domenica 6 settembre 2009

F. La critica filosofica al cristiano-giudaismo

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

Non riusciremmo ad avere un quadro completo ed esauriente della pulizia etnica della Palestina se non indagassimo sui fondamenti dottrinali di cui il sionismo si nutre ed ostenta per giustificare l’ingiustificabile. Intanto, dovremme abituarci a pensare al plurale quando si parla di giudaismo. Sono innumerevoli le corrente e le sette in cui si differenzia. Ciò che in Israele tiene unite tante differenze è un pactum sceleris a spese degli espropriati ed espulsi. Avendo bisogno di una massa antropologica da contraporre agli indigeni espropriati, i padri fondatori ed il regime da essi creato si vanno prodigando per far sbarcare in Palestina quanti più possibili immigrati “ebrei”, che ne alterino la geografia umana e fisica. Questa operazione è perfettamente riuscita nel XIX secolo con gli indiani d’America, sterminati e cancellati senza conseguenze apprezzabili per i fondamenti etici della nostra superiore civiltà occidentale. Al variegato mondo del giudaismo va collegato il curioso fenomeno del sionismo cristiano, dove è difficile capire se si tratta di una forma di giudaismo con propaggini cristiane o di un cristianesimo impazzito dietro follie escatologiche contrarie ad ogni senso logico e storico. Vi è poi una posizione intermedia che vede una pesante ingerenza del giudaismo all’interno dell’edificio dogmatico del cattolicesimo quale si era venuto configurando fino al Concilio Vaticano II, al cui interno è documentabile l’influenza del B’naï B’rith, la massoneria ebraica i cui atti e le cui vicende nonché apparato organizzativo e finanziario sono parzialmente noti e di pubblico dominio. Cercheremo di muoverci in un mondo dove vige la regola della segretezza, tentando però di isolare gli argomenti pertinenti al nostro discorso.

Sommario: 1. Spinoza per cominciare. –

1. Spinoza per cominciare. – Di Spinoza, autore il cui fascino ho sempre avvertito, mi propongo di ripercorrere tutta l’opera per enucleare direttamente dai suoi testo la critica all’ebraismo. Credo che per controbattere allo slogan della propaganda israeliana secondo la quale tutto il mondo presente e tutta la storia passata dell’umanità sarebbe colpevole imperdonabile di “odio” verso il popolo ebraico, notoriamente qualificantesi come “eletto” e prediletto da Dio in persona, che si dimostrebbe così assai poco degno di quell’idea di Dio che secondo non pochi filosofi è una creazione della mente umana che proietta in un essere suprema tutte le perfezioni e le assolutezze che avrebbe desiderato fossero sue proprie. Spinoza tratta delle passioni dell’animo umano. Per quanto riguarda l’«odio» afferma che è nella natura degli ebrei per una superstizione contratta da lungo tempo e posta al centro di tutta la loro religione. Torneremo direttamente sul testo spinoziano come andremo pure ad investigare le concezioni ed i brani specifici di tanti sommi filosofi che si sono pronunciati sull’ebraismo. Non siamo disposti a considerare Spinoza, Kant, Fichte e altri ancora come dei poveri mentecatti che non sapevano quel che dicevano e che erano degli antisemiti anzitempo, i quali sarebbe probabilmente portati davanti a qualche giudice dei nostri tempi.

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(segue)

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