Versione 1.3
(al 12.4.08)
Apprendo con piacere dell'autonoma iniziativa di Domenico Losurdo e Gianni Vattimo a sostegno della Cina. Comparando le vicende di Gaza, dove i “tibetani” si dimostrano clamorosamente latitanti, anzi complici, con la cagnara pro Tibet mi è subito parsa evidente la sostanza ipocrita dell'iniziativa di Radio Radicale e del quotidiano “Il Riformista”, autentica stampa di regime. La teorica dei “diritti umani”, inattuati ed elusi per ciò che di concreto possono significare proprio nei paesi che si fanno araldi della loro esportazione in culture giuridiche basate su altri presupposti, è oggi il grimaldello con il quale si cerca di destabilizzare gli ordinamenti giuridici non graditi, fomentando al loro interno sanguinose guerre civili, che nei caso della Cina sarebbero di proporzioni apocalittiche. Non è difficile individuare i soggetti che operano dietro le quinte ed è ancora più facile demistificare le loro motivazioni. Pubblico qui di seguito l'Appello in sostegno della Cina con i nomi dei primi firmatari. Aggiungo la mia adesione che invio all'email sotto riportata.
Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso. A dirigerla e orchestrarla sono governi e organi di stampa più che mai decisi ad avallare il martirio interminabile del popolo palestinese e sempre pronti a scatenare e appoggiare guerre preventive come quella che in Irak ha già comportato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi.
Si agita la bandiera dell’indipendenza (talvolta camuffata da «autonomia») del Tibet, ma se questo obbiettivo venisse conseguito, ecco che la medesima parola d’ordine verrebbe lanciata anche per il Grande Tibet (un’area tre volte più grande del Tibet propriamente detto) e poi per il Sinkiang, per la Mongolia interna, per la Manciuria e per altre regioni ancora. La realtà è che, nel suo folle progetto di dominio planetario, l’imperialismo mira a smembrare un paese che da molti secoli si è costituito su una base multietnica e multiculturale e che oggi vede convivere 56 etnie. Non a caso, a promuovere questa Crociata non è certo il Terzo Mondo, che alla Cina guarda con simpatia e ammirazione, ma l’Occidente che a partire dalle guerre dell’oppio ha precipitato il grande paese asiatico nel sottosviluppo e in un’immane tragedia, dalla quale un popolo che ammonta ad un quinto dell’umanità sta finalmente fuoriuscendo.
Sulla base di parole d’ordine analoghe a quelle oggi urlate contro la Cina, si potrebbe promuovere lo smembramento di non pochi paesi europei, quali l’Inghilterra, la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia, dove non mancano i movimenti che rivendicano la «liberazione» e la secessione della Padania.
L’Occidente che si atteggia a Santa Sede della religione dei diritti umani non ha speso una sola parola sui pogrom anticinesi che il 14 marzo a Lhasa sono costati la vita a civili innocenti compresi vecchi, donne e bambini. Mentre proclama di essere alla testa della lotta contro il fondamentalismo, l’Occidente trasfigura nel modo più grottesco il Tibet del passato (fondato sulla teocrazia e sulla schiavitù e sul servaggio di massa) e si prosterna dinanzi a un Dio-Re, impegnato a costituire uno Stato sulla base della purezza etnica e religiosa (anche una moschea è stata assaltata a Lhasa), annettendo a questo Stato territori che sono sì abitati da tibetani ma che non sono mai stati amministrati da un Dalai Lama: è il progetto del Grande Tibet fondamentalista caro a coloro che vogliono mettere in crisi il carattere multietnico e multiculturale della Repubblica Popolare Cinese per poterla meglio smembrare.
Alla fine dell’Ottocento, all’ingresso delle concessioni occidentali in Cina era bene in vista il cartello: «Vietato l’ingresso ai cani e ai cinesi». Questo cartello non è dileguato, ha solo subito qualche variante, come dimostra la campagna per sabotare o sminuire in qualche modo le Olimpiadi di Pechino: «Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi». La Crociata anticinese in corso è in piena continuità con una lunga e infame tradizione imperialista e razzista.
