domenica 6 settembre 2009

Analis del linguaggio: 1. Uso ed abuso del termine odio nella propaganda sionista-israeliana

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aggressore/aggredito - antisemitismo - difesa - hasbara - odio - terrorismo -

È veramente un insulto alla comune intelligenza l’uso del termine odio per indicare qualsiasi reazione critica verso Israele e tutto ciò che Israele fa. Vi è di che restare sconcertati. Ma occorre superare lo sconcerto e farsene una ragione. Il rinvio principale che qui occorre fare è al filosofo “ebreo” Spinoza, che evidentemente già alla sua epoca era un ebreo che “odiava se stesso”. Proprio sul concetto di odio Spinoza, nel Trattato teologico-politico, dice che l’odio è nell’essenza stessa dell’ebraismo. Per convincersene basta fare una sommaria lettura di testi ebraici (Torah, Talmud, ecc.) per toccare con mano l’odio e il disprezzo profondo e assoluto per tutta l’umanità bastarda, in quanto “non eletta”. Spinoza prosegue parlando di odio “derivato” come reazione all’odio “originario” degli ebrei verso il resto dell’umanità. In questo secondo caso però si tratta di qualcosa di passeggero e temporaneo, in quanto l’odio nell’Etica spinoziana, è una malattia dell’essere incompatibile con la sua perfezione. Non mi sembra che abbia letteratura degna di attenzione il concetto di “odio verso se stessi”, coniato per colpire gli ebrei critici verso il sionismo. In questa sezione iniziamo una collezione di links assurdi, difficili da criticare per la loro mancanza di logicità e di consistenza morale. Chi vuole si può esercitare nella loro confutazione, con la raccomandazione a non farsi prendere non già dall’odio – necessario al sionismo per acquistare consistenza ontologica ed autoalimentarsi producendo negli altri sentimenti di odio –, ma dall’ira che è il sentimento più maturale in quanti sono attrezzati criticamente per valutare l’estrema abiezione e la falsità strumentale del tipo di propaganda adottata.

Sommario: 1. Apologia sionista di Piombo Fuso. – 2. Un esempio vivente di odio ebraico. – 3. L’«iperturabbile odio» di Sergio Romano. – 4. Anche Barabar Spienelli accusata di “odio”. –

1. Apologia sionista di Piombo Fuso. – Con sicumera degna della loro faccia (che non si può vedere) gli IC invitano i loro “lettori”, o meglio squadristi a “protestare” presso l’Unità. Non è difficile immaginare il tenore delle lettere e delle proteste, ma la responsabilità è accuratamente scissa fra l’istigatore e l’istigato. Dopo anni di monitoraggio, ho ormai compreso la tecnica sionista dello scrivere ai giornali, il loro scopo, la funzione intimidatrice, la loro induzione a essere “corretti”. Che tempi!

2. Un esempio vivente di odio ebraico. – Pensando alla definizione spinoziana di odio ebraico penso che se ne possa trovare un esempio nell’autrice del testo di cui al link, da me già ampiamente monitorata per la sua ferocia sionista. Non desidero soffermarmi oltre, ma è sufficiente aver classificato il reperto.

