martedì 7 ottobre 2008

Islamofobia: 40. Oriana Fallaci e la persistenza del suo mito

Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Arbour - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Morgantini - Odifreddi - Paci - Pappe - Romano - Sabahi - Sand - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vattimo -

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 5. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 6. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 7. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; – 8. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 9. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 10. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 11. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 12. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 13. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Di Oriana Fallaci (1929-2006) non ho mai avvertito quel fascino a cui molti sembrano soggiacere. Non ho letto i suoi libri e non ho alcun interesse a leggerli: mi bastano le citazioni e l’uso che ne viene fatto per non sentire il bisogno di saperne di più. Il ricordo più diretto che ho del personaggio è una vivace reazione al suo nome all’epoca in cui, nel 1976, ero borsista dell’Istituto Diplomatico in un corso di lezioni al SIOI. Nell’occasione di una conferenza aperta all’esterno vi fu un partecipante che in modo del tutto fuori contesto pensò di citare il nome di Oriana Fallaci. Il conferenziere, di cui non ricordo più il nome, zittì in modo piuttosto brutale l’incauto interventore dicendogli che eravamo del tutto “fuori causa” rispetto al tema del convegno. Adesso purtroppo mi tocca prestare una qualche attenzione al poco congeniale personaggio in quanto i suoi scritti sono divenuti parte della letteratura antislamica e sionista. Solo limitatamente a questi aspetti rivolgerò la mia attenzione alla figura di Oriana Fallaci, scomparsa da un paio d’anni. Vorrei lasciare in pace i morti e perciò le mie osservazioni, magari aspre, devono essere intese come rivolti agli scritti, non alla persona, cui auguro di riposare in pace. Nell’archivio di «Informazione Corretta» il nome di Oriana Fallaci è largamente presente, beninteso come una figura positiva a tutto vantaggio della causa sionista e antislamica. Spero di potermi risparmiare l’onere di una lettura diretta dei numerosi libri e articoli della Fallaci, seguendo la filigrana della percezione che i suoi entusiasti ammiratori traggono non tanto dalla sua estetica letteraria, forse inesistente, quanto dalle sue pubbliche prese di posizione su temi politici e civili. Se poi esista una Fallaci diversa da quella percepita dai suoi fans è cosa che non rientra nella mia analisi.

Versione 1.6
Status: 18.10.08
Sommario: 1. Una ovazione di Deborah Fait. – 2. Atti vandalici contro la memoria di Oriana Fallaci. – 3. L’eredità di Oriana. – 4. Daniele e Oriana a braccetto. – 5. Il coraggio della Fallaci: inesistente. – 6. Parole in libertà. – 7. Il canto del gallo Ernesto. – 8. Il coraggio di Oriana. – 9. «La complessa figura della letterata». – 10. Oriana = «vilipendio dell’islam, razzismo, razzismo religioso, xenofobia, istigazione all’odio». – 11. Il copyright della Fallaci. – 12. La Fallaci sconfessata da “Famiglia Cristiana”. - 13. Gli gnocchi non sono mai soli. – 14. La Fallaci nazista? – 15. Un articolo della Fallaci sulla guerra in Iraq. – 16. «Io non sto con Oriana»: un sito con questo titolo. –

1. Una ovazione di Deborah Fait. – Peggiore compagnia, almeno ai miei occhi, la defunta Oriana Fallaci non poteva trovare. Al link si trova un intervento redazionale di Boccuccia di Rosa del 26 maggio 2005, quando Oriana era ancora in vita, mentre qui se ne trova pronunciato dalla stessa bocca l’elogio funebre. Sarebbe morta il 26 settembre 2006, poco dopo il quinto anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle. Si tratta nel link di una denuncia a Fallaci per vilipendio all’Islam. Naturalmente Boccuccia di Rosa è dalla parte di Oriana (“Forza Oriana!”) in quanto qualsiasi vilipendio si faccia all’Islam corrisponde ai suoi elevati e pacifici sentimenti. Abbiamo dunque qui una prima percezione di cosa sia stata Oriana Fallaci per i suoi ammiratori: una antislamica. Leggere la prosa di Deborah è un’autentica tortura alla quale tuttavia occorre sottoporsi se si vuol condurre la nostra indagine. Non si tratta di un testo esegetico sui pregi letterari dell’opera della Fallaci, ma di una sequela di espressioni che sarebbero subito considerati come una manifestazione di razzismo se il loro oggetto fossero stati gli ebrei e l’ebraismo anziché i musulmani e l’islamismo. Considerando i tempi processuali della nostra giustizia e la data della morte della Fallaci non saprei dire se è poi stato celebrato il processo. Ma è cosa che ha per noi un limitato interesse.

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2. Atti vandalici contro la memoria di Oriana Fallaci. – Per una volta tanto nel link adotto la titolazione dei “Corretti Informatori”. Naturalmente mi dissocio e condanno il gesto vandalico che è per me innanzitutto un oltraggio ad un cadavere, di cui non importa di chi fosse il corpo. I morti meritano sempre ed ovunque un sacro rispetto pena un imbarbarimento della nostra vita civile. Tuttavia ciò non mi impedisce di riflettere in una duplice direzione. La morte di Oriana Fallaci avvenuta il 26 settembre del 2006 mi era passata del tutto inosservata e non avrebbe per me avuto altro significato della morte delle centinaia e forse migliaia di persone che nello stesso giorno morivano in Italia e in Europa. L’evento funebre avrebbe dovuto riguardare principalmente i familiari della persona scomparsa: un momento di religiosità privata che per gli antichi era connesso al culto dei Penati. Probabilmente quanti hanno gestito le esequie della Fallaci hanno voluto caricarle di un significato che ha forse deprecabilmente provocato le reazioni di cui al link. Una «commemorazione» pubblica non è qualcosa che si possa imporre, quando non riscuota una commozione largamente e spontaneamente condivisa. Se veramente la defunta Fallaci nell’ultimo anno della sua vita aveva voluto “vilipendere” una fede nella quale si riconosce un sesto dell’umanità non poteva aspettarsi un grato ricordo di quanti le sarebbero sopravvissuti, riconoscendosi in ciò che ella aveva inteso offendere. Sarebbe stato perciò meglio che le esequie avessero avuto un carattere strettamente privato e che le celebrazioni non diventassero un vessillo di ciò che ancora divide gli uomini in fronti contrapposti.

