permette di dare dei “fraudolenti” a chi non la beve e non la vuol far bere. A Giuliano ho appena scritto: “Giuliano, fraudolento e imbroglione sei tu!”.
8. Giulio il Talebano. – Il primo di fattore di disordine è la presenza stessa degli Usa, una presenza del tutto illegale. Il crollo della società afghana incapace di trovare un suo spontaneo equilibrio non può essere imputato alle forze che combattono nel contesto di una duplice guerra: una civile di afghani contro afghani ed una contro invasori esterni che vogliono impiantare in giro per il mondo, governi fantocci il cui primo compito è di firmare contratti vantaggiosi per le multinazionali americane. Spesso i nuovi governanti sono ex-funzionari delle stesse multinazionali o uomini in rapporti di affari con esse, come pare sia il caso di Karzai, se ricordo bene dal film di Michael Moore che dedica parte del filmato proprio all’Afghanistan.
9. Da quale pulpito la predica. – Ho dato un’occhiata al testo di Meotti di cui al link con annessa foto dell’autore. Orbene è difficile trovare un solo testo di Meotti che non sia sempre e soltanto perinde ac cadaver una difesa a spada tratta di Israele e del sionismo. Non credo che professionalmente parlando si occupi di altro. Se non è uno stipendiato da Israele, poco ci manca. Nel suo maleodorante pezzo si parla o si insinua di denari che avrebbero preso altri, non so se lecitamente o meno. Chiaramente, ciò che è illecito, resta illecito e trova i trattamenti penali che competono. Se invece si tratta di finanziamenti è il caso di usare il classico proverbio: ma da quale pulpito viene la predica? Basta citare il caso dell’AIPAC e dell’uso spregiudicato del denaro che la parte di Giulio ha sempre fatto. Veramente significa non guardarsi allo specchio. Mah!
10. Un agente sionista. – Sarebbe tempo perso confutare le unilateralità del Meotti, il suo stare con Israele, quasi che non esistano più fondate ragioni delle sue per stare contro Israele. L’attività giornalistica di costui si caratterizza in modo continuo, se non esclusivo, nel tessere le lodi di Israele. Occorre dire di più? Leggi e passa!
11. Se la dicono e se la cantano: Battista che recensisce Meotti. – Si tratta di un libro che si dice tale perché è un involucro di carta stampata in tipografia. A recensirlo di pensa Battista. A comprarlo non ci penso nemmeno, pur comprando spesso libri che non condivido affatto e che tuttavia ritengo meritevoli di una recensione negativa, anche stroncatoria. Ma Meotti non vale questa pena e basta ed avanza leggerne la recensione che gliene fa un amico di congrega: un favore da sionista a sionista, entrambi sfegatati e senza senso del comune pudore. Quanto ai coloni occupanti, della cui morte eventuale ci dispiace, come ci dispiace la morte anche del più spregevoli degli esseri umani, vi sarebbe un quesito assai semplice da rivolgere loro: a che titolo si trovano in una terra che hanno usurpato, in case che non sono loro e che hanno indebitamente occupati, scacciandone i legittimi inquilini. La migliore stroncatura al libro di Meotti ed al suo recensore Battista è un aneddotto rigorosamente vero, raccontatomi in autobus proprio da una signora ebrea, di cittadinanza italiana, che aveva voluto per una volta andare in visita in una terra (Israele) dove ha già in tasca la cittadinanza. Aveva parlato con un ebreo russo, che era lì da pochissimot tempo, forse due mesi, ma che parlava con un livore sconcertante degli “arabi” che si trovavano lì. La signora, ebrea, ma non priva di comune senso del pudore, chiese all’ebreo russo: “Ma tu da quanto tempo stai qui? Questi ci sono nati, erano qui prima di te, e così i loro antenati da tempo immemore”. Ebbene, la presenza “casuale” nel “posto sbagliato” è in questo caso un titolo sufficiente per comparire davanti ad una corte criminale. Per tutti costoro, che poi magari si dividono in partiti, e sarebbe questa la cosiddetta democrazia israeliana, davvero “unica” nel suo genere, vale il proverbio