giovedì 2 ottobre 2008

Filosofi: 18. Zeev Sternhell ed il ruolo politico dell’intelligenza critica

Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).
Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Allam - Battista - Bordin - Buffa - Colombo - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Livni - Loewenthal - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - PanellaPezzana - Polito - Prister - Santus - Volli

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano. – 5. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 6. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 7. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 8. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 9. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 10. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 11. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 12. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 13. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 14. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 15. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 16 Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 17. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Il nome di Zeev Sternhell mi è noto a prescindere dal suo essere ebreo e cittadino di Israele. Ho comprato di recente il suo volume sull’illuminismo che mi serve come testo di base per il mio blog sull “Storia della filosofia”, ad uso autodidattico e didattico. Zeev Sternhell al pari di ognuno è però anche uomo della sua epoca e cittadino dello stato in cui vive. Ha sue proprie opinioni di cittadino in ordine allo stato di Israele. Ho subito apprezzato una sua dichiarazione che era per me ovvia fin dall’inizio, ma su cui nessuno si pronunciava. Nella guerra fratricida che divide Hamas da al Fatah io ho sempre visto il tentativo israeliano di fare di Abu Mazen un collaborazionista cui far firmare tutto quel che si voleva. Il disegno era per me chiaro, ma mi conforta vedere come la stessa cosa è condivisa da Zeev Sternhell, che non considera sensata una simile prospettiva politica. Il nome di Sternhell è ora apparso in una nuova luce per l’attentato a lui fatto da gruppi di fanatici oltranzisti. Nella sorta di rassegna stampa gestita da «Informazione Corretta» il fatto non poteva sfuggire. Se ormai ho imparato a conoscere i miei polli, credo che l’animus politico di costoro non stia dalla parte di chi ha subito l’attentato. Il loro atteggiamento è quanto mai ipocrita e credo che getteranno presto la maschera davanti alla aperta condanna degli insediamenti da parte di Sternhell.

Versione 1.0
Status: 2.10.08
Sommario: 1. Attentato contro Zeev Sternhell: ferito lo storico anti-colonie. – 2. Il futuro di Israele secondo Zeev Sternhell. – 3. Incomincia a cadere la maschera dei “Corretti Informatori”. – 4. Ipocrisia sotto la sabbia. –

1. Attentato contro Zeev Sternhell: ferito lo storico anti-colonie. – La matrice dell’attentato è chiara, il suo significato politico anche ed una volta tanto i “Corretti Informatori” non possono arrampicarsi sugli specchi per portare lo sguardo altrove. Non è però difficile scoprire dove batte il loro cuore. Si esamini attentamente il testo e si avrà la percezione di ciò che ancora non osano esprimere.

2. Il futuro di Israele secondo Zeev Sternhell. – A ben riflettere non è un futuro diverso da quello previsto da Avraham Burg e Ahmadinejad. Il massimo che l’attuale dirigenza israeliana riesce a concepire, ma in modo strumentale che realisticamente, è la soluzione dei due stati, che non si regge in piedi e che è fondata su un’ipotesi collaborazionista di al Fatah e Abu Mazen, verso cui Zeev Sternhell appare scettico:
«Siamo alle solite: si cerca di mascherare l’impotenza politica con l’esercizio della forza militare. In passato, la "politica" delle eliminazioni mirate ha finito per rafforzare Hamas e i gruppi radicali palestinesi. Possiamo anche uccidere o incarcerare tutti i ministri di Hamas ma ci chiediamo poi chi oserà far parte di un governo "collaborazionista"? O riteniamo davvero che Abu Mazen possa trasformarsi in un Pétain palestinese? L’impotenza della forza (militare) sta trasformando Gaza in una sorta di "Somalia" mediorientale: un avamposto dell’inferno, in cui covano rabbia, frustrazione, odio, desiderio di vendetta. Una miscela esplosiva - manipolabile dai vari Bin Laden, Ahmadinejad, Nasrallah… - che mette a rischio Israele molto più di un primo ministro di Hamas. Se a Gaza muore la speranza, saranno altri, non certo Israele, a trarne giovamento».
Il mondo politico israeliano, dall’estrema destra alla sua estrema sinistra, mi è spiritualmente estraneo e non nutro interesse alcuno per uno studio delle differenti dislocazioni e graduazioni parlamentari, per la geografia politica di uno stato che resta carente di legittimità storica. Analisi lucide come quelle di Zeev Sternhell mi appaiono però interessanti nella misura in cui sembrano offrire spiragli per una soluzione internazionalmente accettibile, che però non è quella impossibile dei due stati o quella in atto del compimento del genocidio palestinese, ma quella dello stato unico binazionale dove imparino a convivere arabi palestinesi ed ebrei israeliani.

