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aggressore/aggredito - antisemitismo - difesa - hasbara - odio - terrorismo -
Uno dei termini che con grande frequenza viene usato con un significato opposto a quello storicamente inteso è il vocabolo di cui la lingua italiana si serve per indicare la condotta e il concetto di “difesa”. Gli ebrei ovvero i sionisti ovvero gli israeliani ovvero i coloni occupanti non fanno che uccidere e massacrare da almeno un secolo, ma oro dicono che si difendono. Beninteso si difendono da quanti hanno cacciato dalle loro case ed espulso dai loro villaggi, subito dopo distrutti perché i suoi abitanti non potessero più ritornare. Ma nel fare questo essi si difendono ed il mondo è cattivo – “odia” gli ebrei – perché non capiscono che gli ebrei “si difendono”. Una normale persona vede in Piombo Fuso un vero e proprio massacro contro inermi già stremati ed affamati da un blocco che dura da anni. Gaza è un lager in nulla inferiore alle raffigurazioni che ci sono state date dei lager nazisti. Ma chi riduce degli esseri umani in internati ed in profughi fa ciò per difendersi da “terroristi” che proprio non capiscono come almeno 3000 anni fa in un barbarico testo religioso sia stata “promessa” ad ebrei di cui gli odierni coloni invasori si considerano legittimi eredi, una “promessa” di cose altrui che è difficile immaginare possa essere stata fatta da un Dio che dovrebbe essere la “radice” della civiltà europea. Ahimè, quanto sono da rimpiangere gli dei antichi.
Sommario: 1. La crociata contro Ahmadinejad. – 2. Senza significato. –
1. La crociata contro Ahmadinejad. – A chi ha letto per davvero e per intero il discorso di Ahmadinejad in Ginevra riesce impossibile dar credito alla propaganda israliana che per la sua “difesa” dispone di un arsenale atomico di circa 300 testate. Di fronte a tanto fanatismo stupisce comne il mondo non si senta minacciato. Si preoccupa invece di Ahmadinejad, diffamandolo in tutti i modi. In passato, a Durban I e nel 1978, è stato giustamente posta l’equivalenza fra il sionismo e il razzismo. Non bastano le capriole di un Segre per negare le componenti di Blut und Boden che fanno parte del sionismo molto più organicamente di quanto non lo facessero dell’ideologia nazista. Il concetto stesso di stato “ebraico” ha contenuto e fondamento razzista, ma Israele pretende che venga riconosciuto il suo “razzismo” perché il “razzismo” è la sua forma di “difesa”. Le loro vittime devono semplicemente accettare il loro ruolo sacrificale. Se sono nella condizione di “profughi”, la cola è loro e solo loro: cacciandoli dalle loro case, nel 1948, gli occupanti sionisti, che celebrano quella data come la loro guerra di Indipendenza non hanno fatto altro che “difendersi” da chi proprio non voleva cedere la sua casa, la sua libertà, la sua dignità. Una vera e propria riforma del vocabolario che aspetta però ancora la sua legge per diventare esecutiva. Ma dopo la legge ci vorranno i Regolamenti di attuazione per abituare la gente a dare al termine difesa un senso opposto a quello finora inteso. Del resto, già Mao Ze Tung ha reso popolare il concetto che la migliore difesa è l’attacco. E possiamo aggiungere: lo sterminio, l’apartheid, la pulizia etnica.
2. Senza significato. – Anche qui si trova una ricorrenza del termine “difesa” senza enucleazione del suo significato linguistico. La realtà dell’occupazione coloniale, per la quale si può fissare l’anno 1948 come uno spartiacque, non ammette per costoro un “no, grazie!” da parte degli invasi e colonizzati, i quali dovrebbero semplicemente gradire la violenza storica e politica subita. Una sorta di rapporto sadomasochistico nelle intenzioni dei propagandisti del diritto di Israele a difendersi, cioè a massacrare senza che le vittime designate accennino alla benché minima forma di resistenza o di non gradimento: loro non hanno il diritto di difendersi dall’aggressione di coloni venuti dal mare o di immigrati chiamato per rinforzo da ogni parte del pianeta. Riuniremo in questo paragrafo altre ricorrenze simili, cioè dove è usato il termine “difesa” ma senza un contesto che ne dia il benché significato. In pratica si dovrebbe parlare in questi casi di una sorta di falsificazione linguistica allo stesso modo in cui si pretendesse di chiamare Salame Negroni un formaggio del tipo Parmiggiano Reggiano o viceversa.
Sommario: 1. La crociata contro Ahmadinejad. – 2. Senza significato. –
1. La crociata contro Ahmadinejad. – A chi ha letto per davvero e per intero il discorso di Ahmadinejad in Ginevra riesce impossibile dar credito alla propaganda israliana che per la sua “difesa” dispone di un arsenale atomico di circa 300 testate. Di fronte a tanto fanatismo stupisce comne il mondo non si senta minacciato. Si preoccupa invece di Ahmadinejad, diffamandolo in tutti i modi. In passato, a Durban I e nel 1978, è stato giustamente posta l’equivalenza fra il sionismo e il razzismo. Non bastano le capriole di un Segre per negare le componenti di Blut und Boden che fanno parte del sionismo molto più organicamente di quanto non lo facessero dell’ideologia nazista. Il concetto stesso di stato “ebraico” ha contenuto e fondamento razzista, ma Israele pretende che venga riconosciuto il suo “razzismo” perché il “razzismo” è la sua forma di “difesa”. Le loro vittime devono semplicemente accettare il loro ruolo sacrificale. Se sono nella condizione di “profughi”, la cola è loro e solo loro: cacciandoli dalle loro case, nel 1948, gli occupanti sionisti, che celebrano quella data come la loro guerra di Indipendenza non hanno fatto altro che “difendersi” da chi proprio non voleva cedere la sua casa, la sua libertà, la sua dignità. Una vera e propria riforma del vocabolario che aspetta però ancora la sua legge per diventare esecutiva. Ma dopo la legge ci vorranno i Regolamenti di attuazione per abituare la gente a dare al termine difesa un senso opposto a quello finora inteso. Del resto, già Mao Ze Tung ha reso popolare il concetto che la migliore difesa è l’attacco. E possiamo aggiungere: lo sterminio, l’apartheid, la pulizia etnica.
2. Senza significato. – Anche qui si trova una ricorrenza del termine “difesa” senza enucleazione del suo significato linguistico. La realtà dell’occupazione coloniale, per la quale si può fissare l’anno 1948 come uno spartiacque, non ammette per costoro un “no, grazie!” da parte degli invasi e colonizzati, i quali dovrebbero semplicemente gradire la violenza storica e politica subita. Una sorta di rapporto sadomasochistico nelle intenzioni dei propagandisti del diritto di Israele a difendersi, cioè a massacrare senza che le vittime designate accennino alla benché minima forma di resistenza o di non gradimento: loro non hanno il diritto di difendersi dall’aggressione di coloni venuti dal mare o di immigrati chiamato per rinforzo da ogni parte del pianeta. Riuniremo in questo paragrafo altre ricorrenze simili, cioè dove è usato il termine “difesa” ma senza un contesto che ne dia il benché significato. In pratica si dovrebbe parlare in questi casi di una sorta di falsificazione linguistica allo stesso modo in cui si pretendesse di chiamare Salame Negroni un formaggio del tipo Parmiggiano Reggiano o viceversa.
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