venerdì 11 luglio 2008

Parlamentari: 29. Fabrizio Cicchitto l’uomo del Muro

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Allam - Battista - Colombo - Bordin - Buffa - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Livni - Loewenthal - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - PanellaPezzana - Polito - Prister - Santus - Volli
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Arbour - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Morgantini - Odifreddi - Paci - Pappe - Romano - Sabahi - Sand - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vattimo -

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 5. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 6. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 7. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 8. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 9. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 10. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 11. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 12. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 13. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Premetto che ho una tessera dello stesso partito di Fabrizio Cicchito, che sulla carta è vicecoordinatore di Forza Italia, ma come militante dubito che abbia mai coordinato nulla, salvo a fare apparizione televisive che servono per fare pubblicità alla sua faccia. Una volta al termine di un suo pronunciamento al convegno romano sulla destabilizzazione dei paesi mediorientali, in primis Iran, organizzato da madonna Fiammetta Nirenstein, subito dopo messa in lista d’autorità e senza nessun coinvolgimento degli iscritti – questa è democrazia! – chiesi a Fabrizio se si poteva rimanere nello stesso partito non condividendo nulla di ciò che aveva appena detto e che ha una lunga storia, che noi qui iniziamo dalla sua dichiarazione sul Muro, che secondo lui avrebbe un significato difensivo. Si sa: i cosiddetti politici dicono, ma non pensano mai di poter essere oggetto di contestazione. A loro interessa restarein sella e finché in sono in sella ritengono di aver ragione. Dicono loro in virtù di una croce, segno antico di analfabetismo, che i cittadini non possono fare che apporro o non apporre ogni quattro o cinque, non avendo nessun altra minima scelta. Le manifestazioni di piazza ed ogni forma di civile e pacifica protesta vengono progressivamente limitate ed eliminate in una democrazia che si vuole esportare altrove con le armi. È l’apoteosi dell’ipocrisia.

Versione 1.0
Status: 13.7.08
Sommario
: 1. Studi e frequentazioni politiche di Fabrizio Cicchitto. –

Ho notato la presenza del politico Fabrizio Cicchitto alla manifestazione sionista di piazza del Campidoglio indetta da Pacifici e Polito ed alla presenza di molti politici filoisraeliani, forse la Israel lobby quasi al completo, salvo qualche sprovveduto che non ha capito di essere stato strumentalizzato in una manifestazione che non ha nulla a che fare con i diritti umani o la libertà degli iraniani, ma che era solo una prova di guerra contro un popolo di 70 milioni di uomini, donne, bambini. La manifestazione era rivolta a disconoscere un capo di uno stato con cui il governo italiano ha regolari e normali relazioni diplomatiche. Il “riconoscimento diplomatico” attiene alla legalità internazionale e riguarda gli Stati in quanto tali e quindi i loro rappresentanti legali. Ad un individuo, ad un privato, non è richiesto il riconoscimento legale di un qualsiasi Stato. Io che scrivo non ho la potesta giuridica di riconoscere o non riconoscere lo Stato di Israele. Se la avessi, saprei come regolarmi. La notizia che oggi mi giunge è che una simile pretesa il politico Ronchi la vorrebbe imporre ad ogni musulmano presente sul territorio italiano o magari solo di passaggio: «(AGI) - Milano, 9 lug. - “Ottima la proposta del Ministro Ronchi di censire le moschee e fare in modo che chi le gestisce si impegni a riconoscere Israele”». Una simile barbarie giuridica non sarebbe neppure immaginabile se non si concepisce preventivamente l’inserimento dello stesso Ronchi in un circuito lobbistico il cui fine è di produrre benefici per Israele a discapito di tutti gli altri siano essi cittadini italiani o musulmani presenti ed integrati in Italia, siano essi Stati sovrani o semplici cittadini. Il funzionamento di una Lobby ha bisogno di necessari collegamenti là dove si governa e dove si fanno le leggi. Il carattere della generalità ed astrattezza delle leggi è ormai solo qualcosa che si legge nei manuali di diritto. La prassi vede sempre più emergere la nuova categoria delle leggi “ad personam”, siano essi singoli soggetti o comunità privilegiate.

1. Studi e frequentazioni politiche di Fabrizio Cicchitto. – Andando al link si trova dentro l’Archivio di IC un’incredibile notizia del dicembre 2005. Si trattava di un convegno dove era presente l’allora ambasciatore israeliano Ehud Gol insieme con un gruppo di politici italiani, fra i quali Andrea Ronchi. L’ambasciatore israliano l’uomo della “grande emozione” così sentenziò in quell’augusto consesso:
«Non si può accettare che Hamas partecipi alle elezioni palestinesi. Si ripeterebbe ciò che accadde con Mussolini nel 1922».