3. L’eredità di Oriana. – Se l’eredità lasciata da Oriana Fallaci è quella che traspare dall’articolo di Paolo Guzzanti, forse è meglio lasciare allo stesso Guzzanti tutta questa eredita, della quale si puà proclamare erede universale. I motivi dell’islamofobia sembrano qui la foglia di fico dove si nasconde il razzismo sionista che pretende l’avallo dell’Europa in una anacronostica impresa coloniale. Non occorre leggere Oriana Fallaci come fosse Aristotele per scoprirne l’uso politico che i suoi estimatori intendono fare della sua “eredità”. Una sana e saggia politica comporta l’instaurazioni di relazioni pacifiche con tutto il mondo arabo. Se Israele è un ostacolo alla pace, il problema è Israele, non l’Islam. Che poi in Europa, secondo le sue stesse leggi, sappiano e possano convivere fedi diverse fra di loro o accanto e nessuna fede, è cosa quanto mai auspicabile. Vi è da temere per la presenza di una, ed una sola, religione di Stato che pretenda di improntare al suo spirito tutti i cittadini presenti sul suo territorio. Il relativismo che nasce necessariamente dalla compresenza di religioni di diverso credo si traduce in un regime di libertà per tutto. Ben venga dunque il Europa non solo l’Islam, ma anche Budda, Confucio e tutti gli dèi antichi e moderni che accettino di convivere un nuovo Pantheon dove vi sia spazio per tutti.

4. Daniele e Oriana a braccetto. – Per chi abbia letto qualche articolo di Daniel Pipes basta poco per inquadrare il personaggio. Non bisogna leggerne l’opera omnia per conoscerne l’islamofobia, il sionismo, l’antidemocraticità. Il personaggio è pittoresco ed appartiene alla nostra epoca. Per capire come possa riscuotere successo e diventare ricco si può leggere utilmente il recente libro di Susan George dal titolo «L’America in pugno», dove la Superpotenza che condiziona i destini del mondo appare popolata da incredibili sette parasataniche che formano le maggioranze che producono senatori, parlamentari, presidenti. Che in un simile ambiente esca fuori un Daniel Pipes non sembrerà più una cosa strampalata. Ma a noi qui interessa come la nostra Oriana Fallaci abbia trovato qui i suoi estimatori. Non occorre leggere neppure l'opera omnia della giornalista per avere un’idea di ciò che essa sia e rappresenti. Beninteso, un’opera certamente vasta ed in grado di impressionare per i luoghi che ha visitato o personaggi che la sua professione di giornalista le ha consentito di avvicinare, ma è lo stesso privilegio che tocca ai barbieri e a quanti curano il corpo ed i bisogni dei potenti. Se proprio, per una qualche ragione, si dovesse leggere la totalità dei suoi articoli, anche riuniti in forma di libro o di romanzo, è bene diffidare su ogni riga. Naturalmente, nessuno qui pensa di impedire ai suoi estimatori di ricordarla e celebrarla come e quanto meglio credono: affar loro che rientra nel loro diritto di libertà. È però nostro diritto dichiararci estranei e respingere ogni assalto ideologico proveniente da quel fronte. Non si tratta qui di dare a Oriana Fallaci post morten i giusti riconoscimenti quasi fosse un Giuseppe Mazzini o un Garibaldi con i quali si puà essere in disaccordo su qualche punto ma che tuttavia restano personaggi della storia di noi tutti, autentici padri della patria. No! Con Oriana non siamo a questi livelli. Resta un personaggio di parte, fazioso, pericoloso, non atto a sviluppare una convivenza pacifica all’interno di un’Europa che sarà e si spera possa e sappia far convivere genti di culture e religioni diverse unite nel comune desiderio della pace e dell’indipendenza.

5. Il coraggio della Fallaci: inesistente. – In un riassunto stampa di IC si riesce solo a notare il posizionamento fallaciano dei “Corretti Informatori” senza essere informati di ciò che effettivamente si dice negli articoli “criticati”. Sono assenti le parole come è pure assente il “coraggio” della Fallaci, una donna che ha costruito la sua fortuna e la sua significanza sulla provocazione e sul sensazionalismo.

6. Parole in libertà. – Si dice che se si vuol criticare uno scrittore occorre conoscerne l’opera. In linea di principio ciò è vero, ma nel nostro caso si tratta di altro. Una cosa è dover leggere tutta l’opera di Kant o Hegel, non una sola volta, ma almeno quattordici volte, prima di provarsi a dire qualcosa di sostanziale. Altra cosa è dover leggere Oriana Fallaci o simili. In questo caso basta un piccolo assaggio di una minestra che conserva la stessa composizione chimica e lo stesso sapore per l’intero, fossero cento o mille litri della stessa brodaglia. In secondo luogo ho già avvisato i miei Cinque Lettori che non mi propongo un’analisi dell’opera fallaciana, ma uno studio del suo influsso, o meglio mi interessano quanti si dichiarano entusiasti dei libri della Fallaci e li issano come una bandiera. Questi personaggi mi interessano più del loro idolo. In ogni caso, andando al link si ha una sufficiente documentazione della qualità della scrittura della Fallaci. Non occorre leggere altro. O se si vuole si ha qui un altro saggio di scrittura fallaciana offerto gratuitamente dall’archivio di IC: quanto basta per farsi una cultura e rispondere alle critiche di chi ci dice che non possiamo parlare di Oriana senza conoscerne l’alta opera. Si ha netta la sensazione di un flusso di parole parole parole che non parlano al cervello, ma alle orecchie o ai peggiori istinti che sono in noi e tendono ad impressionare. Volendo si potrebbe rispondere con un flusso analogo e contrario, se ne valesse la pena. Ma non ne vale la pena.