Domenico Losurdo, filosofo
Gianni Vattimo, filosofo
Luciano Canfora, storico
Carlo Ferdinando Russo (direttore di «Belfagor»)
Angelo d’Orsi, storico
Ugo Dotti, storico della letteratura italiana
Guido Oldrini, filosofo
Massimiliano Marotta, presidente della Società di studi politici
Il sito nel quale si può leggere l’appello originale e l’elenco aggiornato delle adesioni è:
L'indirizzo e-mail sul quale raccogliere le adesioni è:
1. Il giuoco degli schieramenti. – I sionisti di «Informazione Corretta» si basano sul fatto che lo storico d’Orsi sia un notorio “odiatore di Israele». Probabilmente i radicali e Polito pensavano di poter incassare facili consensi a spese magari di un nemico lontano come la Cina. Il guaio è che se la cosa dura a lungo non si potranno non fare ineludibili confronti fra la situazione in Gaza e ciò che si pretenda stia succedendo in Tibet.
2. La posizione di Sergio Romano. – Il fatto che Sergio Romano “non abbia firmato l’appello” – come si curano di rilevare i “Corretti Informatori” – significa poco o nulla rispetto alla consueta lucidità dell’analisi che è una critica oggettiva alla carnevalata di Campo de’ Fiori. Del resto la mania degli Appelli non è cosa in se molto commendevole. Se poi, come nel caso di Sergio Romano, si ha il modo di far conoscere la propria opinione dal primo quotidiano d’Italia non vi è nessun bisogno di frmare appelli.
3. I limiti di Bondi e Capezzone. – Dalle dichiarazioni di cui al link viene da credere che i soli limiti di cui si può parlare sono quelli propri all’intelligenza disinformata di Daniele Capezzone e Sandro Bondi. Evidentemente, hanno calcolato che fosse facile sparare sui cinesi senza preoccuparsi di una più attenta e prudente analisi della situazione. Anche se Sergio Romano non si è esposto fino al punto da firmare un appello, dice tuttavia che non occorre essere marxisti e comunisti per capire dove si trova la modernità in Tibet. E se vogliamo parlare di diritti umani si tratta di un campo tutto interno alla modernità. A Capezzone possono riconoscersi qualità di opportunismo, ma non profondità di pensiero e di intelligenza. Quanto al “pudore” è difficile capire dove stia di casa nell’Italia della mondezza.
4. Su Libero intervista a Vattimo con dibattito. – Al momento vi sono 101 commenti all’intervista di Vattimo. Non li ho letti tutti. La mia netta sensazione è che vi sia stata una preparazione mediatica analoga a quella che attraverso tutti i media aveva inteso persuaderci sull'esistenza degli armamenti di Saddam. Lo stesso stava succedendo con l’Iran finché non sono intervenuti gli stessi servizi per scongiurare un nuovo disastro. La cosiddetta “opinione pubblica”, ossia ciò che ci viene fatto credere, è una sistematica presa per i fondelli. Ogni tanto qualcuno esce fuori dal coro. Gli dobbiamo essere perlomeno grati per il beneficio del dubbio.
Antonio Caracciolo
Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso
«Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi»
«Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi»
Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso. A dirigerla e orchestrarla sono governi e organi di stampa più che mai decisi ad avallare il martirio interminabile del popolo palestinese e sempre pronti a scatenare e appoggiare guerre preventive come quella che in Irak ha già comportato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi.
Si agita la bandiera dell’indipendenza (talvolta camuffata da «autonomia») del Tibet, ma se questo obbiettivo venisse conseguito, ecco che la medesima parola d’ordine verrebbe lanciata anche per il Grande Tibet (un’area tre volte più grande del Tibet propriamente detto) e poi per il Sinkiang, per la Mongolia interna, per la Manciuria e per altre regioni ancora. La realtà è che, nel suo folle progetto di dominio planetario, l’imperialismo mira a smembrare un paese che da molti secoli si è costituito su una base multietnica e multiculturale e che oggi vede convivere 56 etnie. Non a caso, a promuovere questa Crociata non è certo il Terzo Mondo, che alla Cina guarda con simpatia e ammirazione, ma l’Occidente che a partire dalle guerre dell’oppio ha precipitato il grande paese asiatico nel sottosviluppo e in un’immane tragedia, dalla quale un popolo che ammonta ad un quinto dell’umanità sta finalmente fuoriuscendo.
Sulla base di parole d’ordine analoghe a quelle oggi urlate contro la Cina, si potrebbe promuovere lo smembramento di non pochi paesi europei, quali l’Inghilterra, la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia, dove non mancano i movimenti che rivendicano la «liberazione» e la secessione della Padania.