sui ladri di Pisa: la notte rubano insieme e di giorno litigano per meglio spartirsi il bottino. Costoro hanno ridotto la popolazione palestinese alla disperazione, una disperazione tale da indurni al suicidio testimoniale, al “martirio”, come loro giustamente dicono. Non giustifico, ma comprendo tanta disperazione. Se di questa disperarazioni gli “unici” menano scandalo, la soluzione è semplice: diano loro gli stessi armamenti (carri armati, bombe, aerei, etc:9 che loro possiedono ed anzichè usare il loro proprio corpo come arma, si può essere certi che useranno carri armati in singolar e leale tenzone. Ma disarmare un popolo, massacrarli in una prigione come quella di Gaza e poi lamentarsi al loro minimo conato di resistenza e poi scrivere libri come quelli di Meotti, recensito dal sodale Battista, ci voleva proprio una morale giudaico-farisaica come quella fustigata da Nostro Signore. “Gente ignara”? Ma quanto ignara? Si puà ragionevolmente credere che un immigrato ebreo non sappia che va a togliere qualcosa a qualcuno? Con quale diritto? E Meotti ce la vuole dare a bere proprio a noi? Il Tizio con peculiare conformazione morale vuole evidentemente suscitare simpatia per le “sue” vittime. Ma le vittime della Nakba? Sa che esistono? E le quotidiane angherie ai checkspoints finalizzati ad una politica di espulsione per favore nuovi “ignari” immigranti? Di tutto questo il Meotti pensa che una persona discretamente accorta non sia in grado di venire a sapere? In realtà, Meotti, Battista e tutti gli altri combattono una guerra quotidiana di mistificazione, di falsa rappresentazione della realtà in quella terra che io continuerò a chiamare Palestina fino alla fine dei miei giorni. “Terroristi”? Ma chi più dei criminali ebrei sionisti merita questo qualifica delegittimante? Un’altra libro che si potrebbe scrivere e di cui a Meotti suggerisco la traccia è la lunga lista degli attentati terroristi compiuti dagli ebrei israeliani. Quello al King David Hotel è storicamente il più noto, ma ne esistono di innumerevoli già noti ed infiniti ignoti che si possono solo congetturare. Il termine “terrorismo” fa parte dell’abituale repertorio della propaganda sionista. Non saprei dire quante persone riescono ancora ad ingannare. Non ho al mio servizio un’agenzia di sondaggi, ma credo anche poco a questi strumenti che si basano sempre su un pubblico disinformato e molestato nella sua quiete. I “nostri” eroi di cui vengono dati i nomi! “Nostri” o vostri? È una distinzione importante analoga a quella dei nostri morti venuti meno stando dalla parte giusta o dalla parte sbagliata. La discussione non è di natura diversa. Non posso sopportare l‘enfasi sui “sopravvissuti dai campi di sterminio”, opinabili quanto mai, tacendo e sorvolando sui sopravvissuti nei campi profughi e riscontrabili solo che lo si voglia, sopravvissuti al cui nessuno pensa, se non non per infliggere loro il colpo di grazie. Purtroppo sono tenaci nel voler continuare a vivere e se proprio devono morire vogliono farlo nella forma del “martirio”, quella che non piace a Battista, a Meotti, ed ai “casuali” passanti in terra di Palestina. Una frase di Battista facile da ritorcere: l’esistenza presunta dello sterminio nazista non giustifica in nessun modolo sterminio odierno dei palestinesi per un verso e dei “negazionisti ”per l’altro! Oggi l’unico sterminio di cui si possa sensatamente parlare è quello che gli ebrei israeliani compiono ogni giorni dei palestinesi in Palestinesi in Palestina, cioè a casa loro. La «Shoah» è in effetti un orrore, ma non in ciò che è stata effettivamente e di cui non si può sapere, ma nell’uso che di essa ne viene fatta: una Shoah presunta per giustificare una Shoah di assoluti innocenti, una Shoah tremendamente reale e verificabili, ma di cui il Corriere di Sion tace, tentando di occultarla e mistificarla. Bah! Questa porcheria a mezzo stampa non merita ulteriore discussione! Figuriamoci a sprecare soldi e tempo con il libro di Meotti.