Non so chi voglia mandare per davvero al rogo la Fallaci, ma penso che sia sufficiente mandarla a quel paese da viva e da morta. Ed in effetti, fin dal 1976, nell’occasione di un pubblico convegno a carattere scientifico, fu in pratica mandata a quel paese, squalificando chi ne aveva fatto il nome quasi fosse un’autorità al pari di Aristotele. Nel link la nostra Oriana si dimena come una ballerina nella prestigiosa sede dell’American Enterprise Institut, una fondazione strapiena di quei soldi che sono stati prosciugati altrove e che proprio in questi giorni ci rivelano la struttura dell’opulenza americana: togliere ai poveri d’America e del mondo per dare ai ricchi, Oriana compresa. Ma sembra che la cuccagna sia ora finita, almeno per un bel po’ di tempo. Se veramente l’attentato alle Torri Gemelle ha una matrice islamica, non credo che gli stessi attentatori si sarebbero trovati in insuperabili problemi tecnici nel far fare un viaggio anzitempo alla compianta Fallaci. Mi sembra una trovata propagandistica quella quanti spettacolizzano le minacce di morte ricevute. Certamente, la Fallaci è una propagandista di una determinata causa, probabilmente tutta la sua opera si racchiude nella propaganda. Ma alla guerra di propaganda, cioè alla guerra ideologica, si risponde con armi dello stesso genere: la propaganda e la contropropaganda. Non avrebbe proprio senso usare altri mezzi che produrrebbero ulteriori effetti propagandistici conferendolo l’aureola del martirio a chi merita l’irrisione se non l’aperto disprezzo.

La Fallaci che si nasconde? Figuriamoci! Tutta la vita non ha fatto altro che sforzarsi di apparire e di affligerci con la sua petulante presenza. In fondo, la tecnica odierna di governo consiste nella martellante ripetizione mediatica di persone e di messaggi di ogni genere, dal pubblicitario al religioso al politico. Sul tema Islam si sarebbe potuto fare a Oriana una lezioncina elementare, ammesso che la scrittrice avesse avuto il desiderio di apprendere qualcosa e di smettere con la sua lucrosa propaganda antislamica. Se appena un poco si fosse chiesta cosa è che produce fra i popoli quel conflitto che conduce gli uomini in guerra, avrebbe potuto accorgersi che la religione è al massimo un epifonema del conflitto, una sua manifestazione, ma non la causa dello stesso. Per la causa reale occorre cercare altrove: nella volontà imperiale degli USA, nel suo militarismo connesso all’industria degli armamenti, nel petrolio e nelle risorse che i poveri hanno e che i ricchi sottraggono e succhiano come i vampiri fanno con il sangue, negli interessi degli israeliani che inducono noi stupidi occidentali a far la guerra per conto loro. Se è vero che la sola guerra falsa e bugiarda contro l’Iraq è costata 3.000 miliardi di dollari, basta volgere lo sguarda sulla miseria africana per scoprire con un solo colpo d’occhio tutta l’ipocrisia del mondo rappresentato alla American Enterprise Institut, dove Oriana ha recitato la sua ultima performance prima di passare a miglior vita.

Infine, Oriana deve benedire la mancanza di passione di quanti ella insulta e offende. Se passione qui vi fosse, la prima a farne le spese da viva e da morte sarebbe lei stessa, la sua ignoranza, la sua faziosità, la sua passione che la porta a stare dalla parte del carnefice anziché della vittima, il suo voler ingannare un grande pubblico avvalendosi dei media messi a sua disposizione da un potere che periodicamente mette a libro paga migliaia di giornalisti. Indubbiamente, il suo talento propagandistico è di gran lunga superiore a quello di tante mezze figure. E si spiega come abbia guadagnato molto di più. In fondo, anche questo è mercato, è capitalismo, è mondo libero, libero di arricchirsi in tutti i modi possibili e immaginabili. La via dell’arricchimento se non infinita è certamente abbastanza variegata. Et de hoc satis!

7. Il canto del gallo Ernesto. – Di Ernesto Galli della Loggia, che per i “Corretti Informatori” sarebbe fornito di quella autorevolezza che invece Sergio Romano non avrebbe e che certamente non ha presso gli stessi “Corretti Informatori”, mentre il gallo Ernesto merita di averla, ricordo un faccia a faccia fra lui e Paolo Flores d’Arcais. Ricordo il sorriso da ebete che Ernesto opponeva a Paolo, persona peraltro a me non congeniale. Di cosa si trattava? Non ricordo né la trasmissione né il tema generale, ma attrasse la mia attenzione il fatto che Paolo Flores d’Arcais dimostrava di essere informato sulla più avanzata ricerca neotestamentaria, dove vengono posti in luce temi scottanti sulla stessa figura storica del Cristo, resi vagamente popolari in forma romanzata dal Codici Da Vinci. En passant, per chi è interessato al tema indico il mio blog “Critica del cattolicesimo”, al momento piuttosto trascurato, ma dove riporto e discuto la più recente letteratura. Ebbene, Ernesto che chiaramente non conosceva nulla di ciò di cui Paolo parlava, ne sorrideva per questo genere di interessi: il tipico atteggiamento dell’ignorante che sorride su cose che non conosce e che per giunta sono tanto serie da aver allarmato di recente proprio quel papa di cui invece parla nel link oggetto di questo paragrafo. Sostanzialmente, l’editoriale di Ernesto – autorevolissimo per i “Corretti Informatori” – elogia una vera e propria bravata di Oriana, una villania. Immaginate di essere invitati a casa di Oriana, magari quando era una giovane e bella donna. Di colpo vi slacciate la cintura e abbassate i pantaloni, facendo vedere qualcosa che ciondola. A voler essere obiettivi non è una cosa diversa da quella che lei ha fatto, quando l’ayatollah Komeini gli ha concesso la famosa intervista a determinate condizioni, cioè che portasse il velo. Oriana non ha rispettato le condizioni e si è invece tolto il velo. Questa bravata è assunta dal gallo Ernesto, ben retribuito dal “Corriere”, come a simbolo del conflitto fra Oriente e Occidente. È da aggiungere che l’ayatollah ha dato una grande prova di civiltà e tolleranza, risparmiando a Oriana le pene previste secondo il sistema giuridico vigente in Iran.

