mercoledì 22 ottobre 2008

Silenziati: 53. Paolo Barnard e le verità difficili da manipolare

Home
Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Ahmadinejad - Aloni - Arbour - Barghouti - Barnard - Berti - Blondet - Burg - Caio - Cardini - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Finkelstein - Giorgio - Gideon Levy - Morgantini - Odifreddi - Paci – Pappe - Romano - Sabahi - Salerno - Sand - Schiavulli - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vanunu - Vattimo -
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Sezioni tematiche. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. L’11 settembre: misteri, dubbi, problemi. – 4. Rudimenti sul Mossad: suo ruolo e funzione nella guerra ideologica in corso. 5. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano di Gaza. – 6. La pulizia etnica della Palestina. – 7. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 8. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 9. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 10. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 11. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 12. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 13. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 14. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 15. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 16. La sotterranea guerra giudaico-cristiana dei nostri giorni. – 17. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 18. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 19. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 20. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

La mia conoscenza di Paolo Barnard è dovuta al suo libro “Perché ci odiano”, dove il perché ha valore causale e non interrogativo. Da questo libro è tratta un’ampia citazione messa qui in epigrafe. Ho apprezzato molto il libro, che ho letto tutto d’un fiato e che tengo a portata di mano per approfondire gli argomenti da lui trattati con ricerche in rete. Una Google alert mo porta oggi la notizia di un suo sito, al quale è possibile accedere direttamente, cosa che farò con una certa frequenza integrando le informazioni ivi contenute con l’impianto del mio blog. Riporto il testo introduttivo del sito di Barnard, efficace come sempre:
Cari amici e amiche,

in Italia i fautori del Sistema non vi vogliono protagonisti, cioè cittadini forti nell’autostima, centrali, singolarmente attivi, imprescindibili nei diritti e nei doveri. Se voi lo diveniste, il Sistema ne sarebbe spazzato via, e con esso i suoi scherani. Il Sistema vi vuole piccoli, obnubilati e intimoriti. In Italia i fautori dell’Antisistema non vi vogliono protagonisti, cioè cittadini pensanti, primi attori dell’attivismo, ciascuno ideologo e personaggio trascinatore di se stesso nella ribellione. Se voi lo diveniste, l’Antisistema perderebbe il suo potere, e i suoi ‘paladini’ perderebbero la loro inebriante fama, gli introiti e il loro smisurato ego. L’Antisistema vi vuole piccoli, acritici e adoranti. Leggete dunque ciò che vi offro dimenticando per intero chi sono, e tenendo invece in primo piano chi siete voi. I miei scritti e i miei pensieri sono solo una fonte da consultare fra le tante, alla stregua delle pagine di una Garzantina o di una ricerca su Google. Le idee finali, il cosa fare, la verità non stanno in questo sito o nelle opere di chiunque altro, ma nella testa di ciascuno di voi. Perché ciascuno di voi è tutto.

Questa mattina ho anche voluto cercare il nome Barnard nell’archivio di Angelo Pezzana, che si nasconde dietro la testata «Informazione Corretta», dove sono ormai convinto che rappresenti assai malamente gli interessi di Israele e dell’ebraismo in generale. Procura loro più antipatie e ostilità che non consensi. Non mi stupirei se da Israele gli chiedessero di smettere. Ma non è questo il luogo per parlarne. Ho trovato un solo documento riguardante Paolo Barnard, ma non credo perché Barnard abbia poco da dire su ciò che abitualmente interessa l’ideatore della testa IC e gli eventuali collaboratori, se IC costituisce una vera e propria redazione o un gruppo militante del sionismo torinese. No, semplicemnte Paolo Barnard è stato silenziato dal sistema informativo italiano e credo siano poche le sedi dove lo facciano scrivere o gli lascino fare il suo mestiere di giornalista e reporter. A noi qui pare quanto mai opportuna una scheda attraverso cui seguire la sua presenza in rete.

Versione 1.6
Status: 27.10.08
Sommario: 1. L’informazione manipolata in favore di Israele: la ragion d’essere dei “Corretti Manipolatori”. – 2. Scambio epistolare fra Paolo Barnard e Marco Travaglio. –

1. L’informazione manipolata in favore di Israele: la ragion d’essere dei “Corretti Manipolatori”. – Non poteva mancare nella testata di Angelo Pezzana, l’omosessuale del FUORI e per anni attivista radicale, dove in radio radicale teneva un’apposita rubrica, poi cessata per motivi che ci sono ignoti, ma forse non essendo estranei i toni e la faziosità che si ritrovano nei “commenti” di IC. Forse anche per i radicali era troppo. Ma non possiamo sapere: sono solo congetture. Che riguardi Paolo Barnard vi è un solo documento che riportiamo per intero, aggiungendo poi un contro commento interlineare, che a differenza delle interlinee di un Bordin in radio radicale per noi sono soltanto l’analisi critica di un testo. L’informazione dei media è cosa di cui si dovrebbe sistematicamente e preventivamente diffidare. Nessuna informazione che un lettore attento riceve dovrebbe da lui venire accettata senza un esame critico. È questo il solo modo in cui ci si può difendere, salvo la decisione di non leggere nessun giornale, ascoltare radio, vedere televisioni. Ma non è cosa praticabile al giorno d’oggi. Purtroppo pochi lettori sono capaci di una decostruzione critica della notizia, di uno smontaggio e di una ricomposizione. Lo sanno così bene i padroni dei media che proprio per questo investono i loro danari per appropriarsi del sistema della comunicazione. Quando non basta assumere la proprietà di una testata, esistono poi ascari come quelli di IC, che concorrono agli interessi generali dell’Impero e della Provincia imperiale. Giornalisti come Paolo Barnard sono un piccolo disturbo facile da neutralizzare. Il testo in grassetto è di «Informazione Corretta», ovvero di Angelo Pezzana, noto ed eminente storico e filosofo, mentre il tondo è il testo incriminato di Paolo Barnard ed il corsivo rientrato è il mio commento.
Il sito PEACELINK pubblica un articolo di manipolazione storica antisraeliana
[Per chi esamina criticamente la rassegna stampa di IC di manipolazione dell’informazione a favore dello stato coloniale di Israele ne trova tanta e così stupidamente congegnata da poter ragionevolmente ritenere che tutto sommato serva più a far danno che non a giovare alla causa sionista, convincendo il lettore non prevenuto che abbia pienamente ragione Paolo Barnard quando sostiene che Israele in tutta questa lunga e sporca faccenda ha «torto marcio».]
del giornalista di Report (Rai3) Paolo Barnard.
Di seguito, il testo con le nostre critiche:

Si tratta di una cronologia che dimostra come il Terrorismo sia stato da sempre uno strumento proprio sia dei sionisti che dello Stato di Israele, e dunque non una prerogativa esclusivamente palestinese e/o islamica.
[Basta citare per tutti il caso dell’attentato al King David Hotel, che credo possa paragonarsi per l’epoca ed il luogo all’attentato alle Torri Gemelle. Fu questo l’atto fondativo dello Stato di Israele, uno stato nato dal terrorismo e dalla pulizia etnica. A narrare la “pulizia etnica” è lo storico ebreo Ilàn Pappe, costretto da minacce a lasciare lo stato di israele ed emigrare in Inghilterra. Per non parlare poi di Vanunu, condannato e segretato per aver svelato al mondo l’esistenza dell’atomica israeliana. Vanunu fu rapito dal Mossad in Roma. Il terrrorismo percorre tutta la storia del sionismo, prima e dopo la fondazione dello stato di Israele. La stessa «Informazione Corretta» con le lettere istigate in direzione di giornali e giornalisti non filoisraeliani o di ideologia olocaustica è una forma di terrorismo ideologico. Si arriva a pretendere il licenziamento di giornalisti o di impiegati pubblici e privati colpevoli di non essere ideologicamente allineati con il cervello dell’ipiratore del pubblico linciaggio. Si schignazza di gioia quando qualcuno viene licenziato o passa dei guai. Solo una mente depravata può arrivare a tanto]

Come sapete, oggi la "narrativa" ufficiale sul Medioriente non riconosce questa verità storica, e solo ai palestinesi viene ufficialmente chiesto di fermare il Terrorismo.