(segue)
1. L’antisemitismo come problema prioritario dell’Europa. – L’occasione che induce ad iniziare con questo articolo di Meotti è la notizia di un’accusa, la solita accusa ideologica, all’ebreo Edgar Morin colpevole agli occhi di Francia-Israel e della Israel lobby francese di non essere sionista e di non essere allineato sulle posizioni del governo israeliano ed in particolare sulla sua politica verso i palestinesi, che rivestono oggi quel ruolo di vittime e di oppressi che in passato fu degli ebrei. Queste posizioni non piacciono ai sionisti, a maggior ragione se sono sostenuti da altri ebrei, per i quali è stata coniata la teoria psico-patologica degli ebrei che odiano se stessi. Autentiche corbellerie che meritano appena un poco di attenzione se non fossero sistematicamente tradotte in una vera campagna di persecuzione da parte di ebrei verso altri ebrei. Il processo a Edgar Morin ne è un esempio. La “correttezza” dell’informazione è qui esemplare. Appare dapprima una scarna notizia di Giulio Meotti dove a dimostrazione del montante antisemitismo in Europa si inizia dicendo che Edgar Morin compariva in tribunale, ma non si dice da chi chiamato, cioè dall’organizzazione sionista Francia-Italia. Non si dice che benché chiamato in tribunale dai suoi fratelli ebrei, l’ebreo Edgar Morin viene pienamente scagionato in primo grado dal giudice. Su IC il nome di Morin compare una seconda volta solo per dare notizia dell’appello nel frattempo intervenuto e finito con una sentenza di condanna per motivi diversi dai capi di imputazione della sentenza di primo grado. Nel testo della sentenza di condanna in appello si estrapolano solo alcune frasi dell’articolo di Morin ignorando del tutto il loro contesto. In IC esce un altro “corretto commento” di sostegno al giudice di appello e di irrisione alle ragioni di Morin, portate in cassazione, dove vengono integralmente accolte con rigetto della sentenza di secondo grado e conferma di quella di primo grado che assolveva Morin integralmente dalle accuse dei suoi confratelli ebrei di Francia. Della sentenza di cassazione, ad oltre due anni dalla sua emissione, i «Corretti Informatori» non hanno mai dato notizia ai loro Eletti Lettori. Fra i giornalisti la cui «informazione» viene laudativamente ripresa dai “Corretti Informatori” il nome di Giulio Meotti è uno dei più gettonati. La qualità della sua informazione può essere sinteticamente definita come una forma di propaganda delle posizioni ufficiali del governo israeliano. Ne daremo altri esempi, scelti fra i più significativi. Quanto al merito dell’articolo basta rinviare brevemente a quanto scrive Edgar Morin, cioè che per quanto riguarda l’Europa si tratta di un antisemitismo immaginario, che si tenta ad arte di risuscitare per ragioni meramente provocatorie. Si vorrebbe cioè trascinare l’Europa come un fronte compatto contro l’Islam ed a sostegno di Israele. Naturalmente, ogni voce contraria nel fronte interno dovrebbe essere messa a tacere. Ciò che è stato fatto ad Edgar Morin, ebreo accusato di antisemitismo da parte dei suoi confratelli ebrei, è un esempio. Naturalmente, se è così facile colpire gli stessi ebrei, figuriamoci cosa può esser fatto ad un non-ebreo!
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2. «Non sono sportivi, sono il meglio dello spirito israeliano». – Questa frase la si trova nel corpo dell’articolo di Giulio Meotti che sul “Foglio” di Giuliano Ferrara, uomo di antichi e vari trascorsi politici, pubblica un articolo sugli atleti israeliani in procinto di partire per le Olimpiadi di Pechino. Ho tratto spunto da questa frase per scrivere alla redazione del “Foglio” che proprio per questo sarebbe stato meglio se gli atleti israeliani con il loro “spirito” se ne fossero rimasti a casa in quanto il loro spirito è inconciliabile con lo spirito delle Olimpiadi. Non mi aspetto né desidero risposte dal “Foglio” o da Meotti, i cui articoli sembrano tutti scritti con lo stampino: stesse cose, stessi concetti, stessa propaganda.