L’Occidente che si atteggia a Santa Sede della religione dei diritti umani non ha speso una sola parola sui pogrom anticinesi che il 14 marzo a Lhasa sono costati la vita a civili innocenti compresi vecchi, donne e bambini. Mentre proclama di essere alla testa della lotta contro il fondamentalismo, l’Occidente trasfigura nel modo più grottesco il Tibet del passato (fondato sulla teocrazia e sulla schiavitù e sul servaggio di massa) e si prosterna dinanzi a un Dio-Re, impegnato a costituire uno Stato sulla base della purezza etnica e religiosa (anche una moschea è stata assaltata a Lhasa), annettendo a questo Stato territori che sono sì abitati da tibetani ma che non sono mai stati amministrati da un Dalai Lama: è il progetto del Grande Tibet fondamentalista caro a coloro che vogliono mettere in crisi il carattere multietnico e multiculturale della Repubblica Popolare Cinese per poterla meglio smembrare.
Alla fine dell’Ottocento, all’ingresso delle concessioni occidentali in Cina era bene in vista il cartello: «Vietato l’ingresso ai cani e ai cinesi». Questo cartello non è dileguato, ha solo subito qualche variante, come dimostra la campagna per sabotare o sminuire in qualche modo le Olimpiadi di Pechino: «Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi». La Crociata anticinese in corso è in piena continuità con una lunga e infame tradizione imperialista e razzista.
Domenico Losurdo, filosofo
Gianni Vattimo, filosofo
Luciano Canfora, storico
Carlo Ferdinando Russo (direttore di «Belfagor»)
Angelo d’Orsi, storico
Ugo Dotti, storico della letteratura italiana
Guido Oldrini, filosofo
Massimiliano Marotta, presidente della Società di studi politici
Il sito nel quale si può leggere l’appello originale e l’elenco aggiornato delle adesioni è:
L'indirizzo e-mail sul quale raccogliere le adesioni è:
RASSEGNA STAMPA COMMENTATA
1. Il giuoco degli schieramenti. – I sionisti di «Informazione Corretta» si basano sul fatto che lo storico d’Orsi sia un notorio “odiatore di Israele». Probabilmente i radicali e Polito pensavano di poter incassare facili consensi a spese magari di un nemico lontano come la Cina. Il guaio è che se la cosa dura a lungo non si potranno non fare ineludibili confronti fra la situazione in Gaza e ciò che si pretenda stia succedendo in Tibet.
2. La posizione di Sergio Romano. – Il fatto che Sergio Romano “non abbia firmato l’appello” – come si curano di rilevare i “Corretti Informatori” – significa poco o nulla rispetto alla consueta lucidità dell’analisi che è una critica oggettiva alla carnevalata di Campo de’ Fiori. Del resto la mania degli Appelli non è cosa in se molto commendevole. Se poi, come nel caso di Sergio Romano, si ha il modo di far conoscere la propria opinione dal primo quotidiano d’Italia non vi è nessun bisogno di frmare appelli.
3. I limiti di Bondi e Capezzone. – Dalle dichiarazioni di cui al link viene da credere che i soli limiti di cui si può parlare sono quelli propri all’intelligenza disinformata di Daniele Capezzone e Sandro Bondi. Evidentemente, hanno calcolato che fosse facile sparare sui cinesi senza preoccuparsi di una più attenta e prudente analisi della situazione. Anche se Sergio Romano non si è esposto fino al punto da firmare un appello, dice tuttavia che non occorre essere marxisti e comunisti per capire dove si trova la modernità in Tibet. E se vogliamo parlare di diritti umani si tratta di un campo tutto interno alla modernità. A Capezzone possono riconoscersi qualità di opportunismo, ma non profondità di pensiero e di intelligenza. Quanto al “pudore” è difficile capire dove stia di casa nell’Italia della mondezza.
4. Su Libero intervista a Vattimo con dibattito. – Al momento vi sono 101 commenti all’intervista di Vattimo. Non li ho letti tutti. La mia netta sensazione è che vi sia stata una preparazione mediatica analoga a quella che attraverso tutti i media aveva inteso persuaderci sull'esistenza degli armamenti di Saddam. Lo stesso stava succedendo con l’Iran finché non sono intervenuti gli stessi servizi per scongiurare un nuovo disastro. La cosiddetta “opinione pubblica”, ossia ciò che ci viene fatto credere, è una sistematica presa per i fondelli. Ogni tanto qualcuno esce fuori dal coro. Gli dobbiamo essere perlomeno grati per il beneficio del dubbio.
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