Lasciamo un attimo da parte la storia, sulla quale Barnard scrive per altro molte falsità: oggi sono i palestinesi ad esercitare il terrorismo, non certo Israele.
[Andrebbe peraltro precisate quali sono le “molte falsità” scritte da Barnard. Ancora abbiamo letto solo alcune righe e non abbiamo trovato niente di falso. Se poi il “Corretto Manipolatore” intende che «oggi» Israele non fa più del terrorismo, mentree «oggi» sono solo i palestinesi che fanno queste brutte cose, è possibile una duplice obiezione: a) è tutto da vedere se il Mossad e servizi più o meno occulti non praticano ancora oggi il terrorismo. Probabilmente, non tengono conferenze stampa dopo ogni attentato o manovre occulte che per loro natura devono restare segrete e senza rivendicazione: uccisioni, manomissioni di impianti, ricatti, ecc. b) in quanto “vittime” acclarate i palestinesi ha diritto ad una legittima resistenza. È esso stesso “terrorismo” la pretesa di delegittimare come “terrorismo” ciò che è invece legittima Resistenza in condizione per i palestinesi fortemente svantaggiata rispetto alle guerre tradizionali di eserciti eguali per struttura ed armamenti che si fronteggino l’un l’altro secondo regole sancite da trattati e convenzioni. Non vi è nessuna legge internazionalmente riconosciuta, nessuna carta dei diritti umani che riconosca a dei coloni israeliani-sionisti il diritto di cacciare dalle loro case e dai loro villaggi gli abitanti indigeni, pretendono che il decorso degli anni costituisca a favore degli occupanti una sorta di diritto di usucapione. Poteva essere vero nell’epoca della barbarie giuridica, ma non oggi in un mondo che dice di ripudiare la guerra e perfino usa fare la guerra per stabilire i “diritti umani”. Mai come ai nostri giorni la guerra ha conosciuto una maggiore intensità e radicalità, mai ha conosciuto tanta potenza distruttica capace di distruggere il pianeta non una sola volta, ma tante volte fino a ridurlo in un ammasso di meteoriti. Anche Israele si è voluta attrezzare con un suo arsenale atomico, del quale non si deve parlare, benché sia un segreto di Pulcinella, un segreto che il povero Mordechai Vanunu ha scontato anni ed anni di carcere per averlo violato].
Noi tutti sappiamo quanto questo sia non solo ingiusto, ma anche controproducente per ogni speranza di pace. Non ci sarà pace senza verità. Purtroppo però tanti di noi, dai giovani attivisti ai semplici cittadini di buon senso, non sono in grado di sostenere queste tesi con argomentazioni inoppugnabili o senza timore di essere accusati di faziosità o, peggio, di antisemitismo.
Il mio documento offre uno STRUMENTO accessibile a tutti per poter sostenere e divulgare senza timore di smentite ciò che sappiamo essere più vicino alla verità e soprattutto più utile alla pace. Si badi bene, il documento non pretende di avere valore storiografico. Non e' scritto per l'esperto. E' scritto per le persone comuni, e si basa su fonti al di sopra delle parti: l'ONU e Amnesty International

L’Onu è una fonte al di sopra della parti? In realtà si tratta di un organismo che ha sempre espresso maggioranze antisraeliane formate da paesi arabi, dittature del terzo mondo e un tempo dai paesi del blocco sovietico.
[Ero alla presentazione di libro di Emanuele Ottolenghi, fatta da Fini e Polito. Intervenni qualificandomi come docente di filosofia del diritto sulla spinosa questione della legittimità dello stato di Israele. Gettai lo scompiglio nella sala piena di ebrei romani. Qualcuno pensò di confutarmi dicendo che vi era stato il riconoscimento dell’ONU nel 1948 e sarebbe questo il principale titolo del diritto di Israeele ad esistere in quanto stato ebraico, fondato sull’apartheid e sulla pulizia etnica. In realtà fu quella la più discutibile e parziale decisione dell’ONU riguardo Israele. Ad essa si giunge con un’azione di lobbying, di cui vi è menzione in Tom Segev. L’ONU era stato allora appena istituito ed era ostaggio dei vincitori della seconda guerra mondiale. In seguito dell’ONU fecero parte tutti o quasi gli stati della terra, grandi e piccoli, almeno della sua Assemblea generale dove hanno una tribuna. Altra cosa è il Consiglio di Sicurezza. Per l’ONU si possono fare certamente delle critiche, ma non è Israele che può farle. L’ONU malgrado l’influenza degli USA e degli amici di Israele ha condannato Israele numerose volte per la sua politica coloniale di conquista e per violazione dei diritti umani. In ultimo, ai primi di settembre 2001, in Durban, un’apposita commissione stava condannando il sionismo equirandolo al razzismo. Il meeting fu sabotato da Usa e Israele. Adesso è in atto una campagna di delegittimazione e diffamazione dell’Onu da parte di israele e Usa perché dovrebbe riunirsi una Durban II. Certo, l’ONU non è stata imparziale quando nel 1948 permise la nascita di Israele e la spartizione della Palestina. Sarebbe come se l’ONU decidesse di spartire l’Italia contro la volontà degli italiani. A parte la decisione iniziale, drogata, in effetti oggi quasi sempre l’ONU nella sua Assemblea Generale esprime “maggioranze antisraeliane”: il mondo è in maggioranza antisisraeliano, o meglio antisionista, offendendo il sionismo anche in senso morale delle peggiori dittature. Quel che è troppo è troppo anche per i più feroci dittatori, che si possono permettere un barlume di libero giudizio morale.]
Di un’organizzazione che ha affidato a dittature la presidenza di commissioni per i diritti umani, che ha prodotto centinaia di risoluzioni contro Israele, ma ha taciuto sulla Cecenia o sui laogai cinesi.
[Israele è il caso più eclatante di violazione di ogni principio giuridico. Non si può criticare indicando altre situazioni che hanno storia a se. La Cecenia? È un problema interno sovietico.
La Cina? È uno stato sovrano che ha il diritto dovere di risolvere i suoi problemi interni. Chi glieli dovrebbero risolvere? Gli Usa o Israele? Hanno un evidente interesse allo smembramento della Cina e alla guerra civile interna. La storia della Cina nei suoi rapporti con l’Occidente incomincia nel 1840 la la guerra dell’oppio. L’Inghilterra faceva guerra alla Cina perché vi fosse piena libertà di smerciare l’oppio da cui traeva utili. Nello stesso anno
Palmerston favoriva in Medio Oriente la costituzione di un “focolare ebraico”, il cui scopo era la disgregazione dell’Impero Ottomano. Nel 1917 con Balfour si proseguiva sulla stessa linea. Nel 1948 con un’azione di lobbying l’ONU costituiva il principale titolo di legittimazione per l’esistenza dello stato di Israele. Gli altri titolo sono costituiti dal riconoscimento diplomatico degli stati per lo più alleati e vassalli degli Usa. Ma quasi tutti gli stati mediorientali non riconoscono l’esistenza di israele. Questi stessi stati sono membri dell’ONU. Potrebbero uscirne, ma a subirne danno sarebbe l’ONU stesso che perderebbe di rappresentatività e legittimità. In effetti, non potendo interamente controllare l’ONU, come era nelle sue intenzioni iniziali, gli USA stanno tentanto di soppiantarlo e di sostituirlo con una fantomatica Lega delle Democrazie, dove appunto modelli di democrazia sarebbe Israele, fondato sulla pulizia etnica, sull’apartheid, sulla menzogna del popolo d’Israele che torna in patria, sul sionismo, sul razzismo, sull’occupazione illegale delle case e dei villaggi altrui; e gli Usa, formatisi sul genocidio degli indiani d’America e sull’importazione di schiavi negri. Bush ha potuto nel 2000 assicurarsi la sua elezione a presidente solo grazie a brogli che hanno escluso gli elettori di colore. Questi sono i modelli di democrazia della progettata Lega delle Democrazie. Gli altri presumibili componenti sono stati vassalli e fantocci]
Nemmeno Amnesty, che per anni ha condannato l’antiterrorismo israeliano senza spendere una parola sul terrorismo suicida (vi è poi stata costretta dalla critiche) può essere considerata imparziale.
[Il “terrorismo suicida” è innanzitutto suicida. Se un marziano venisse sulla terra faticherebbe a capire perché mai gli umani, per i quali la vita umana è il bene sommo, decidono di porvi termine con le loro stesse mani. I sionisti diffamano, come sempre, ma se vanno a leggersi la loro Bibbia, trovano l’episodio di Sansone che volle morire con “tutti” i Filistei: tutti, dunque anche donne, vecchi, bambini? Si tratta in realtà di resistenza condotta all’estremo possibile ed immaginabile, cioè il sacrificio della propria vita nel rifiuto della servitù e dell’oppressione. I romani antichi conquistarono tutti il mondo, anche Israele, di cui nel 70 distrussero il Tempio. Ma i romani sapevano in genere con l’esercizio della giustizia ottenere l’obbedienza dei popoli assoggettati che con il tempo diventavano romani a tutti gli effetti. I sionisti, in pratica – come racconta Sand – una banda di avventurieri senza scrupoli venuti da ogni parte del mondo, sanno suscitare solo repulsione da parte di indigeni, che non vogliono per nulla integrare, ma solo espellere se non eliminare fisicamente, magari al riparo di occhi indiscreti. Ma l’ONU questo lo sa. Israele è per definizione stato “ebraico”, cioè razzista. Le prime pagine del libro di Sand, di cui ho iniziato a leggere la traduzione francese, contiene note divertenti al riguardo, come il catalano che si vide riconoscere la nazionalità e religione “catalana” nella sua carta di identità perché rifiutava la menzione di “ebraica”, essendo obbligatoria e discriminatoria l’appartenenza religiosa e non previsto né ammesso l’ateismo. Se Israele continua ad uccidere e massacrare, chiami ciò come la propaganda vuole, ma non lo può fare in nome di un diritto condiviso e soprattutto non può pretendere la solidarietà e la copertura di quanti possono permettersi di essere per davvero terzi e neutri senza dover rendere conto a nessuno oltre fuori di se stessi e della propria coscienza.]
principalmente. Queste fonti sono la sua forza. Ve lo offro sperando che lo divulghiate il più possibile, perché quella "narrativa" distorta sul Terrorismo
[Edward Said ha già avvertito verso la meta degli anni Settanta come la grossa operazione propagandistica, martellante fino ai nostri giorni e fino all’ignobile “corretto” commento pezzaniano consista nel confondere scientemente la legittima resistenza del popolo palestinese con il terrorismo. Vengono addirittura compilate apposite liste per definire chi è terrorista e chi non lo è. L’operazione è fin troppo chiara ed evidente: deligittimare ed isolare le vittime, consentendone lo sterminio legale. Altro che Hitler e nazismo, probabilmente diffamati a torto. Qui siamo a ben altri livelli di raffinatezza e perfezione formale. L’ipocrisia istituzionalizzata si diletta in fiction di ogni genere sul nazismo, che serve a confinare i nostri scrupoli in un passato indicato come modello negativo da evitare e da additare a scolari e studenti delle scuole di ogni ordine e grado, ma si rifiuta di vedere ciò che di ben più grave e certo si svolge sotto i suoi occhi e con la sua copertura e complicità morale]
in Palestina sta causando tragedie all'infinito. Dobbiamo rettificarla, assolutamente, come primo passo per la pace. Nell'introduzione troverete maggiori dettagli.
Grazie
Paolo Barnard, giornalista di Report, RAI3.

