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Il loro nome è Legione. Nel nostro Monitoraggio della Israel lobby presente in Italia sono innumerevoli, per non dire infiniti, i personaggi le cui opzioni sono chiaramente organiche agli interessi ebraici e sionisti. Conoscerli tutti è cosa ardua. e quindi il nostro Monitoraggio è necessariamente casuale e per campioni. Speriamo che sia rappresentativo. Una riflessione di carattere generale è qui segnata da grande sconforto. Mi spiego. Se ci mettiamo a percorrere la storia contemporanea del popolo palestinese con occhiali diversi da quelle di Guido Franzinetti troviamo un’evidente sproporzione di forze fra indigeni palestinesi ed invasori sionisti-ebrei. Questa sproporzione originaria che si trascina fino ad oggi è più di natura ideologico-sovrastrutturale che militare-materiale. Ancor prima di passare all’attuazione del piano Dalet, cioè alla pulizia etnica della Palestina, gli ebrei sionisti avevano preparato lungamente i loro piani a partire almeno dal 1882. Quando i palestinesi incominciarono a rendersi conto della sorte loro preparata, era già troppo tardi. Ancora oggi rispetto alla preparazione teorico-strutturale della loro distruzione l’apparato politico-organizzativo della Resistenza resta indietro di parecchio. L’operazione ultima di Piombo Fuso fa forse comprendere alla generalità dei cittadini non contanimati da un’informazione inquinata e subliminale come il genocidio del popolo palestinese ed il piano di invasione e asservimento del mondo arabo-musulmano sia non già un “processo di pace” ma un “processo di guerra” vecchio di oltre un secolo. Lo si può ricondurre allo smembramento programmato dell’Impero Ottomano. Da allora, da quel disegno, non ne ha tratto vantaggio la pace, ma solo la guerra. Eccetto che a un Franzinetti è chiaro ad ogni modesto lettore di libri di storia come il “sogno” sionista nasca e si alimenti con la guerra: guerra russo-giapponese, prima guerra mondiale, seconda guerra mondiale, guerre mediorientali, guerra all’Afghanistan, all’Iraq, propaganda martellante per una nuova e più disastrosa guerra contro l’Iran. La sicurezza di Israele ha significato e significa la messa sotto ferro e fuoco di tutto il Medio Oriente, per non parlare del mondo intero. Ognuno di noi è ora chiamato alle sue responsabilità morali e intellettuali. Attingiamo da questo post ad una nuova fonte che però non si sempre si dimostra funzionante, e cioè l’archivio sonoro di Radio radicale.
Versione 1.0/20.9.98
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Sommario: 1. Quando l’ONU va bene e quando no. –
1. Quando l’ONU va bene e quando no. – Il Franzinetti, che si dovrebbe vedere e sentire se il link funziona, parla per circa 10 minuti. Non è un giurista delle organizzazioni internazionali, ma uno storico contemporaneo, vale a dire quello che ognuno di noi può essere se appena si mette a leggere un numero adeguato di libri di storia contemporanea ed appena sa cosa sia un archivio di stato e come vi si accede. Intendo dire che sono minime le competenze tecniche necessarie e che in questa disciplina accademica il tutto o quasi si risolve nell’interpretazione degli eventi contemporanei. L’arbitrarietà delle interpretazioni è favorita dalla possibilità di selezionare la documentazione che più aggrada e che meglio è rispondente alle posizioni ideologiche che si vogliono assumere. È del difficilissimo sottrarsi ad una visione ideologica delle cose. Insomma, il Franzinetti che sentite – detto senza offesa – non è un novello Tucidide, che fu alla sua epoca uno storico contemporaneo. Vuole spiegare le cose che dice a chi vuole sentirle proprio in quel contenuto, e cioè che l’ONU andava bene quando era controllato dagli Stati Uniti e dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Non va più bene quando con la decolonizzazione approdano all’Assemblea Generale i nuovi stati africani ed asiatici non sempre succubi degli USA e di Israele. Il messaggio è di una elementare grossolanità: va bene tutto ciò che è in favore di Israele, va male tutto ciò che è a suo disfavore. Non è prestazione di carattere storico-accademica, ma di carattere ideologico. E viva la marchesa! Per Franzinetti la questione sostanziale dell’equazione sionismo = razzismo è soltanto una faccenda che dipende da chi si trova nell’Assemblea generale, da chi ci si riesce a mettere: con una diversa composizione e maggioranza quello che il giorno prima era maschio, diventa poi femmina. Dubito che il personaggio comprenda la sostanza politico-filosofica dell’equiparazione sionismo = razzismo posta, ad esempio, da Pappe, Burg, Sand. Il pubblico e l’utenza alla quale Franzinetti si rivolge è lo strato sionista che dal Piemonte spinge per un coinvolgimento della politica estera italiana tutta in senso filoisraeliano. Franzinetti è quello che Gramsci chiamerebbe un intellettuale organico funzionale a ben individuali interessi e ceti politico-sociali. Va però riconosciuto a questi ceti una migliore organizzazione rispetto a quella degli sciancati indiani di Palestina, che ancora ad oltre cento dall’invasione sionista non si decidono a morire ed a scomparire perfino dai libri di storia, secondo la formula da asseverare “un popolo senza terra per una terra senza popolo”. Più razzismo di così!