[Questo incredibile personaggio, Ehud Gol, che è stato ambasciatore di Israele in Italia fino a poco tempo fa, fa cascare letteralmente le braccia per la visione spudoratamente unilaterale della sua faziosità politica. Pretende anche di insegnarci la nostra storia. In realtà, le elezioni palestinesi che si sarebbero tenute il mese successivo al raduno romano di politici amici nel dicembre del 2005 sono state della più grande trasparenza democratica che mai si sia vista in Medio oriente. Non hanno nulla a che fare con le elezioni da apartheid che si svolgono in Israele. Ciò che stupisce è che trovi politici italiani disposti a dargli ascolto. Ed è questo il dato che resta da chiarire. Perché costoro lo fanno? Perché sposano la causa dell’occupazione e della pulizia etnica in evidente contasto con ogni principio di giustizia e di sana politica di pace? Se come dice Ronchi la politica precedente era orientata verso l’amicizia con i paesi arabi, per quale motivo questa politica deve essere cambiata? Per servilismo verso gli Usa? Per poter vendere più vino in America, secondo un’incredibile giustificazione di Berlusconi della nostra partecipazione alla fallimentare guerra in Iraq, che non è stata per nulla una passeggiata, bensì un autentico crimine di inizio millennio?]
Sappiamo che vi fu partecipazione democratica di Hamas in elezioni la cui regolarità democratica è stata controllata ed attestata da osservatori internazionali. Hamas vinse clamorosamente le elezioni. Si tentò in seguito di invalidarne il risultato con un colpo di stato sventato in tempo. La CIA ed il Mossad, che fanno prediche sul terrorismo altrui, hanno invece proprio loro una consolidata ed irrangiungibile esperienza in colpi di stato, in rapimenti, in pratica di tortura, in omicidie ed azioni coperte di ogni genere. Tra i politici presenti nel dicembre 2005 è interessante ritrovare nomi pure presenti all’appuntamento antiraniano di piazza del Campidoglio: Ronchi, Ranieri, Cicchitto o all’altra farsa del “Siamo tutti tibetani”.
L’articolo è pieno di informazioni interessanti ai fini della nostra indagine. È bene perciòriportarlo per intero, riservando ad altri contesti il relativo commento:
ROMA (5.12.05) — «Non si può accettare che Hamas partecipi alle elezioni palestinesi. Si ripeterebbe ciò che accadde con Mussolini nel 1922».
[Le elezion il mese successivo dal conclave romano di dicembre saranno democraticamente stravinte da Hamas]
La pensa così Ehud Gol, ambasciatore di Israele a Roma. Col suo eloquio vivace, Gol anima la Giornata di studio fra israeliani e politici italiani.
[dove si è svolta una simile giornata di studio? Dalla rete non si riesce a saperlo. Deve essere stata semiclandestina].
Una prima verifica pubblica dei rapporti fra Roma e Gerusalemme. Non solo Hamas va escluso dalle elezioni, ma secondo Andrea Ronchi, portavoce di An, «bisogna impedire che arrivino finanziamenti europei ad Hamas e agli Hezbollah».
[Ma continuino quelli più copiosi ad Israele, il cui miracolo economico è stato edificato su un flusso continuo di danari, armamenti (atomica compresa) e benefici di ogni genere da oltre mezzo secolo a questa parte. L’«Industria dell’Olocausto» è la prima industria israeliana.]
Ronchi mette in luce l'inversione di tendenza che la politica estera italiana verso Israele ha subìto col governo Berlusconi. «L'amicizia con Israele è un punto fermo. E il ministro degli Esteri Fini ha detto chiaro ad Abu Mazen che deve impegnarsi a debellare il terrorismo in casa sua».
[Abu Mazen è il Quisling della situazione. In effetti, era stato abbondamente fornito di armi perché facesse la festa ad Hamas, ma questi se ne sono accorti in tempo. Ne hanno frustrato il disegno e quindi la propaganda parla di colpo di stato di Hamas, bugie che vengono stancamente ripetute con la reiterazione della pubblicità commerciale. A Ronchi ed a Cicchitto vorrei idealmente e retoricamente ricordare che il governo Berluscono non è neppure il popolo dei suoi elettori che non condividono ogni cosa lui faccia: ne sono una testimonianza vivente che non può essere smentita perché dopo la croce dentro l’urna segreta non esistono più altri strumenti di verifica democratica. A fessi, compreso il sottoscritto, che hanno votato il governo in carica possono attribuire tutto ed il contrario di tutto quale espressione di una non verificabile volontà degli elettori. È una burla, ma la chiamano democrazia.]
Proprio dalla capacità di sopraffare i terroristi e di riprendere un dialogo di pace basato sulla road map, «dipende il futuro di Abu Mazen», ritiene Umberto Ranieri, un diessino che spesso, anche contro l'opinione in passato prevalente nel suo partito, ha difeso Israele, «l'unico Stato democratico nel Medio Oriente». Oggi Ranieri deplora che alcuni Paesi arabi abbiano fatto «un uso politico dei profughi, facendo lievitare fra loro l'odio verso Israele». Anche gli italiani hanno le loro colpe, «storicamente destra, sinistra e cattolici hanno guardato con diffidenza» la stella di Davide.