3. L’«imperturbabile odio» di Sergio Romano. – Qui l’«odio» è come la pizza o qualcosa di simile. Vale a dire è un prodotto della propaganda israeliana. Come funziona? Chiunque parla male di noi, si dissocia, non è solidale, diciamo pure non ci ama, non ci ha in simpatia, gli siamo antipatici, costui deve essere bollato come un “odiatore” di Israele, che ovviamente è la pupilla degli occhi di Jahvè. Tanta follia sembra fatta apposta per suscitare quell’«odio» così spesso evocato che già Spinoza spiegava ai suoi tempi come un odio “derivato” dall’odio congenito, originario, insisto nella stessa religione ebraica che appunto prescrive di “odiare i propri nemici” (Levitico), non di “amarli”, come più tardi si leggerà nel vangelo di Marco. La monotonia e la meccanicità con cui questo slogan è ripetuto da essa stessa la misura della natura propagandistica e industriale del tipo di argomentazione. Sergio Romano è chiaramente persona equilibrata che sa sempre esprimere e argomentare con serenità le sue opinioni e le sue vedute. Ciò manda in bestia i “Corretti Informatori” che avrebbero preferito di gran lunga una persona che perde facilmente la pazienza, esce dai gangheri, li manda a quel paese, usa espressioni che poi possono essere rivolte contro e così alimentare la favola dell’«odio» e dell’«antisemitismo». Sono più che convinto che la pressoché totalità degli italiani, e non solo degli italiani, sia immune da quell’«odio» che giustamente Spinoza considera una malattia che procura male pù al soggetto che ne fosse affetto che non all’oggetto che ispira e suscita un siffatto sentimento di odio. Viene quasi da pensare alla figura del Satana evangelico, sempre pronto ad indurre in tentazione. Il comandamento evangelico recita: “ama i tuoi nemici”, ma il “Corretto Satana” è sempre in agguato per farsi “odiare”. Il gioco è così palese che ormai diventa difficile cascarci. È invece assai facile lasciarsi andare ad espressioni che con Beppe Grillo sono ormai diventate abituali in televisione. Queste espressioni grilline sono però inimmaginabili in bocca ad un Sergio Romano e non possiamo pretenderle noi da lui: non avremmo più il compito diplomatico che conosciamo. Possiamo però supplire noi con la nostra immaginazione, considerazione quale potrebbe essere la più idonea replica di Sergio Romani agli attacchi quasi quotidiani dei “Corretti Informatori”: un Beppe Grillo cordiale e sonoro, che non fa male a nessuno e libera tutti. Nel merito vi è appena da osservare che sono del tutto irrilevanti le demonizzazioni sioniste di Hamas, la paventata distruzione di Israele: una vera e propria “corretta” paranoia, simile alla banderuola rossa agitata davanti al toro, dove però si pretenderebbe che il toro fossimo noi tutti persone di buon senso che stiamo dalla parte di Hamas, convinti che Israele stia nel torto marcio e debba pagare per i suoi ormai secolari misfatti. Questo è «odio»? Un «odio» che chiede il ristabilimento se non della giustizia, almeno del senso di giustizia? Per fortuna, il senso del comune linguaggio non è ancora una facoltà esclusiva del sionismo israeliano e della sua agenzia in lingua italiana. È da aggiungere che è proprio vero che “non importa” a nessuno che «Hamas sia stato giudicato un movimento terrorista persino dalla cauta UE». Conoscendo il modo di operare della Lobby non è difficile indovinare attraverso chi e per conto di chi ed il quale modo il nome di Hamas, e qualunque altro nome si chieda, magari anche il mio e quello di Sergio Romano, possa essere inserito in siffatte liste, compilate su semplice richiesta di parte e senza che sia neppure concepibile il più elementare contraddittorio. Ormai, lo sanno anche i bambini come funziona il giochetto.

4. Anche Barbara Spinelli accusata di “odio”. – Il link è qui registrato solo per segnalare l’uso del termine odio in un commento che stride fortemente nella sua elementare grossolanità con l’analisi della giornalista Barbara Spinelli, esperta nel suo mestiere. Le analisi di Spinelli sarebbe dettate da nient’altro che «odio» per Israele, cioè per un’entità statuale che pretende di rinascere dopo 2000 anni. In verità si tratta di follia, ma purtroppo è una follia armata di bomba atomica. Il termine odio non riceve qui nessuna altra determinazione concettuale se non con l’essere riferito a Barbara Spinelli, che evidentemente “odia” perché giudica assurde le amenità che si trovano nel commento, fra cui appunto che con Israele si assiste ad una resurrezione statuale di qualcosa che sarebbe esistito 2000 anni fa. Il commento grossolano sarà rafforzata con un’analisi non meno grossolana di Daniela Sussman, le cui assurdità è fatica sprecata e tempo perso confutare. Rilevante però la falsificazione linguistica già analizzata durante un Seminario romano: non territori “occupati” ma “contesi” (ed infine, salomonicamente, semplicemente “territori” senza nessuna aggiunta), l’«occupazione» non è occupazione, e simili. Insomma, la guerra passa anche e soprattutto attraverso l’uso del linguaggio ed il senso che si vuol dare alle parole: Daniela dà il senso che meglio le conviene, ma che contrasto con il significato comunemente registrato nei vocabolari. Quanto al merito accenno qui ad un mio timore: il governo sionista-israeliano, occupante, razzista, genocida procede con uso di termini ipocriti come “processo di pace” o “due popoli due stati” verso una “soluzione finale” in versione sionista. Compito arduo di giornalisti come Barbara Spinelli è di far capire come stanno le cose a fronte di un giornalismo mediatico maggioritario dove la pratica della corruzione (denaro per...) è prassi ordinaria. Possiamo saperlo, ne siamo convinti, ma ovviamente non si può processualmente documentare, ammesso che ciò servisse a qualcosa. Chi però vuole intendere, intenda.