8. Il coraggio di Oriana. – Andando al link si trova in un contesto più ampio una citazione della Fallaci da parte forse di un non estimatore della giornalista. Ecco il brano che intendiamo evidenziare:
…Manca Oriana Fallaci. Dall’albergo Alexander, terrazza illuminata che guarda le rovine della Beirut mussulmana, la Fallaci telefona a quelli sotto, senza luce, niente acqua, piatti quasi vuoti. «Voglio esserci anch’io all'appuntamento con quel frocio di Arafat. Metti il mio nome nella lista e fammi sapere».
Non c'è niente da far sapere. Aveva appena scritto un'intervista d'amore a Sharon e i palestinesi consentono l'incontro solo ai testimoni che hanno vissuto due mesi sotto le stesse bombe mentre la Fallaci guardava il fumo dall’alto.…
Naturalmente i “Corretti Informatori” prendono le parti di Oriana. Da notare poi il “frocio” dato ad Arafat. Non saprei dire se è una neutra constatazione di fatto o un insulto infamante e discriminatorio. Bisognerebbe chiedere ad Angelo Pezzana, noto omosessuale, cosa ne pensi, oppure a Riccardo Pacifici e Antonio Polito che nello stesso giorno in cui Ahmadinejad veniva a Roma organizzavano in Campidoglio una manifestazione per difendere i diritti e la dignità degli omosessuali in Iran, dove però – a sentire Ahmadinejad interrogato alla Columbia Università – non ne esisterebbero per nulla. Intendeva dire che di omosessuali ve ne sono molti, se non tutti, negli USA, ma non ne esistono in Iran. Probabilmente voleva essere una battuta che in effetti ha suscitato l’ilarità generale, mostrando un tiranno capace di ridere e far ridere i suoi interlocutori. Le interviste della lunga carriera della Fallaci erano evidentemente calibrate non sui bisogni di conoscenza di lettori che non possono andare in giro per il mondo ad informarsi di persona di quanto succede, ma erano tutte declinate a seconda della sua visione politica: i fatti sottomessi al modo in cui Oriana vede il mondo e vuol farcelo vedere. Poveri noi vittime dei giornalisti di regime. Ma forse oggi con internet qualcosa può cambiare. Ed in ogni caso gli ignoranti – quelli che non leggono i giornali – vanno considerati con maggior rispetto, per essere immuni da consapevoli falsificazioni e manipolazioni.

9. «La complessa figura della letterata». – Ai posteri l’ardua sentenza! Quale? Se fra 300 anni i nostri discenti studieranno gli scritti di Oriana così come noi abbiamo studiato le opere di Dante, di Petrarca, di Boccaccio. Io sono propenso a credere che il personaggio non esiste o sia pressoché irrilevante fuori dell’uso politico-strumentale delle sue prese di posizione. Dietro in fondo, niente a che fare con i concetti di destra e sinistra, ci sono gli interessi sionisti-israeliani che negli USA e in Europa tendono a soffiare su tutto ciò che può condurre ad uno “scontro d civiltà” fra Cristianesimo e Islam, fra cosiddetto Oriente e Occidente, a tutto vantaggio degli interessi strategici di Israele nel Medio Oriente, ossia dell’avamposto militare-culturale-ideologico di noi tutti, spinti a riconoscerci interamente con Israele, secondo quanto vorrebbe l’autrice del libro “Israele siamo noi”, un’autrice aspirante alla successione della defunta Oriana. Per la civiltà che avanza insieme con le armi americana basta ricordare le incalcolabili distruzioni delle vestigia della civiltà babilonese, che ancora con Saddam Hussein si erano conservati. Non dimentichiamoci che la scrittura fu inventata dai Sumeri.