E su questo concorda in pieno Fabrizio Cicchitto stretto collaboratore di Berlusconi, «in passato il governo privilegiava i rapporti coi Paesi arabi, ma adesso la priorità è rovesciata». Cicchitto è dell'opinione che Sharon si è distinto con un'iniziativa coraggiosa liberando Gaza. E trova «anche giusta la costruzione del muro come sistema di difesa».
[È inutile cercare una logica profonda nelle frasi di un Cicchitto, o di un Ronchi, o di un Ranieri. Giova di più tentare un’analogia fra la situazione italiana e quella statunitense. I due politologi americani, Mearheimer e Walt, nell’Introduzione al loro libro, si chiedono come mai i candidati presidenziali o al congresso, divisi su molte questioni, sembrano invece fare a gara quando si tratta di dimostrare chi “sia il più acceso difensore dello Stato ebraico” e dopo averne tentato invano di scrutare l’esistenza ragioni obiettive di politica estera concludono: «La vera ragione per la quale i politici americani sono così deferenti è il potere politico della Israel lobby. Si tratta di una coalizione informale di organizzazioni e individui che si adoperano per orientare la politica estera degli Stati Uniti in direzione filoisraeliana. Come descriveremo nei dettagli, non si tratta di un movimento unitario, con una leadership centralizzata, e certo non è una società segreta che “controlla” la politica estera degli USA. È, semplicemente, un potente gruppo di pressione, composto sia da ebrei che da non ebrei, il cui scopo riconosciuto è sostenere la posizione di Israele negli Stati Uniti e influenzare la politica estera statunitense in modo da promuovere quello che, secondo i suoi membri, è l’interesse di Israele. Su molte questioni, i diversi gruppi che costituiscono la lobby non hanno una posizione unanime, per quanto condividano il desiderio di promuovere una relazione speciale fra Stati Uniti e Israele» (op. cit.. 14). È da chiedersi se ciò valga tale e quale anche per l’Italia. Al momento posso dire che è certamente possibile, ma in più opera la netta dipendenza dei politici e della politica italiana dai desideri e dalle direttive del Potere americano. Basti pensare all'onorificenza capitolina conferita da Veltroni a Foxman e regnante Berlusconi la sua visita a palazzo Chigi insieme agli altri noti esponenti del sionismo italiano. Forse da noi la pressione è due volte maggiore: la prima volta a causa degli stessi fattori che già operano negli USA e la seconda per la pressione che gli USA esercitano sulla politica estera italiana con Berlusconi che liscia a più non posso Bush o il presidente di turno. La regola sembra essere: sempre e solo con gli USA qualunque cosa facciano. Le oltre 100 basi americani in Italia – che per uno stupido osceno come Sgarbi starebbero per difendere la nostra libertà – danno la misura esatta e quantitiva della nostra servitù.]
«Non c'è dubbio», interviene Massimo Teodori, ex militante radicale e oggi docente universitario, «che molti politici italiani si sono ravveduti, e anche Fassino parla per Israele e Palestina di due democrazie». Ma l'opinione pubblica non ha assorbito ancora il nuovo clima. Coltiva sempre un'idea negativa di Israele. Lo vede come uno Stato «militarista, razzista nei confronti degli arabi, punta di lancia dell'imperialismo americano». Insomma rimane viva nella testa di molti italiani la convinzione che gli ebrei siano parte attiva di un complotto teso a mantenere il mondo sotto controllo.

La riprova più lampante di questo umore ostile che nutre il pensiero di molti la si trova, secondo il professor Giorgio Israel, in due recenti libri, uno di Toni Negri e l'altro di Alberto Asor Rosa.
[Se Giorgino Israel lasciasse in pace Toni Negri e Asor Rosa e si andasse a leggere Chalmers Johnson troverebbe fonti più fresche, dirette ed attendibili sull’imperialismo americano]
Contengono entrambi «l'interpretazione in base alla quale gli ebrei racchiudono il nucleo ideologico dell'imperialismo mondiale». La diffidenza domina soprattutto negli ambienti intellettuali, tanto che il professor Israel sostiene che nelle università è meglio non azzardarsi a esprimere valutazioni positive nei confronti degli ebrei, «si rischia l'isolamento». L'antisionismo è accomunato all'antiamericanismo, e si traduce in un odio che gli occidentali hanno di sé stessi. Colpa di forze politiche, in particolare la sinistra, che in passato «hanno seminato veleni», ma anche colpa dei mezzi di informazione, lamenta Angelo Pezzana, fondatore dell'associazione Italia- Israele. A giornali e tv, Pezzana rimprovera di aver parteggiato apertamente per i palestinesi e di aver esaltato la figura di Arafat, «quando tutti, anche i palestinesi, sapevano che era un corrotto».
Da notare il proposito di “lavaggio del cervello” da infliggere alla gran parte dei cittadini italiani, che la pensano diversamente dai politici che dovrebbero rappresentarli, ma che invece si fanno carico davanti all’ambasciatore israeliano di far loro cambiare parere. Mussolini, Hitler o Stalin avrebbero probabilmente avuto più rispetto per il loro popolo o avrebbero avuto perlomeno un senso maggiore delle forme democratiche o pseudodemocratiche.

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(segue)

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