5. Odio e licenza di massacro. – Se non ci fosse il rischio di venire accusati di redigere una lista nera, si potrebbe fare l’elenco di una serie di giornalisti di cui non è necessario leggere gli articoli per conoscererne in anticipo il contenuto: uno di questo è Sfaradi. Ce ne occupiamo in questa distinta serie per vedere se si riesce a ricavare il significato strettamente linguistico di una serie di termini assai in uso dalla propaganda sionista. Inutile. Anche qui non si ricava nulla. Se si legge l’articolo con occhi da linguista solo per capire il senso del termine odio non si cava un ragno dal buco. In pratica l’articolista ragiona così: siccome parlano male di Israele perché a giudizio di tutti, eccetto Sfaradi, a Gaza l’ha combinata grossa, allora ecco che si tratta di “odio”, di “odio” antico che sempre riaffiora...

6. Le ragioni dell’odio spiegate da Boccuccia di Rosa. – Preciso che l’espressione “Boccuccia di Rosa” è qui da me usato con riferimento al linguaggio costantemente usato da tal Deborah Fait, di cui conosco solo testi scritti, la cui volgarità e violenza di linguaggio mi inducono a coniare l’espressione canzonatoria “Boccuccia di Rosa”, dove la Rosa fa pensare normalmente a qualcosa di gentile. Non è assolutamente il caso di Deborah Fait. Non vi è mai stato nel mio uso linguistico nessun altro intento definitorio. Ci tenevo a dare questa precisazione. Questo post è finalizzato ad una raccolta di testi online e non per ottenere un inquadramento semantico del termine “odio”. In Deborah Fait, in testi cioè sempre intrisi di odio, denigrazione, violenza, vi è però la strana pretesa che il mondo intero, o anche i più castigati e timidi critici di Israele e del sionismo, non farebbero altro che esternare il loro “odio”, quasi che Israele abbi titolo ad essere obbligatoriamente compresa ed amata qualunque cosa faccia. In questi giorni, in un rapporto di 600 pagine, il commissario ONU Goldstone prova che Israele nell’Operazione Piombo Fuso si è macchiata di crimini di guerra e probabilmente anche contro l’umanità. Il rapporto si limita a ciò che si può documentare in modo inoppugnabile. Non è una documentazione di parte. Tanto più che critica con eguali argomentazioni anche Hamas, quasi che fosse un esercito di pari armamento e forza di quello israeliano. Non vi è però da stupirsi in quanto i parametri del rapporto devono essere necessariamente formali e astratti secondo parametri giuridici e non potici o etici. Nella considerazione etico-politica, per chi si limiti non a Piombo Fuso, ma alla storia di oltre un secolo di relazioni fra palestinesi e coloni immigrati no vi è dubbio che sia di natura criminale tutta la costruzione e l’operato di sionismo fino alla fondazione dello Stato di Israele, che ha poi dato vita ad un regime di apartheid e ad ogni sorta di nefandezze coperte con la sua attività diplomatica e con i mezzi consentiti da un apparato statuale nonchè dall’atavica prassi della corruzione, dell’intimidazione, del terrorimo, dell’assassinio mirato, rectius «omicidi mirati».