3. Incomincia a cadere la maschera dei “Corretti Informatori”. – Nell’articolo di Umberto De Giovannangeli si dice di Zeev Sternell che è «uno degli intellettuali più in vista di Israele e più affermati livello internazionale». Invece i “Corretti Informatori” si esprimono criticando i gusti del giornalista cui «piacciono gli analisti alla Zeev Sternhell, anche se il loro ascolto in israele è uguale a zero». Non so come stiano le cose in Israele, ma concordo sul rilievo internazionale di Sternhell a me noto per chiara fama. Non mi sembra dubbio dove i “Corretti Informatori” siano politicamente collocabili nel quadro politico israeliano. Probabilmente un’area che conta tanti zero ma con qualche numero davanti. Buon per loro. Non solo Sternhell, ma molti altri hanno divinato il loro futuro. Sternhell, che sembra favorevole alla soluzione dei due stati, non è cieco davanti alla situazione attuale: «
Il motivo che è alla base delle violenze fra noi e i Palestinesi, non è cambiato: quando due nemici non si parlano, non cercano e non presentano una vera, sincera e profonda soluzione al problema, si è condannati alla perpetuazione della violenza. Le violenze continueranno fin quando da parte palestinese non si arriverà alla definitiva e generale accettazione della esistenza di Israele, alla comprensione che Israele non è cancellabile dalla mappa, e che la terra deve essere divisa fra i due popoli. E le violenze continueranno anche se il governo israeliano proseguirà sulla strada intrapresa da Sharon, senza cercare di affrontare veramente e risolvere il conflitto intorno ad un tavolo di trattative. Olmert vuole portare avanti un altro piano di ritiro unilaterale. Come se i Palestinesi, una volta usciti noi Israeliani, potessero essere felici e svilupparsi in una nazione frammentata in cantoni. Purtroppo il risultato sarà, ancora una volta, il semplice spostamento delle linee delle ostilità.…».
Tuttavia, Sternhell non sembra affatto ignaro della difficoltà della soluzione a due stati:
«Abbiamo eliminato il fondatore di Hamas (lo sceicco Ahmed Yassin, ndr), abbiamo proseguito con il suo successore (Abdelaziz Rantisi, ndr) ma Hamas è cresciuto, si è radicato nella società palestinese fino a vincere le elezioni di gennaio con un consenso popolare che certo non è stato estorto con la forza. Possiamo anche uccidere o incarcerare tutti i ministri ma ci chiediamo poi chi oserà in campo palestinese far parte di un governo “collaborazionista”? O pensiamo che per Israele sia meglio che nei Territori si consolidi il caos armato? Per negoziare la pace, Israele ha bisogno di un interlocutore realmente rappresentativo e non di un Pétain palestinese».
Può darsi che sia l’impopolarità della soluzione dello Stato unico binazionale a trattenerlo dal trarre conclusioni implicite nelle sue analisi. Possiamo essere certi che se Sternhell lasciasse simili dichiarazioni le voci critiche dei “Corretti Informatori” si sentirebbero da Torino a Tel Aviv.

4. Ipocrisia sotto la sabbia. – Resta un fatto tanto grave quanto significativo l’estremismo che ha portato ad attentare alla vita di Sternhell. Non credo che sia un fatto isolato e marginale come vorrebbero far credere i “Corretti Informatori”. Che la vita in Israele sia un inferno lo ha detto Avraham Burg, che se ne andato in Francia. Ad emigrare in seguito a minacce per la sua vita è stato anche Shlomo Sand che ha rivelato ad un gran publico la “pulizia etnica” sulla quale è stato costruito lo stato di Israele. Il modo in cui è stato costruito rende inaccettabile qualsiasi ipotesi dei due stati, dove gli indigeni scacciati dalle loro case e dai loro villaggi dovrebbero accettare di vivere non già in “cantoni” separati secondo un’espressione eufemistica di Sterhell (vedi sopra), ma in vere e proprie riserve indiane dalla precaria esistenza. A livello mediatico i “Corretti Informatori” partecipano pienamente di quell’estremismo da cui ipocritamente dicono di voler prendere le distanze. Quando Ahmadinejad parla di implosione interna di Israele sa quel che dice. Conoscendo la “doppiezza” sionista non vi sarebbe addirittura da stupirsi se i mandanti di un determinato attentato li si venisse a scoprire in quegli stessi che pronunciano pubbliche condanne quanto per ingannare l’opinione pubblica internazionale e continuare ad esportare il mito di Israele “unica” democrazia del Medio Oriente. Possiamo perfino essere d’accordo sull’«unica» se nell’accezione di “singolare” ovvero «anormale», secondo quanto lo stesso Sternhell sembra riconoscere.

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(segue)

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