sabato 5 settembre 2009

G. Storici della pulizia etnica: 2. Walid Khalidi, un palestinese che raccontò cosa era accaduto al suo popolo.

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

L’opera di Walid Khalidi è centrale per la ricostruzione della Nakba. Non esiste purtroppo una traduzione italiana ed il costo dell’edizione inglese è piuttosto proibitivo. Appena uscita, nel 1970, si tentò subito di neutralizzare il racconto di Khalidi con una contro-opera: Genesis 1948 di Dan Kurzman. È una tecnica consueta da parte della propaganda che considera la verità storica come nient’altro che carta stampata da sommergere con altra carta stampata, magari di grammatura più pesante. Malgrado un Kurzman, vi fu però chi sostenne il punto di vista palestinese. Fra questi Michael Palumbo.

1. Un libro fondamentale. – All That Remains di Walid Khalidi consiste in un elenco dei villaggi distrutti, «che è ancora una guida essenziale per chiunque voglia comprendere l’enormità della catastrofe del 1948» ( I. Pappe, op. cit., 8). A fronte dell’incrostazione di interessi intrecciati all’immigrazione coloniale vi è poco di che aspettarsi come conseguenza dell’opera di storici vecchi e nuovi. Vi immaginate un colono che abita nella casa di uno degli espulsi? Un episodio perfettamente simile è narrato da La Guardia. Il colono resta saldamente nell’abitazione che gli è stata regalata, ben consapevole che era di un’altro. La “coscienza” è un lusso accessorio solo per dei perditempo che possono concederselo. In realtà, come quello di Khalidi ha il suo vero pubblico interlocutorio agli occhi dei terzi che vengono menati per il naso con il pietismo mitologico della Shoah in nome della quale si pretende di legittimare hic et nunc con la nostra complicità intellettuale e morale un crimine maggiore, certo, presente, documentabile. La struttura del potere sionista è tutta adagiata sul sistema imperiale americano che è venuto sostituendo quello britannico. È da leggere, ricostruire, commentare, divulgare il ruolo del presidente Truman negli anni di fondazione dello “Stato ebraico”, un’espressione davvero assai curiosa che contrasta con l’idea stessa dello “stato di diritto”, fondato su principi di laicità ed eguaglianza in assoluto contrasto con ogni forma di apartheid e di classi di cittadini di rango inferiore. Il sionismo – avverte Pappe più volte – è stato ed è la causa ideologica della pulizia etnica e dell’attuale regime di apartheid, finalizzato esso stesso al genocidio e alla pulizia etnica. Di recente, l’altro “nuovo” storico, Benny Morris, certamente legato al regime, ha proposto l’ancora più assurda “soluzione finale” della stato giordano-palestinese, dove dovrebbero confluire tutti i profughi espulsi dai villaggi, nonché i loro discendenti, che reclamano quello stesso “diritto al ritorno” concesso ad immigrati che mai ebbero nulla a che fare con il territorio palestinese. Con nostra vergogna, si pretende di far passare questa operazione come risarcimento morale e materiale per l’«Olocausto», con il quale del resto gli stessi immigrati non hanno nulla a che fare direttamente e propabilmente neppure in via vagamente indiretta. Di fronte a tante palesi falsificazioni della storia e davanti a siffatte assurde pretese morali, opporre l’evidenza inconfutabile della Nakba significa colpire alle sue fondamenta tutto il sistema della propaganda sionista. Un libro come quello di Walid Khalidi è perciò davvero fondamentale.

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