10. Oriana = «vilipendio dell’islam, razzismo, razzismo religioso, xenofobia, istigazione all’odio». – Non ripetiamo qui osservazioni fatte nei paragrafi precedenti. Ci piace però soffermarci su alcuni dati che contraddicono la consueta propaganda israeliano-sionista incentrata sulla contestazione di odio razziale. Probabilmente, in origine, la normativa è stata concepita per agire in una determinata direzione. Ma poiché le norme devono essere redatte in forma generale e astratta, qualche volta le stesse norme possono ritorcersi contro i loro stessi ideatori. Così l’odio razziale può essere anche quello contro l’Islam e i musulmani in quanto tali. Su questa base si sono potuto contestare a Oriana Fallaci i reati di “vilipendio dell’Islam, razzismo, razzismo religioso, xenofobia, istigazione all’odio». È curioso però nell’articolo apparso su Libero il seguente passo:
Può l'odio essere proibito per legge? La Fallaci rivendica il diritto all'odio: «Sì, io odio i Bin Laden. Sì, io odio gli Zarkawi ». E i tagliatori di teste, i kamikaze che fanno saltare in aria gli innocenti, i vandali che imbrattano le chiese. I Noam Chomsky, i Louis Farrakhan, i Michael Moore. «Li odio come ho sempre odiato ogni attacco alla Libertà». C'è da notare anche una singolare asimmetria…
Asimmetria che per noi è diversa da quella che nel testo dell’articolo si pretende. Ad esplorare l’archivio di IC si scopre che il “reato” di «odio» verso Israele è puntualmente contestato ai loro avversari ideologici o ritenuti tali. Io stesso mi sono chiesto come si può pretendere di fissare per legge i sentimenti di amore e di odio. Ritengo che la legge Mancino sia un’assurdità, una mostruosità giuridica che andrebbe per questo abrogata. Ma non sono di questo avviso i «Corretti Informatori» ed le associazioni ebraiche in Europa che si avvalgono di questa risorsa giuridica per produrre cause e incriminazioni penali. Non dovrebbe però valere l’uso reciproco delle stesse accuse penali. Un magnifico senso dell’equità e della giustizia a senso unico.

Ciò che mi sorprende nel testo della Fallaci è la valutazione delle forze contrapposte. Al contrario della Fallaci io mi sono fatto l’idea di un conformismo e di un uso dei media tutto sbilanciato a favore di Israele e del sionismo. Basti pensare ai dati normativi in Italia, Germania, Francia, Austria, Svizzera. La “Giornata della Memoria”, il cui merito/demerito è da ascrivere all’attività legislativa di Furio Colombo, infligge a insegnanti e scolaresche una ben precisa ideologia. Di questo passo si era giunto al culmine dell’assurdo in una misura che voleva imporre ad ogni bambino francese l’adozione di un bambino morto in Auschwitz. E così via. Non mi spiego la valutazione fatta dalla Fallaci. Probabilmente allude ad un fallimento della strategia, corposamente finanziata, volta a produrre vasti movimenti di massa in funzione antislamica. Per fortuna il buon senso della gente ed anche grazie alla loro ignoranza in quanto non lettori di giornali, ed in particolare degli articoli della stessa Fallaci, a dispetto delle alte tirature dei suoi libri, forse comprati da lettori generosi quanti interessati, ci ha protetto dalle battute di caccia al musulmano. Personalmente, non ho mai avuto nessun incidente con nessuno dei musulmani finora conosciuti: dal mio barbiere al pizzivendolo. Non posso dire la stessa cosa con gli ebrei di mia conoscenza, per fortuna non numerosi.

L’articolo di Alessandro Gnocchi è indisponente, ma non temibile per la sua forza logica. Quando ad esempio parla di immigrazione islamica in Europa come forma di invasione, farebbe meglio a interrogarsi sulla immigrazione ebraica in Palestina: dalla pulizia etnica dei palestinesi ai lager in cui sono stati spinti, agli insediamenti coloniali in Cisgiordania finanziati con i danari dei cristiani sionisti, che si basano su assurde profezie bibliche che arrivano fino alla sponsorizzazione della guerra atomica. Considerando il peso elettorale di simili folli strati sociali, vi sarebbe da preoccuparsi per ciò che succede nella provincia americana anziché nei deserti mediorantali. Il termine “fondamentalismo” nasce in ambito cristiano per descrivere le correnti fanatiche della giungla religiosa americana, dove un qualsiasi ciarlatano può fare carriera ed arricchirsi atteggiandosi a profeta e spacciando le più grosse bufale a masse incolte e disperate.

11. Il copyright della Fallaci. – Il “Foglio” per quanto mi riguarda si può benissimo tenere tutto il testo della Fallaci e magari in questo modo incrementare le sue vendite in edicola. Il “Foglio” si pubblica finora grazie a contributi pubblici. Radio radicale ne fa una propaganda continua, leggendo e citando i suoi articoli. Siamo sicuri di non perderci nulla, ma riteniamo una traccia sufficiente il nome della prestigiosa istituzione che conferisce premi ad una Oriana Fallaci. Un ben diverso libro, scritto da una ben diversa persona, che risponde al nome di Susan George, ha inteso informare i lettori europei sulla selva di istituzioni che negli ultimi decenni sono stati responsabili di una profonda trasformazione degli orientamenti della politica americana. La guerra all’Iraq e l’attuale clima di caccia alle streghe non nascono dal nulla. Trovano la loro causa ed i loro soggetti in fondazioni come quella che conferisce premi ad una Oriana Fallaci. Il solo dato interessante del link non è la notizia di un nuovo premio alla Fallaci, ma l’indicazione del nome dell’istituzione che glielo ha conferito. Merita una nota di infamia.

12. La Fallaci sconfessata da “Famiglia Cristiana”. – Trattandosi di cattolici nessuno meglio degli esperti di “Famiglia Cristiana” di giudicare la fondatezza delle accuse mosse ai musulmani presenti in Italia, pare in numero di 900.000, molto più numerosi, dunque, della comunità ebraica di 40.000 unità. Cattolici e musulmani sono concorrenti in quanto pastori di anime ed entrambi volti al proselitismo religioso. Oriana a sua volta non è certo una monaca di clausura che si maceri nel corpo al pensiero del Cristo misericordioso. Da “Famiglia Cristiana” non è individuato nessun pericolo nella presenza musulmana in Italia. Come diretti concorrenti in ambito religioso avrebbero di che temere. Ma non è così. Risulta quanto mai evidente l’operazione politica volta a produrre islamofobia non in difesa della civiltà europea, ma a tutto vantaggio degli interessi militari di Israele in Medio Oriente: una guerra che i sionisti non possono vincere senza la copertura militare, economica, mediatica in USA e in Europa. La Fallaci è oggettivamente un agente di questa strategia. Non a caso ha ricevuto succulenti premi che l’hanno arricchita alla faccia di islamici e antiislamici.