Introduzione.

In Medioriente dilaga il fenomeno del Terrorismo. A noi è particolarmente noto il Terrorismo palestinese e/o islamico, ma c’è anche il Terrorismo israeliano. Il primo è internazionalmente riconosciuto, il secondo no. E qui sta il problema.

Prima di continuare e per sgombrare il campo da possibili equivoci, ribadiamo con decisione che non v’è dubbio che per decenni alcuni gruppi palestinesi si siano macchiati, e ancora oggi si macchino, di orrendi crimini terroristici che non trovano alcuna giustificazione politica né morale. La condanna di questi crimini, che storicamente colpiscono soprattutto lo Stato di Israele, deve essere assoluta. Eppure, rimane il fatto che in Occidente si fatica ad ammettere che Israele ha praticato e pratica il terrorismo. Taluni rigettano questa nozione radicalmente, anche se la Storia lo dimostra in maniera incontrovertibile. Ciò ha dato origine a una impostazione ideologica errata e catastrofica nelle sue conseguenze, a causa della quale ogni approccio internazionale al conflitto israelo-palestinese viene fatalmente viziato da un sistema di "due pesi due misure": solo ai palestinesi viene formalmente chiesto di abbandonare le pratiche terroristiche, a Israele mai. Questo produce continui fallimenti.

Tale pregiudizio trova appoggio in vaste fasce delle opinioni pubbliche occidentali. Infatti, alle parole "Terrorismo mediorientale" noi associamo d’istinto i volti dei guerriglieri palestinesi, libanesi o iraniani, ovvero del fanatismo islamico armato; ma non ci viene altrettanto spontaneo associarvi i volti dei soldati d’Israele, o quelli dei loro leader politici. Questo è potuto accadere perché l’Occidente ha intenzionalmente alterato la “narrativa” del conflitto israelo-palestinese, per tutelare i propri interessi nell'area. Lo dimostra lo stesso linguaggio mediatico internazionale: da anni in tv o sulle prime pagine dei giornali gli attacchi palestinesi contro i civili israeliani sono sempre definiti (a ragione) “erroristici”, ma quelli altrettanto terrorizzanti delle Forze di Difesa Israeliane contro i civili palestinesi sono sovente chiamati “di autodifesa”; le azioni dei kamikaze di Hamas sono “massacri”, mentre le centinaia di omicidi extragiudiziali commessi dai Servizi Segreti israeliani vengono definiti “esecuzioni capitali mirate”, e così all’infinito (Chomsky-Fisk-Said et al.).

1) non esistono operazioni militari israeliane rivolte contro i civili palestinesi 2) non esistono esecuzioni extragiudiziali israeliane, Israele colpisce terroristi che costituiscono un pericolo reale e imminente; colpisce obiettivi militari legittimi per evitare attentati e perdite di vite umane; non compie esecuzioni capitali senza processo, ma atti di guerra. Di una guerra difensiva
[L’evidenza delle operazioni programmate contro i civili non puà essere negata e non sono certo i “corretti informatori” a poterci far ricredere. I 750.000 civili etnicamente ripuliti nel 1948 dalla Palestina invasa ed occupata dal sionismo israeliano non sono un’invenzione di Ilàn Pappe. Così tutte quel che succede nei numerosi campi profughi. Gli incidenti non voluti – si dice – per cui possiamo leggere di una madre seduta per fare colazione con i suoi quattro bambini e che si vede cannoneggiata: scusate, ci siamo sbagliati, cercavamo terroristi in divisa e con indicazione dei gradi. Ho appena rivisto il vecchio film di Kubrick “Il dottor Stranamore”, nella scena in cui il generale impazzito ordina ai suoi soldati: se qualcuno si avvicina a meno di 200 metri, chiunque sia, sparate e solo dopo chiedete chi è. Sembra un film di Sordi, dove l‘attore risponde al fuoco di una sentinella: «Che fai? Prima spari e poi dici “chi va là”». Che in una guerra asimmettrica iniziata e concepita per sottrarre territorio a popolazioni indigene da espellere è una constatazione evidente che ogni perdita di civili sia cosa che rientra nella strategia da lungo tempo programmata. Che la guerra sia “difensiva” dopo aver programmato l’occupazione coloniale ed il genocidio, è affermazione ridicola se non fosse tragicamente seria. Certamente, si può dire che ogni minima resistenza all’aggressione è a sua volta un’aggressione da cui ci si difende. Ma è come pretendere che l’agnello sacrificale neppure dia segno di dolore al coltello che gli viene affondato in gola. Veramente disgustoso ed infinitamente immorale!]
Tutto ciò ci ha lentamente resi incapaci di riconoscere l'esistenza del Terrorismo di matrice israeliana, assieme alle atrocità che causa e che ha causato. E' imperativo rettificare questo pregiudizio, iniziando dalla accettazione, da parte della comunità internazionale impegnata nel processo di pace, della verità storica. Questo significa che mentre giustamente condanniamo il Terrorismo palestinese, dobbiamo abbandonare il nostro rifiuto di riconoscere e di censurare il Terrorismo di Israele. Se ciò non accadrà, non vi è speranza di pace in Medioriente. A prova di quanto affermato sopra, sono di seguito elencati alcuni fra i peggiori atti di Terrorismo commessi in Medioriente dalla comunità sionista prima e da Israele o da israeliani poi, con una scrupolosa bibliografia. Le fonti sono principalmente i documenti dell'ONU e di Amnesty International; questo perché siamo consapevoli che nell'esporre un tema tanto controverso ci si deve affidare a fonti assolutamente e storicamente al di sopra delle parti. Abbiamo di proposito scartato ogni fonte che potesse anche vagamente essere accusata di partigianeria, e per tale motivo siamo stati costretti a non includere in questo documento centinaia di "atti di Terrorismo israeliani" riportati nella letteratura sul Medioriente.

Lo ribadiamo: questo lavoro non e' un atto di accusa contro Israele fine a sé stesso, perché se così fosse sarebbe un esercizio sterile. Esso vuole aiutare il pubblico a rettificare quella "narrativa" distorta che basandosi su "due pesi due misure" condanna il Medioriente a una violenza senza fine. Ai lettori il giudizio.

SINTESI STORICA ESSENZIALE PER LA COMPRENSIONE DEL DOCUMENTO.


Al declino dell'impero Ottomano, a partire dal 1880, gruppi di ebrei europei emigrarono in Palestina dove stabilirono alcune colonie. Fondarono il movimento Sionista, da cui presero il nome di sionisti. Nel 1914, gli immigranti sionisti in Palestina erano 85.000, gli arabi musulmani e cristiani erano 500.000, ai quali si aggiungevano gli ebrei cosiddetti Ottomani (già presenti da tempo in Palestina e perfettamente integrati). Nel 1916 le potenze europee siglarono l'accordo di Sikes-Picot: si trattava del piano alleato per dividere l'impero Ottomano (in disfacimento). Gli inglesi di fatto divennero la potenza coloniale in Palestina. Nel 1921 cominciarono gli scontri fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 morti arabi).

Nel 1921 iniziarono le violenze arabe contro gli ebrei, che si difesero
[Le intenzioni aggressive dei coloni sionisti erano precedenti ben oltre il 1921 ed in quest’anno i loro obiettivi erano ormai ben noti agli arabi, che avevano già manifestato la loro insofferenza fin dalle prime avvisaglie di insediamento coloniale. Il 26 febbraio 1884, in piena cultura coloniale, si chiudeva in Berlino una conferenza alla quale partecipano tutte le potenze coloniali, Inghilterra e Francia in primis. Sottoscrivono un Atto generale dove fissano il comune intento di spartirsi le conquiste territoriali, secondo il principio: «Non si possono occupare che terre non appartenenti ad alcuno e abitate da tribù barbare». Il razzismo sarà uno dei principali capi di imputazione del nazismo, ma è già largamente presente nell’Europa del XIX secolo: i nazisti vengono buon ultimi e portano pena! Il principio della terrà di nessuno o abitata da barbari sarà po alla base dell’occupazione sionista. La formula berlinese sarà ripresa da Theodore Herzl, che ne “Lo Stato degli ebrei ” così scrive: «Se Sua Maestà il sultano ci desse la Palestina, noii potremmo farci carico di assestare completamente le finanze della Turchia. Per L’Europa, costiituiremmo un baluardo contro l’Asia, saremmo la sentinella avanzata della civiltà contro la barbarie». Nei suoi diari pubblicati integralmente nel 1960, Herzl scriveva: «Per prima cosa i sionisti dovranno procurarsi terre arabe in quantità sufficiente…La popolazione araba sarebbe giusto adatta per servire ai bisogni coloniali degli ebrei… Dovremo sforzarci di espellere le popolazioni povere, cercando per loro mun lavoro nei paesi di transito e negando loro lavoro nel nostro paese. Il processo di espropriazione e trasferimento dei poveri deve essere realizzato con discrezione e circospezione». La pulizia etnica era già nella mente di Herzl e agli albori del sionismo, anzi insita nel sionismo stesso. Quando ai primi del settembre 2001 in Durban la Commissione Onu per i diritti umani stava per equiparare razzismo e sionismo, sapeva quel che faceva. Fu solo il pronto boicottaggio di Usa ed Israele che non permise la conclusione dei lavori. I palestinesi, comunque, nel 1921 ed ancor prima, erano certamente poveri ma non così barbari da non comprendere la sorte che si preparava loro. Rispetteranno pure la proibizione del sangue – secondo le contestazioni fatte ad Ariel Toaff per il suo libro “Pasque di sangue” – ma i sionisti ebrei conoscono metodi “discreti” per un genocidio non meno efficace. Al confronto i nazisti si rivelarono grossolani dilettanti, ammesso e non concesso che avessero avuto le intenzioni loro comunemente attribuite: ed in ogni caso avevano precedenti in tutte le potenze coloniale del XIX secolo, Stati Uniti compresi, oltre che nei padri spirituali di quelle che sarebbero state le loro vittime.]
Nel 1922 l'Inghilterra ricevette dalla Lega delle Nazioni il Mandato per la Palestina.
I rapporti fra arabi e sionisti si deteriorano, e nel frattempo le tensioni vengono peggiorate dalla ulteriore ondata di immigrazione di ebrei che fuggono dalla furia genocida di Hitler