3. Pessimo giornalista e becero propagandista. – Ho potuto leggere finora la firma di Giulio Meotti solo in calce ad articoli che celebravano le sante ragioni di Israele. Inutile aspettarsi da costui una musica anche un poco diversa, magari una variazione sul tema. Ad esempio, se lo mettiamo a confronto con un Antonio Polito vediamo in quest’ultimo una capacità di distacco critico, pur restando egli profondamente filoisraeliano. Tenta perfino di nascondere il suo sionismo, anche se con la manifestazione capitolina l’ha fatto troppo grossa. Solo i gonzi avrebbero potuto credere che tutta la sceneggiata fosse stata messa in piedi per sostenere i diritti degli omosessuali in Iran, quegli stessi omosessuali cui nelle stesse piazze romane erano stati negate le loro richieste, la loro domanda di diritto. In realtà, si dava per imminente l’attacco all’Iran. La viltà e l’ipocrisia dei partecipanti ha impedito loro di palesare il vero palpito del loro cuore, la loro sete di sangue. Per fortuna, la guerra data come imminente, cioè a giorni, non vi è stata. È invece scoppiata da un’altra parte, in Georgia, scombinando tutti i calcoli che erano stati fatti. Alla guerra si è poi aggiunta la crisi finanziaria americana. Altra cosa ci pare Giulio Meotti, con cui ai tempi della sua direzione del Velino – ora passata a Capezzone – vi era stato qualche screzio epistolare, non seguito da ulteriore disgusti. Ringrazio comunque il Meotti di avermi dato una traccia circa il poeta arabo la cui salma è da lui vilipesa. Se ne parla male Meotti, vuole dire che una persogna degna di rispetto.
4. Meotti detrattore di Tariq Ramadan. – Non ho tra le mani il libro di Tariq Ramadan che Giulio Meotti pretende di recensire. Di certo Meotti non ha bisogno di travestire la sua volgarità ed il suo livro antislamico o se si preferisce il suo fanatismo sionista. Non sentivo il bisogno di comprare questa settimana altri libri, ma il lusinghiero giudizio mi spinge ad un nuovo acquisto librario. Lasciando qui da parte il libro di Ramadan di cui per saperne qualcosa non possiamo certi basarci sui bollenti spiriti di Giulio Meotti. Quello che è invece possibile fare è una recensione dello stesso Meotti, il quale esordisce con i danari di cui si sarebbe macchiato proprio Tariq Ramadan. La prima facile obiezione è la seguente: senti da quale pulpito viene la predica! Basta qui citare il libro di Finkelstein su “L’industria dell’Olocausto” per sapere da quale parte scorrono i danari. Periodicamente si apprende poi di finanziamenti da parte della CIA a favore di cosiddetti giornalisti indipendenti. Di recente, mi è capitato di ascoltatore uno dei dissidenti recluati da madonna Fiammetta Nirenstein battere in pubblica cassa: voleva un miliardo di dollari per la opera a favore della libertà. Per non parlare poi del “Foglio” dove Meotti scrive le sue nefandezze a spese del contribuente italiano e non del lettore inesistente che compri dall’edicola il giornale sul quale Giulio si esplica. Ma lasciamo perdere. Leggiamo poi di “sollevazione islamica”. Che sarà mai? Si è portati a pensare che se qualcuno si solleva, non dovrebbe invece farlo, ma dovrebbe restare “sottomesso”. Forse dalla lettura che faremo del libro di Ramadan riusciremo a capire questo passo oscuro di Meotti. Leggo poi di “genocidio”. Quale? Quello della pulizia etnica messa in atto da Israele a partire dal 1948 in poi? I kamikaze? Io rifletterei un poco davanti ad una miriade di persone che preferisce la morte ad una vita loro disegnata magari dallo stesso Meotti. Parla anche di “assimilazione”. Incredibile! Ma perché non si rivolge ai suoi amici israeliani, ebrei, sionisti che con questo problema convivono da secoli? La questione del presunto “terrorismo” fa pensare a cose diverse. Innanzitutto, ad una massiccia operazione a cura dei servizi israeliani e che si avvale di tanti ascari alla Meotti volta a delegittimare quella che è una legittima resistenza ad aggressioni ed occupazioni come quella americana in Iraq o in Afghanistan. Fino a prova contraria sono i marines a passeggiare per le vie di Bagdad e di Kabul e non i talebani per le vie di Manhattan. I marines non hanno un diritto divino a entrare nelle case altrui. Certo, hanno dalla loro la forza delle armi. Ma non parliamo di terrorismo se qualcuno non ama vedere estranei in casa propria. Quanto ad attentati terroristici basta ricordare quello al King