sabato 19 settembre 2009

Cronache sul boicottaggio di Israele: 1. La decisione sindacale di Liverpool (settembre 2009).

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In Roma ho seguito la conferenza organizzativa del BDS, dove è stato fatto il punto a livello internazionale sull’andamento della campagna di boicottaggio di Israele che sul modello di quanto in passato è avvenuto per il Sud Africa dovrebbe portare all’abbattimente di un regime che spende molte risorse finanziarie per accreditarsi come un paese deomcratica e che si avvale dell’importo decisivo dell Israel lobbies presente praticamente in ogni paese del mondo. Ormai una larga parte dell’ebraismo si identifica con il sionismo e lo stato di Israele. È quanto mai azzeccata la risposta di Ilan Pappe a Giorgio Napolitano, ossia la tesi che se non si vuole essere antisemiti occorre essere antisionisti. A mio avviso, l’ebraismo internazionale si è messo in una gran brutta situazione. Non intendo dire che nel breve periodo non possa continuare a mietere successi militari e perfino di carattere legislativo considerata la presenza di fortissime lobbies ebraiche all’interno dei parlamenti. La coscienza politica dei cittadini, offuscata da una propaganda capillare e martellante, prende atto tuttavia dell’evidenza dell’ultimo arrogante atto di barbarie e violenza che offende il più elementare senso di umanità. I Cicchitto ed altri potranno sgolarsi a dire che era proporzionato e legittimo il massacro ultimo di Gaza, ma chiunque lo voglia ha il diritto di pensarla ben diversamente. Con mia positiva sorpresa vedo che la coscienza dormiente si desta, se appena con esigui mezzi qualcuno si mette a gridare e a dare l’allarme. Poiché l’informazione e la riflessione critica è una componente importante di questa lotta incruenta che ogni di noi può combattere per soccorrere e liberare un’umanità sofferenza, noi qui nel nostro piccolo diamo vita ad una nuova rubrica nella quale in modo ordinato cercheremo di raccogliere quante più notizie possibile, dando ad esse una forma fruibile.

Versione 1.0/19.9.09
Sommario: 1. Il sindacato inglese boicotta le merci di Israele. –

1. Il sindacato inglese boicotta le merci di Israele. – Bellasio sarà certamente rattristato nel dare una notizia che invece riempie noi di speranza. È da ricordare che in passato erano state le organizzazione della docenza universitaria inglese a dare inizio al boicottaggio. Da parte ebraica vi è stata poi una battaglia legale secondo cui non sarebbe consentito ad una università fare il boicottaggio delle università israeliane, dove ad esempio apprendo che il campus universitario di Tel Aviv sorge su un villaggio israeliano distrutto. L’unico edificio di pregio rimasto è diventato il club degli insegnanti. Basterebbe – a mio avviso – solo questo singolo fatto a condannare tutta l’università israeliana. Il boicottaggio unversitario sembra comunque abbia subito per questo una battuta di arresto. In Italia vi fu un controboicottaggio dove docenti italiani scendevano in campo con una dichiazione pubblica di solidarietà di Israele. Questa lista, che per sua natura doveva essere pubblica, ha costituito poi la famosa “lista nera” con cui un internauta divulgava in diversa ottica l’elenco dei docenti italiani filoisraeliani. La lista, pubblica, era la stessa. Solo che ciò che per i firmatari doveva essere un titolo di merito per altri diventava un titolo di demerito. Nella lista ho potuto riconoscere il nome di due docenti della mia facoltà: due su oltre 150 che insegnano nella stessa facoltà. Se avessi saputo e fossi stato interpellato, io avrei firmato in solidarietà dei colleghi britannici che intendevano boicottare Israele.

Ma ora scende in campo il principale sindacato inglese che rappresenta oltre sette milioni di lavoratori. Voglio vedere se minacceranno nelle loro libertà fondamentali sette milioni di lavoratori inglesi, che hanno messo sotto accusa il sindacato israeliano, colpevole di collaborazionismo con il regime di apartheid. Prevedo l’obiezione: non è l’apartheid del Sud Africa. Sono d’accordo! Si tratta di qualcos’altro di assai più grave. L’analogia con il Sud Africa è riduttiva, non enfatica. Sul merito della decisione sindacale inglese, la cui notizia mi è già giunta ieri da altra fonte, posso assicura i «Corretti Informatori» che io come singolo lavoratore non taccio, ma acconsento e mi auguro che i nostri maggiori sindacati ritornino alle posizione del passato quando come forma civilissima di protesta fu lasciata una bara davanti alla Sinagoga di Roma. Non so quale fosse stata allora l’interpretazione data a questo gesto, ma io ora lo interpreto come un modo per ricordare le 1500 vittim di Piombo Fuso. Ed è proprio come protesta a questo ultimo massacro che trae la sua ispirazione il recente, rinnovato boicottaggo dei sindacati inglesi, che si aggiunge a manifestazioni di altra natura come la Dichiarazione di Toronto, da me pure firmata, nella quale un gruppo promotore di cineasti richiama l’attenzione del mondo sui crimini israeliani.