Manca la notizia della totale opposizione araba all’immigrazione ebraica
[Quello che manca manca. Manca però di chiarezza anche questa riga di “corretto” commento. Supponendo che abbia un senso anziché nessuno, proviamo ad interpretare. E perché mai gli arabi avrebbe dovuto accogliere a braccia aperte i nuovi coloni immigrati? Perché fuggono da Hitler? O meglio perché quanti organizzano la “fuga” hanno pensato proprio alla Palestina, già ingolfata da una presenza eccessiva di coloni, anziché ad altre parti del mondo? In realtà, i sionisti che già dalla seconda metà dell’Ottocento avevano propgrammato la colonizzazione e pulizia etnica della Palestina hanno colto la grande opportunità di poter aumentare la massa critica d’urto per superare il divario demografico con i palestinesi indigeni: quanto più sarebbe aumentato il numero degli ebrei immigrati tanto più sarebbe stato facile espellere i palestinesi. Non venivano a cercare rifugio ma a rivendicare la “terra ancestrale”, scacciandone i legittimi residenti. Ùn’orda barbarica pensava di poter ripetere con benedizione rabbinica un nuovo sterminio dei Cananei. La Nakba, cioè la pulizia etnica, è del 1948, ma il processo di espulsione dei palestinesi era stato pensato ed iniziato prima ancora che Hitler nascesse. Dalla pagine iniziali del libro di Shlomo Sand sull’invenzione del popolo ebreo si apprende la figura di alcuni di questi immigrati degli anni 4o: veri e propri avventurieri. Inoltre, lo stesso Sand riporta il dibattito fra Graetz e von Treitsche, da cui emerge nettamente un nazionalismo sionista di tipo razziale e razzista. La reazione nazista al nazionalismo etnico sionista non nasce dal nulla. Temi che meritano il dovuto approfondimento in altra sede. Qui basta obiettare all’estensore della parte sopra in grassetto che gli arabi non solo non avevano il dovere morale di accogliere a braccia aperte i coloni che venivano a cacciarli dalle loro case e dai loro villaggi, ma avevano ogni diritto di respingerli. Se una colpa deve essere qui ricercata, la si deve individuare nella “comunità internazione’ di allora, un termine vuoto che significa poco o nulla, una mera espressione linguistico-letteraria. La grandi potenze sapevano quali erano le concrete condizioni della Palestina. Scelsero di continuare la guerra in Medio Oriente scaricando in quelle terre una pressione demografica ed una testa di ponte militare che si trascina fino ad oggi. Le brigate ebraiche organizzate dagli inglesi avevano una base territoriale, o per lo meno avevano un prezzo chiesto per il servizio, così come nella prima guerra mondiale gli esplosivi forniti dall’inventore ebreo avevano lo stesso prezzo: la Palestina con espulsione e sacrificio umano di palestinesi. Secondo i misteri rituali dei sacrifici umani la vittima sacrificale, cioè i palestinesi, avrebbero dovuto gioire per l’alto onore di venire immolati. Questi scostumati si lamentano pure! E che vogliono?]
Cominciano le proposte inglesi di formazione di 2 Stati separati. Esse scontentano sia gli arabi che i sionisti,

Falso: i sionisti accettarono le proposte inglesi, gi arabi no
[Barnard scrive “scontentano” sia gli uni sia gli altri. Non parla né di accettazione né di rifiuto. Ma pur lasciando perdere l’esatta realtà dei fatti accaduti, che è meglio ricontrare direttamente su libri di storia ben documentati, qui vale la pena indagare la testa del “corretto” propagandista, che non è certo un storico alla Tacito. A lume di buon senso ognuno di noi saprebbe come regolarsi se vedendo estranei in casa propria, questi accettano di buon grado di dividere una casa che non è loro, magari rimandando ad un secondo tempo di potersi appropriare dell’intero. È esattamente quello che è successo con i palestinesi: prima si videro prima costretti a subire l’immigrazione armata colonizzatrice e poi avrebbero anche dovuto accettare la spartizione del loro territorio. Immaginiamo se nell’Italia del 2008 i barconi che trasportano da noi disperati, fossero pieni di gente armata di tutto punto. Scesi a terra anziché chiedere assistenza, si mettono a sparare ed uccidere quanti incontrano, quindi ad impossessarsi delle case e delle terre, scacciando quanti vi si trovano dentro, se non addirittura massacrandoli. È quanto succede in Palestina, ad incominciare da cento anni a questa parte. I media e la falsicazione delle più evidenti verità hanno qui la loro responsabilità. Il “corretto mentitore” mente sapendo di mentire, ma sapendo anche che può contare su coperture politiche dento e fuori il nostro parlamento. Il XIX secolo vide il sorgere del nazionalismo etnico, ma rispetto ai popoli “barbari” era caratterizzato dal prassi di trattare i popoli come mero oggetto del diritto, non soggetto. Ancora nel 1948, malgrado le solenne ed ipocrite dichiarazioni dei diritti, vigeva con i palestinesi questa prassi che si trascina ancora oggi con la pretesa etnocentrica di esportare la nostra democrazia, di voler insegnare ad altri popoli come possono e devono vivere. Proprio in questi giorni sperimentiamo tutti a livello planetario come gli Usa hanno frodato il mondo intero sul piano finanziario. La truffa dei soldi è chiara anche ai ciechi. Non è putroppo ancora abbastanza chiara a tutti la truffa ideologica, che incomincia con Israele.]
e le violenze nel frattempo aumentano.

L’”aumento delle violenze” fu un pogrom antiebraico nel 1936

[Qui il “corretto mentitore” sovverte la cronologia. La resistenza che in tutto il corso dei cento anni di immigrazione coloniale i palestinesi hanno tentato di opporre è cose del tutto legittima. I “pogrom” sono storicamente atti di violenza di massa verso ebrei già residenti all’interno di comunità di cui già facevano parte, da tempi immemorabili. Rientra nella ricerca storica l’indagine su perché mai gli ebrei si siano attirati le antipatie e le persecuzioni da parte delle più svariate popolazioni ed in ogni tempo. Ma in Palestina, nel 1936, o nel 1921, o in altri momenti ed episodi poco noti, ma meritevoli di essere ognuno indagati, si trattava propriamente di reazione difensiva delle popolazioni indigene. È il colmo della disonestà intellettuale e della pervesione morale confondere l’aggressore con l’aggredito ed invertirne i ruoli. In fatto di perversione il “Corretto Manipolatore” ha certamente superato ogni limite ed ogni decenza. Propriamente si tratta comunque di uno sciopero generale arabo indetto il 22 aprile 1936. Lo sciopero si estende a tutto il paese. Da questa data ha inizio la Grande rivolta arabo-palestinese contro la colonizzazione.
Viene repressa dalle autorità britanniche che affiancano la violenza dei propri reparti a quella dei coloni e dei reparti sionisti, attrezzati militarmente ad opera degli inglesi. Sei mesi di sciopero si trasformano in una sanguinosa guerra civile, con la prevedibile sconfitta palestinese per la enorme disparità di mezzi. Cinquemila morti, oltre 14.000 feriti, 112 condanne a morte per impiccagione, migliaia di arresti e deportazioni ne sono il tragico bilancio. Se di “pogrom” si vuol proprio parlare, questo fu condotto da inglesi ed ebrei sionisti contro la popolazione locale dei palestinesi, un progrom così ben programmato da disporre di vetture corazzate per gli spostamenti dei coloni sionisti e di prigioni per gli indigeni palestinesi: vedi sopra foto d’epoca. La sorte dei palestinesi è già disegnata nella mente del padre fondatore Theodore Herzl. Vittime predestinate al sacrificio sull’altare di Jahvè ai palestinesi ieri ed oggi non è neppure concesso di lamentarsi.
]

E' a questo punto che i sionisti si organizzano in gruppi di guerriglia.
Nel 1947 gli Inglesi rinunciano al Mandato e passano la palla all'ONU.
Nel Maggio 1948 gli Stati arabi mandano truppe in aiuto ai palestinesi. Ma già le truppe ebraiche avevano conquistato grandi fette di territorio designato dall'ONU come Arabo, provocando la fuga di 300.000 rifugiati palestinesi.