David Hotel, l’equivalente delle Torri Gemelle, atto di nascita dello Stato di Israele. I musulmani hanno diritto di vivere secondo i loro principi religiosi in quanto compatibili con le leggi di uno stato allo stesso modo dei cristiani e degli ebrei d’Europa. Vi sono stati perfino dei momenti di splendida civiltà in cui queste diverse culture hanno convissuto. Per fortuna, non era ancora apparso il sionismo. Non sarebbe stato più possibile. Che la tradizione giudaico-cristiana sia un’invenzione degli ultimi anni non è Tariq Ramadan che lo dice, ma le pietre della via. “Giudeo” e “cristiano” sono stati termini antitetici fin dai tempi di Barabba. Giulio Meotti è tanto un liberatore delle donne musulmane quanto lo è delle scimmie femmine. o delle donne cattoliche. La condizione della donna all’interno del cristianesimo ha poco da invidiare alla condizione delle donne musulmane. Basti pensare a ciò che Agostino pensa della femminilità e del sesso. Basti pensare a ciò che ancora oggi insegna il magistero della chiesa in tema di sessualità e procreazione. Giuliano Ferrara in questa materia ne sa più del papa, salvo poi a raccogliere ortaggi nelle competizioni elettorali con benedizione ecclestica. Della Israel lobby Giulio Meotti è parte integrante insieme con la testata dove scrive. Che il sionismo sia stato virtualmente equiparato al razzismo nella prima conferenza di Durban è cosa nota. Il boicottaggio delle conferenza ha soltanto impedito la dichiarazione formale dell’equiparazione che è tuttavia concettualmente chiara a quanti non si chiamino Giulio Meotti. Che esista un mercato della dissidenza lo abbiamo detto sopra insieme con il prezzo richiesto: un miliardo di dollari! Con lo stato «lo stato binazionale a Gerusalemme, cioè la fine di Israele» siamo giunti a bomba. Qui la cialtroneria partigiana di Meotti rivela se stessa senza nessun bisogno di travestimenti. Di quale civiltà parli infine il “nostro” Meotti è cosa di ardua comprensione. Eventemente, parla di una civiltà tutta sua, fatta di insulti, di menzogne, di cialtronerie. Mi correggo: non una civiltà tutta sua, ma anche deii “Liberali per la pulizia etnica” che di peso riportano la pagina di IC, dimostrando in tal modo la loro contiguità e dipendenza: son tutti della stessa banda.
5. “Islam e libertà”: quel che veramente Tariq Ramadan dice. – Se Meotti non avesse parlato così male del libro di Tariq Ramadan, pensando di farne una stroncatura, probabilmente non avrei acquistato il libro e la cosa mi sarebbe passata inosservata. Che la “recensione” non avesse carattere scientifico era subito chiaro. Che si trattasse di una bassa operazione di carattere politico lo era altrettanto. Poiché la politica è una dimensione della nostra vita alla quale non ci possiamo sottrarre accogliamo la sfida e scendiamo in campo. La mia analisi del libro di Ramadan via via che procedo nella lettura la si può leggere nell’apposito paragrafo della scheda dedicata a Tariq Ramadan in quanto ordinariamente denigrato dai «Corretti Informatori» insieme all’universo mondo che ha il torto di non essere appiattito sulle sante ragioni di Israele secondo una solfa che mi è divenuta ormai familiare in tutte le sue banalità. Qui ci limitiamo a chiudere il discorso con Meotti, la cui personalità intellettuale credo si esaurisca tutta nel suo sionismo e nel suo tentativo di spingerci ad essere con Israele, secondo l’indisponente e irritante titolo di un libro di un altro componente della banda, Fiamma Nirenstein, che ci ha afflitto con «Israele siamo noi», uno stupido libercolo dove ci fa conoscere sua nonna Rosina e simili futilità. Basta leggere la prima e l’ultima di copertina del libro di Tariq Ramadan per capire ciò che può aver fatto imbestialire un Meotti. Frasi come «l’islam è ormai una religione europea» e «nulla ormai impedisce di essere al contempo europei e musulmani» inducono a pensare che i musulmani abbiano più titolo ad essere europei di quanto non ne abbiano gli ebrei, che in tutta Europa non superano i 40.000 mentre i musulmani sono milioni. Mi sovviene qui un lontano ricordo dell’anno 1976. Era estate e mi trovavo in Strasburgo ad un corso di lingua francese con studenti provenienti da ogni parte del mondo. Era mio compagno di classe uno strano, simpatico e divertente personaggio. Di nazionalità era danese ma di religione musulmana. Se ricordo bene era un praticante la religione