13. Gli gnocchi non sono mai soli. – Il giovedi è indicato nella barzellistica come il giorno in cui mamma fa gli gnocchi, e quindi: “ridi, ridi che mamma ha fatto gli gnocchi”. Immaginate se di gnocchi nel piatto ve ne fosse uno solo. Non il riso, ma il pianto! Nell’archivio di IC oltre all’articolo già commentato sopra al n. 12 ne esiste un’altro, di cui già nel link del titolo. Non tratta di Oriana, ma resta nello stesso universo mentale ideologico. Questa volta l’argomento è l’attentatore principale delle Torri Gemelle e la formazione culturale dei kamikaze nonché la loro provenienza sociale. Sull’11 settembre rinvio con convinzione al libro “Zero” nonchè al film con lo stesso titolo, in questi giorni di metà ottobre 2008 disponibile nelle edicole a 12 euro e cinquanta centesimi. Conosco la critica che è stata fatta a questi volumi. Ricordo la tesi principale degli autori: nulla sappiamo e vorremmo sapere qualcosa di plausibile. Un numero crescente di persone ha sottoposto ad analisi critica la versione ufficiale dell’accaduto. Si badi: di versione ne esiste una sola e Massimo Teodori ha fatto una becera figura sostenendo in contraddittorio che ne esistono molteplici, di cui occore fare apposita bibliografia. Un Giulietto Chiesa a differenza di molti malpensanti – fra cui mi ci colloco – non sostiene che ad organizzare l’attentato sia stati i servizi segreti americani o israeliani. Dice che la versione ufficiale non regge all’analisi critica: è palesemente falsa e lacunosa. Non è credibile. Si chiede una versione credibile o almeno plausibile. Quindi, per tornare al nostro Allessandro Gnocchi, non è affatto certo che il terrorista da lui indicato abbia niente a che fare con il crollo doloso delle Torri Gemelle, dopo le quali è seguita una politica che da alcuni era stata già auspicata e dichiarata possibile solo in seguito ad un evento come quello effettivamente accaduto. A sospettare si fa peccato, ma spesso si indovina. Quindi le parole di Alessandro sono “parole in libertà”. Quanto poi all’elevata formazione culturale ed estrazione sociale dei kamikaze da lui descritti il nostro Alessandro Gnocchi non si frende neppure conto di dimostrare il contrario di ciò che vorrebbe. Se non sono degli ignoranti, dei plagiati, dei disperati, allora questi kamikaze devono proprio crederci a ciò che fanno. Il nostro Machiavelli in un passo del Principe avverte che non vi è in pratica nessuna difesa di fronte a chi ha deciso di fare sacrificio della propria vita. Ma per giungere a tanto la causa per la quale si decide di morire deve proprio essere grande e degna. La chiesa cattolica ha ampliato a dismisura il numero dei “martiri” morti per testimoniare la Fede. In ambito civile e politico chi muore in questo modo meriterebbe il titolo di eroe, se la loro morte non comportasse la morte di molte persone che noi definiamo innocenti e che potrebbe essere ognuno di noi che casualmente si trovasse nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato. Noi siamo certi della nostra innocenza e della nostra estraneità. Ed io lo credo anche.

Ma allora sorgono altri problemi. I nostri rappresentanti politici, che in regime di democrazia si dice siano da noi eletti e facciano ciò che noi stessi faremmo, ci rappresentano veramente quando uccidono un milioni di civili in Iraq? O pongono sanzioni che ad esempio precludono la fornitura di vaccini per l’infanzia, provocando la morte di bambini non meno innocenti dei morti americani delle Torre Gemelle? Chi è responsabile delle vittime di uno sganciamento di bombe da un aereo radiocomandato di un pilota che si trovava in Dakota mentre sganciava in Afghanistan? Devo l’incredibile notizia a Travaglio che la comunicava in una trasmissione televisiva. Faccio ammenda se ricordo male o sentii male. Il fatto comunque è esemplificativo e non toglie o aggiunge nulla al senso del mio discorso. Non mi sento in alcun modo responsabile delle morti in Iraq, in Afghanistan, in Libano o in tutti quei luoghi che Paolo Barnard descrive nel suo libro Perché ci odiano, di cui un brano si trova sopra qui in epigrafe. Ed allora? Allora, vuol dire che dobbiamo ripensare i fondamenti della nostra democrazia che ci rende complici ed assassini, avendo sempre voluto la pace con tutti i popoli della terra e condividendo in pieno non già l’art. 11 della nostra costituzione che rifiuta la guerra, ma la prima legge di natura descritta da Hobbes, la quale dice che dobbiamo fortemente e risolutamente cercare la pace, perché solo la pace può garantirci la vita e i più sofisticati armamenti della storia non bastano a proteggerci da chi ha motivo per volere la nostra morte. Ridi, ridi, Alessandro, che mamma ha fatto gli gnocchi!

14. La Fallaci nazista? – Dal riassunto stampa di «Informazione Corretta» si capisce poco e soprattutto non si capisce cosa pensa al riguardo Gad Lerner. Il documento è fra i più antichi dell’archivio ed è del 26 ottobre 2002. Non posso pertanto svolgere una critica puntuale di ciò che inesplicabile. Mi limito ad osservare che il termine “nazista” è ormai diventato un vero e proprio improperio per indicare il massimo di negatività. Se uno volesse essere rigoroso con i concetti dovrebbe usare il termine in un senso storicamente delimitato. Invece capita costantemente di trovare il concetto applicato a situazioni del tutto fuori contesto spaziale e temporale. Quanto poi alla “negatività” implicita nell’uso offensivo del concetto io sono personalmente convinto che sia stata superata dopo il 1945, esattamente la fine della guerra in Germania nel mese di maggio, tutta la negatività che i detrattori pensano di attribuire ad un regime che ormai appartiene alla storia e non più alla attualità politica. Sul piano dei fatti storici basta pensare a Hiroshima e Nagasaki di appena un mese successivi alla fine della guerra in Germania. L’orrore non è diminuito, ma è cresciuta. Nello specifico del link, cioè circa il quesito se la Fallaci fosse nazista o meno, dovendo seriamente rispondere che io non ritengo sia tale, ma in quanto a negatività secondo il concetto espresso sono invece convinto che è molto di peggio, senza bisogno di scomodare il nazismo, di cui per ogni che passa solo storici, ferrati nel loro mestiere e capaci di autonomia professionale, possono capire per davvero cosa esso sia stato.