Manca ogni riferimento alla guerra scatenata dai gruppi armati comandati dal muftì di Gerusalemme, Haji Amin Al Hussein, alleato di Hitler durante la seconda guerra mondiale.
[È penoso questo voler riportare ad altro un fatto che di per sé non si giustifica. Intanto la colonizzazione della Palestina inizia molto prima che Hitler apparisse in Germania e nel 1948 era già morto da tre anni. Lo schema mentale è ben noto: Hitler e nazismo sono il Male assoluto della storia e quindi tutto ciò che anche marginalmente può aver avuto relazione con esso è colpito da eguale demonizzazione. Il muftì in questione è un argomento ricorrente in IC. Giustamente, Michele Giorgio in un articolo sulla propaganda volta a creare una ulteriore delegittimazione di Hamas accusata di islamizzazione crescente osserva: «Non è peraltro estraneo a questo ragionamento il ricordare sempre più di frequente - lo ha fatto qualche giorno fa anche Liberazione - le simpatie per il nazismo del Gran mufti di Gerusalemme Hajj Amin al Husseini. L'equazione è semplice: se il mufti palestinese è stato nazista vuol dire che tutti i palestinesi di quell'epoca hanno tifato per Hitler. Una trovata perversa ma priva di qualsiasi logica. Sarebbe come accusare il tutto movimento sionista di aver collaborato con il nazismo solo perchè il suo alto funzionario Rezso Kasztner aveva avuto strette relazioni con Adolf Eichmann». Da aggiungere la notizia secondo cui in data 11 gennaio 1941 «Un documento segreto, pubblicato da “Jerusalem Post” negli anni Ottanta, testimonia i contatti fra il gruppo di Abraham Stern e l'ambasciata tedesca in Turchia al fine di sollecitare la “attiva cooperazione germanica” all'incremento dell'emigrazione ebraica in Palestina».
Ma a monte di ciò, anche sulla base del recente libro di Shlomo Sand, si può ben obiettare che il sionismo in quanto nazionalismo su base etnica è fratello maggiore del nazismo, responsabile di crimini che si estendono nell’arco di un secolo e che complessivamente ha mietuto più vittime di quelle prodotte dal nazismo: Gaza ed i campi profughi non hanno nulla da invidiare ai lager nazisti. Inoltre, non è libero il dibattito e la ricerca sulla effettiva responsabilità dei nazisti accusati di crimini di genocidio verso gli ebrei. Che se ne volessero liberare, non pare dubitabile. Ma la soluzione tentata era quella di espulsione dalla Germania, dove uno degli ideologi del protosionismo, lo storico ebreo
Heinrich Graetz, non amava dimorare, cosa che fu rilevata da Heinrich von Treitschke, in un dibattito nella seconda metà del XIX secolo. Indirettamente, con la creazione dell’ideologia sionista gli stessi ebrei si resero responsabili delle ostilità. ma non ancora moralmente e penalmente censurabili, si formarono in larghi strati dell’opinione pubblica europea fra Ottocento e Novecento. In ogni caso, le alleanze politiche occasionali di questo mufti non ci azzeccano un bel nulla con un processo di colonizzazione violenza e di spossessamento delle case altrui: i palestinesi dell’epoca, o i loro dirigenti, avrebbero potuto allearsi anche con il diavolo in persona, ma ciò non avrebbe mai potuto dare a chicchessia titolo legittimante la pulizia etnica del 1948, la spartizione di un territorio altrui, la fondazione su questo territorio dello stato coloniale di Israele, fondato su un’ideologia razzista come il sionismo e su un’infinità di violazioni dei diritti. All’epoca i palestinesi non avevano nessuno dalla loro parte: come vittime sacrificali erano state consegnati al loro carnefice dalla maggiori potenze, compresi gli Usa, che già dal congresso di Berlino avevano mire coloniali sull’impero ottomana. In queste condizioni di assoluto isolamento qualsiasi alleato, comunque si chiamasse, era benvenuto. Riporto volentieri quanto Sherif el Sebaie ovvero Salamelik scrive al riguardo: «Lo stesso Hajj Amin Al Husseini, mufti di Gerusalemme “inchiodato” dal suo sostegno al Fuhrer del Terzo Reich, chiarì la sua posizione prima della morte, avvenuta nel 1974: più che antisemitismo, la seconda guerra mondiale imponeva una scelta di campo. Gli inglesi erano padroni della Palestina e avevano aiutato gli ebrei a installarvisi per fondare uno stato. In quanto ai tedeschi, non avevano imposto alcun giogo coloniale al mondo arabo, e inoltre erano nemici di inglesi ed ebrei “Il nemico del tuo nemico è tuo amico” aveva concluso. Alla stessa conclusione è arrivato anche Stefano Fabei, autore di “Il Fascio, la Svastica e la Mezzaluna” in un’intervista a Radio Radicale: “Non si può valutare la decisione dei nazionalisti arabi alla luce dell’esperienza moderna e di ciò che conosciamo oggi. Per loro, il fine giustificava i mezzi e comunque il Gran Mufti era all’oscuro della Soluzione finale”». Ma neppure i nazisti sarebbero stati affidabili per i palestinesi se è fondata la notizia dei contatti fra il gruppo Stern e l’ambasciatore tedesco in Turchia allo scopo di ottenere una “attiva cooperazione germanica” all’incremento dell’emigrazione ebraica in Palestina, notizia che peraltro contrasta con la tesi dominante dello “sterminio” degli ebrei. La politica internazionale, con i suoi realismi, i suoi ricatti, le sue prepotenze non è sempre compatibile con i principi di giustizia quali risultano ad una coscienza morale non condizionata. Hamas fa bene a non riconoscere Israele. Fatah e Abu Mazen fanno male a volerla riconoscere. Quanti fra gli stati arabi, pochi in verità, riconoscono Israele, lo fanno per la pressione che su di loro esercitano gli USA, ma si spera che la crisi economica in atto porti a nuovi orientamenti di quella politica estera americana, che secondo gli studiosi Mearsheimer e Walt è stata finora dettata dalla Israel lobby, rendendo gli Usa odiosi in tutto il mondo. Ci si preoccupa della democrazia in paesi che non ne sentono il bisogno e si trascura la democrazia in casa propria. Miserabile ideologia che offende l’intelligenza degli uomini liberi.

Gli eserciti arabi, inoltre, avevano come obiettivo la distruzione di Israele, “buttare gli ebrei a mare”, non aiutare i palestinesi
[Questo della “distruzione di Israele” è un topos frequente della propaganda israeliana. Intanto ad essere state distrutte sono le vite di innumerevoli famiglie non solo palestinesi, ma anche irachene, afghane, iraniane, libanesi se si considerano le guerre che da cento anni a questa parte insaguinano le terre mediorientali, guerre tutte riconducibili all’occupazione coloniale sionista. Si accusa continuamente Ahmadinejad di voler distruggere Israele, ma Ahmadinejad parla propriamente di un’implosione delle condizioni interne di Israele, che è un curioso stato edificato su fondamenti razziale e razzisti in un mondo che ha posto il razzismo come maggior crimine per il quale si possa venire condannati. Non è un’analisi gran che diversa da quella di Avraham Burg che ha denunciato i precari fondamenti della cosiddetta democrazia israeliana, dove per democrazia si intendono evidentemente alcuni istituti procedurali che sono come un vestito su un corpo in putrefazione. Il topos della “distruzione di Israele” è l’altra faccia di una stessa medaglia: il suo “diritto all’esistenza” su cui ho trovato proprio ieri lucide pagine in Noam Chomsky, nelle interviste su Global Empire. «Israele dovrebbe avere il cosiddetto astratto “diritto di esistere”. Nessuno Stato ha diritto ad esistere, e nessuno richiede tale diritto… Questo concetto di “diritto ad esistere”, in effetti, è stato inventato negli anni settanta quando c’era un accordo internazionale, comprensivo degli Stati arabi e dell’Olp, affinché Israele avesse gli stessi diritti di ogni altro Stato nel sistema internazionale. E quindi, nel tentativo di impedire le trattative e un compromesso diplomatico, gli Stati Uniti e Israele hanno voluto innalzare le barricate su qualcosa che nessuno mai avrebbe accettato. Certamente, i palestinesi non potevano accettarlo. Non avrebbero mai accettato l’esistenza di Israele, ma neanche la legittimità dellasua esistenza e la legittimità della loro espropriazione. Ma perché dovrebbero accettarlo? Perché chiunque dovrebbe accettarlo?» In effetti, la faccenda la si è di fatto risolta sul piano della fattualità. Israele esiste nel modo in cui esiste. Proprio ieri il nostro presidente Napolitano si è recato presso la Lega araba, dove ha continuato a recitare questa vecchia solfa. I “due stati” non imperanno ad Israele di attaccare il nuovo stato palestinese allo stesso modo in cui attacca il Libano o la Siria ogni volta che lo vuole e pensa di poterselo permettere. Allo stesso modo in cui gli Usa hanno violato proprio ieri 26 ottobre 2008 il territorio siriano, uccidendo otto operai che stavano costruendo un edificio e dando motivazioni in ogni caso contrarie al diritto ed alla logica. Ormai viviamo in un mondo dove la forza armata è il solo criterio e dove si impone come diritto e giustizia il mero sopruso]

Lo Stato d'Israele viene proclamato il 14 maggio 1948. La guerra continua, e all' inizio del 1949 Israele vince conquistando il 73% della Palestina. I rifugiati palestinesi sono ora 725.000. Nessun cenno ai 600.000 rifugiati ebrei cacciati dai paesi arabi. Ai palestinesi, alla fine della guerra, rimane Gaza e la Cisgiordania. In realtà Gaza venne occupata dall’Egitto e la Cisgiordania dalla Giordania. Nel 1956, Israele attacca l'Egitto conquistando Gaza e il Sinai, ma gli USA li convincono a ritirasi un anno dopo. L’Egitto aveva bloccato il golfo di Aqaba, un tentativo di strangolamento economico, e ammassato truppe nel Sinai Nel 1964 gli Stati arabi creano l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Nel Maggio 1967 il presidente egiziano Nasser stringe un patto di difesa con la Giordania. Ma Israele non aspetta, e nel Giugno 1967 attacca l'Egitto.