musulmana. Mi disse che allora i musulmani in Danimarca erano 5.000. Personalmente giudico positivamente che in Italia e in Europa aumenti non solo il numero dei musulmani, ma anche quello dei buddisti, degli induisti, dei confuciani e di ogni religione praticata nel mondo. Personalemente non mi professo ateo, ma di religiosità greco-romana e precristiana. Quegli dei il cui culto avrei potuto praticare sono stati abbattuti dai loro templi all’epoca in cui il cattolicesimo divenne unica religione di stato e si impose per più di un millennio. L’ostilità feroce della religione mosaica per tutte le altre forme di culto è nota ad ognuno. Vi è speranza in un ritorno di fatto del politeismo e del relativismo se tutte le religioni, come è scritto nelle costituzioni, saranno tutte egualmente ammesse. Per queste ragioni e in una prospettiva di lungo periodo vedo la religione musulmano molto più favorevolmente dell’ebraismo, che nella forma sionista si è reso colpevole di sempre più gravi violazioni dei diritti umani in Palestina. In Europa poi la “religio holocaustica” sta creando seri problemi all’identità europea e ad ogni spirito autenticamente laico.
6. La rivalutazione dei Protocolli. – Vattimo ha detto una cosa molto semplice e sensata. Nel “falso” dei Protocolli di Sion, che è un libro scritto da qualcuno nel 1905 e si riferisce al nascente sionismo, è indicato l’uso della stampa e dei media come uno strumento per il raggiungimento dei fini sionisti. Si potrebbero elencare una serie di testate che rientrano perfettamente nella tipologia prevista dai “Protocolli”, per altri la posizione è più sfumata e defilata. Vattimo ha soltanto constatato una analogia e una verosimiglianza con la politica dei media effettivamente praticata ancora un secolo dopo non solo da Israele, ma da tutte le agenzie che fanno capo alla Diaspora. È distorcente e falsificante lasciare ad intendere che Hitler abbia avuto bisogno dei “Protocolli” per il suo antisemitismo, che indubbiamente vi fu e fu cosa reale. Hitler non si sarebbe certamente offeso se l’ADL lo avesse accusato di antisemitismo. Per esso tuttavia vi era in Germania un più significativo precedente. Lo storico Mommsen in un brano che ho sentito citare in un convegno presso un centro culturale ebraico, ma che non ho ritrovato, accusa l’elemento giudaico-cristiano di essere stato all’interno dell’impero romano come il lievito fermentare che ha contribuito alla sua dissoluzione. Sembra che da qui sia venuto un antisemitismo fondato su una accusa oggettiva che a torto o a ragione veniva fatta agli ebrei. Quindi, è arbitrario sostenere che i “Protocolli” siano stati una fonte determinate della politica di Hitler verso gli ebrei: aveva di ben altro su cui basarsi oltre che su una sua autonoma determinazione. Ma i “Protocolli” trovano un loro inveramento proprio in posizioni come quelle di Giulio Meotti, il quale non si accorge che i “Protocolli” parlavano già un secolo proprio di lui e del suo miserabile tentativo di diffamare un galantuomo come Gianni Vattimo. I “Protocolli” sono ora paradossalmente riabilitati proprio dalla campagna che sulla loro strumentalizzazione viene fatta contro Vattimo. Devono essere letti con maggiore attenzione ed ognuno ne darà il giudizio che meglio crede. Ancora non ci è proibito leggere quello che ad ognuno pare. Basta che sappia leggere.
7. Non c’entra nulla. – L’articolo di Meotti e l’editoriale forse di Giuliano Ferrara sono incentrati sulla biografia di un “terrorista” ignoto pressoché a tutti, anche se gli articolisti fanno credere che nel suo genere di tratta di una persona importante. Collegano poi la biografia del personaggio con la guerra in Iraq e con le sante ragioni per la quale è stata fatta. Ma la guerra in Iraq resta illegale, fu fondata su una menzogna, non esisteva nessun legame documentato fra le Torri Gemelle e Saddam, è stata un’immensa carneficina che è costata probabilmente un milione di vittime oltre le vite preziosissime dei digraziati presi dalle periferie degradate d’America e mandati a morire ammazzando altri disgraziati che non avevano fatto loro nulla di male, e così via. Il “Foglio” che come ideologia può essere collegato alle più retrive correnti americane pretende di infinocchiarsi e si permette di dare dei “fraudolenti” a chi non la beve e non la vuol far bere. A Giuliano ho appena scritto: “Giuliano, fraudolento e imbroglione sei tu!”.