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parte importata da “temi scelti” e da risistemare in questa nuova sezione di analisi del linguaggio:


In questa sezione tenteremo di studiare con il massimo rigore possibile, suffragata da documentazione più o meno raffinata, il largo uso del concetto di “odio” da parte della propaganda israeliana. Per sommi capi si possono delineare diverse tipologie. Innanzitutto il mondo intero sarebbe colpevole, o comunque affetto da “odio” verso gli ebrei. Ma di un odio di cui non si è mai sentito di eguale verso nessun altro popolo o gruppo sociale. Gli ebrei sarebbe gli odiati per antonomasia. Naturalmente, ammesso e non concesso che ciò sia senz’altro vero, il mondo intero porta la colpa per questo odio, che come minimo richiede espiazione. Sorge immediatamente il problema di chi debba far pagare il fio. Se non sono gli stessi governi dei rei di odio, diventa difficile applicare la pena prevista. A meno che non si immagine un governo di Israele esteso a tutto il mondo, ben oltre i confini della Grande Israele. Capita poi un fatto curioso. Molti ebrei, non sionisti, in particolare noti intellettuali, sono critici verso la politica israeliana. Sorge quindi l’ulteriore, ardua categoria dell’«ebreo che odia se stesso». Qui veramente l’ordinaria capacità di comprensione del fenomeno è messa a dura prova. Al momento io posso solo ammettere che si tratti di una costruzione propagandistica. Infine, a ben vedere, se si utilizzano le categorie psicologiche per l’individuazione e la definizione di questo sentimento, di questa affezione dell’animo che l’ebreo scomunicato Spinoza giudicava assai negativamente e per sua natura transeunte, si trova che di “odio” ve ne sia molto di più negli ebrei che ulitizzano questo concetto per colpire i loro avversari che non nei loro avversari che in genere non hanno tanta costanza e forza morale per coltivare perenni sentimenti di odio. Diverso ovviamente è il caso dei profughi palestinesi che sono stati scacciati dalle loro case e dai loro villaggi, i cui stati d’animo sono facilmente comprensibili. Ma sono la diretta conseguenza di un male, di una violenza, di cui continuano a soffrire. generazione dopo generazione. Pretendere da essi che amino i loro seviziatori e carnefici sarebbe ipotizzare un patologico rapporto sado-masochista. Un legittima reazione, magari accompagnata da investimento emotivo, non ha nulla a che fare con l’odio inteso in senso proprio.

Sommario:

1. Gli «sporchi arabi» nell’odio ebraico. - Un dato costante che è possibile osservare nel “servizio pubblico” offerto da I.C. è la violenza verbale, o meglio la volgarità con cui ci si scaglia contro posizioni altrui, anche intrinsecamente ed inconsapevolmente critiche verso posizioni israeliane o religio-olocaustiche. Mentre leggevo ieri il libro dei due professori statunitensi, subito sbeffeggiati dai nostri Corretti Informatori, mi è venuto un parallelo con gli annuali rapporti della ADL volti a monitorare se nell’uso del linguaggio corrente vi sia traccia anche minima di pregiudizi che possono essere rubricati come antisemitismo e quindi poter così invocare le numerose leggi liberticide che le varie lobbies sono riusciti ad ottenere nei principali paesi europei. Un’inchiesta analoga viene citata nel libro di Mearsheimer e Walt per quanto riguarda gli ebrei residenti in Israele, dico ebrei e non semplicemente israeliani, perché i due autori offrono interessanti spiegazioni documentate sul carattere volutamente e deliberatamente “ebraico” dello stato o entità Israele, e quindi intrinsecamente razzista e antidemocratico, malgrado i corifei italiani (ma lo sono davvero?) vogliano farci credere il contrario. Ma ecco la parole ai due autori dello scandalo che la “censura” sionista non è riuscito a bloccare:
P. 115: «In un recente sondaggio tra gli studenti ebrei delle scuole secondarie d’Israele, il 75 per cento degli intervistati ha detto che gli arabi sono “ignoranti”. La stessa percentuale li ha definiti “incivili”, mentre il 74 per cento ha detto che sono “sporchi”. Commentando questi ultimi dati sul Jerusalem Post, Larry Derfner ha scritto: «Dire che gli arabi sono sporchi non significa fare un’affermazione politica intransigente, o un commento indebitamente duro sul comportamento degli arabi. Dire che gli arabi sono sporchi significa esternare un odio irrazionale, isterico, sordo e assoluto, per un intero gruppo etnico, che in realtà non è più sporco di quanto lo siano gli ebrei. Dire che gli arabi sono sporchi significa esprimere razzismo allo stato più puro, allo stato più virulento».
Di razzismo, se non addirittura di metodi mutuati dal nazismo, ha parlato un ebreo ed israeliano doc come Avraham Burg, contro il quale si sono ovviamente scagliati gli anatemi sionisti, coniando una categoria ad hoc di soggetti da colpire. Essendo troppo esagerato o meglio poco credibile far passare un ebreo per antisemita, si è creata la categoria dell'ebreo autolesionista, dell'ebreo che odia se stesso, un soggetto appunto da studio psichiatrico anziché ammettere che si tratti di persona di normale buon senso che vede le cose per quel che sono.