15. Un articolo della Fallaci sulla guerra in Iraq. – Cliccando sul link ci si immette in un articolo della Fallaci apparso sul Corriere della Sera del 14 marzo 2003 e ripreso dai «Corretti Informatori». Leggendolo, speriamo di poter supplire la critica di una visitatrice del blog, che magari vorrebbe infliggermi la lettura dell’opera omnia della giornalista per rinoscermi il diritto di poterla criticare. Intanto osservo che la guerra in Iraq sopravvive alla stessa Fallaci, che fra le altre cose credo sia stata anche una che si era schierata a difesa dell’infanzia che ancora deve nascere, cioè un’antiabortista. Tra le mie letture, non fallaciani, mi sovviene ancora prima della guerra guerreggiata il regime di sanzioni inflitte all’Iraq. Venivano a mancare anche i vaccini per l’infanzia ed un numero imprecisato ed imprecisabile di bambini morirono per questo. Quanto poi alle vittime civile della guerra io credo che abbiano superato il milione, anche se diventa difficile tenere un’anagrafe e soprattutto non si possono quantificare le vite umane come se fossero cavoli o patate: ogni singola vita è preziosa e le perdite non sono proprozionali alla loro quantità. Che poi Saddam fosse un tiranno che meritava o meno di essere abbattuto, è una questione che di certo non può essere posta da chi se ne era servito come alleato nella guerra contro l’Iran, dove sono stati prodotti altri milioni di morti. Ad occhio e croce volendo stare sulle quantità credo che tirando le somme si superi di gran lunga dal 7 maggio 1945 ad oggi il numero magico di sei milioni di morti, ossia la massima pretesa quantitativa e risarcitoria della Shoà, tutti imputabili agli USA ed ai suoi alleati, anche stando nel solo Medio Oriente. Ma è un calcolo che faremo in altro momento. Quindi, non è ben chiaro quali sia il “doloroso dilemma” che la delicata coscienza di Oriana vorrebbe porsi nell’articolo linkato.

Quanto al Mussolini appeso in uno piazza, immagine cui Oriana palude, non credo che sia stato un momento di civiltà per il popolo italiano, che se veramente fosse responsabilie di ciò che Oriana gli attribuisce ben meriterebbe l’appellativo di Maramaldo. Ma io ho un diverso concetto del popolo italiano e mi duole che Oriana ne abbia fatto parte, pace all’anima sua. Forse sono troppo duro in questo mio giudizio, giacché normalmente non ho nessuna difficoltà a convivere con persone che la pensano assai diversamente da me. Ma in questo caso la materia è politica, cioè esistenziale, ed io sento e rivendico la mia lontananza da Oriana Fallaici, sia essa stata una concreta persona o un simbolo. Io che nato non ero, resto del parere che alla sconfitta militare, all’invasione del proprio paese, ai bombardamenti, agli stupri di massa e ai favore delle alcove, alla fame e alla misera, fosse preferibile il peggiore dei governi, la cui legittimità è data non dal rispetto di astrusi ed opinabili principi ma dalla fondamentale relazione hobbesiana fra protezione ed obbedienza. Fascismo e nazismo persero per sempre la loro legittimità quando non furono più in grado di difendere i loro popoli. Per il resto confido nell’evoluzione endogena che ha sempre visto mutare le forme di governo, quando esse non corrispondevano più alla volontà ed ai bisogni dei loro popoli. La Spagna di Franco, la Russia, la Cina, ma anche l’Iran dello Scià voluto dalla Cia nel 1943 e defenestrato dal popolo iraniano nel 1979, tutti questi esempi dimostrano che non è necessario perdere la guerra e la libertà per mutare governo. Ma se ciò non bastasse come argomentazione, si può allora riferire uno slogan in uso presso gli americani: «giusto o sbagliato, è il governo del mio paese»!

Io non ho gli stessi sentimenti di Oriana, pace all’anima sua, e non nutro gratitudine per i cimiteri alleati in Italia. Al massimo posso avere ed ho pietà per i morti, per tutti i morti, senza chiedere loro dove fossero nati. Quando accompagno i miei ospiti polacchi a Cassino, io provo grande tristezza per la distruzione, inutile, del monastero e per i morti italiani. È come se io insieme con loro fossi morto. Non mi sento liberato, mi sento morto. Dite quel che che volete, ma io così sento e vi assicuro che non sono né fascista nè nazista, per il semplice fatto che per me fascismo e nazismo sono cose che non esistono ed appartengono ai libri di storia, se mai ne verranno scritti di obiettivi e veritieri. Oggi i libri di storia sono invece forme di propaganda di guerra e strumenti di plagio intellettuale delle scolaresche. Insomma, la Fallaci per me dice delle grandi bestialità che non meriterebbero attenzione se la donna non avesse goduto in vita uno straordinario successo. Ma forse proprio per questo dobbiamo interrogarci sul cosiddetto successo, che può essere quanto di più frivolo si possa immaginare. È anche un prodotto del marketing e della pubblicità o nel nostro caso degli interessi, ben individuabili, che si celano dietro determinati personaggi, gonfiati per fini di parte. Dobbiamo imparare ad amare l’oscurità ed abituarci seriamente a pensare che l’apparire non è l’essere. Anzi l’essere ama nascondersi.

