venerdì 24 ottobre 2008

L’«Olocausto» come fondamento istitutivo della nuova identità ebraica, europea, cristiana

Mi ero già una volta interessato del tema «Olocausto»: un materiale esplosivo che a differenza dei kamikaze palestinesi devasta e uccide in primo luogo non i suoi fabbricanti ma i destinatari di un “mito” che non si può rifiutare. Infatti, benché mi fossi subito preoccupato in premessa di protestare la mia incondizionata pietà per tutte le vittime dei campi di concentramento ciò non mi ha messo al riparo da immediati attacchi e contumelie di ogni genere provenienti e istradati dal sito dell’omosessuale Angelo Pezzana titolato «Informazione Corretta», finanziato ed istituito per esercitare pressioni in favore di Israele sui media italiani e contro ogni voce disseziente e appena un poco critica verso la politica israeliana. L’attacco mi colse di sorpresa in quanto io non mi ero proposto altro che di capirci qualcosa sul «cosiddetto Olocausto», ad incominciare dal nome e dalla sua etimologia, quindi passando ai suoi momenti storici essenziali, ascoltando tutte le voci ed esaminando tutti i documenti. Superata la sorpresa, la mia ricerca si è orientata in primo luogo sugli stessi miei detrattori, volendo capire chi fossero, cosa da me pretendessero, quale il loro contesto operativo, le coperture, i finanziamenti, gli obiettivi dichiarati, ecc. Ne è venuto fuori il mio Monitoraggio di «Informazione Corretta», che però ha messo in luce una sorta di squadrismo mediatico, la cui sola analisi è però insufficiente per comprendere ciò che lo precede e vi sta intorno. Infatti, sto tentando di superare questo livello di analisi, pur non perdendolo d’occhio. Ne viene fuori un quadro allarmante. Occorre risalire per lo meno alla fine della seconda guerra mondiale, o meglio della guerra civile europea secondo l’accezione di Ernst Nolte, ed alla fondazione dello Stato di Israele che nell’ideologia dell’Olocausto ha trovato il suo mito fondativo e basa tutta la sua legittimazione ai danni non solo del popolo palestinese ma di tutto il Medio Oriente il cui territorio è stato a mio avviso giustamente considerato come una prosecuzione delle guerre mondiali e delle mire ancora incompiute del progetto imperiale americano che nel XX secolo ha trasformato la dottrina Monroe dalla formula “l’America agli americani”, cioè agli USA, in “il mondo agli americani”. In una simile rinnovata formula va ricercato il segreto dell’«Olocausto», sul quale è stato posto normativamente il divieto di indagine storica. Non possiamo anticipare tutto in premessa, ma rimandiamo le articolazioni della nostra ricerca e della nostra riflessione ai paragrafi che seguiranno sull’onda delle notizie che la rete stessa ci portera dal ciberspazio. Tenterò di dimostrare con dati di fatto e con nomi e cognomi come siamo stati fatti tutti oggetto di una radicale manipolazione delle nostre coscienze per costruire ed imporre una nuova identità che coinvolge componenti distinte e spesso contrapposte: ebraica, europea, cristiana.

Versione 1.0
Status: 24.10.08
Sommario: 1. Le leggi sulla memoria. – 2. Pierre Nora: “Liberté pour l’histoire”. –

1. La memoria imprigionata: le “leggi della memoria” e loro proliferazione. – Andando al link si accede ad una notizia più importante di quanto non sospettino i «Corretti Informatori», cioè il personaggio Angelo Pezzana, che acclude il consueto commento squadristico e fazioso. La stessa notizia, ossia un articolo dal Corriere della Sera, è pure riportata dalla rassegna stampa dell’UCEI, ma senza i toni censori dei “Corretti Informatori”. Il lavoro sporco è sempre meglio lasciarlo fare a soggetti adatti. Che fra i due livelli vi sia collegamento è documentato dalla vicenda Israel/Odifreddi. A difesa di «Informazione Corretta» si sono pronunciati chiaramente alcuni rabbini, dando in questo modo prova di una connessione organica. Le notizie che comunque arrivano attraverso i giornali e le rassegne stampe dovrebbero comunque essere sempre decostruite e decriptate dal lettore fornito di spirito critico. Gli stessi giornalisti non comprendono spesso le cose di cui parlano. Ancora più spesso sono condizionati dal loro commitente, dalla loro ideologia, dalle ottiche con cui indagano gli eventi, a volte dalla loro dichiarat militanza. Insomma, occorre considerare il pezzo giornalistico come una fonte sospetta da maneggiare con cautela. Purtroppo, non possiamo fare a meno della notizia che ci portano, ma siamo noi che dobbiamo saper separare nei limiti del possibili i fatti dalle opinioni del giornalista per non parlare poi nel caso di specie del “corretto commento” di un Angelo Pezzana, la cui faziosità sempre sul piede di guerra può essere un’utile cartina di tornasole, ma certamente non un contributo di pensiero.