8. Giulio il Talebano. – Il primo di fattore di disordine è la presenza stessa degli Usa, una presenza del tutto illegale. Il crollo della società afghana incapace di trovare un suo spontaneo equilibrio non può essere imputato alle forze che combattono nel contesto di una duplice guerra: una civile di afghani contro afghani ed una contro invasori esterni che vogliono impiantare in giro per il mondo, governi fantocci il cui primo compito è di firmare contratti vantaggiosi per le multinazionali americane. Spesso i nuovi governanti sono ex-funzionari delle stesse multinazionali o uomini in rapporti di affari con esse, come pare sia il caso di Karzai, se ricordo bene dal film di Michael Moore che dedica parte del filmato proprio all’Afghanistan.
9. Da quale pulpito la predica. – Ho dato un’occhiata al testo di Meotti di cui al link con annessa foto dell’autore. Orbene è difficile trovare un solo testo di Meotti che non sia sempre e soltanto perinde ac cadaver una difesa a spada tratta di Israele e del sionismo. Non credo che professionalmente parlando si occupi di altro. Se non è uno stipendiato da Israele, poco ci manca. Nel suo maleodorante pezzo si parla o si insinua di denari che avrebbero preso altri, non so se lecitamente o meno. Chiaramente, ciò che è illecito, resta illecito e trova i trattamenti penali che competono. Se invece si tratta di finanziamenti è il caso di usare il classico proverbio: ma da quale pulpito viene la predica? Basta citare il caso dell’AIPAC e dell’uso spregiudicato del denaro che la parte di Giulio ha sempre fatto. Veramente significa non guardarsi allo specchio. Mah!
10. Un agente sionista. – Sarebbe tempo perso confutare le unilateralità del Meotti, il suo stare con Israele, quasi che non esistano più fondate ragioni delle sue per stare contro Israele. L’attività giornalistica di costui si caratterizza in modo continuo, se non esclusivo, nel tessere le lodi di Israele. Occorre dire di più? Leggi e passa!
11. Se la dicono e se la cantano: Battista che recensisce Meotti. – Si tratta di un libro che si dice tale perché è un involucro di carta stampata in tipografia. A recensirlo di pensa Battista. A comprarlo non ci penso nemmeno, pur comprando spesso libri che non condivido affatto e che tuttavia ritengo meritevoli di una recensione negativa, anche stroncatoria. Ma Meotti non vale questa pena e basta ed avanza leggerne la recensione che gliene fa un amico di congrega: un favore da sionista a sionista, entrambi sfegatati e senza senso del comune pudore. Quanto ai coloni occupanti, della cui morte eventuale ci dispiace, come ci dispiace la morte anche del più spregevoli degli esseri umani, vi sarebbe un quesito assai semplice da rivolgere loro: a che titolo si trovano in una terra che hanno usurpato, in case che non sono loro e che hanno indebitamente occupati, scacciandone i legittimi inquilini. La migliore stroncatura al libro di Meotti ed al suo recensore Battista è un aneddotto rigorosamente vero, raccontatomi in autobus proprio da una signora ebrea, di cittadinanza italiana, che aveva voluto per una volta andare in visita in una terra (Israele) dove ha già in tasca la cittadinanza. Aveva parlato con un ebreo russo, che era lì da pochissimot tempo, forse due mesi, ma che parlava con un livore sconcertante degli “arabi” che si trovavano lì. La signora, ebrea, ma non priva di comune senso del pudore, chiese all’ebreo russo: “Ma tu da quanto tempo stai qui? Questi ci sono nati, erano qui prima di te, e così i loro antenati da tempo immemore”. Ebbene, la presenza “casuale” nel “posto sbagliato” è in questo caso un titolo sufficiente per comparire davanti ad una corte criminale. Per tutti costoro, che poi magari si dividono in partiti, e sarebbe questa la cosiddetta democrazia israeliana, davvero “unica” nel suo genere, vale il proverbio sui ladri di Pisa: la notte rubano insieme e di giorno litigano per meglio spartirsi il bottino. Costoro hanno ridotto la popolazione palestinese alla