Contro queste persone che adducono argomenti cui è difficile replicare si scagliano gli insulti e le contumelie di ogni genere dei nostri Corretti Informatori, che nel caso specifico sotto riportato al n. 1 riducono le qualificazioni professionali dei due docenti americani, sputando sul valore delle università e di chi ci lavora dentro siano esse università statunitensi, invidiate per fondi ed efficienza, siano quelle nostre sgangherate afflitte - come ben sappiamo - da innumerevoli problemi. Il Corretto Informatore dà il via con il suo commento, potendo poi contare su un numero di ascari pronti ad amplificare la volgarità e gratuità dell’attacco, mandando missive agli indirizzi di giornali o di persone loro fornite. E se questa non è attività perlomeno di lobbying, cosa altro è? Un’associazione a delinquere?

Passo qui una segnalazione che mi giunge or ora, sul controllo israeliano della sicurezza nucleare statunitense, salvo che non si tratti di uno scherzo deliberato, facile da scoprire: valuti chi legge se i quesiti e le preoccupazioni poste dai due professori nordamericani nel loro libro non siano più che fondate, malgrado il diverso avviso dei nostri Corretti Informatori.

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2. «L’Industria dell’odio». – Il titolo è un’infelice parodia de l’«Industria dell’Olocausto». Mi sono imbattuto nel link mentre ero in cerca di foto sulla strage di Beit Hanun. Mi riservo di ritornare su questo link. Adesso voglio terminare ciò che stavo scrivendo nel post su Desmond Tutu.

3. L’ebreo che odia se stesso. –

4. Morti più morti degli altri. – Nella tragedia che ha colpito l’India e sulla quale abbiamo ancora bisogno di capire cosa è successo e perché è successo si nota già il tipico atteggiamento sionista che ha un particolare rapporto con l’odio sia come parte attiva sia come parte passiva. Quello che finora si sa è che sono morte oltre 170 persone, di cui sono 5 o 6 ebree o israeliane. Non sono morti come gli altri, ma più morti degli altri. La loro morte dovrebbe rivestire una gravità maggiore. Questo è il modo di pensare in Israele.

5. Uso e abuso del termine “odio”. – È veramente un insulto alla comune intelligenza l’uso del termine odio per indicare qualsiasi reazione critica verso Israele e tutto ciò che Israele fa. Vi è di che restare sconcertati. Ma occorre superare lo sconcerto e farsene una ragione. Il rinvio principale che qui occorre fare è al filosofo “ebreo” Spinoza, che evidentemente già alla sua epoca era un ebreo che “odiava se stesso”. Proprio sul concetto di odio Spinoza, nel Trattato teologico-politico, dice che l’odio è nell’essenza stessa dell’ebraismo. Per convincersene basta fare una sommaria lettura di testi ebraici (Torah, Talmud, ecc.) per toccare con mano l’odio e il disprezzo profondo e assoluto per tutta l’umanità bastarda, in quanto “non eletta”. Spinoza prosegue parlando di odio “derivato” come reazione all’odio “originario” degli ebrei verso il resto dell’umanità. In questo secondo caso però si tratta di qualcosa di passeggero e temporaneo, in quanto l’odio nell’Etica spinoziana, è una malattia dell’essere incompatibile con la sua perfezione. Non mi sembra che abbia letteratura degna di attenzione il concetto di “odio verso se stessi”, coniato per colpire gli ebrei critici verso il sionismo. In questa sezione iniziamo una collezione di links assurdi, difficili da criticare per la loro mancanza di logicità e di consistenza morale. Chi vuole si può esercitare nella loro confutazione, con la raccomandazione a non farsi prendere non già dall’odio – necessario al sionismo per acquistare consistenza ontologica ed autoalimentarsi producendo negli altri sentimenti di odio –, ma dall’ira che è il sentimento più maturale in quanti sono attrezzati criticamente per valutare l’estrema abiezione e la falsità strumentale del tipo di propaganda adottata.

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