Diventa quanto mai patetico il tentativo sionista di sottrarsi alle contestazioni insultanto i sindacati inglesi di essere come le SS. Se proprio vogliono tirare in ballo il nazismo, cosa vecchia di oltre 65 anni anni fa, di cui nessuno ricorda più nulla, si può ben obiettare che il sionismo nei suoi cento e passa anni di esistenza e oltre 60 di presa del potere, ha superato di gran lunga ogni crimine che si voglia attribuire al nazismo. Reston tuttavia del parere che bisogna lasciare la storia agli storici, mentre noi dobbiamo occuparci del nostro presente. A chi evoca Goebbels rispondo che i moderni Goebbels occorre cercarvi a Tel Aviv e nelle agenzie locali, dove sono impiegati in servizio permanente effettivo. Se poi l’«odio» è «antico» lo è solo nel senso che già gli antichi, prima di Cristo, consideravano il popolo ebreo come un odiatore del genere umano. Un giudizio questo che trova conferma in Spinoza che nell’«odio» riconosce l’essenza stessa dell’ebraismo. Più autorevoli fonti di queste è difficile trovarne. Per fortuna precedono di secoli e di millenni il nazismo, che di certo non può essere reso responsabile per tutto ciò che lo ha preceduto.

Ho citato sopra il link che conduce all’ineffabile Volli che incita per un verso a boicottare Durban II, cioè una conferenza ONU, dove si parla di razzismo e dove Israele temeva di subire lo stesso trattamento del settembre 2001, pochi giorni prima del famoso attentato, ancora avvolto nel mistero, quando venne posta l’equiparazione fra il sionismo e il razzismo. Irridono i «Corretti Informatori» al rapporto Goldstone, ebreo pure lui e “amico” di Israele, Commissario ONU, che non può fare a meno di inchiodare Israele per Piombo Fuso. Sono innumerevoli le occasioni in cui i “Corretti Informatori” gettano fango sull’ONU tentando di delegittimarlo. Ed adesso ti tirano fuori una clausola del commercio internazionale, pure targata ONU, che vieterebbe il boicottaggio economico di uno Stato. È facile obiettare che siamo in campo politico e che nessun norma di commercio internazionale può concedere ad Israele il diritto di strangolare per fame e mancanza di generi di prima necessità gli internati del Lager di Gaza. Per non parlare del trattamento inflitto ai pescatori di Gaza che vengono ricattati con un permesso di pesca in cambio di un’attività di delazione. È così che reclutano le loro spie e quando queste vengono scoperte e giustiziate, gridano poi alla violazione dei diritti umani da parte dei palestinesi o al loro “odio” perché non accettano il ruolo dei collaborazionisti corrotti e ricattati se non anche torturati. È questa la superiore moralità israeliani, per fortuna “unica” democrazia in Medio Oriente.

2. Una cronaca infedele. – L’Hasbarota Meotti tenta un’analisi sulla situazione inglese. Qui non tira aria buona per i responsabili di Piombo Fuso. Il boicottaggio va avanti e la cosa dispiace a Giulio, che parla di “militanti filopalestinesi” che hanno costretto alla chiusura il negozio dell’Ahava, un negozio di bellezza. Immaginiamo quanto ve ne sia a Gaza e nei campi profughi dove sono costretti non i filopalestinesi, ma i palestinesi che vivono da profughi in Libano e che reclamano di poter tornare nei luoghi da dove sono stati scacciati dai produttori israeliani di bellezza. Ricompare la notizia del generale sconsigliato di recarsi in Inghilterra, se non voleva venire arrestato. Mentre da noi si parla di sentenza sul lodo Alfano, l’hasbarota Meotti scrive sul suo Fogliaccio che la magistratura “si è arrogata” il diritto di agire da tribunale internazionale etc. Continua su questo tono per i lettori del Fogliaccio. Si rinvia al link, dove tuttavia depurate possono estrarsi notizie interessanti che danno il senso che il regime di impunità del quale ha goduto finora Israele si sia incrinato in alcuni importanti paesi europei: «Israele è come il Sud Africa dell’apartheid e i suoi criminali di guerra non devono poter essere parte della società globale».

(segue)

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