mercoledì 9 aprile 2008

La Nabka: prima dei nazisti e meglio di loro.

Versione 1.o

Dalla lettura del libro di Pappe sulla pulizia etnica dei palestinesi si apprende ciò che i nostri media tengono non solo accuratamente nascosto, ma falsificano ogni giorno. Perfino questa mattina in chiusura di Rassegna stampa il simpatico sionista Massimo Bordin si soffermava sul diverso trattamento dell'aborto fra i palestinesi ed in Israele. Dovrebbe esserene contento Giuliano Ferrara se non fosse già sfegatato filoisraeliano e antiraniano. La più facile obiezione a Bordin è però: «Guarda, che forse devono compensare le perdite demografiche inflitte dal genocidio israeliano: altro che aborto e controll delle nascite!». Fosse pure un diverso orientamento della cultura islamica sull’aborto, non è che si possono imporre con la guerra e la colonizzazione le nostre superiori vedute.

Pappe parla di un apposito istituto sionista creato fin dal 1901, cioè molto prima che del nazismo vi fosse anche soltanto il nome. Per spiegare l'insediamento ebraico e la cacciata dei palestinesi si legge che vi sarebbe stata una compra di terre. Ed in effetti così fu, almeno in parte. Poniamo che un latifondista calabrese viva in Roma o anche in Australia. Non si occupa delle terre di cui è proprietario, ma valuta solo se ne riceve degli utili ed in quale misura. A questo punto il proprietario assente riceve un'offerta e ne valuta la convenienza. Se decide di vendere, non si deve preoccupare di quei contadini che la terra l'hanno sempre lavorata, traendovi sostentamento per sé e per il proprietario assente. Esisteva in Palestina qualcosa di simile al nostro istituto della mezzadria, o se si risale indietro nel tempo forse al censo perpetuo, per il quale si versava una specie di affitto perpetuo nel tempo ad un proprietario che poteva anche cambiare, cedendo questi il nudo diritto di proprietà.

Con i sionisti la musica cambia. Loro i fittavoli palestinesi li vogliono proprio cacciare dalla terra, e non solo in un senso fisico, ma proprio li vogliono spedire da Allah. «Fondé en 1901, le Fonde national juif (FNJ) étai l’outil principal des sionistes pour coloniser la Palestine» (Pappe, op. cit., 39). Narra Pappe come in un certo momento – di cui però non trovo l'anno esatto – vi fu un tizio di nome Ben-Zion Luria. il quale suggerì quanto sarebbe stato utile avere carte e visure dettagliate di tutti i villaggi palestinesi. A questo compito, già sotto giurisdizione britannica ed in modo elusivo, si adoprò con grande zelo il FNJ, tuttora esistente. Vi furono prospezioni aeree dei villaggi. In ogni villaggio veniva censite e schedate non solo le strade e le proprietà immobiliari, ma financhè l’indice di “ostilità” dei palestinesi verso gli ebrei. Se poi nel corso degli innumerevoli conflitti di esproprio vi erano stati atti cruenti da parte di palestinesi, il loro nome veniva accuratmente registrato, trovando puntuale vendetta. Si pensi alle odierne schede dell'ADL, a come sia facile venirvi inclusi (bastano queste mie parole qui scritte), e cosa può succedere nel “villaggio globale”, appena il Grande Fratello avrà assunto tutti i poteri.

Nel 1948, anno di Sommo Gaudio per la nascente entità di Israele e di Sommo Lutto (la Nabka) per i palestinesi fu dettagliatamente preparato dai sionisti e fu vero e proprio genocidio programmato molto prima e meglio di quello attribuito ai nazisti. Dico "attribuito” non commesso dai nazisti. Nella storia ahimé vi sono sempre stati massacri. Da quando l’uomo si è caratterizzato come tale, la sua è stata una storia di guerre di ogni genere. Si sa che le guerre non sono competizioni sportive come i giochi olimpici, ma scontri cruenti di popoli dove ci si uccide in senso proprio. Si è sempre condannata la guerra, ma la si continua a fare ancora oggi con motivazioni che hanno lo scopo di legittimare e dare forza alle proprie armi, anche propagandistiche. Nel caso della Germania, sconfitta nel 1945, non ci è accontentati della “debellatio” fisica, ma si è voluti andare oltre operando una “fusione” finora inedita, convertendo il “nemico” in “criminale” e perpetuandone nel tempo la sua indegnità morale: una forma inconsapevole e sublimata di razzismo. Si è così giunti alla definizione giuridica e convenzionale di “genocidio”, allo scopo precipuo di infliggere una sanzione supplementare agli sconfitti e porli in condizione di perpetua inferiorità morale.

Si giunge per questa via all’«Olocausto», alla sua mitizzazione, alla sua messa in rendita economica e politica, al revisionismo storico ed alla sua repressione giudiziaria in Austria, Francia, Germania, Svizzera, Canada, ecc. Alla nostra legge Mancino ed al tentativo di Mastella, grande amico degli ebrei romani, ai quali ha fornito una pensione sui fondi del suo defunto ministero di Giustizia, e a tutta una chiara politica in questo senso, volta cioè ad una presentazione determinata della storia. Si pensi poi alla verità che viene fuori dal libro documentatissimo di Pappe. Si scopre che il “genocidio” commesso in Palestina e programmato fin dalle sue origini dal pensiero sionista corrisponde alla definizione giuridica fabbricata apposta per colpire la Germania. Naturalmente, la “cultura”, i “massmedia”, i centri di propaganda e di spionaggio, le diplomazie accreditate, le Israel lobbies distaccate nei vari paesi e persino dentri i parlamenti dei nostri stati democratici, sono pienamente mobilitate da oltre mezzo secolo per fondare positivamente il mito su cui – come insegna Avraham Burg – è costruita l'odierna identità ebraica (“religio holocaustica”), ma per altro verso nel negare ed occultare la realtà di un genocidio che nel 1948 ha percentualmente colpito la metà della popolazione palestinese, mentre l'altra metà è sotto minaccia costante di genocidio fisico, culturale ovvero di assimilazione servile, forza lavoro a basso costo e senza identità nazionale. Forse Massimo Bordin, nel suo odierno intercalare sull’aborto in Palestina e in Israele, avrebbe fatto meglio a riflettere su queste cose.

Alla luce di queste verità che vengono fuori dagli archivi e da una ricerca storica meticolosa assume un assai squallido significato il festival della Fiera del libro in Parigi e a Torino. Ma signori cari, cosa volete celebrare? Piuttosto, riuscite malamente a nascondere la vostra vergogna e la vostra ignoranza, nel caso migliore, la vostra malafede nell'ipotesi peggiore.

(segue)
Pagina precedente:
1. La pulizia etnica della Palestina. Sull'ultimo libro di Ilan Pappe.

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