disperazione, una disperazione tale da indurni al suicidio testimoniale, al “martirio”, come loro giustamente dicono. Non giustifico, ma comprendo tanta disperazione. Se di questa disperarazioni gli “unici” menano scandalo, la soluzione è semplice: diano loro gli stessi armamenti (carri armati, bombe, aerei, etc:9 che loro possiedono ed anzichè usare il loro proprio corpo come arma, si può essere certi che useranno carri armati in singolar e leale tenzone. Ma disarmare un popolo, massacrarli in una prigione come quella di Gaza e poi lamentarsi al loro minimo conato di resistenza e poi scrivere libri come quelli di Meotti, recensito dal sodale Battista, ci voleva proprio una morale giudaico-farisaica come quella fustigata da Nostro Signore. “Gente ignara”? Ma quanto ignara? Si puà ragionevolmente credere che un immigrato ebreo non sappia che va a togliere qualcosa a qualcuno? Con quale diritto? E Meotti ce la vuole dare a bere proprio a noi? Il Tizio con peculiare conformazione morale vuole evidentemente suscitare simpatia per le “sue” vittime. Ma le vittime della Nakba? Sa che esistono? E le quotidiane angherie ai checkspoints finalizzati ad una politica di espulsione per favore nuovi “ignari” immigranti? Di tutto questo il Meotti pensa che una persona discretamente accorta non sia in grado di venire a sapere? In realtà, Meotti, Battista e tutti gli altri combattono una guerra quotidiana di mistificazione, di falsa rappresentazione della realtà in quella terra che io continuerò a chiamare Palestina fino alla fine dei miei giorni. “Terroristi”? Ma chi più dei criminali ebrei sionisti merita questo qualifica delegittimante? Un’altra libro che si potrebbe scrivere e di cui a Meotti suggerisco la traccia è la lunga lista degli attentati terroristi compiuti dagli ebrei israeliani. Quello al King David Hotel è storicamente il più noto, ma ne esistono di innumerevoli già noti ed infiniti ignoti che si possono solo congetturare. Il termine “terrorismo” fa parte dell’abituale repertorio della propaganda sionista. Non saprei dire quante persone riescono ancora ad ingannare. Non ho al mio servizio un’agenzia di sondaggi, ma credo anche poco a questi strumenti che si basano sempre su un pubblico disinformato e molestato nella sua quiete. I “nostri” eroi di cui vengono dati i nomi! “Nostri” o vostri? È una distinzione importante analoga a quella dei nostri morti venuti meno stando dalla parte giusta o dalla parte sbagliata. La discussione non è di natura diversa. Non posso sopportare l‘enfasi sui “sopravvissuti dai campi di sterminio”, opinabili quanto mai, tacendo e sorvolando sui sopravvissuti nei campi profughi e riscontrabili solo che lo si voglia, sopravvissuti al cui nessuno pensa, se non non per infliggere loro il colpo di grazie. Purtroppo sono tenaci nel voler continuare a vivere e se proprio devono morire vogliono farlo nella forma del “martirio”, quella che non piace a Battista, a Meotti, ed ai “casuali” passanti in terra di Palestina. Una frase di Battista facile da ritorcere: l’esistenza presunta dello sterminio nazista non giustifica in nessun modolo sterminio odierno dei palestinesi per un verso e dei “negazionisti ”per l’altro! Oggi l’unico sterminio di cui si possa sensatamente parlare è quello che gli ebrei israeliani compiono ogni giorni dei palestinesi in Palestinesi in Palestina, cioè a casa loro. La «Shoah» è in effetti un orrore, ma non in ciò che è stata effettivamente e di cui non si può sapere, ma nell’uso che di essa ne viene fatta: una Shoah presunta per giustificare una Shoah di assoluti innocenti, una Shoah tremendamente reale e verificabili, ma di cui il Corriere di Sion tace, tentando di occultarla e mistificarla. Bah! Questa porcheria a mezzo stampa non merita ulteriore discussione! Figuriamoci a sprecare soldi e tempo con il libro di Meotti.
(segue)
1 commento:
Meotti non è mai stato direttore del Velino, stando alla cronologia di Wikipedia...
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