Un modo incredibilmente reticente e incompleto di raccontare la storia di un’assedio sempre più minaccioso e di un’azione preventiva compiuta per garantirsi la sopravvivenza.
[L’azione “preventiva” richiama le guerre preventive di Hitler e quelle di Bush. Ora parrebbe che uno dei principali capi di imputazione di Hitler – a parte l’accusa di “sterminio” programmato degli ebrei – sia stato proprio la prassi della guerra “preventiva”. Non vi è altro. Orbene sia la guerra preventiva sia lo “sterminio” sono pratiche ampiamente seguite e superate da Usa e Israele a far data dal maggio 1945. Si ricordi Hiroshima e Nagasaki, su cui poco si ama riflettere. Proprio Paolo Barnard ha documentato nel suo libro “Perché ci odiano” le pesantissime ed inoppugnabili responsabilità di Usa e Israele tali da far impallidire i nazisti che non sono stati capaci di tanto e probabilmente non lo sarebbero mai stati né lo avrebbero mai voluto. Ancora Chomsky osserva in “Global Empire” come sia stato molto più facile ai nazisti ottenere la collaborazione dei paesi da loro occupati che non agli Usa quella delle popolazioni dei paesi da loro liberati. Il “corretto commento” nella sua ottusa faziosità mi fa pensare alla scena di un film da me amato, l’epopea di Tolkien, quando Vermilinguo di fronte all’evidenza dell’attacco degli orchi di Saruman, presentata con prova inconfutabile da un fedele soldato, obietta davanti al re, inibito da un sortilegio, con frasi prive di senso e del tutto elusive.]
E' la nota Guerra dei 6 Giorni. In un baleno Israele occupa il Sinai, Gaza, la Cisgiordania, parte del Golan siriano e Gerusalemme Est. Nel Novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna la conquista dei territori da parte di Israele con la risoluzione 242, che specificamente chiede il ritiro israeliano dai territori occupati nella Guerra dei 6 Giorni.

Nel quadro di un accordo di pace, prospettiva subito rifiutata dagli arabi alla Conferenza di Karthoum
[Qui il corretto commento continua a non esser chiaro. Sembrerebbe voler dire: “ti stupro la figlia e poi facciamo un accordo di pace”. Si imputano agli arabi presenti alla Conferenza di Karthoum, seguita alla guerra dei Sei Giorni, il loro triplice no: al riconoscimento di Israele, a negoziare con Israele, a fare la pace con Israele. A commento di questo Grande Rifiuto rimproverato della propaganda israeliana agli arabi, i quali non avrebbero saputo cogliere al volo la Grande Occasione pare qui efficace questo giudizio di un ex-funzionario israeliano a proposito “diritto al ritorno” sempre rivendicato dai palestinesi: «Se c’è un argomento in Israele che gode di indiscussa popolarità, dalla più radicale ala sinistra del Meretz alla più estrema della destra, è il rifiuto della nozione di “diritto al ritorno” per i rifugiati palestinesi. I negoziatori per gli Accordi di Ginevra avrebbero interrotto i colloqui se la controparte palestinese avesse insistito a parlare di un “diritto al ritorno”. Uno degli Israeliani presenti pose la questione in termini molto semplici: “Volete che ci impegniamo a fare hara-kiri?”». Così si esprimeva sul “Jerusalem Post” del 18 aprile 2007 David Kimche, ex-direttore generale del ministero degli esteri, che ai tre no arabi opponeva quattro no israeliani: no al mondo arabo, no ai Siriani, no ai Palestinesi, no ai cittadini israeliani che nutrono qualche speranza di pace in un futuro anche per loro migliore. ]
1973, attacco egiziano e siriano a sorpresa contro Israele (guerra del Kippur). Israele è in seria difficoltà, e solo grazie a un massiccio aiuto militare americano si riprende e addirittura avanza nel Golan. La base della guerriglia dell'OLP si sposta nel Libano del sud. Nel 1978 Israele invade il sud del Libano. Di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna l'invasione con la risoluzione 425, e tenta di separare i belligeranti con un contingente di caschi blu (UNIFIL). Nel Settembre 1978 il presidente egiziano Sadat va a Camp David negli USA, dove firma i famosi accordi con Israele. Israele in cambio si ritira dal Sinai. Sadat firma a Washington il 26 marzo 1979 la pace con Israele, primo Stato arabo a farlo. Nel 1982 Israele reinvade il Libano, dal quale partiva il terrorismo dell’Olp e arriva fino a Beirut. Gli USA mediano nella fuga da Beirut dell'OLP e di Arafat, ma nessuno protegge i civili palestinesi: strage nel campo profughi di Sabra e Chatila.

compiuta dai falangisti cristiani
[con la complicità protettiva e determinante di Israele secondo quanto ha magistralmente narrato Sergio Romano, per questo continuamente denigrato dai “Corretti Informatori”. Sabra e Shatila vengono comunemente ritenute come una delle pagine più vergognose della storia dello stato di Israele: si legga l’articolo di Milena Nebbia direttamente alla pagina di Peace reporter, da cui si riporta il seguente brano: «La storia. Il pretesto della strage di Sabra e Chatila fu il tentato assassinio dell’ambasciatore israeliano in Gran Bretagna Argov, avvenuto a Londra il 4 giugno 1982 e attribuito a un’organizzazione palestinese dissidente. L'episodio fornì il pretesto per lanciare la cosiddetta operazione “Pace in Galilea”. In origine l’intervento doveva essere un’incursione in territorio libanese di 40 chilometri, ma l’allora ministro della difesa, Ariel Sharon,
decise di continuare l’offensiva fino a Beirut. Dopo due mesi di assedio israeliano alla capitale libanese, che costò 18mila morti e 30mila feriti, si aprì la strada ad una soluzione negoziale. Il 19 agosto 1982, l'allora ministro degli Esteri libanese chiese l’intervento di una forza multinazionale di interposizione. Secondo il piano messo a punto dal mediatore statunitense Philip Habib, le forze dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) sarebbero state evacuate da Beirut entro il 4 settembre, sotto la protezione del contingente neutrale composto da statunitensi, francesi e italiani. Il primo settembre tutti i componenti dell’Olp avevano lasciato il Libano. Il contingente multinazionale lasciò il paese il 10, in anticipo rispetto al calendario stabilito. Nel frattempo il parlamento libanese aveva eletto il nuovo presidente, Beshir Gemayel, cristiano e leader delle falangi, le milizie cristiane, il cui piano neanche troppo nascosto era quello di cacciare via dal territorio libanese tutti i palestinesi. Il 12 settembre Gemayel incontrò Sharon, che due giorni prima aveva dichiarato che in Libano rimanevano ancora 2mila “terroristi” palestinesi, alludendo agli abitanti di Sabra e Chatila.
Il 14 settembre un colpo di scena: Gemayel rimane ucciso in un attentato compiuto da un libanese cristiano collegato con un movimento dissidente. In seguito si cercherà di coprire le responsabilità del massacro, facendo passare l’irruzione delle milizie falangiste come un moto di rabbia per l’uccisione di Gemayel. In realtà la strage era già stata preparata durante i colloqui che lo stesso Sharon ammise di aver avuto con Gemayel ed altri esponenti dei falangisti. Il 15 settembre Sharon dette ordine alle truppe israeliane di non entrare nel campo, e contemporaneamente si installò personalmente nel palazzo dell’ambasciata del Kuwait, dalle cui finestre si può osservare chiaramente il campo di Sabra e Shatila. Il 16, alle cinque del pomeriggio, le truppe falangiste iniziarono ad entrare nel campo, che per tutta la durata della strage rimase circondato dall’esercito israeliano. Per 40 ore le truppe falangiste poterono compiere indisturbate la loro missione punitiva nei confronti degli abitanti del campo. Alla fine il bilancio sarà pesantissimo:centinaia le abitazioni distrutte e un conto delle vittime oscillante tra le mille e le tremila. La scena del campo di Chatila quando vi entrarono gli osservatori stranieri il sabato mattina era un incubo: donne, bambini, vecchi e giovani, giacevano sotto il sole cocente per le strade del campo. Ogni viuzza raccontava la propria storia di orrori». Vi fu quindi fin dall’inizio “collusione” fra «falangisti» e israeliani, per cui trarsi fuori dal massacro diventa oggettivamente impossibile. La storia dell’occupazione coloniale sionista è del resto talmente fitta di episodi che richiederebbe da parte di un comune cittadino italiano una vera e propria attenzione specializzata, propria degli storici di mestiere. È però sufficiente per una persona di normale buon senso avere presente gli svolgimenti elementari dell’insediamento coloniale dalle origini del sionismo ai giorni nostri: prima gli ebrei di Palestina erano una sparuta minoranza, se non inesistente, ma che però vivevano in pacifiche relazioni con i palestinesi. A poco a poco la loro presenza è divenuta sempre più aggressiva ed esclusiva. Un proverbio calabrese dice: “chi dentro ti metti, fuori ti caccia”. E quello che è successo in Palestina con in più l’aggravante che i palestinesi non hanno mai gradito l’immigrazione ebraica, appena furono chiari gli scopi del sionismo. A consentirne una progressiva immigrazione in funzione anti-ottomana e anti-islamica furono gli inglesi dei tempi di Palmerston che volevano una “porta d’Oriente”, quelli di Balfour, gli americani in parte perché condizionati dalla Israel lobby d’America in parte perché interessati ad impadronirsi delle risorse petrolifere del Medio Oriente. Israele non è che una testa di ponte degli Usa in quelle parti del mondo. Si può ragionevolmente prevedere che venendo meno la potenza americana in Medio Oriente, Israele non avrà nessuna base di legittimità da quelle parti e poco gli servirà aver costretto a trattati di pace, al “riconoscimento” di Israele, i suoi vicini di casa. Anche gli insediamenti cristiani all’epoca delle Crociate non resistettero oltre tempo in un contesto geopolitico estraneo ed ostile. Gli interessi oggettivi dell’Europa odierna in Medio Oriente non coincidono né con quelli degli Usa e meno che mai con quelli di Israele.
Anzi sono proprio loro il principale ostacolo ad una unità geopolitica che già si vide ai tempi dei Romani.]
Israele si ritirerà dal Libano (esclusa una fascia al sud) nel 1985. Dicembre 1987. Nei territori occupati il pugno di ferro di Israele trova ora un fronte unito, e i giovani palestinesi si lanciano nell'Intifada (sollevazione).
Nel 1988 Arafat rinuncia ufficialmente al Terrorismo