Il loro nome è Legione. Nel nostro Monitoraggio della Israel lobby presente in Italia sono innumerevoli, per non dire infiniti, i personaggi le cui opzioni sono chiaramente organiche agli interessi ebraici e sionisti. Conoscerli tutti è cosa ardua. e quindi il nostro Monitoraggio è necessariamente casuale e per campioni. Speriamo che sia rappresentativo. Una riflessione di carattere generale è qui segnata da grande sconforto. Mi spiego. Se ci mettiamo a percorrere la storia contemporanea del popolo palestinese con occhiali diversi da quelle di Guido Franzinetti troviamo un’evidente sproporzione di forze fra indigeni palestinesi ed invasori sionisti-ebrei. Questa sproporzione originaria che si trascina fino ad oggi è più di natura ideologico-sovrastrutturale che militare-materiale. Ancor prima di passare all’attuazione del piano Dalet, cioè alla pulizia etnica della Palestina, gli ebrei sionisti avevano preparato lungamente i loro piani a partire almeno dal 1882. Quando i palestinesi incominciarono a rendersi conto della sorte loro preparata, era già troppo tardi. Ancora oggi rispetto alla preparazione teorico-strutturale della loro distruzione l’apparato politico-organizzativo della Resistenza resta indietro di parecchio. L’operazione ultima di Piombo Fuso fa forse comprendere alla generalità dei cittadini non contanimati da un’informazione inquinata e subliminale come il genocidio del popolo palestinese ed il piano di invasione e asservimento del mondo arabo-musulmano sia non già un “processo di pace” ma un “processo di guerra” vecchio di oltre un secolo. Lo si può ricondurre allo smembramento programmato dell’Impero Ottomano. Da allora, da quel disegno, non ne ha tratto vantaggio la pace, ma solo la guerra. Eccetto che a un Franzinetti è chiaro ad ogni modesto lettore di libri di storia come il “sogno” sionista nasca e si alimenti con la guerra: guerra russo-giapponese, prima guerra mondiale, seconda guerra mondiale, guerre mediorientali, guerra all’Afghanistan, all’Iraq, propaganda martellante per una nuova e più disastrosa guerra contro l’Iran. La sicurezza di Israele ha significato e significa la messa sotto ferro e fuoco di tutto il Medio Oriente, per non parlare del mondo intero. Ognuno di noi è ora chiamato alle sue responsabilità morali e intellettuali. Attingiamo da questo post ad una nuova fonte che però non si sempre si dimostra funzionante, e cioè l’archivio sonoro di Radio radicale.
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1. Quando l’ONU va bene e quando no. – Il Franzinetti, che si dovrebbe vedere e sentire se il link funziona, parla per circa 10 minuti. Non è un giurista delle organizzazioni internazionali, ma uno storico contemporaneo, vale a dire quello che ognuno di noi può essere se appena si mette a leggere un numero adeguato di libri di storia contemporanea ed appena sa cosa sia un archivio di stato e come vi si accede. Intendo dire che sono minime le competenze tecniche necessarie e che in questa disciplina accademica il tutto o quasi si risolve nell’interpretazione degli eventi contemporanei. L’arbitrarietà delle interpretazioni è favorita dalla possibilità di selezionare la documentazione che più aggrada e che meglio è rispondente alle posizioni ideologiche che si vogliono assumere. È del difficilissimo sottrarsi ad una visione ideologica delle cose. Insomma, il Franzinetti che sentite – detto senza offesa – non è un novello Tucidide, che fu alla sua epoca uno storico contemporaneo. Vuole spiegare le cose che dice a chi vuole sentirle proprio in quel contenuto, e cioè che l’ONU andava bene quando era controllato dagli Stati Uniti e dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Non va più bene quando con la decolonizzazione approdano all’Assemblea Generale i nuovi stati africani ed asiatici non sempre succubi degli USA e di Israele. Il messaggio è di una elementare grossolanità: va bene tutto ciò che è in favore di Israele, va male tutto ciò che è a suo disfavore. Non è prestazione di carattere storico-accademica, ma di carattere ideologico. E viva la marchesa! Per Franzinetti la questione sostanziale dell’equazione sionismo = razzismo è soltanto una faccenda che dipende da chi si trova nell’Assemblea generale, da chi ci si riesce a mettere: con una diversa composizione e maggioranza quello che il giorno prima era maschio, diventa poi femmina. Dubito che il personaggio comprenda la sostanza politico-filosofica dell’equiparazione sionismo = razzismo posta, ad esempio, da Pappe, Burg, Sand. Il pubblico e l’utenza alla quale Franzinetti si rivolge è lo strato sionista che dal Piemonte spinge per un coinvolgimento della politica estera italiana tutta in senso filoisraeliano. Franzinetti è quello che Gramsci chiamerebbe un intellettuale organico funzionale a ben individuali interessi e ceti politico-sociali. Va però riconosciuto a questi ceti una migliore organizzazione rispetto a quella degli sciancati indiani di Palestina, che ancora ad oltre cento dall’invasione sionista non si decidono a morire ed a scomparire perfino dai libri di storia, secondo la formula da asseverare “un popolo senza terra per una terra senza popolo”. Più razzismo di così!
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