Una prima considerazione da fare riguarda la proliferazione delle leggi che pretendono di imporre a tutti una eguale memoria e valutazione di fatti e tragedie che anche per il decorso del tempo si sottraggono alla memoria in senso proprio dei singoli. Ognuno di noi in quanto essere cosciente possiede una memoria. Ma si tratta di una memoria che percorre l’esistenza individuale di ognuno e che in ognuno è caratterizzata diversamente in coerenza con la nostra individualità. Pretendere di imporre a tutti una Memoria Unica è tanto barbaro quanto assurdo. In effetti, ciò che si vuole è dare protezione legale, anzi imposizione legale a determinati valori politici. Ma ciò provoca richieste di eguale protezione da parte di altri gruppi e soggetti politici che non chiedendo la rimozione di ogni assurda legge sulla memoria, ne pretendono altre egualmente assurde su àmbiti storici di loro interesse. È stato giustamente osservato che memoria e storia non sono la stessa cosa: la memoria è eminentemente soggettiva ed individuale; la storia è una ricostruzione continua del passato sulla base di documenti disparati e con la guida della capacità interpretativa di chi conduce la ricerca. Spesso la storia si fonde con la filosofia che sul passato degli uomini costruisce le sue teorie ed i suoi sistemi o semplicemnte i suoi giudizi. Non si pensa sul nulla, ma occorre misurarsi su ciò che si può direttamente osservare o su ciò che la storia con le sue sofisticate tecniche investigative può offrirci. Ma anche il lavoro del filosofo risulta impedito che i gruppi al potere pretendono di legiferare non su strade, ponti, fogne e bisogni materiali della vita quotidiana, ma pretendono anche di dettare ciò che uno può pensare o non pensare. Purtroppo siamo arrivati a tante barbarie in un’epoca che mai ha tanto abusato di parole come libertà, diritto, giustizia, pace, ecc.

Gli storici reagiscono. Hanno finora lasciato fare in silenzio ai politici. Hanno taciuto quando loro colleghi, «screditati», venivano mandati in galera, si sono preoccupati della loro posizione accademica che consiglia di evitare urti e screzi con i potenti del regime di turno. Ora però si accorgono lentamente che di questa passo non potranno più fregiarsi del titolo rispettabile di Storici, ma sono destinati a fare del Catechismo. Ma non è mai troppo tardi per rivendicare la propria ed altrui libertà: una libertà che è mia in quanto è anche dell’altro, in quanto è comune e condivisa, senza che un giornalista ignorante possa indicare lui che è storico «accreditato» e chi invece «screditato». Chi non vuol rischiare la bancarotta attribuisce all’altro quel “credito” che il suo giudizio è in grado di concedere: non vi sono altri banchieri affidabili. Sembra dunque che gli storici abbiano compreso che la difesa debba essere fatta a livello comunitario così come la minaccia viene fatto sul piano comunitario. Nello scorso gennaio 2007 abbiano appena scampato il progetto Mastella, dimenticando che si trattava di un progetto comunitario volto a fare di Auschwitz un vessillo comunitario a beneficio di Israele attraverso mediazioni complesse, ma non casuali e prive di concertazioni internazionali. Forse il soggetto che più spinge verso questa particolare oppressione della coscienza europea è proprio Israele in quanto sulla pretesa risarcitoria per l’Olocausto ha fondato il suo stato al prezzo di un ben altro e più consistente Olocausto che è la Nakba. In Torino gli organizzatori della Fiera del Libro non hanno saputo e voluto considerare che quello che andavano a celebrare non era il 60° anniversario di Israele, ma il 60° della Nakba. Se la cultura è consapevolezza critica, essi hanno dato prova del contrario: è obnubilazione ed addomesticamento della coscienza indottrinata e ridotta in catene.

Da notare infine l’uscita allo scoperto di uno dei soggetti di questa, lasciatemelo dire, sporca operazione: Furio Colombo, cui si deve il merito/demerito per l’istituzione della Giornata della Memoria che ogni anno il 27 gennaio offende ed opprime le nostre coscienze, non più libere di valutare il bene ed il male. Con mirabile coerenza Furio Colombo che si illude di saper confutare lui, senza l’ausilio del bargello, le interpretazioni storiche fondate e quelle infondate, fa sapere che però lui il progetto Mastella lo avrebbe votato. Sono questi i nostri politici contro cui dobbiamo saper organizzare il nostro movimento di resistenza: ci chiameranno terroristi, negazionisti, fascisti, nazisti, totalitari, antidemocratici, assassini della memoria, e così via. Dobbiamo rispondere loro con le armi della ragione e della demistificazione critica. Ma va fatto su un piano europeo. Tra gli italiani figura l’adesione di Sergio Romano. Mi auguro che i nostri maggiori storici con gli occhi sul passato non lascino passare inosservato il presente. Nel suo grosso tomo sulla storia del dopoguerra europeo lo storico Tony Judt verso la fine del libro cessa di essere uno storico e fissa per l’Europa un’identità tutta costruita su Auschwitz. Anche la Chiesa cattolica, addossando a fascismo e nazismo ogni responsabilità, sembra condividere il progetto: al condominio politico russo-americano sull’Europa aggiunge un condominio spirituale giudaico-cristiano, dimenticando come questi termini siano stati contradditori ed antitetici fin dagli inizi. Una barbarie che per imporsi ha bisogno di un comune fondamento: la repressione del pensiero libero e critico.

2. Pierre Nora: “Liberté pour l’Histoire”. – Cliccando sul link si accede direttamente ad un articolo di Pierre Nora apparso su “Le Monde” dell’11 ottobre. In questo nostro spazio virtuale tentiamo un di dare un valore aggiunto alla problematica. Intanto, segnaliamo che con il nome “Liberté pour l’histoire” esisteva già un’associazione per la quale rinvio a Wikipedia italiana. (segue)

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