ma non smetterà mai di promuoverlo
[questa è veramente la più grossolana delle panzane messe in giro dalla propaganda di guerra sionista-israeliana-statunitense-vassallatica. Darne confutazione sembra una fatica di Sisifo. Ma basta qui rinviare al libro di Barnard “Perché ci odiano” per trovare un elenco, peraltro assai incompleto, di un vero e proprio terrorismo di stato messo in atto dai governi di Usa e Israele. I loro servizi segreti (CIA, Mossad e Occulti senza nome noto al pubblico) stanno a mafia, camorra, ndranghta come un elefante davanti a topolini. Ci limitiamo qui a ripetere per l’ennesima volta lo statuto ideologico che presiede all’accusa di terrorismo rivolta a quanti non fanno altro che reagire e difendersi con i mezzi di cui sono capaci. Fu Edward Seit che avvertì verso la metà degli anni settanta come fosse in atto volta a delegittimare la resistenza dei popoli aggrediti e invasa chiamandola terrorismo e compilando appositi elenchi volti a privare di ogni protezione giuridica quanti vi venissero inclusi. In questo modo poteva venire continuato impunemente il massacro di intere popolazioni e di civili, donne, bambini, anziani, malati, feriti, chiamandoli terroristi, o cercando in mezzo ad essi un singolo “terrorista”. Se per ammazzarne uno, se ne dovevano ammazzare cento o mille, cui non si poteva attaccare la targhetta di terrorista (un bambino di pochi mesi, ad esempio), allora tutt’al più, ove il caso divenga noto e pubblicamente denunciato ai media, allora si esprime “rammarico” per trascurabili “effetti collaterali”. A questo spettacolo di ordinaria e quotidiana immoralità i media ci hanno abituato. Proprio per stare all’ultimo fatto del giorno basta citare l’incursione armata in Siria. Al momento di certo vi sono solo i morti ed i vivi che li piangono. Ci hanno detto che “inseguivano” un terrorista, ma solo UNO. Hanno ammazzato almeno otto persone e non bisogna essere grandi matematici come Einstein per calcolare 8 – 1, che fa sette. Ammesso e con concesso che sia vere le ordinarie panzane ufficiali che seguono ad eventi simili, restano almeno sette morti di cui qualcuno dovrebbe rispondere.
E se questo non è terrorismo di stato, come lo si deve chiamare? Si rivolta la coscienza morale di chi ha ancora la forza morale di indignarsi sull’immoralità di una guerra che per devastazioni materiale, intellettuale, morale ha superato di gran lunga tutto quanto i vincitori della seconda guerra mondiale hanno pensato di attribuire al nemico vinto. Nel momento in cui con tribunale appositamente istituito accusavano i vinti dei peggiori crimini i vincitori stessi ne commettevano di eguali e maggiori. Dire ciò ai «Corretti Informatori» è fatica sprecata. Ricordarlo a noi stessi ha valore maggiore di quello che i Farisei di regime attribuiscono alla Memoria, imposta per legge. Quanto poi al riconoscimento del “diritto all’esistenza” di Israele e conseguente rinuncia al terrorismo, cosa significava nella testa di Arafat e cosa significa per i suoi odierni successori? Una Israele in cui tutti i cittadini hanno eguali diritti in uno stato Unico per tutti, ebrei e palestinesi? Uno stato senza caratterizzazione ebraica e con il riconoscimento del “diritto al ritorno” del profughi? La questione andrebbe approfondita.
]
e accetta la risoluzione 242, implicitamente riconoscendo l’esistenza di Israele.

No: l’accettazione della 242 è compatibile con il vecchio piano a due fasi dell’Olp che prevedeva prima uno Stato in Cisgiordania e Gaza, poi la distruzione di Israele. Infatti Arafat continuerà a indicare, in arabo, l’obiettivo della distruzione dello Stato ebraico.
[Accettiamo provvisoriamente il chiarimento che ci offrono i “Corretti Informatori”. Se le cose stanno come loro dicono – e bisogna sempre dubitare degli “Eletti Mentitori” – Arafat non avrebbe tradito il suo popolo.]


1993: a Oslo si svolgono colloqui segreti fra l'OLP e il laborista israeliano Shimon Perez con mediazione norvegese di Joan Jorgen Holst.
Il 9 Settembre 1993 Arafat firma la lettera di riconoscimento dello Stato di Israele, e Israele il 10 Settembre riconosce l'OLP come il legittimo rappresentante dei palestinesi.
Lunedì 13 Settembre 1993 Arafat e Rabin a Washington firmano una Dichiarazione di Principi, che comprende il mutuo riconoscimento di Israele e dell'OLP, il ritiro israeliano da Gaza e da Jerico, e un non meglio specificato ritiro israeliano da alcune aree della Cisgiordania entro 5
anni (accordi di "Oslo"). A partire dal 1999 il premier israeliano Barak concede ad Arafat alcuni territori in più, e a metà del 2000 l'Autorità Palestinese si trova a controllare il 40% della Cisgiordania e il 65% di Gaza. Ma stiamo parlando di pezzetti di territorio palestinese scollegati e interamente circondati da insediamenti ebraici, e controllati giorno e notte da cordoni di militari israeliani.
Nel luglio del 2000 il presidente americano Clinton convince Arafat e il premier israeliano Barak ad andare a Camp David (USA) per finalizzare gli accordi di Oslo. L'incontro naufraga in un nulla di fatto.

Per colpa di Arafat

28 Settembre 2000. Ariel Sharon, leader dell'opposizione israeliana, sfila a piedi presso la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, che è uno dei luoghi più sacri della religione musulmana.

Con l’approvazione del Waqfa, l’ente che tutela i luoghi santi islamici

Questo viene visto come un oltraggio imperdonabile, e i palestinesi si lanciano nella seconda Intifada

Preparata da tempo, come dichiarato dai leader palestinesi

. Nel febbraio 2001 il laborista Barak perde le elezioni e diviene premier Ariel Sharon del partito Likud.

IL TERRORISMO SIONISTA:
La prima fase dal 1942 al 1947, prima della nascita dello Stato di Israele.
* I testi virgolettati sono traduzioni di documenti originali. Le spiegazioni del redattore sono in corsivo.
1942.
"Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale anche la comunità sionista (in Palestina) adottò metodi violenti di lotta. L'uso del Terrorismo da parte loro e' descritto in un documento ufficiale del governo britannico di allora": 'Nel 1942 un piccolo gruppo di estremisti sionisti, guidati da Abraham Stern, si fece notare per una serie di omicidi e di rapine politicamente motivati" (1)
***
1944.
"Il Ministro inglese per il Medioriente, Lord Moyne, viene assassinato da due membri del gruppo Stern, al Cairo. Sempre nello stesso anno il gruppo fuorilegge sionista Irgun Tzeva'i Leumi distrugge numerose proprietà del governo britannico. Le azioni terroristiche dei gruppi Stern e Irgun sono state condannate dallo stesso portavoce della Comunità Ebraica". (1)

Va ricordato che Lord Moyne venne ucciso per la sua opposizione all’immigrazione ebraica in Palestina durante le persecuzioni naziste.
***
1946.
"Il 22/7/1946, la campagna condotta delle organizzazioni terroristiche (sioniste) raggiunse nuovi livelli, con una esplosione che distrusse un'ala dell'hotel King David di Gerusalemme, che conteneva gli uffici della Segreteria del governo e il quartier generale britannico, uccidendo 86
impiegati, arabi ebrei e inglesi, e 5 passanti". (1)

Va ricordato che l’Irgun avvertì dell’attacco al King David Hotel, per permetterne lo sgombero
***
1946.
"Altre attività terroristiche (sioniste) includono: il rapimento di un giudice inglese e di alcuni ufficiali, e l'attentato dinamitardo a un Club di Ufficiali inglesi a Gerusalemme con grave perdita di vite umane". (1)
***
"Menachem Begin (futuro premier israeliano) fu definito dagli inglesi un "leader terrorista" per aver fatto esplodere l'hotel King David a Gerusalemme, che a quel tempo venne considerato uno dei peggiori atti terroristici del secolo." (1bis)
***
Un altro documento ufficiale britannico del 1946 dichiara:
"Il Governo di Sua Maestà britannica e' arrivato alle seguenti conclusioni: che il gruppo (sionista) Haganah e il suo associato Palmach lavorano sotto il controllo politico dei membri della Agenzia Ebraica; e che essi sono responsabili di sabotaggi e di violenze..." (2)
***
"Questa campagna terroristica contro gli arabi palestinesi e contro gli inglesi raggiunse tali proporzioni che Churchill, un forte sostenitore dei sionisti e a quel tempo Primo Ministro inglese, dichiarò alla Camera dei Comuni: "Se i nostri sogni per il sionismo devono finire nel fumo delle pistole degli assassini e se i nostri sforzi per il futuro del sionismo devono produrre un nuovo gruppo di delinquenti degni della Germania nazista, molti come me dovranno riconsiderare le posizioni tenute così a lungo". (3)

La frase di Churchill fu pronunciata in una circostanza specifica: l’uccisione di Lord Moyne , suo amico personale

ALCUNI COMMENTI STORICI SU QUESTO PERIODO.