16. «Io non sto con Oriana»; un sito con questo titolo. – Credo lo si sia già capito che “io non sto con Oriana” né mai lo sono stato. Ma questo paragrafo è solo un rinvio ad un apposito sito, scoperto oggi casualmente. Nasce con il titolo Io non sto con Oriana e raccoglie contributi sul tema. Esprimo apprezzamenti per l’idea e per il suo autore. Il sito sarà da me periodicamente visitato e da esso son certo che potrò attingere spunti interessanti da cui sviluppare riflessioni in questo mio post tutto riservato a Oriana, pace all’anima sua.

(segue)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Intanto Deborah Fait è stata querelata da Patrizia Viglino, ti mando il comunicato stampa inviato dalla stessa Deborah Fait:

Il 30 aprile 2003 due terroristi britannici di origine pakistana attaccarono il Mike's Place di Tel Aviv, un pub famoso perche' vi si faceva della buona musica e ammazzarono tre persone tra cui un musicista. Cinquanta furono i feriti.
I media di tutto il mondo scrissero che i due terroristi, da Gaza, furono portati a Tel Aviv da una giornalista italiana di sinistra, legata al movimento ISM, noto per essere antiisraeliano.
Molti media fecero all'epoca il nome di Patrizia Viglino, una giornalista free lance che scrive anche su internet, si trovano suoi articoli su informationguerilla.com e su Clorofilla.it.
Dopo l'attentato la polizia di Tel Aviv fermo' la Viglino, la interrogo' per diverse ore e la giornalista dichiaro' agli agenti che non sapeva che i due fossero terroristi (quindi non nego' di aver dato loro un passaggio) e che , una volta venuta a conoscenza dell'attentato, non aveva ritenuto opportuno contattare la polizia.
Male, malissimo.
Fu espulsa da Israele.
Queste notizie la sottoscritta non le ha inventate ma le ha lette sui giornali italiani, inglesi, americani e israeliani oltre che su internet proprio perche' la notizia fece tanto scalpore che non passo' inosservata.
Improvvisamente una bella mattina mi vedo recapitare nella mia casa di Rehovot una querela del Tribunale di Bologna in cui leggo che Patrizia Viglino denuncia Deborah Fait per diffamazione.
Sorpresissima vado a controllare e scopro che la denuncia riguarda un articolo scritto dalla Viglino stessa dove non esistono commenti a mio nome, non riesco a trovare nemmeno gli insulti di cui vengo accusata.
Io non ho mai scritto un solo articolo su Patrizia Viglino, ne ho parlato in alcuni forum come altre decine di persone visto che, in quanto italiani, ci sentivamo tutti coinvolti.
Sempre piu' sorpresa incomincio a cercare notizie e ne trovo parecchie.
Di seguito cito i media e i siti internet in cui si parla della signora Viglino come la giornalista che porto' a Tel Aviv i terroristi del Mike's Place:
http://www.telegraph.co.uk/news/1431963/Reporter-drove-suicide-bombers-to-their-target.html

http://littlegreenfootballs.com/weblog/?entry=6883

http://www.politicaonline.eu/forum/showthread.php?t=56341

http://it.groups.yahoo.com/group/italianhonestreporting/message/18591

L'Opinione e molti altri oltre, naturalmente, a un comunicato dell' Ufficio del Primo Ministro.

Infine esiste persino un libro dal titolo "The other War" di Stephanie Gutmann in cui, per ben mezza pagina, l'autrice parla della Viglino in relazione all'attentato di Tel Aviv.
Tutti questi documenti verranno da me presentati al tribunale di Bologna.
Spero che la signora abbia gia' querelato tutti i giornalisti autori delle notizie sull'attentato in questione, lo spero perche' non capisco proprio il motivo per cui l'unica denuncia sia arrivata a me.
Sa molto di vendetta: cosa c'e' di meglio, da parte di una filopalestinese, del portare in tribunale una sionista!
The other War, l'altra guerra, appunto.
Una poco onorevole denuncia.

Deborah Fait
Israele(in realtà Palestina)

Anonimo ha detto...

Non si giudica senza aver letto i suoi libri una scrittrice e chi parla di cose che non conosce è uno stolto.

Antonio Caracciolo ha detto...

Bastano pochi assaggi di una pietanza per capire se piace o meno o se si vuole mangiare tutto il piatto.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho riflettuto un poco prima di pubblicare il commento Anonimo con un comunicato di Deborah Fait in relazione alla querela che le ha fatto Patrizia Viglino. Trattandosi di fatti processuali, giudico “corretto” non prender parte non conoscendo gli incartamenti ed essendo il tutto materia di avvocati. Personalmente, avrei avuto parecchi motivi per muovere querela a quanti hanno inteso diffamarmi in modi diversi e da posizioni diverse. Mi sono però detto che non ho nulla da temere dagli amici che mi conoscono e che mi onorano della loro amicizia e della loro stima. Chi di mi ha solo una conoscenza tramite internet può credere quello che gli aggrada: nulla tolgono nulla aggiungono.

Di Deborah Fait conosco sempre tramite internet la grande faziosità e non mi stupisco che altri fondatamente possa pensare di querelarla. In linea di principio credo più alla Viglino che non conosco che non alla Fait, da me rinominata Boccuccia di Rosa per la volgarità e la virulenza del suo ottuso sionismo, quasi fosse il verbo di Geova.

La pubblicazione del testo-comunicato della Fait non comporta nessuna adesione da parte mia a ciò che essa dice e pretende di far credere.