"Il grande umanista sionista Ahad Ha'am lanciò un allarme contro la violazione dei diritti dei palestinesi (da parte dei sionisti): 'E cosa sta facendo la nostra gente in Palestina? Erano servi nelle terre della Diaspora e d'improvviso si trovano con una libertà senza limiti, e questo cambiamento ha risvegliato in loro un'inclinazione al despotismo. Essi trattano gli arabi con ostilità e crudeltà, gli negano i diritti, li offendono senza motivo, e persino si vantano di questi atti. E nessuno fra di noi si oppone a queste tendenze ignobili e pericolose" (4)
***
Dichiarazione di Lord Sydenham alla Camera dei Lord di Londra sul Mandato britannico in Palestina (1922):
"Il danno prodotto dall'aver riversato una popolazione aliena (i sionisti immigrati in Palestina) su una terra araba forse non si riparerà mai più...Ciò che abbiamo fatto, facendo concessioni non agli ebrei ma ad un gruppo di estremisti sionisti, è stato di aprire una ferita in Medioriente, e nessuno può predire quanto essa si allargherà". (5)
***
Dichiarazione della Commissione Shaw del governo inglese, a proposito delle violenze fra arabi e sionisti nel 1929:
"...prima della Grande Guerra (1915-18) gli arabi e gli ebrei vivevano fianco a fianco, se non in amicizia, almeno con tolleranza... negli 80 anni precedenti (alla Grande Guerra) non ci sono memorie di scontri violenti (come quelli iniziati nel 1920)." (6)
***
"L'espansione territoriale (sionista) attraverso l'uso della forza produsse un grande esodo di rifugiati (palestinesi) dalle zone degli scontri. I palestinesi sostengono che questa era un politica precisa che mirava all'espulsione degli arabi per far posto agli immigrati (sionisti) e citano, fra le altre, le dichiarazioni del leader sionista Theodor Herzl":
"Tenteremo di sospingere la popolazione (palestinese) in miseria oltre le frontiere procurandogli impieghi nelle nazioni di transito, mentre gli negheremo qualsiasi lavoro sulla nostra terra... Sia il processo di espropriazione che l'espulsione dei poveri (palestinesi) devono essere condotti con discrezione e con attenzione..." (7)

La citazione, come dimostrato dallo storico Ephraim Karsh è manipolatoria: Herzl voleva negare lavoro agli arabi che vivevano fuori dalla Palestina mandataria
***
Da un documento delle Nazioni Unite:
"La comunità ebraica della Palestina ancora si rifiuta pubblicamente di aiutare l'Amministrazione (ONU) a reprimere il Terrorismo (sionista), e cita come ragione il fatto che le politiche dell'Amministrazione sarebbero contrarie agli interessi ebraici." (8)

IL TERRORISMO SIONISTA-ISRAELIANO:
La seconda fase, dal 1947 al 1977, attraverso la nascita dello Stato di Israele.

"Uno dei più scabrosi atti di Terrorismo (sionista) contro la popolazione civile (palestinese) si registra, secondo fonti palestinesi ma anche secondo altre fonti, nell'aprile 1948 a Deir Yassin, un villaggio palestinese vicino a Gerusalemme. Un ex governatore militare israeliano di Gerusalemme scrive in proposito":
"Il 9 aprile abbiamo subito una sconfitta morale, quando le due gang Stern ed Etzel (sionisti) lanciarono un attacco immotivato contro il villaggio di Deir Yassin... Si trattava di un villaggio pacifico, che non aveva aiutato le truppe arabe di oltre frontiera e che non aveva mai attaccato le zone ebraiche. Le gang (sioniste) lo avevano scelto solo per ragioni politiche. Si e' trattato di un atto di puro Terrorismo... Alle donne e ai bambini non fu dato tempo di fuggire... e molti di loro furono fra le 254 vittime assassinate, secondo l'Alto Comitato Arabo... Quell'evento fu un disastro in tutti i sensi... (le gang) si guadagnarono la condanna della maggioranza degli ebrei di Gerusalemme". (9)

In realtà, la ricerca storica recente ha dimostrato che a Deir Yassin avvenne un battaglia, non un deliberato massacro di civili. I morti civili furono circa cento.
***
Alcuni leader sionisti negarono la strage di Deir Yassin, ma anche nella negazione ammisero esplicitamente di aver usato l'arma del Terrorismo psicologico, che non e' meno letale.

Al massimo, "non è meno efficace". Meno letale lo è sicuramente.

Scrisse Menachem Begin (futuro premier di Israele):
"Il panico travolse gli arabi nella Terra di Israele e iniziarono a fuggire in preda al terrore. Non ciò che accadde a Deir Yassin, ma ciò che fu inventato su Deir Yassin ci aiutò a vincere...in particolare nella conquista di Haifa, dove le forze ebraiche avanzarono come un coltello nel burro mentre gli arabi fuggivano nel panico gridando 'Deir Yassin!'." (10)
***
Menachem Begin fu però ritenuto uno dei responsabili della strage di Deir Yassin:
"Il 9 aprile un'atrocità di enormi proporzioni fu perpetrata a Deir Yassin... furono massacrate 254 persone da membri della gang di Menachem Begin. Alcuni uomini del villaggio furono trascinati attraverso Gerusalemme prima di essere uccisi." (11)
***
"Quante atrocità furono commesse (dai sionisti) forse non si saprà mai, ma furono sufficienti a spingere l'allora Ministro israeliano dell'agricoltura, Aharon Cizling, ad affermare: 'Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa...Ovviamente dobbiamo nascondere al pubblico questi fatti...Ma devono essere indagati". (12)
***
1948. "Folke Bernadotte fu nominato mediatore (in Palestina) dall'Assemblea Generale dell'ONU...ma prima che l'ONU potesse considerare le sue osservazioni fu assassinato dalla gang (sionista) Stern, una delle tante organizzazioni terroristiche le cui azioni erano diventate più spudorate dalla fine del Mandato (britannico). Il rapporto delle Nazioni Unite sull'assassinio disse che il governo provvisorio di Israele doveva assumersi la piena responsabilità di queste uccisioni... Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiese al governo di Israele di indagare e di presentare un rapporto, ma nessun rapporto fu mai presentato...Gli assassini di Bernadotte vestivano uniformi dell'esercito israeliano." (12 bis)

Va ricordato che la banda Stern era un piccolo gruppo, non legato al nucleo del futuro esercito israeliano, l’Haganah.
Bernadotte fu comunque un bersaglio politico colpito durante una guerra, non un civile ucciso indiscriminatamente in una strage suicida: i due terrorismi sono decisamente diversi-
***

Dalla proclamazione dello Stato di Israele (14/05/1948) e durante il trentennio successivo il Terrorismo israeliano nei territori occupati si esprime in una miriade di atti criminosi, in particolare rivolti alla popolazione palestinese dei territori occupati, al punto da richiedere nel 1977 l'intervento ufficiale e indignato dell'ONU con una risoluzione di condanna che parla chiaro: "L'Assemblea Generale ha ripetutamente votato risoluzioni che criticano le azioni di Israele nei territori occupati. La risoluzione votata nel 1977, che riflette i toni di quelle precedenti, dichiara che l'Assemblea": 'Condanna le seguenti politiche e pratiche israeliane: a)... b)... c) L'evacuazione, deportazione, espulsione, e trasferimento degli abitanti arabi dei territori occupati e la negazione del loro diritto di ritorno
- d) L'espropriazione e confisca delle proprietà arabe nei territori occupati
- e) La distruzione e demolizione delle case (arabe) - f) Gli arresti di massa e i maltrattamenti della popolazione araba
- g) I maltrattamenti e le torture dei detenuti (arabi)...''( La Commissione dell'ONU per i Diritti Umani) deplora ancora una volta le continue violazioni da parte di Israele delle norme della legalità internazionale nei territori arabi occupati... in particolare le gravi violazioni di Israele della Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Civili in stato di guerra, che sono considerate crimini di guerra e un affronto all'umanità.' (13)

Parola, appunto, dell’Onu

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail a Peacelink

info@peacelink.it
(segue)

2. Scambio epistolare fra Paolo Barnard e Marco Travaglio. –


XXXXXX
Torna al Sommario.

(segue)

Nessun commento: